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Centrali nucleari e rete elettrica in Ucraina

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La questione inizia ad agosto, quando la centrale nucleare di zaporizhia, una delle più grandi di Europa, inizia ad essere bombardata. Esiste una città di zaporizhia, in mano agli ucraini, ed esiste la centrale di zaporizhia che è stata occupata dai russi. Corre tra loro una distanza di circa 70 km. I media occidentali spesso si sono confusi raccontando dei bombardamenti.

Le centrali nucleari non dovrebbero essere oggetto di bombardamenti e/o attività belliche che le coinvolgano. Queste regole sono scritte nei protocolli aggiuntivi della convenzione di Vienna del 1947, che chiaramente essendo datati vengono superati ufficiosamente dai nuovi modi di intenere la guerra. Elencando i fatti, gli ucraini hanno bombardato prima le linee elettriche provenienti dalla centrale poi hanno corretto il tiro portando avanti azioni dirette sui reattori. Due mesi fa AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) si è trincerata dietro a una impossibilità di prendere posizione sul superamento di ogni limite di buon senso. L’ONU avrebbe potuto provvedere ma il Consiglio non ha propriamente deliberato né le responsabilità reali in campo.

Per un breve periodo si è imboccato un vicolo cieco, fino al mese scorso quando gli ucraini hanno bombardato una centrale idroelettrica vicino a Kerson. L’obiettivo generale è colpire linee elettriche, stazioni e sottostazioni in tutto il paese. Il più grosso rischio è ancora rappresentato da zaporizhia, che séguita ad essere colpita dall’esercito ucraino. Non viene detto questo dai media occidentali, che hanno oscurato ogni fonte di informazione russa. Per le altre centrali controllate dall’Ucraina non si registrano colpi direttamente sulle centrali ma sulle linee elettriche. Un conto infatti è sabotare delle linee elettriche, un altro conto è bombardare una centrale nucleare.

 

La Germania ha bisogno di gas, ma hanno carbone e legnite e hanno rimesso in funzione gli impianti elettrici nonché due centrali nucleari che dovevano essere dismesse. Il gas serve ancora per molte industrie e soprattutto per i riscaldamenti.

Questa guerra ha accelerato i tempi di una transizione ecologica ancora non adeguata ai bisogni globali.

L’attentato al gasdotto Nordstream va interpretato come un attentato alla popolazione civile europea, non solo come un colpo per l’esercito russo, perché è la popolazione che ne pagherà le reali conseguenze.

 

Ne abbiamo parlato con Giorgio Ferrari