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Casa dolce casa

Data di trasmissione
Durata 1h 1m 30s

 Playlist 

https://open.spotify.com/playlist/4Cq52ooSiTJHvpHCaxWlLu?si=F82SUl3nTRe4so2Uf6CjsQ

 

La puntata di stasera è dedicata al luogo in cui la gran parte di noi è costretta a passare l’intera giornata: la casa. Per qualcuno non va così male, per altri è un inferno. C’è chi si sente solo, chi si annoia. E chi cerca di far tesoro di questo tempo sospeso. Le canzoni che abbiamo scelto provano a restituire i diversi aspetti dello stare fra le mura domestiche. È il nostro modo di farvi compagnia. Cominciamo con gli Hüsker Dü, mitica band hardcore del Minnesota. La canzone, scritta da Grant Hart, è quella che chiude il loro ultimo album “Warehouse: Songs and Stories” (1987). “Revolution starts at home, preferably in the bathroom mirror” è scritto nelle note di copertina “Figured it out that I was wasting all my time And time was eating at my soul Now I find comfort only somewhere in my mind Free to pursue another goal”

Per la prossima canzone cambiamo continente e stato d’animo. È una Polly Jean solare quella che nel 2000 dà alle stampe “Stories From The City, Stories From The Sea”, album composto dopo aver lasciato New York per tornarsene nel suo amato Dorset Quello che emerge nelle canzoni in scaletta è il fatto che PJ è innamorata. È l’amore che le fa gettare la sfortuna da un grattacielo, che le fa rincorrere il suo amato per le stanze. La casa cantata dalla cantautrice inglese è un nido, una tana in cui continuare a cantare “One day they'll be a place for us (And the girl keeps singing)”

Fra buoni propositi e stralci di vita domestica, in “Right Now I’m a Roaming” Nick Cave srotola un lungo elenco di attività che compie quando è a casa. La canzone è tratta da “B sides and rarities”, una raccolta uscita nel 2005 “When I get home I'm gonna call my mother When I get home I'm gonna cook her some dinner When I get home I'm gonna invite my brothers... But right now, right right now Right now I am a-roaming”

“Il presagio, terzo piano, lauree nel cassetto, i suoi occhi, la routine, amore logorato dall’amore stesso, lei fa il bagno, lui guarda la tv, gli alieni arriveranno presto a prendersi anche il silenzio. Avevo in mente i Jesus and Mary Chain a spasso con Bill Callahan” Così, nel 2012, Colapesce raccontava la traccia che apre il suo “Un meraviglioso declino”. Canzone che in queste settimane, per motivi facilmente immaginabili, rimbalza di playlist in playlist.

Nel 2014 Ben Harper ha dedicato un intero album alla casa in cui è cresciuto, in cui è stato bambino. Ad accompagnarlo c’è sua madre, Ellen, polistrumentista e vocalist in “Childhood Home” “A house is a home even when there's ghosts Even when you gotta run from the ones who love you most Screen door's broken paint's peeling from the wood Locals whisper when they gonna leave the neighborhood”

La prossima è l’ultima canzone dell’ultimo album uscito con Jimi Hendrix ancora in vita. Scritta dal batterista Buddy Miles, con Billy Cox al basso a completare il trio. L’album, che proprio domani compie 50 anni, è “Band of Gypsys” “The old house dog Is waggin' his tale Nobody loves him He's dirty as hell They put him in home sweet hell Everyone now Home sweet home”

Essere chiusi fra le mura domestiche può essere un vero e proprio inferno. “La barbarie comincia in casa” cantavano gli Smiths nel loro album del 1985, “Meat is murder” “Unruly boys Who will not grow up Must be taken in hand Unruly girls Who will not settle down They must be taken in hand .. A crack on the head Is what you get for not asking And a crack on the head Is what you get for asking”

Il prossimo è un brano dei Talking Heads, primo singolo estratto dall’album “Speaking in Tongues” del 1983. A giustificarne la scelta, in queste settimane di domicilio coatto, basta il solo titolo: “Mandare a fuoco la casa”

Per tantissime persone essere chiusi in casa significa essere soli. Alla solitudine, a come combatterla, è dedicata una canzone meravigliosa dei Wilco, contenuta nell’album “Summerteeth” “How to fight loneliness Smile all the time Shine your teeth 'til meaningless Sharpen them with lies” Non sempre basta sorridere alla solitudine, come invitava a fare Jeff Tweedy nella canzone appena ascoltata.

Non è facile quando non si riesce a smettere di piangere per un uomo che non sai dov’è Fra le pulizie e la bottiglia a fare compagnia, Amy Winehouse cerca di distrarsi. Ma fa male svegliarsi da sola ogni mattina

L’essere chiusi in casa come metafora di abbandono e depressione. Di rifugio, da cui è difficile fuggire. È quello che canta Benjamin Clementine in “Cornerstone”, fra le canzoni più belle del suo straordinario debutto “I am lonely, alone in a box of stone They claim to love me but they're all lying I've been lonely alone in a box of my own And this is the place, I now belong It's my home home, home, home home home home home”

Starsene chiusi a casa può diventare anche un’occasione per fare qualcosa di creativo. Per portare a termine quel progetto che rimandi da anni. Oggi nel proprio appartamento si può anche registrare un intero album in solitudine Non basta soltanto il tempo però, serve anche talento. Ne ha da vendere Cody Chesnutt, artista afroamericano. Fra il 2000 e il 2002 compone e registra in casa 36 canzoni che entreranno in “The Headphone Masterpiece” Il disco, registrato in maniera amatoriale, entra nelle classifiche statunitensi per diventare un successo internazionale quando i Roots, coinvolgendolo, fanno loro la sua “The Seeds” Noi però ci ascoltiamo un’altra traccia del doppio album di Chesnutt: “Smoke and Love”

Siamo arrivati ai titoli di coda. La canzone che abbiamo scelto per chiudere si intitola semplicemente “Home”. È il nostro augurio che questa clausura passi il prima possibile

“Oh, home, let me come home Home is whenever I'm with you Oh, home, let me come home Home is whenever I'm with you”