Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

abolish Frontex

No al Memorandum Italia-Libia, no alle frontiere!

Data di trasmissione
Durata 47m 7s

Sarà un fine setimana di mobilitazioni in tante città d’Italia e d’Europa contro il rinnovo del Memorandum of Understanding tra le autorità italiane e libiche. Rinnovo che avverrà automaticamente il 2 di novembre, se una delle parti (il governo italiano o quello libico) non si opponga prima della scadenza, annullando così l’accordo.

Il Memorandum regola la cooperazione tra Italia e Libia in materia di sicurezza e migrazione prevedendo: il supporto tecnico e tecnologico alla cosiddetta Guardia costiera libica; il completamento del sistema di controllo delle frontiere meridionali della Libia; il finanziamento dei centri di detenzione locali. Il MoU è finanziato principalmente dall’UE e messo in atto da Frontex, l’Agenzia Europea della Guardia di frontiera e costiera. Parte dei finanziamenti va all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che rappresentano la facciata umanitaria dell’accordo, ma non adempiono al loro dovere di protezione dei rifugiati in Libia come ci raccontano i compagni,

La chiamata all’azione, lanciata dal network europeo Abolish Frontex assieme all’assemblea Diritto di Migrare | Diritto di Restare, Mediterranea e Solidarity with Refugees in Libya, è stata raccolta in diverse città europee, dove ci saranno marce e sit-in fuori dai consolati e dalle ambasciate italiane di Parigi, Londra, Berlino, Barcellona, Madrid, Bruxelles, Berna e Zurigo. In Italia, invece, ci saranno azioni sia nei grandi centri, da Napoli a Torino passando per Roma e Milano, che in provincia, come a Brescia, Carpi, Modena e Schio.

Ne parliamo in radio con compagni e compagne di Black Lives Matter Roma, Abolish Frontex, Refugees in Libya (il movimento di protesta auto-organizzatosi in Libia che dall’ottobre 2021 lotta contro le condizioni disumane stabilite dal MoU davanti alla sede dell’UNHCR di Tripoli, nonostante la brutale repressione che stanno affrontando. Ad oggi, più di 300 persone arrestate nel gennaio 2022 durante il violento sgombero del presidio sono ancora detenute).