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USA: ancora sull'uccisione dell'afroamericano Oscar Grant

Data di trasmissione
Durata 8m 28s

Apriamo questa corrispondenza con una notizia riguardante la morte del giovane afroamericano Oscar Grant, ucciso nel 2009 da un poliziotto del servizio metropolitano che unisce la città di San Francisco alle altre città della baia. Oscar stava tornando a casa dopo aver festeggiato il capodanno a San Francisco quando fu ucciso sulla banchina della stazione di Fruitvale con un colpo alla schiena mentre era a terra ammanettato. La sua morte rappresenta uno dei primi casi di violenza poliziesca diventato virale grazie ad un video catturato da un cellulare e le proteste che ne seguirono crearono le fondamenta di quello che poi diventerà il movimento del Black Lives Matter.

La riapertura del caso segue la pubblicazione di un dossier in cui si sottolinea ancora una volta le responsabilità dei poliziotti nella morte di Grant. In particolare il dossier si sofferma sul ruolo dell’agente Anthony Pirone nel creare le condizioni che portarono alla morte del giovane afroamericano.

Pirone e’ il poliziotto che ammanetto’ Grant sulla banchina e secondo i numerosi video che catturarono l’omicidio mostrano che l’agente colpì ripetutamente Grant al capo anche dopo averlo ammanettato. Pirone inoltra menti’ agli investigatori affermando che Grant tentò ripetutamente di reagire all’arresto, affermazione smentita dai video e dai testimoni. Infine, il dossier sottolinea come l’agente abbia usato un linguaggio razzista e denigratorio durante l’arresto della vittima.

Il documento rivela per la prima volta il fatto che sia Pirone che Mehserle, l’agente che sparò il colpo mortale, avevano a carico numerose denunce per uso eccessivo della forza. In particolare l’agente Mehserle era stato accusato di condotta violenta sei volte nel solo 2008. Un fatto questo che nun fu’ discusso durante il processo che portò alla condanna per omicidio colposo a due anni di prigione, anche se poi l’agente fu rilasciato dopo soli 11 mesi.

La riapertura del caso si concentrerà’ sulla condotta di Pirone e degli altri agenti presenti sulla scena al momento dell’omicidio, ma non potrà riconsiderare la posizione di Mehserle in quanto già condannato per la morte di Grant in via definitiva.

 

Durante la conferenza stampa organizzata dalla famiglia di Oscar Grant, lo zio - conosciuto dal movimento come “Uncle Bobby” - si e’ detto felice di vedere il caso finalmente riaperto,  ma anche preoccupato perché ad 11 anni dalla morte del nipote numerosi reati potrebbero cadere in prescrizione. Su quest’ultimo punto, l’avvocato della famiglia e’ stato molto duro nei confronti del pubblico ministero mettendo in discussione la serietà di questa nuova indagine. Certo e’ che il movimento ha ritrovato nuova linfa negli ultimi mesi e continuerà a chiedere a gran voce giustizia per la morte di Oscar Grant.

 

Intanto continua a crescere la tensione negli Stati Uniti in vista delle elezioni presidenziali. Durante il primo dibattito tra i due candidati, Trump non solo si e’ rifiutato di condannare l’estrema destra, ma ha anche invitato i suoi sostenitori a sorvegliare i seggi durante le votazioni di Novembre. Ad una diretta richiesta del moderatore di condannare le violenze dei gruppi di destra come i Proud Boys, Trump ha risposto con l’ambigua frase “Stand back and stand by.” In pratica un invito a prepararsi per il giorno delle elezioni.

 

Ricordiamo che queste elezioni sono le prime da quando il divieto per il Partito Repubblicano di mandare i suoi sostenitori fuori dai seggi e’ stato sospeso da un giudice nel 2018. Il divieto era stato istituito nel 1981, dopo che I Democratici avevano denunciato i Repubblicani di aver pagato poliziotti fuori servizio per intimidire elettori di colore fuori da alcuni seggi in New Jersey. Il divieto era stato riconfermato nel 1987, 1990 e 2004 per poi scadere appunto nel 2018. I repubblicani hanno già detto di voler mobilitare 50 mila sostenitori per controllare le votazioni ai seggi degli stati che risulteranno fondamentali per l’elezione del prossimo presidente. 

 

Tra questi stati c'è lo stato del Michigan dove nei giorni scorsi l’FBI ha arrestato 13 persone legate all’estrema destra con l’accusa di pianificare il rapimento della governatrice democratica Gretchen Whitmer. Nei mesi scorsi alcuni membri di questo commando avevano partecipato alle manifestazioni anti-lockdown che furono organizzate nella capitale dello stato. Durante una di quelle manifestazioni, un gruppo di uomini armati fecero irruzione nell’aula del consiglio durante una seduta. In seguito a quell’azione, numerosi membri del consiglio di Stato del Michigan cominciarono ad andare al lavoro indossando giubbotti antiproiettile.

