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Radio Onda Rossa

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Radio Onda Rossa 87.9 - Video Spot 2005

1999: martedi autogestito da femministe e lesbiche (video)

Come eravamo nel 1994 (video)

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L'archivio audio della Radio dal 7 novembre 1977 al 24 ottobre 1979

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Radio Onda Rossa è, tra i frutti del decennio rosso 1968/1977, un frutto immaturo, aspro e indigesto, ma straordinariamente vitale e logorroico per quegli anni: tutta la carica, le esperienze, la determinazione dell'autonomia operaia romana si riversa nell’etere, partecipando dell'innovazione culturale e della "crisi" che, dal massimo della conflitto del '77, si consumerà davanti ai cancelli di Mirafiori nell’ottanta.

Poco importa se per qualcuno l’Autonomia finisce o meno "con il 7 aprile 1979", con la grande operazione di repressione partita dalla magistratura padovana e dal P.C.I. di Pecchioli: per noi di Ror il "sovietismo proletario", di una Roma arcaica e moderna allo stesso tempo, continuerà ad essere il riferimento e il nutrimento. E’ nel reticolo di borgate, enclave immerse nell’arcipelago di una metropoli barocca e levantina che va cercata la ragione della forza dell’autonomia romana, la forza di un sovversivismo che neppure il fascismo aveva spezzato.

È difficile immaginare Onda Rossa, "la  radio", senza le borgate di San Basilio, Primavalle, il Tufello, Magliana, il Pigneto, senza San Lorenzo calda e sensuale, senza la sua generosità adagiata a "La Sapienza"; come  immaginare, la Radio senza il Policlinico delle lotte dei precari, senza l'antifascismo dei ferrovieri, gli elettrici e i telefonici, o gli studenti ingenui e un po’ matti?
Il tessuto di occupazioni di case, le autoriduzione delle bollette, le lotte per il salario e contro la nocività del lavoro, il rifiuto della selezione di classe nelle scuole e nell’università, sono la carne e il sangue del movimento rivoluzionario romano che parla attraverso la radio.

È  il 24 maggio del 1977 quando nell’etere romano si ascolta per la prima volta la voce di Via dei Volsci.  «Allora a Roma c’erano diverse realtà di comunicazione, Radio città futura, Radio Radicale, Il manifesto, Lotta continua, Il quotidiano dei lavoratori, ma tutte, difficilmente, parlavano delle vere lotte che il movimento romano faceva…per far pubblicare una cosa dovevamo fare sempre a botte» (Lillo).

La prima trasmissione dà subito alcuni elementi del progetto radiofonico che si stava realizzando: è una trasmissione tecnica in cui parlano coloro che avevano "materialmente" costruito la radio, affermando la negazione della separazione del lavoro manuale da quello intellettuale. In questa prima trasmissione emergono due aspetti: la necessità di avere un proprio strumento d’informazione – che nascesse direttamente dentro le lotte operaie e proletarie e ne potesse essere un’espressione fedele – e la volontà che la radio fosse completamente autofinanziata attraverso le sottoscrizioni libere dei comitati, dei collettivi, degli ascoltatori e delle ascoltatrici. Due aspetti strettamente legati che attraversarono tutta la storia dell’emittente e ne rappresentarono, con alti e bassi, i principali nodi problematici: il progetto di una radio espressione delle lotte reali fu ridiscusso con il diradarsi di quelle lotte e, di pari passo, il diradarsi delle lotte comportò il calo della partecipazione collettiva e la diminuzione delle fonti di autofinanziamento. Tuttavia il conto corrente postale 61804001 e, quindi, la spontanea sottoscrizione di ascoltatori e ascoltatrici, rimase una delle principali fonti di sostentamento. 61804001, il numero che assieme a quello di telefono 491750, tra le prime cose  dette ormai più di trent’anni fa, rimane  ancora oggi tra le cose più ripetute, quotidianamente, dai microfoni di ROR.

