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Verità’ e giustizia per i giovani tunisini dispersi del 2011

Data di trasmissione
Durata 8m 37s

Lunedì 4 marzo si è svolta a Roma, di fronte all'ambasciata tunisina, un presidio per chiedere verità e giustizia in merito alla sorte di oltre 500 giovani e giovanissimi tunisini, di cui non si ha più notizia ormai dal 2011.

Di seguito l'appello con cui si invitava alla mobilitazione e alla solidarietà.

Il 6 Novembre del 2011 viene pubblicato un appello dal titolo “ IMMAGINI TU?” che comincia così:
Prova a immaginare: tuo fratello o tuo figlio parte e non dà più notizie di sé dopo la sua partenza. Non è arrivato? Non lo sai, potrebbe essere stato arrestato nello stato di arrivo che non prevede che si possa arrivare semplicemente partendo e che per questo arresta quelli che arrivano mettendoli nei centri di detenzione o in prigione…(https://www.meltingpot.org/Immagini-tu-Appello-per-i-migranti-tunisini-dispersi.html#.XHWlSohKiyI) .
L’appello viene firmato dai famigliari dei ragazzi dispersi e da diversi soggetti e realtà italiane ( tra cui Federica Sossi, Alessandra Ballerini, Monica Scafati, Fulvio Vassallo, Stefano Galieni, Imed Soltani).
Comincia una battaglia delle famiglie dei dispersi che è ancor in corso supportata da diversi soggetti tra cui: Terre pour Tous, Venticinqueundici, Associazione Pontes e Carovane Migranti.
Si moltiplicano i presidi di fronte all’ambasciata italiana in Tunisia e quella tunisina in Italia; presidi in cui si chiede Verità sui 504 giovani scomparsi nel nulla.
Le donne mostrano le foto ed i video dove riconoscono i propri cari al momento dello sbarco o durante i trasferimenti; ma tutto tace ed è un silenzio fatto di “cinica sufficienza”, ricorda Carovane Migranti, e di domande che non hanno mai ricevuto nessuna risposta se non una banale alzata di spalle. Un silenzio sul cui sfondo si fa pietra il dolore delle madri e dei familiari. Un dramma che porta una della madri a darsi fuoco ed altre a decidere di venire in Italia ed abbandonare la propria vita per cercare la verità sui figli scomparsi.
A partire dal mese di dicembre 2011 e dal primo anniversario della rivoluzione (14 gennaio 2012), nei mesi successivi viene lanciata la campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano” (https://leventicinqueundici.noblogs.org/?page_id=354) che vede coinvolte le famiglie dei dispersi in Tunisia e alcuni collettivi o associazioni italiane, il gruppo femminista de “Le Venticinqueundici” e l’associazione tunisina “Pontes”: presidi davanti a sedi istituzionali (prefetture, ambasciate, ministeri) in contemporanea tra Milano o Roma e Tunisi, iniziative pubbliche, appelli, per ottenere che gli stati si muovessero sul tema delle impronte. Per un periodo, la stampa italiana e alcune radio hanno dato conto di queste iniziative (Manifesto, Repubblica, Radio radicale, Radio popolare, Rai tre).
Nel mese di febbraio 2012 una delegazione di parenti tunisini giunse in Italia, dapprima in Sicilia, dove visitò alcuni centri di detenzione e poi a Roma dove chiesero incontri a incontrare funzionari del ministero dell’Interno italiano (Prefetto alle migrazioni) per seguire l’iter del confronto delle impronte, Nel Luglio ci fu un’interrogazione parlamentare di Turco e Bresso per la comunicazione del confronto delle impronte ma non vi fu risposta.
Nel marzo del 2013 le famiglie tunisine lanciano un nuovo appello, in questo caso all’Unione europea per la costituzione di una Commissione d’inchiesta: “Esigiamo i vostri saperi”: https://leventicinqueundici.noblogs.org/?p=1528. Nel frattempo viene anche pubblicato un dossier(http://www.storiemigranti.org/IMG/pdf/Dossier_migranti_tunisini_dispersi-Settembre_2012-Settembre_2013-3.pdf).
Nel gennaio del 2016, Imed Soltani (zio di due giovani dispersi e fondatore di terre pour Tous) incontrerà il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, Mauro Laus, occasione utile per scrivere ufficialmente al Commissario del Governo per le persone scomparse. L’allora Commissario, il Prefetto Piscitelli, risponderà in modo tempestivo ma, ancora una volta, dicendo che “ tutto quello che era possibile fare è stato fatto”.
Sempre nel 2016, all’interno di Carovane Migranti, Imed Soltani incontrerà il segretario dell’ambasciatore tunisino, ma non riuscirà però a parlare con il “titolare” dell’ambasciata che si negherà fino alla fine.
Il 6 ottobre del medesimo anno, grazie ai precedenti incontri con il Prefetto Piscitelli, sempre con il supporto di Carovane Migranti, una delegazione di cui faranno parte anche quattro parenti tunisini (tra i quali Imed Soltani e Meherzia Chargui) la Prof.ssa Federica Sossi, Alessandro Camillo e Giacomo Donadio (Carovane Migranti) potrà visionare presso la Questura di Agrigento i fotosegnalamenti effettuati a Lampedusa nel periodo relativo ai mesi di marzo, aprile e maggio del 2011.
La consultazione avverrà in tempi straordinariamente brevi, 9000 foto in meno di cinque ore, e non verrà riconosciuto nessun parente. Come è possibile che in così poco tempo, con un numero ristretto di genitori, si possano riconoscere altri ragazzi, magari anche solo dello stesso quartiere di provenienza?
Per ovviare a tale inconveniente gli attivisti chiederanno di mostrare ai genitori direttamente le fotografie in Tunisia tramite l’Ambasciata italiana o la Croce rossa internazionale: la richiesta ricevette risposta negativa
Nel febbraio del 2018, il Prefetto Papa sostituirà Piscitelli alla guida dell’ Ufficio per le Persone scomparse. L’ufficio nell’ aprile 2018 risponderà agli attivisti che “non essendo sopraggiunte ulteriori informazioni rispetto a quanto comunicato con la mail del 12 febbraio scorso, non si ravvisa la necessità di un incontro con il Commissario”.
Nello stesso mese uno dei procedimenti scaturiti dalle denunce di scomparsa dei familiari viene archiviato dalla Procura di Roma e ciò senza compiere nessuna delle attività di indagini richiesta dalle famiglie dei ragazzi scomparsi, nonostante alcuni di loro fossero stati identificati dai parenti in videoriprese successive alla data di scomparsa.
 