 

In quei giorni, Trump aveva usato Twitter per criticare duramente la governatrice fino a chiedere, in uno dei suoi classici tweet scritti tutto in maiuscolo, di “liberare il Michigan.” Un tweet che e’ difficile non collegare al tentativo di rapimento sventato in questi giorni. Sono proprio questo tipo di collegamenti che spaventano numerosi studiosi dell’universo eversivo della destra americana. Nei giorni seguenti il dibattito televisivo tra Trump e Biden, membri di diverse milizie hanno cominciato a discutere l’idea di recarsi armati ai seggi elettorali il giorno delle elezioni. 

 

Se e’ vero che stiamo parlando di una piccola minoranza, i numeri non sono da sottovalutare. Secondo il New York Times, negli Stati Uniti ci sarebbero almeno 300 milizie per un totale di circa 20 mila uomini, mentre secondo una lista pubblicata dall’Atlantic il gruppo paramilitare piu’ noto negli Stati Uniti - gli Oath Keepers - conterebbe almeno 25 mila membri di cui almeno due terzi e’ stato o e’ tutt’ora nell’esercito o nella polizia. 

 

A questi numeri bisogna aggiungere individui che si aggregano in gruppi paramilitari temporanei. L’esempio più recente riguarda il gruppo armato recatosi in Kenosha lo scorso 25 agosto dove si stavano svolgendo delle manifestazioni in seguito al ferimento da parte della polizia di Jacob Blake. Secondo le indagini più recenti l’invito a creare il gruppo armato denominato “Kenosha Guard” era apparso su Facebook solamente 13 ore prima che un suo membro, il 17nne Kyle Rittenhouse, uccise due manifestanti e ne ferì un terzo.     

 

Oltre a chiedere ai suoi sostenitori di assediari i seggi elettorali, il partito repubblicano sta usando altre tattiche per impedire agli americani, soprattutto agli americani di colore, di votare. Il governatore repubblicano del Texas ha deciso di rimuovere numerose raccoglitori dove e’ possibile depositare la scheda elettorale nel caso in cui si decida di non recarsi ai seggi o di votare in anticipo. In California, invece, il partito repubblicano ha sistemato in luoghi strategici, per esempio vicino alcune chiese, dei raccoglitori non ufficiali col probabile intento di confondere gli elettori e elettrici. 

Ricordiamo che negli Stati Uniti e’ possibile votare settimane prima della data ufficiale. Ieri, per esempio sono stati aperti i seggi in numerosi stati con incredibili code soprattutto nei quartieri di colore. Nei social media sono apparse numerose foto di code chilometriche con testimonianze che parlavano di attese tra le 8 e le 12 ore. Texas e Georgia hanno registrato un record per quello che riguarda l’affluenza ai seggi con l’area intorno ad Atlanta che ha registrato un incremento del 450%. A questo bisogna aggiungere il milione di Americani che ha già spedito il proprio voto per posta. 

 

Chiudiamo questa corrispondenza con un aggiornamento sulla campagna “Defund the Police,” la richiesta cioè di tagliare i budget dei dipartimenti di polizia e investire quelle risorse in programmi sociali nelle comunità più povere. Questo tipo di richiesta non e’ nuova, ma e’ diventata mainstream in questi ultimi mesi grazie al movimento che e’ sceso in piazza per protestare la morte di George Floyd. 

 

Purtroppo l’iniziale entusiasmo e’ andato scemando con il risultato che anche le citta’ piu’ liberali come Minneapolis, Seattle e Portland non hanno votato gli ingenti tagli publicizzati nelle prime settimane di protesta. Minneapolis, la citta’ in cui Geroge Floyd e’ stato ucciso, e’ in questo senso l’esempio piu’ eclatante. Dopo le prime mobilitazioni, l’intero consiglio cittadino si era presentato ad una assemblea pubblica ed aveva annunciato il progetto di smantellare l’intero dipartimento di polizia. Poche settimane dopo il teatrale annuncio, alcuni membri del consiglio hanno cominciato a fare marcia indietro rendendo possibile solamente la creazione di una task force che presentera’ una proposta di riduzione delle forze di polizia l’anno prossimo.

 

A Seattle, il movimento aveva chiesto il dimezzamento del budget della polizia ottenendo solamente una riduzione di meno dell’1%. A Portland, invece, il dipartimento di polizia ha visto il proprio budget ridotto di un misero 4%. 

 

Dietro questo fallimento c’e’ sicuramente la paura del partito democratico di essere etichettato come il partito anti-polizia alla vigilia di un voto in cui Trump sta giocando tutte le sue chances di vittoria sulla questione sicurezza. La verita’ e’ che la polizia si e’ gia’ pesantemente schierata a favore dei Repubblicani con tutti le maggiori sigle sindacali già da tempo apertamente schierate a favore di Trump.

 

Il movimento comunque si sta continuando ad organizzare. In particolare, in numerose citta’ americane come Oakland, Fresno e Seattle attivisti e attiviste hanno attivato dei servizi alternativi alla polizia soprattutto per quello che riguarda emergenze mediche e psicologiche. E’ con questo tipo di iniziative che il movimento ha deciso di mettere sotto pressione le autorità cittadine e mostrare che le citta’ americane hanno bisogno di meno poliziotti e piu’ servizi.