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Hollywood

Hollywood in sciopero

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In questi giorni, i media di tutto il mondo hanno pubblicato le foto di attrici e attori famosi in strada in supporto dello sciopero indetto dal loro sindacato. I circa 160 mila iscritti al sindacato degli attori e attrici si sono aggiunti agli oltre 11 mila membri del sindacato degli scrittori e scrittrici del mondo dello spettacolo che sono in sciopero da ormai quasi tre mesi.

Un cosa del genere non succedeva dal 1960.

Le richieste sono molto simili. Redistribuzione degli introiti derivanti dalle piattaforme streaming e una chiara regolamentazione dell’utilizzo dell'intelligenza artificiale nella produzione di film e serie TV. 

Entrambi i sindacati si lamentano del fatto che ormai le serie create appositamente per le piattaforme streaming non superano in media le 12 puntate garantendo un minor numero di settimane di lavoro per i loro iscritti. A questo si deve aggiungere che per quello che riguarda il pagamento dei diritti d’autore, i servizi streaming pagano solamente delle quote fisse senza peraltro rendere pubblici i dati relativi al numero di visualizzazioni ottenute dalle diverse serie. 

Per quello che riguarda l’utilizzo dell'intelligenza artificiale nella produzione di film e serie TV, i sindacati sono consapevoli della lentezza con cui la politica rispondera’ a questa questione. Basta guardare all'assoluta incapacità della Casa Bianca di regolamentare i social media per capire come i sindacati vedano in questo sciopero l’unica vera arma per mettere un freno all’uso indiscriminato di questa nuova tecnologia.  

Secondo il sindacato degli scrittori e scrittrici, se tutte le loro richieste venissero accettate, gli studios e piattaforme streaming dovrebbero collettivamente sborsare 600 milioni di dollari all'anno, una cifra che loro considerano eccessiva. 

Sommersi da ingenti debiti e sotto la continua pressione di Wall Street che vorrebbe vedere i profitti crescere e i costi del lavoro scendere, gli studios sostengono che accettare le richieste del sindacato significherebbe la fine dell’intero settore. Queste affermazioni, però, stonano con la generosità con cui queste stesse compagnie pagano i loro manager. Per esempio, l’anno scorso il direttore di Netflix ha ricevuto uno stipendio annuo pari a più di 50 milioni di dollari, segnando un aumento del 32% rispetto allo stipendio del 2021.

Questa disparita’ e’ stata ripetuta piu’ volte dai membri di entrambi i sindacati in lotta, riportando in auge uno slogan che non si sente spesso negli Stati Uniti: class war!

Sarebbe comunque uno sbaglio limitarsi a guardare quello che succede ad Hollywood. Tra una settimana ,infatti, più di 340 mila lavoratrici e lavoratori UPS, famosa compagnia di spedizioni, potrebbero entrare in sciopero se le loro richieste non saranno accolte.

Il sindacato chiede aumenti di stipendio, meno precarieta’ e l’introduzione di misure atte a ridurre gli effetti di un clima ormai impazzito. Come nel caso degli scioperi hollywoodiani, anche in questo caso i sindacati si trovano a dover colmare una lacuna politica.  In maniera simile a quello che sta succedendo per la regolamentazione dell'utilizzo dell’intelligenza artificiale, Il governo Biden si sta muovendo con grande lentezza anche per la stesura di nuovi standard volti a proteggere lavoratrici e lavoratori da condizioni climatiche sempre piu’ pericolose. Sono infatti passati ormai più di due anni da quando Biden aveva annunciato la pubblicazione di nuove regole per la difesa dei lavoratori e lavoratrici dalle alte temperature, e il sindacato sostiene che ne passeranno almeno altri due prima della loro applicazione. Nel frattempo, i lavoratori finiscono in ospedale, o peggio, muoiono nei loro furgoni trasformati in veri e propri forni con temperature che in Texas hanno raggiunto i 64 gradi.

Questa ondata di scioperi non dev’essere considerata un’eccezione. Sono ormai anni infatti che i lavoratori e lavoratrici americane si stanno organizzando e ribellando. Basta pensare ai successi ottenuti all’interno di Starbucks e Amazon, compagnie che si erano sempre distinte per la loro impermeabilita’ a qualsiasi attivita’ sindacale. 

Anche i dati confermano questa tendenza. Prendendo in considerazione gli ultimi dieci anni, il 2022 e’ il terzo anno per numero di scioperi che coinvolgono almeno mille tra lavoratrici e lavoratori subito dietro solamente al 2018, caratterizzato dalle grandi mobilitazioni nella scuola, e il 2019, anno in cui il sindacato che rappresenta il settore automobilistico si era mobilitato per il rinnovo del contratto. 

Il 2023 quindi sta continuando questa tendenza, con la speranza che gli scioperi hollywoodiani rendano la class war ancora più glamour.