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Roma: 1 maggio corteo solidale a Torpignattara

Data di trasmissione
Durata 6m 56s

Previsto per il 1 maggio un corteo solidale antirazzista per le vie di Torpignattara, non è stato però concesso un corteo ma solo un presidio, per questo massima partecipazione.

 

1° maggio - ore 10 p.zza della Marranella
corteo per le vie di Torpignattara
arrivo: Largo Perestrello
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Tutti contro tutti? Ma a chi conviene?

Per chi abita nelle periferie e nei quartieri popolari delle grandi città la vita non è certo semplice. Il lavoro (quando c’è) è spesso malpagato, insicuro e precario, mentre i servizi sociali scarseggiano e diventano sempre più difficilmente accessibili.
Le persone in difficoltà si trovano sempre più sole e in balia dei loro problemi, chi ha un’occupazione vive nel timore di perderla dall’oggi al domani, mentre i giovani hanno davanti un futuro con ben poche prospettive.

È in questo clima che (grazie anche alla propaganda della stampa e delle televisioni) crescono e si diffondono sentimenti di diffidenza e ostilità reciproca tra coloro che vivono le stesse difficoltà e le stesse condizioni. È in questo clima che cresce e si diffonde il veleno del razzismo.
Tutti e tutte siamo spinti a percepire gli altri (soprattutto se immigrati) come dei pericolosi concorrenti da cui guardarci e di cui possibilmente sbarazzarci.

Una vera e propria cuccagna per i “poteri forti”, cioè per i veri responsabili dei guai delle periferie. Le banche, le grandi multinazionali, i palazzinari ed i governi possono così infatti prendere due piccioni con una fava.
Da un lato con le loro politiche, le loro iniziative, i loro “tagli” rendono sempre più difficoltose le nostre esistenze.
Dall’altro lato, aizzandoci l’uno contro l’altro e seminando razzismo contro gli immigrati, ci scaraventano in una guerra di “tutti contro tutti” che ha il solo risultato di indebolire noi (tutti e tutte noi, italiani/e e immigrati/e) e di rafforzare loro.

Il degrado dei quartieri periferici e le mille difficoltà che assillano l’esistenza degli uomini e delle donne che li abitano potranno essere affrontati positivamente solo respingendo il razzismo, rifiutando la logica della guerra tra lavoratori e, al contrario, iniziando a costruire primi momenti di discussione, organizzazione mobilitazione comune contro i veri responsabili del degrado, della precarietà e dell’insicurezza.