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liceo Croce

Dal Liceo Croce Occupato

Data di trasmissione
Durata 14m 19s

Al telefono con  studenti dell'Istituto Croce Occupato che ci raccontano il perchè dell'occupazione e la pesante presenza di digos e polizia intorno alla scuola. 

Questo il comunicato

COMUNICATO OCCUPAZIONE LICEO CROCE-ALERAMO 28/11/2022

Questa mattina noi studentesse e studenti del Liceo Croce-Aleramo abbiamo deciso di
occupare due delle tre sedi della nostra scuola, la centrale in via B. Bardanzellu e la
succursale in via Sommovigo.
Alle ore 8.00 abbiamo concordato l'occupazione e la ufficializziamo.
Dopo un percorso di lotte iniziato da inizio anno, insieme alle altre scuole e agli altri collettivi
romani, abbiamo sentito la necessità di esprimere il nostro dissenso anche all'interno del
nostro istituto, per mettere in luce alcune criticità interne alla scuola, ma anche e soprattutto
quelle del sistema scolastico generale e del governo Meloni.
Sentiamo anche che questa è un'occupazione importante, per risvegliare le coscienze e
mobilitare una scuola come il Croce. Una scuola di periferia, che non ha portato avanti
spesso questo tipo di proteste.
Non siamo secondi a nessuno e vogliamo abbattere questa comune concezione delle scuole
di serie A e serie B, dimostrando che in una scuola come la nostra si possano portare avanti
lotte e proteste autonomamente come studenti e studentesse, senza alcun aiuto esterno.
SPAZI
La scuola nasce come un luogo di ritrovo per gli studenti, il posto ideale per scambiarsi
opinioni ed approcciarsi al confronto per le prime volte; eppure non ci sono momenti di
comunità né opportunità di stringere amicizie se non in classe, le nostre richieste restano
puntualmente inascoltate e la scuola diventa sempre più inaccessibile come dimostrato da
fenomeni come quello della dispersione scolastica.
Crediamo in una scuola sempre aperta che permetta agli studenti di avere spazi autogestiti
come aule studio, spazi per corsi ed attività extracurriculari, club e tutoraggio. Questo
darebbe agli adolescenti un posto sicuro e controllato in cui passare il tempo e l'opportunità
di vedere la scuola con occhi diversi, con meno diffidenza e più familiarità.
Con questa occupazione vogliamo riprenderci i nostri spazi, costruendo un modello di
didattica ribaltato rispetto a quello tradizionale e che veda come protagonista la figura dello
studente, i suoi bisogni e le sue passioni.
Proprio perché crediamo che la scuola non debba fermarsi all’impartizione di nozioni
attiveremo aule autogestite di scacchi, studio e lettura, musica e videogiochi: un’occasione
per rendere la scuola più partecipativa e soprattutto davvero nostra.
EDILIZIA
Da anni gli studenti e le studentesse di tutta Italia denunciano la mancanza di sicurezza
nelle scuole che ha portato, solamente negli ultimi 12 mesi, a più di 60 crolli in scuole ed
università. Il 42% degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1976 e del 24% non si
conosce il periodo di costruzione. Ancora oggi il 55% delle scuole non è in possesso della
certificazione di prevenzione incendi, il 58% non è in possesso del certificato di agibilità e il
90% non ha avuto interventi di miglioramento sismico o non è stata progettata secondo la
normativa attualmente in vigore. La mancanza di sicurezza nelle scuole è dovuta anche al
fatto che moltissime scuole sono vecchi edifici non a norma e non adatti al contesto
scolastico.
E mentre chiediamo al governo fondi da destinare all’edilizia scolastica, anche al fine di
risolvere il problema del sovraffollamento delle classi, l’unica prerogativa della legge di bilancioèstataquelladiaumentareifinanziamentiallescuoleparitarie,ignorando