Pur coordinandosi con le altre radio, Radio Onda Rossa non si è mai autodefinita "radio libera", ma "radio militante", "radio di movimento", "radio rivoluzionaria". «Radio onda rossa non è una radio "libera" (libera da chi?), ma una radio militante, una radio rivoluzionaria. Opera una scelta di campo ed è subito una radio di Movimento: non è una radio libera perché accetta immediatamente il condizionamento di una parte, i soggetti rivoluzionari emergenti, non-garantiti, si schiera faziosamente e talvolta anche le sue trasmissioni sono faziose e settarie, è un passaggio della comunicazione antagonista, non la sua mediazione» (Osvaldo). Rinnovamento non solo dell’informazione come "prodotto" ma anche dell’informazione come "processo".

Tre erano gli elementi essenziali di una radio del movimento per come venne concepita in quella fase: riappropriazione dell’informazione da parte dei soggetti che la producono e sua gestione per linee orizzontali (non "microfoni sulle lotte" ma "microfoni aperti delle lotte, dentro le lotte"); rottura dell’isolamento dei soggetti sociali e, quindi, immediata circolazione delle lotte e loro collegamento; organicità delle radio ad un progetto politico complessivo che rompe un circuito delle emittenti in quanto tali. Quindi, una radio che, pur nascendo dai Comitati Autonomi Operai, non fu mai voce di propaganda di un’unica organizzazione, corrente politica o "partitino".

Sul manifesto che ne annunciava l’apertura, sui 93.300 e 93.450 MHz in FM, nel maggio 1977, si leggeva: per chi crede che la libertà di stampa e di informazione non è libertà dei padroni di insultare i proletari che lottano per la loro liberazione, è doveroso fare ogni sforzo perché i proletari abbiano le loro fonti di informazione. Radio Onda Rossa è una di queste fonti.

La radio fu fin dal primo giorno una voce molto ascoltata del movimento. Trasmetteva in diretta e senza censure: manifestazioni, scontri di piazza, iniziative di lotta nei quartieri, nei posti di lavoro, nelle scuole e nell’università, dibattiti infuocati.
«Il progetto nascosto della radio, il "segreto"di Onda Rossa stava dunque nelle parole e le parole stavano dentro le persone. Noi le tirammo fuori restituendo la facoltà della parola a chi ne era stato privato per renderlo oppresso e subalterno: emarginati, drogati, operai, donne, carcerati, molestatori dello status quo, tutta l’antica turba pezzente dei canti anarchici e socialisti» (Giorgio Ferrari).

Fin da subito, la radio, subì sia le "attenzioni" degli apparati repressivi (era Cossiga il ministro degli Interni e Andreotti il capo del governo di minoranza detto delle "astensioni", appoggiato nei fatti dal PCI), sia l’aperta ostilità del partito diretto da Enrico Berlinguer. Le parole che uscivano dai suoi microfoni furono immediatamente accusate di istigazione al crimine, ovvero di compiere delitti contro la personalità dello Stato, di disubbidire alle leggi di ordine pubblico, a fomentare l’odio fra le classi sociali (titoli IV e V del codice penale). Nel 1977-78 vi furono un paio di chiusure seppure temporanee, in occasione di manifestazioni di piazza in cui erano avvenuti scontri. Intanto si accumulavano sullea testa di alcuni compagni imputazioni e denunce, che andavano a rimpinguare il fascicolo intestato alla radio nella procura di Roma.

