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Genova non è finita: intervista ad uno degli imputati

Data di trasmissione
Durata 18m 1s
Durata 14m 14s

Ospite ai nostri microfoni, per raccontare la sua storia, uno dei dieci imputati del processo per devastazione e saccheggio, la cui sentenza sarà pronunciata il prossimo 13 luglio dalla Corte di Cassazione.

 

Durata 1° audio: 18':01''

Durata 2° audio: 14:14''

 

Per info sulla campagna 10x100, Genova non è finita:

http://www.10x100.it/

 

 

 

 

Costruire il nemico, criminalizzazione degli indesiderati, da Genova 2001 ad oggi

Data di trasmissione
Durata 1h 35m 45s

Dibattito a Piazza dell'Immacolta, S.Lorenzo, 3 Luglio 2012, h. 19,30

 

Nel luglio del 2001 ci recammo a Genova in 300 mila per gridare ai potenti del G8 “un altro mondo è possibile”. Un mondo dove le scelte politiche non fossero dettate dalle banche e dagli speculatori e dove la voce dei molti non fosse zittita dall’arroganza dei pochi. Da una parte c’era il “movimento dei movimenti”, la più imponente ondata di mobilitazione collettiva – a livello mondiale, peraltro – dalla fine degli anni Settanta, la cifra distintiva della pluralità ne costituiva la forza e l’imponenza. Dall’altra i governi e il Potere economico, che a Genova trovarono il teatro ideale per la rappresentazione della tragedia, il cui finale doveva essere uno e uno solo: fare degli anni a venire un deserto dell’ opposizione sociale, per dare libero sfogo alla globalizzazione selvaggia, al neoliberismo rampante, alla finanza da rapina.

Dopo 11 anni da quelle giornate e in vista delle sentenze che andranno a chiudere i processi genovesi, vorremmo leggere quel G8 come un primo esperimento, un vero e proprio laboratorio del controllo della conflittualità sociale.

In questi 11 anni, in Italia e non solo, i governi hanno dato vita ad una sperimentazione continua degli apparati di controllo, costituita dal connubio indissolubile tra la le misure repressive attuate nelle piazze e i sottili meccanismi preventivi e punitivi che colpiscono determinate “categorie di persone” indesiderate. Un filo rosso che passa per i dispositivi penali rispolverati dai tempi bui della storia del nostro paese, come il reato di devastazione e saccheggio.

Dagli stadi alle piazze, passando per i CIE, veri e propri lager per migranti, questo reato, concepito dal codice penale fascista, il codice rocco, è stato recuperato per annichilire qualsiasi espressione del dissenso, uno spauracchio ingombrante, grazie al quale è più facile comminare pene enormi a chi si vuole colpire. Pene persino superiori a quelle previste per reati come l’omicidio.

Verso il convegno sugli "indesiderati": riflessioni sul reato di devastazione e saccheggio, tra no tav e cie.

Data di trasmissione
Durata 48m 49s
Verso il convegno costruire il nemico-criminalizzazione degli indesiderati da genova 2001 ad oggi: riflessioni sul reato di devastazione e saccheggio con Livio Pepino (autore del libro Non solo un treno... La democrazia alla prova della Val Susa) e Eugenio Losco, avvocato che si occupa del processo per la rivolta nel CIE di via corelli dove i migranti sono accusati di devastazione e saccheggio.