totalmente quelle pubbliche.
Un’altra battaglia che portiamo avanti è quella di rendere le scuole delle comunità
energetiche. Infatti, installando pannelli fotovoltaici sugli oltre 40.000 tetti degli edifici
scolastici si potrebbero rendere le scuole indipendenti da energie provenienti da fonti fossili,
producendo abbastanza energia per coprire il fabbisogno energetico di oltre 400.000
famiglie italiane. Le comunità energetiche sono una grandissima occasione per le scuole di
intraprendere il cammino verso un modello educativo e culturale collettivo e solidale.
In particolare denunciamo che nell’Istituto Croce-Aleramo stanno sorgendo sempre più
problematiche riguardanti l’edilizia. Infatti nella sede in Via Sommovigo si segnalano varie
perdite d’acqua nelle classi e la totale inagibilità di tutti i bagni maschili. Per quanto riguarda
la sede in Via Capellini, a seguito delle ripetute denunce della mancanza di sicurezza nella
scala d’ingresso, la Città Metropolitana di Roma ha deciso di chiuderla, rendendo
inaccessibile anche metà del cortile, invece che intervenire per renderla sicura. Inoltre in
tutte le sedi arrivano costantemente segnalazioni della mancanza di riscaldamenti nelle
classi, dove i termosifoni sono guasti o spenti.
I fondi del PNRR rappresentano una grande opportunità per gli edifici scolastici: grazie a
questi le scuole avrebbero la possibilità di essere messe a norma e modernizzate. Ma,
essendo i fondi destinati all’edilizia scolastica più che insufficienti, moltissime scuole saranno
lasciate indietro senza ottenere la possibilità di interventi.
Vogliamo che il nuovo Governo investa nell’ammodernamento delle scuole, nella messa in
sicurezza e nella creazione di comunità energetiche, perché non si debba più studiare in
luoghi non sicuri o non adatti al contesto dell’apprendimento.
DIDATTICA
Per quanto riguarda la didattica noi studentesse e studenti ci troviamo a dover far fronte a un
modello di istruzione che non ci rappresenta più da anni.
L’insegnamento è puramente mnemonico e nozionistico e privilegia l’intelligenza linguistica e
logico-matematica e la memoria a breve termine.
I programmi sono anacronistici e non hanno l’attenzione degli studenti: è semplicemente
inaccettabile che alla storia del Novecento e alla geopolitica contemporanea sia dedicata
una fetta irrisoria del programma di quinto, e che autori e filosofi contemporanei che trattano
temi più che mai attuali non vengano neanche menzionati.
Inoltre il modello attuale vede la didattica frontale come l’unica alternativa possibile,
screditando iniziative e tentativi da parte di noi studentesse e studenti di promuovere un
insegnamento orizzontale basato sul confronto e il dibattito fra pari.
La scuola che vogliamo coltiva lo spirito critico degli alunni fornendo competenze trasversali
necessarie per costruire il futuro democratico del nostro Paese, come la capacità di
interrogarsi sulla veridicità di una notizia, comprendere un articolo di giornale, formarsi
un’opinione su un fatto di cronaca...
Vogliamo una scuola al passo coi tempi, che si preoccupi dei veri bisogni della nostra
generazione piuttosto che perseguire un modello ormai datato, dedicando tempo a
tematiche d’attualità che ci interessano e toccano da vicino ed educandoci a diventare
cittadini consapevoli dal punto di vista sociale, ambientale, sessuale e relazionale.
Con l’occupazione vogliamo rendere tutto questo realtà proponendo incontri che trattino di
temi di attualità e che vadano ben oltre i temi classici che si insegnano a scuola, come:
confronti con realtà del territorio e corsi su educazione sessuale, gestione dell’ansia,
immigrazione e cannabis con ospiti qualificati che sappiano formare le studentesse e gli

studenti invogliandoli al dibattito.