Il 22 gennaio, all'alba, la polizia irrompe, su ordine del giudice Priore, nella sede di radio Onda Rossa, ferma il compagno che era di turno (poi rilasciato) sequestra le apparecchiature e mette i sigilli, E' un bruttissimo risveglio non solo per redattori e redattrici della radio, ma anche per il movimento romano. Dieci i mandati di cattura, in due tornate, due dei quali non eseguiti perchè Giorgio e Riccardo, ambedue militanti del Comitato Politico Enel, non erano in casa. In carcere finiscono tra gli atltri Vincenzo Miliucci e Claudio Rotondi, intestatario dell'utenza telefonica, anche loro del Comitato Poliico Enel e il direttore responsabile Giorgio Trentin.  Daniele Pifano viene raggiunto dal mandato durante il processo a Chieti per la nota vicenda dei missili del FPLP.  Le accuse sono di istigazione a vari reati, tra cui quello all'associazione sovversiva.
Un fatto segnalato con enfasi e soddisfazione sulla prima pagina del quotidiano l’Unità: "Chiusa l’ultima voce dell’Autonomia". Ma il sostegno del movimento  riuscì a costruire le condizioni per la riapertura de La radio e la liberazione degli arrestati nel mese di agosto, dopo una grande assemblea pubblica cittadina, il 25 maggio, al teatro Centrale di Roma.
Tre mesi dopo la chiusura, ottenuto il dissequestro dei locali, Onda Rossa riaprì, grazie all'impegno dei suoi redattori e redattrici e al sostegno di molte strutture anche a livello nazionale. La Radio uscì dalla vicenda più forte, testimonianza della stupidità del potere, che solleva le pietre per foi farsele ricadere sui piedi.
Fu uno degli episodi della svolta emergenziale-repressiva sviluppatasi dopo le grandi lotte degli anni '70, con migliaia di arresti, compagni e compagne uccisi. L'esperienza del carcere fa nascere l'"Agenzia Documentazione  Repressione" che da trasmissione settimanale che si rivolge all'intero universo carcerario, diventerà poi stimolo e di molte iniziative anticarcerarie e antirepressive. Ma è sul terreno sociale, dei comportamenti e della cultura di massa che si giocherà il tentativo, in parte riuscito, di rimuovere, anche fisicamente, le figure e i soggetti che alimentavano lo scontro. La diffusione di massa dell’eroina, derubricata nel problema delle tossicodipendenze e delle devianze, così come la strategia della tensione e del terrore, tradotte nella retorica mediatica degli anni di piombo, saranno un binomio perfetto contro cui la riproposizione della tradizionale militanza politica stenterà a rinnovare le armi della critica e della rielaborazione culturale. Anche dentro la radio, la musica e i comportamenti segneranno i limiti dei conflitti, del confronto e dell’innovazione, mentre più lentamente la sperimentazione riannoderà i fili di un dialogo interrotto con le culture giovanili, punk in testa, ma questa è un’altra storia. 

