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Liceo Albertelli occupato

Occupazione Liceo Pilo Albertelli

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Comunicato stampa dell'Occupazione del Pilo Albertelli

Stamattina, mercoledì 26 ottobre, noi studenti e studentesse del Pilo Albertelli abbiamo occupato la nostra scuola con una votazione e un documento rivendicativo che abbiamo diffuso questo pomeriggio. Dal primo momento della mattina abbiamo ricercato un dialogo col preside che però ci è stato negato: il nostro dirigente scolastico ha deciso di parlare soltanto con le forze dell'ordine e il vicepreside, negando il dialogo diretto richiesto da noi studenti con lui.

Il preside non riconosce l'occupazione, minaccia gli studenti, chiede "interventi per il ripristino della legalità e del diritto allo studio". È così che si deve comportare un preside? Noi pensiamo di no. Ciò che è più grave è che questo atteggiamento intimidatorio si inserisce nel grave clima repressivo visto l'altro giorno alla Sapienza.

LA SCUOLA È OCCUPATA E LO SARÀ FINO AL WEEKEND, SALVO NUOVE INDICAZIONI CHE FORNIREMO. Ci siamo assunti la responsabilità di questo gesto politico e lo porteremo in fondo, difendendoci da attacchi repressivi e reclamando che il preside parli con noi. Non accetteremo nuove situazioni repressive come quelle viste alla Sapienza; e se il preside non vuole ascoltare la nostra voce, noi allora la faremo sentire più forte.

Per questo convochiamo domattina una conferenza stampa e una colazione resistente alle 7.00 fuori scuola, in via Manin, a cui invitiamo la stampa, gli studenti e le studentesse della nostra scuola, tutti i solidali con la nostra lotta, per contrastare tentativi repressivi e riaffermare i motivi della nostra protesta.

Distopia Dad

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nella trasmissione si parla dell'occupazione del Liceo Pilo Albertelli di Roma con uno studente e due madri del gruppo di genitori che ha firmato una lettera nella quale esprimeva il proprio dissenso sull'iniziativa del dirigente di usare la didattica a distanza durante l'occupazione.

Nelle tre corrispondenze il discorso si allarga a una critica più ampia al sistema di scuola che in tempi di pandemia si concretizza in un modello autoritario e tecnocratico mentre le mobilitazioni studentesche chiedono una sicurezza non securitaria e un vero diritto allo studio.