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Madri in rivolta – Dal 7 all’11 settembre davanti ai tribunali italiani sit-in di protesta contro la violenza istituzionale e la giustizia patriarcale

Data di trasmissione
Durata 34m 4s

Dal 7 all’11 settembre davanti ai tribunali italiani avrà luogo Madri in rivolta, manifestazione di protesta contro la violenza istituzionale e la giustizia patriarcale che massacra le madri, le loro figlie e i loro figli. Confermati i sit-in di numerose città tra cui Milano, Roma, Torino, Parma, Padova e Firenze: l’elenco delle città con orari e luoghi è in via di definizione e aggiornamento, consultabile sull’evento facebook Madri in rivolta! Protesta davanti ai Tribunali d’Italia.

Dall'approvazione della legge 54/2006 su bigenitorialità e affido condiviso si assiste ad allontanamenti ingiustificati di bambini e adolescenti dalle madri e tutto ciò in nome della “santa bigenitorialità”, ovvero, di fatto, del diritto astratto del padre. La cara vecchia “patria potestà” insomma, propugnata per motivi apparentemente opposti sia dai sostenitori della “famiglia tradizionale” che da quelli della “retorica paritaria”, con enormi problemi non solo nelle separazioni giudiziali, ma anche nelle c.d. consensuali, con madri tenute sotto minaccia di segnalazioni ai servizi sociali, denunce al tribunale e possibile sottrazione dei figli.

Il principio astratto della bigenitorialità non tiene conto dell’asimmetria di potere tra i sessi e viene sostenuto da “esperti” (psicologi, neuropsichiatri infantili, pediatri, psichiatri) che declassano sistematicamente la violenza a conflittualità di coppia. Quest’ultima, così come l’attaccamento materno, sono considerate alla stregua di gravi patologie da combattere, per così dire curare, con tutti i mezzi, e madri e figli diventano pericolosi soggetti resistenti all’ordine costituito: quello del “comunque Padre”. Se una figlia o un figlio osa mettere in discussione questo ordine costituito e si rifiuta di vedere il padre, viene minacciata/o di allontanamento forzato dalla madre e collocata/o nelle strutture di “rieducazione”, spesso separata/o anche da eventuali fratelli o sorelle, o persino affidata/o al padre violento. Bambine/i ed adolescenti divengono quindi persone usate dalle istituzioni prima come arma di minaccia, esattamente come fanno gli uomini violenti, e poi come accessori di pena.

Questo stato di cose, così penoso per molte persone innocenti, è però un vero e proprio “banchetto” per tante altre: sulla pelle di donne e bambine/i si costruiscono carriere, reputazioni, potere e ricchezza, come nella migliore tradizione patriarcale.

Ne parliamo con una delle organizzatrici dell'evento.