Gli anni che ci separano dal 77 Onda Rossa li ha vissuti intensamente: il rifiuto ostinato di adeguarsi alla modernità liquida del compromesso, la costanza con cui ha continuato ad occuparsi dei dannati della terra e il rigore pagano con cui ha scacciato i mercanti dal tempio ne hanno fatto un oggetto per certi versi anacronistico, ma, al tempo stesso, capace di slanci irripetibili. Negli anni dei movimenti effimeri ha continuato ha borbottare il mantra della rivolta, non rinunciando a perdersi ogni qual volta la speranza prendeva corpo nelle strade; insomma al Lenin in salsa gesuita abbiamo sempre preferito il Marx trafficante di coltelli.
Nel 1994, in occasione di un "seminario sulla comunicazione" organizzato dalla redazione di ROR, furono fatte alcune interviste ad ascoltatrici ed ascoltatori e non. A un giovane (non ascoltatore) fu domandato se ritenesse possibile fare una "radio libera e indipendente", senza proprietari, senza pubblicità, autogestita, autofinanziata, senza giornalisti professionisti, con persone che non percepissero stipendio. La risposta non richiese nemmeno un attimo di esitazione: «Ma no, è impossibile!». E come dare torto, di fronte al panorama dei mass-media del nostro paese?
Eppure dal 1977 – non a caso, l’anno dell’assalto al cielo del grande movimento di contestazione di massa in Italia – Radio Onda Rossa trasmette ininterrottamente tutti i giorni di tutte le settimane dell’anno, senza curarsi di questa "impossibilità". Chiunque però venisse a conoscenza solo oggi dell’esistenza di una radio del genere quasi certamente si insospettirebbe, chiedendosi "chi c’è dietro" e "cosa c’è sotto".  
Ebbene, durante questo trentennio, "dietro" e "sotto", o meglio, "dentro" Radio Onda Rossa, sono passate migliaia di persone – compagn* (rivoluzionar*, antagonist*, ribell*, comunist*, anarchic*, femministe) – che hanno fatto radio nei modi più vari, riappropriandosi della parola e dandola a chi non l’aveva: trasmettendo testi e musica, producendo trasmissioni sugli argomenti più vari, privilegiando l’attualità e il conflitto sociale e politico "dal basso", anche tramite lo strumento del "microfono aperto". Tutto questo è stato fatto senza dimenticare la cultura, l’arte, lo spettacolo, l’ironia, la fantasia, i sogni, la curiosità e la "follia",  ma, anche, ricordando che la radio dovesse essere e rimanere uno strumento sempre permeabile e reattivo nei confronti delle esigenze della realtà sociale di riferimento (il movimento), pronta a reinventarsi ogni volta che fosse opportuno. Un lavoro immenso, generoso, impagabile, e, infatti, non pagato. Uno scambio che avveniva, e tuttora avviene, sulla base del principio della reciprocità, in una apparentemente stridente contraddizione con la cultura imperante che lega univocamente tecnologia e mercato e che concepisce l’informazione solo come "opzione per il consumatore". Reciprocità nel senso di un incessante flusso di dare/avere alla/dalla radio, che si caratterizza come luogo di incontro, confronto, conoscenza, crescita, libertà, impegno politico collettivo in divenire come mostra la cronologia degli eventi principali che ne hanno scandito l’esistenza.
Nell’autunno del 1980, la radio dà voce e sostegno alla lotta dei lavoratori e lavoratrici FIAT di Torino, attaccati frontalmente dalla prima imponente ristrutturazione tecnologica capitalistica in Italia che avrebbe portato alla cassintegrazione di 23.000 lavoratori. Alla notizia del tragico terremoto in Irpinia (novembre 1980) organizza autonomamente la raccolta di aiuti per quelle popolazioni con centinaia di persone che partirono immediatamente verso le zone disastrate. Ma questo attivismo e la critica politica della gestione istituzionale degli aiuti disturbò, anche in quella occasione, i poteri dello Stato. «Proponemmo che fossero le cooperative a gestire la ricostruzione rifiutando imprese, sindaci e soprattutto la chiesa che faceva sparire tutto. Fu troppo. Arrivarono al campo alle 6 del mattino dandoci 81 fogli di via per vagabondaggio. Poi venimmo assolti per non aver commesso il fatto» (Lillo).
Nell’estate-autunno 1982 la radio dà molto spazio alla resistenza dei palestinesi in Libano, invaso e devastato (quasi ventimila morti) dall’esercito di Israele, responsabile anche di aver consentito agli alleati falangisti libanesi gli orrendi massacri nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila. La solidarietà attiva della radio e di tutto il movimento alla causa palestinese provocò, nella notte tra il 12 e il 13 ottobre, l’innesco di una devastante bomba esplosa davanti alla porta di via dei volsci che rese inagibile il palazzo e ferì un inquilino che dormiva nell’appartamento accanto: solo per un caso fortunato, non successe di peggio. Ror denunciò da subito la matrice sionista dell’attentato che rimarrà tuttavia sempre senza colpevoli. Il principale effetto voluto, però, non si verifica: una grande mobilitazione di compagn* e sostenit* permette di allestire fin dal giorno dopo l’attentato uno studio radiofonico in strada, per continuare a trasmettere.