Dopo anni di risposte mancate, di scarico di responsabilità tra il governo italiano e tunisino, a giugno 2018 gli attivisti di Carovane Migranti trasferirono una lettera dei famigliari tunisini al Sindaco di Lampedusa affinché la sua amministrazione si attivasse direttamente per la riesumazione dei corpi riconducibili al naufragio del settembre del 2012. Le famiglie continuano a credere che tra quei corpi ci possano essere i loro cari e fino oggi ancora nessuna risposta ufficiale è arrivata dall’Amministrazione; la richiesta è stata assunta tra i documenti ufficiali dell’ Primo Incontro Mondiale delle Madri dei Migranti Scomparsi (Città del Messico 2-4 novembre 2018)
Nel tempo si sono sempre più ridotte le disponibilità istituzionali, ma non la ricerca della verità da parte delle famiglie, che continuano a battersi in Tunisia ed Italia, portando le loro istanze anche dinanzi alla Corte di Strasburgo per chiedere l’accertamento di una responsabilità delle autorità per una permanente violazione nei confronti dei familiari del “diritto di sapere” sulla sorte dei propri cari.
e per questo chiamano tutti ad un Presidio per Lunedi 4 Marzo di fronte all’ ambasciata tunisina, in Via Asmara 7 a Roma, a partire dalle ore 14 fino alle 19
VERITA’ e GIUSTIZIA per i giovani dispersi del 2011 e per tutti gli uomini e le donne scomparse in questi anni sotto la cieca e feroce indifferenza dell’Europa.