Inoltre il nostro obiettivo è quello di abbattere il modello di lezione frontale anche sul piano
fisico: tutti questi corsi e lezioni saranno tenuti in cerchio, dando a tutti la reale possibilità di
diventare protagonisti e costruttori del singolo incontro. Lezioni che quindi non verranno
solamente impartite, ma anche e soprattutto costruite insieme.
CRITICITÀ PERSONALE SCOLASTICO
Negli ultimi anni il problema della mancanza di personale, sia per quanto riguarda i docenti
che i collaboratori, è cresciuto esponenzialmente.
E' da tempo che nelle scuole pubbliche gran parte delle classi degli istituti superiori non ha
da inizio anno tutto il personale docente. Istituti e studenti si ritrovano infatti ad aspettare
mesi, a volte quadrimestri interi, senza avere il docente o la docente di una specifica
materia.
Per quanto riguarda il nostro istituto Croce-Aleramo l'esempio eclatante è rappresentato
dalla mancanza dei docenti di scienze naturali e chimica, una materia d'indirizzo
fondamentale per il liceo Scientifico.
Questi troppo spesso sono mancanti e le classi rimangono scoperte per mesi non
permettendo un insegnamento completo della materia, lasciando alle studentesse e agli
studenti lacune e criticità mai colmate.
Tale mancanza di docenti è presente sin da inizio anno, anche presso la sede del liceo
linguistico in via Sommovigo dove manca il/la docente di conversazione in spagnolo, arrivato
solamente dopo un mese e mezzo.
Sempre più spesso quindi noi studentesse e studenti ci ritroviamo senza i mezzi per poter
conseguire al meglio il nostro percorso di studi, fondamentale per la nostra crescita
personale e culturale.
Questa situazione scolastica va a collegarsi strettamente alle criticità del mondo del lavoro.
Diventare insegnante in Italia diventa sempre più difficile: è un percorso di anni di sacrifici, di
supplenze e di fatiche. Giovani laureati/e con il sogno di insegnare si ritrovano davanti uno
Stato e un ministero incapaci di agevolare il loro percorso lavorativo.
Con il governo Draghi è stata varata una nuova riforma di reclutamento per gli insegnanti,
che prevede ore di tirocinio all'interno delle scuole e lezioni di prova per giudicare le capacità
di insegnamento, seguiti da altrettanti test di ammissione.
Crediamo che la formazione dei docenti sia fondamentale, ma che allo stesso tempo lo
Stato e il ministero debbano supportare le giovani e i giovani aspiranti insegnanti nel loro
percorso senza invece mettergli i bastoni tra le ruote, soprattutto in una situazione di
carenza di personale.
Un'altra situazione critica è quella della mancanza di personale ATA, in particolar modo dei
collaboratori scolastici.
Nella nostra scuola, rispetto all'anno scorso, ci sono 5 collaboratori scolastici in meno: 3
nella sede centrale, 1 nella sede di Sommovigo e 1 nella sede di via Capellini.
Erano collaboratori appositamente introdotti per aiutare nella situazione di Covid e di stato di
emergenza, che però sono risultati fondamentali per l'ordine, la pulizia ed il controllo della
scuola.
Adesso terminata l'emergenza questi 5 collaboratori se ne sono andati e gli altri rimasti si
ritrovano a doverli sostituire.
Capiamo bene che mancando il personale dall'anno scorso adesso le collaboratrici rimaste
sono costrette a lavorare molto di più. Inoltre la nostra scuola ha anche i corsi serali, quindi