Ad ogni modo, i tentativi di spegnere Onda Rossa, sarebbero continuati, sia pure in forme che apparivano meno violente.
Dopo l’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl, Ucraina, nel 1986, la radio contribuisce alla campagna che porterà alla vittoria del referendum popolare che, l’anno seguente, cancellò il nucleare in Italia. Nel medesimo 1987, però, scatta un attacco micidiale, in attuazione del c.d. "Piano di Ginevra" (per l’Italia, stilato dalla RAI ma mai ratificato dal parlamento), un accordo internazionale di spartizione delle frequenze e di cancellazione dall’etere di alcune radio per favorire lo sviluppo dell’oligopolio delle reti commerciali private. In questo piano, nonostante avesse la disponibilità di altre frequenze, il 1° luglio Radio Vaticana si installa sui 93.300 MHz di ROR che, con i suoi 1.500 watt di potenza, viene sovrastata dagli oltre 20.000 watt del papa. Inizia un periodo di grande difficoltà della radio – legalmente autorizzata a trasmettere ma di fatto impedita a farlo! – perché l’oscuramento quasi completo del suo segnale si sarebbe prolungato per l’incredibile periodo di otto anni e mezzo: un caso unico al mondo. Le proteste di piazza e l’opposizione della radio non smuovono il Vaticano, sostenuto dalla complice benevolenza del ministero delle Comunicazioni. La redazione, nonostante lo scetticismo e lo scoraggiamento di alcun*, decide di continuare testardamente a trasmettere sulla stessa frequenza, anche attraverso soluzioni tecniche creative e artigianali che "disturbano" più volte i programmi di Radio Vaticana, rivendicando il suo diritto a una frequenza propria, libera da interferenze.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, Onda Rossa è testimone dello sviluppo del movimento delle occupazioni dei centri sociali che dilagherà in tutta Italia negli anni Novanta. La radio dà voce a que* compagn*, informa sulle loro iniziative sociali e politiche e organizza nelle loro sedi serate musicali di sottoscrizione.
Il 1989 è l’anno della caduta del muro di Berlino che la radio trasmette in diretta e del crollo dei governi del c.d. "socialismo reale" (l’Unione Sovietica seguirà la stessa sorte dopo appena due anni); la radio ospita molte trasmissioni di approfondimento e di dibattito, ricordando che il movimento antagonista aveva già analizzato e condannato "da sinistra", fin dagli anni Settanta, gli esiti sociali delle politiche attuate da quei paesi.
Nel 1990, quando esplode nelle università il movimento della "Pantera", la radio porta i propri microfoni nelle facoltà occupate, invitando studenti nelle proprie trasmissioni, documentando iniziative e manifestazioni. Fu all’interno di quel movimento che nacque "Onda Rossa Posse", progetto musicale diffuso inizialmente soprattutto attraverso la radio.
Nel 1991 scoppia la prima "guerra del Golfo" con l’attacco multinazionale all’Irak: partecipa anche l’aviazione italiana, ricordata essenzialmente per la cattura del pilota Cocciolone, a cui fu dedicato anche un’ironica rima.
Il 1992 e il 1993 sono gli anni dei famigerati accordi tra padronato, governo e sindacali confederali che programmano scientificamente l’impoverimento economico de* lavorat* dipendenti: è la stagione della nascita del sindacalismo di base, delle forti contestazioni dei vertici sindacali, che trovano spazio dentro la radio.
Il 1994 è l’anno dell’insurrezione zapatista in Messico: Onda Rossa ne parlerà a lungo e ripetutamente, rilanciando nell’etere corrispondenze di compagn* che vanno sul posto.
Tra il 1992 e il 1995 esplode la guerra che disintegrerà la Yugoslavia. La radio ne parla molte volte, dando un contributo alla comprensione dei veri motivi del conflitto, di ruoli e responsabilità degli attori principali coinvolti.
Il 1995 è l’anno della "rinascita" di Onda Rossa ancora oppressa dal Vaticano. Chiude una radio commerciale e si libera quindi una frequenza nell’affollatissimo etere romano. Dopo inutili incontri al ministero delle Comunicazioni, la redazione decide l’occupazione della frequenza degli 87.9 MHz in FM. Pochi giorni prima di Natale la radio organizza una manifestazione a piazza Venezia e trasmette per la prima volta, dagli altoparlanti di un furgone, sulla nuova frequenza occupata pochi minuti prima dal proprio trasmettitore. Il segnale si ascolta forte e chiaro. L’entusiasmo e la soddisfazione sono grandi. Anche questa volta è un caso unico e clamoroso.
Nel 1999 nasce a Seattle (Stati Uniti) la contestazione di massa alla mondializzazione del neoliberismo, forma dominante del capitalismo transnazionale. Onda Rossa raccoglie testimonianze dirette, approfondisce le tematiche e, d’ora in poi, seguirà tutti gli appuntamenti internazionali di lotta organizzati dal movimento "altermondialista". Nello stesso anno gli aerei della NATO – anche l’Italia del governo D’Alema è pienamente coinvolta nell’operazione – bombardano per settimane il Kossovo e la Serbia, distruggendo soprattutto infrastrutture civili e impianti industriali, provocando tra l’altro gravissimi inquinamenti altamente tossici. La radio demistifica la propaganda della "guerra giusta" informando su quanto avviene effettivamente e le conseguenze sulla popolazione civile.

