Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

USA: COVID-19 nelle carceri e le provicazioni della destra

Data di trasmissione
Durata 4m 21s

E’ un po’ di tempo che non parliamo della situazione sanitaria nelle carceri Americane. Secondo gli ultimi dati raccolti, piu’ di 46 mila persone detenute hanno contratto il virus. 548 invece sono i morti.

 

La scorsa settimana i detenuti del carcere di San Quintino a nord di San Francisco sono entrati in mobilitazione dopo che ben 300 persone sono risultate positive.

 

I casi sono esplosi dopo che 121 detenuti sono stati trasferiti a San Quintino da un’altra prigione californiana dove invece già c’erano numerosi casi di coronavirus. Nonostante questo, le autorità non hanno testato le persone prima di trasferirle favorendo in questo modo la diffusione del virus anche a San Quintino. 

 

L’obiettivo della mobilitazione e’ quello di convincere il Department of Corrections and Rehabilitation di rilasciare almeno i detenuti piu’ a rischio e di interrompere qualsiasi trasferimento di detenuti da una prigione all’altra. 

 

I detenuti chiedono anche che tutte le persone siano testate. Inoltre esigono accesso a mascherine e altri prodotti disinfettanti.

 

Infine chiedono l’installamento di un maggiore numero di telefoni per permettere a tutti i detenuti di comunicare con i propri cari soprattutto considerando che le visite sono state sospese sin da Marzo e con il numero di casi di nuovo in crescita nell’intero stato, non e’ chiaro quando saranno di nuovo permesse.

 

La situazione e’ resa ancora piu drammatica dal fatto che i detenuti sono costretti a nascondere possibili sintomi del virus per paura di essere mandati in isolamento.

 

Ricordiamo che in Aprile un giudice federale aveva bloccato un piano per il rilascio dei detenuti piu’ a rischio sostenendo che non era stato dimostrato che il sistema carcerario Californiano aveva intenzionalmente trascurato la salute dei detenuti.

 

Venerdi scorso, la stessa corte federale ha definito il trasferimento dei detenuti infetti un “significativo fallimento.” Il giudice si ‘e pero’ limitato solamente a suggerire il rilascio dei detenuti piu’ a rischio.

 

Intanto continuano le mobilitazioni contro la brutalita’ della polizia in seguito all’uccisione di George Floyd.

 

Nelle strade gli attivisti si trovano a dover affrontare non solo la polizia ma anche un destra sempre piu’ aggressiva. Secondo una ricerca pubblicata recentemente dal Chicago Project on Security and Threats tra il 27 Maggio e il 17 Giugno si sono verificati almeno 50 casi di veicoli scagliati contro i manifestanti. Di questi almeno 18 sono stati compiuti da persone legate in maniera chiara alla destra americana. 

 

Le intimidazioni non si sono fermate qui. In una piccola cittadina dell'Ohio a maggioranza bianca, una manifestazione pro Black Lives Matter e’ stata attaccata da un nutrito gruppo di uomini bianchi armati mentre in New Messico, un gruppo di manifestanti intenti ad abbattere una statua e’ stato attaccato da un altro gruppo di destra. Un manifestante e’ stato ferito da un colpo d’arma da fuoco.

 

In altre citta’, gruppi di destra si sono organizzati a difesa di alcune statue. Armati di coltelli e mazze da baseball hanno spesso aggredito passanti e giornalisti con il beneplacito della polizia.

 

Intanto l’FBI ha chiuso l’inchiesta sull cappio ritrovato nei box dell’unico pilota NASCAR di colore Bubba Wallace. Nonostante il gesto fosse una chiara risposta alla decisione della federazione NASCAR di bandire la bandiera sudista da qualsiasi manifestazione, l’FBI non lo ha ritenuto un hate crime nei confronti di Wallace.

 

Questo clima e’ stato anche in parte incoraggiato da Trump il quale ha deciso di riaprire la sua campagna elettorale con un comizio nella citta’ di Tulsa.

 

Trump non ha ovviamente scelto quella citta’ a caso. Nel 1921 a Tulsa almeno 300 neri furono uccisi e un intero quartiere, a quel tempo soprannominato the Black Wall Street fu raso al suolo. Inoltre alla vigilia dell’evento, Trump aveva Twettato un chiaro avvertimento nei confronti di qualsiasi persona avesse intenzione di contestare la sua visita. Secondo il tweet, i manifestanti avrebbero ricevuto un trattamento ben peggiore di quello ricevuto dalle forze dell’ordine a New York o Seattle perche’ a Tulsa - ha scritto -  “l’ambiente e’ completamente diverso.” Ovvio e’ il riferimento proprio agli avvenimenti del 1921.

 

Non e’ chiaro come il movimento risponderà a queste intimidazioni. In molte citta’ gli attivisti hanno intensificato le misure di sicurezza durante le manifestazioni. L’impressione e’ che comunque il movimento si sia preso un momento di pausa. Come abbiamo gia’ accennato nelle scorse corrispondenze, in queste settimane molte citta’ stanno approvando i bilanci per il prossimo anno fiscale e per questo motivo le proteste si stanno concentrando nelle aule virtuali dei vari consigli comunali per cercare di forzare le varie citta’ ad approvare ingenti tagli ai vari dipartimenti di polizia.

 

Certo e’ che le scorse settimane sono state molto intense e forse e’ arrivato anche il momento di rifiatare anche per capire come proseguire la lotta.