 
 

la chiusura dei cancelli è alle 20.30 e le collaboratrici devono fare i turni per rimanere fino a
tardi a scuola.
Essendo poche e pochi spesso e volentieri ci si trova in situazioni critiche: nel caso in cui
una o uno di loro un giorno si assentasse per malattia i colleghi e le colleghe si
ritroverebbero a dover sostituire anche quest'ultimo, avendo quindi una mole di lavoro
ancora maggiore rispetto al normale.
La pulizia delle aule, dei corridoi, dei bagni e dell'intera scuola è nelle loro mani, ma troppo
spesso ormai si trovano in difficoltà essendo sempre meno. Queste lavoratrici e lavoratori
hanno famiglia e che quindi non possono permettersi di rincasare ogni giorno alle 20.30.
Le lotte devono essere condivise da ogni componente che vive la scuola. Quello dove siamo
è un sistema scolastico marcio, da cui traspaiono evidenti problematiche in ogni sua parte.
Per questo motivo la nostra occupazione è incentrata anche su questo. Sogniamo e
pretendiamo di combattere queste ingiustizie andando avanti uniti e condividendo queste
motivazioni con ogni elemento costitutivo del sistema scolastico: studenti, docenti e
personale ATA.
MERITO
Inoltre prerogativa di questo Governo sono chiari tentativi di conformarci a un modello di
istruzione che tiene conto esclusivamente degli interessi della classe dirigente e
imprenditoriale, con l’obiettivo di crescerci come strumenti di manodopera invece che
cittadini partecipi, sottomessi invece che critici. La rinomina del “Ministero dell’Istruzione” in
“Ministero dell’istruzione e del Merito” ne è la prova e non ha fatto altro che continuare il
processo di progressivo svilimento dell’idea di scuola, che aveva già visto come protagoniste
le ministre Moratti e Gelmini con la rimozione dell’aggettivo “pubblica”.
L’ideale meritocratico non ci rappresenta e quella che vediamo noi purtroppo è una scuola
performativa che uccide: sono tristemente numerosi i casi di giovani morti suicidi per paura
di perdere una borsa di studio o di finire fuoricorso e soprattutto di deludere le aspettative
sociali sul proprio percorso di studi.
Inoltre non si può parlare di merito in un sistema che non offre a tutti le stesse opportunità e
anzi ignora l’esistenza di limiti fisici o di reddito al raggiungimento dei propri obiettivi: l’altra
faccia della narrazione delle eccellenza messa in atto ogni giorno dalla stampa mostra
adolescenti impossibilitati a studiare perché costretti a lavorare per supportare le proprie
famiglie o a compiere tragitti lunghissimi per arrivare a scuola, senza la disponibilità
economica di far fronte a spese come quelle richieste dal caro libri.
Non esiste meritocrazia se non si parte tutti dallo stesso punto di partenza; la scuola non
può svolgere la sua funzione di ascensore sociale se chi ha meno resta ai margini della
società, escluso e stigmatizzato dal sistema turbocapitalista che premia chi è più veloce a
fornire manodopera per la produzione compulsiva.
Il modello classista ed elitario del ministro Valditara non ci rappresenta.
Vogliamo un’istruzione pubblica e inclusiva che metta al centro la formazione e il benessere
degli studenti e delle studentesse piuttosto che l’ottimizzazione della loro performance,
prendendo provvedimenti mirati per per spianare le disparità socioeconomiche di chi è in
difficoltà senza lasciare nessuno indietro.

 
 