Il 2001 è l’anno del G8 di Genova. Radio Onda Rossa compie uno sforzo organizzativo notevole costituendo, nei mesi precedenti il contro vertice, con altre sei radio italiane, Radio GAP ovvero, Global Audio Project. Si tratta della prima sperimentazione significativa, in Italia della tecnologia che consente di ascoltare la radio via internet (streaming). Radio GAP trasmette da un’aula della scuola "Pascoli" di Genova nel Media Center del Genoa Social Forum. Una trentina di redattrici e redattori, un lavoro collettivo complicato ma efficace (vengono preparati notiziari in tre lingue straniere) consentono la copertura totale di tutti gli incontri, i dibattiti e i seminari del movimento, oltre ovviamente le corrispondenze in diretta, da più punti, delle manifestazioni di piazza. Radio GAP diventa la voce ufficiale e attendibile del movimento che si ritrova a Genova e ritrasmette il segnale in tutto il mondo: in una settimana di attività registrerà l’incredibile numero di oltre 1.400.000 contatti, dal Sudafrica al Canada all’India, dall’Australia alla Russia all’Argentina, oltre a tutta l’Europa. Redattrici e redattori sono presenti sul posto anche nelle drammatiche ore delle cariche, degli scontri, dell’assassinio di Carlo Giuliani, della giornata del 21 luglio con i 300.000 manifestanti attaccati violentemente da polizia, carabinieri e finanzieri, giornata che si conclude con l’allucinante operazione repressiva condotta nella scuola "Diaz" e nello stesso Media Center: radio GAP, insieme ad Indymedia documenta in diretta quei momenti drammatici. Quella esperienza produrrà qualche mese dopo un libro e un c.d.: "Le parole di Genova".
Nell’autunno del 2001 scoppia la seconda Intifada: Onda Rossa manda in onda moltissime ore di corrispondenze dalla Palestina grazie alla presenza di compagni e compagne anche della redazione, che seppero informare di un’occupazione devastante e troppo volte taciuta dai mass media ufficiali. Anche la rivolta popolare in Argentina, contro una classe politica corrotta e inetta ("¡Que se vayan todos!"), le manifestazioni e le occupazioni di fabbrica, passa attraverso i microfoni della radio.
Nel 2002 Onda Rossa, con Radio GAP, documenta il controvertice organizzato in occasione dell’appuntamento della FAO sulla lotta alla fame nel mondo. Nello stesso anno, un nuovo, insidioso attacco viene sferrato dal governo Berlusconi e dal post-fascista ministro delle Comunicazioni, Gasparri: la radio dovrebbe lasciare la sua frequenza in base a un piano di riordino ma senza alcuna garanzia di poter trasmettere da un’altra. La redazione non perde tempo e, grazie a un largo e convinto sostegno del movimento antagonista ma anche di semplici ascoltat*, organizza sit-in, conferenze stampa, trasmissioni informative, contestazioni a Gasparri in varie città italiane e, infine, una grandissima manifestazione di piazza a Roma, organizzata anche con Indymedia Italia, vedrà coinvolte ben ventimila persone. L’attacco è respinto, la frequenza è mantenuta.
Il resto è storia recente. E la storia continua…

La red/azione di Radio Onda Rossa

Roma, Agosto 2008