REPRESSIONE
Le richieste di noi giovani sono sempre più represse da una narrazione che ci vede solo
come studenti obbedienti invece che come giovani adulti che necessitano di essere formati
ad analizzare e saper affrontare anche questioni politiche. Eppure la nostra generazione è
attiva e si batte ogni giorno per essere il fulcro di un cambiamento radicale del sistema
scolastico italiano, cambiamento che la classe dirigente non è disposta ad accettare
sentendo il proprio potere sotto minaccia. Siamo arrabbiati per la sufficienza con cui
veniamo trattati e troviamo inaccettabile che le richieste che urliamo in piazza restino
inascoltate. Alla repressione che specialmente questo governo sta attuando nei confronti di
chi manifesta noi studenti dei licei romani rispondiamo con l’occupazione dei nostri spazi
scolastici, con la pretesa che questo gesto forte faccia da cassa di risonanza alla nostra
condizione di disagio.
La risposta delle istituzioni è il silenzio, accompagnato dalla repressione violenta di proteste
pacifiche, come ha dimostrato l'episodio della violenza ingiustificata della polizia sugli
studenti della facoltà di scienze politiche della Sapienza. Rimaniamo ulteriormente
sconcertati dal doppio standard che lo Stato ha applicato sul caso dei neofascisti che hanno
sfilato a Predappio per il centenario della marcia su Roma, per cui non ci sono state
conseguenze di alcun tipo, nonostante la nostra costituzione preveda lo scioglimento di
qualunque manifestazione e partito neofascista, ritenuto illegale.
Ci proclamiamo inoltre contrari al cosiddetto decreto rave stilato da questo nuovo governo,
in quanto si tratta di una strumentalizzazione di un fenomeno sociale con lo scopo di limitare
ulteriormente i nostri diritti di studentesse e studenti: nella proposta di legge i rave non sono
mai menzionati e anzi essa è caratterizzata da una forma particolarmente vaga che non fa
altro che conferire alle forze dell’ordine il potere di giudicare arbitrariamente se le singole
situazioni rientrino nel reato di “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine
pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica commessa da un numero di persone
superiore a cinquanta”.
Ci rendiamo conto di quanto questo possa essere potenzialmente pericoloso per
organizzare qualsiasi tipo di protesta o occupazione. Pensare che uno studente o una
studentessa che lotta per degli ideali possa rischiare fino a 6 anni di carcere e 10000 euro di
multa fa capire quanto questo decreto possa toccare anche noi.
Un decreto che viene proclamato in chiave anti-rave, ma che nasconde velatamente un
decreto anti-dissenso, non lasciando infatti spazio a chi vuole criticare ed opporsi al governo
più di destra degli ultimi 70 anni.
DICHIARAZIONI DEL MINISTRO VALDITARA
La linea intrapresa dal nuovo governo che vuole vedere noi studenti conformarci agli
standard tradizionalisti che ci impone è inaccettabile. Le tante dichiarazioni del Ministro
dell’Istruzione e del Merito Valditara sono l’ennesima conferma di un sistema scolastico
marcio e obsoleto, che vuole premiare le eccellenze e abbandonare chi ha bisogno di aiuto.
Noi studenti ci opponiamo fermamente a questo modello di scuola, che crede che
“l’umiliazione sia necessaria alla crescita”, che impone il concetto di “patria e autorevolezza”
e si schiera a supporto dell’aziendalizzazione del sistema scolastico promuovendo
“l’educazione al lavoro già dalle elementari”. Il modello proposto dal ministro è la
manifestazione di un’idea della scuola paternalistica e arcaica che premia chi ha i mezzi per
andare avanti e punisce chi non li ha.

 
 

Inoltre per il Ministro “uno studente non in grado di rispettare le regole va condannato a
lavori socialmente utili”: questo è l’ennesimo esempio di come la politica studentesca venga
sempre più repressa da questo nuovo governo, con la sua linea soffocante e assolutamente
antidemocratica.
Nelle proposte del ministro Valditara non compaiono mai riforme riguardanti gli sportelli
psicologici, le carriere alias, l’educazione civica e i PCTO. Ha dichiarato che avrebbe
ascoltato i motivi per cui gli studenti si sono attivati e sono scesi in piazza in questo autunno,
eppure non sono ancora arrivate risposte. Il ministro Valditara porta avanti un’idea di scuola
che non ci rappresenta e anzi va e andrà sempre contro gli interessi di noi studentesse e
studenti.
Fino alla fine della settimana porteremo avanti questa occupazione, gestendola al meglio ed
impegnandoci a ribaltare questo modello di scuola che non ci rappresenta!
Gli e le occupanti, Collettivo Testa & Croce