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La Parentesi del 10/06/2015 "Governabilità"

Data di trasmissione
Durata 5m 25s
“Governabilità”

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Una parola viene ripetuta continuamente dai media di regime e da tanti, troppi politici, governabilità, cioè mettere in condizione l’esecutivo di lavorare senza gli intralci che derivano dalle dinamiche che possono scaturire da una votazione elettorale incerta e magari da un parlamento frammentato e variegato.
Una preoccupazione che da sempre accompagna le pulsioni antidemocratiche e qui stiamo parlando molto semplicemente di democrazia parlamentare.
E’ chiaro che la governabilità nel momento più alto della sua realizzazione si manifesta nella dittatura. Questo è il senso di tutti gli stravolgimenti costituzionali che sono stati attuati, degli adattamenti del sistema elettorale con la tendenza verso un sistema politico il più vicino possibile alla dittatura nella versione che in Europa c’è stata negli anni di Salazar in Portogallo.
L’ingegneria elettorale non è neutrale. Il senso degli sbarramenti, dei premi di maggioranza e del tentativo, per altro riuscito, di irretire la discussione sui numeri delle percentuali, nasconde l’obiettivo di avere un esecutivo che possa decidere senza l’intralcio della dialettica parlamentare. In questo quadro il sistema bicamerale non serve più, il Senato viene trasformato in una camera delle corporazioni e il parlamento in un’istituzione vuota di ogni potere decisionale. Si maschera volutamente che la governabilità o il governo di un paese non è nell’empireo delle idee e delle azioni, ma è al servizio delle classi dominanti e/o di porzioni di esse.
La domanda che ci dobbiamo fare non è se c’è o non c’è la governabilità, ma di che cosa e di chi è al servizio.
La governabilità a tutti i costi è il grimaldello usato dal neoliberismo per rimuovere ogni forma, anche limitata e parziale, di sovranità popolare.
Questo è il senso dell’abolizione del proporzionale e dell’immunità parlamentare. L’obiettivo è di arrivare a due partiti che falsamente si definiscono alternativi e invece si offrono come alternanza in un quadro unico dominato dagli interessi delle multinazionali. Da qui, la guerra senza quartiere a tutte le forme organizzative che si oppongono al neoliberismo e, in questo scenario, si colloca naturalmente sostenere e caldeggiare il sindacato unico.
Il modello è quello americano, uno scenario in cui la quasi totalità della popolazione è spinta nella più profonda miseria, senza sicurezze sociali, sanità pubblica e istruzione, in cui la democrazia sociale, e stiamo sempre parlando della democrazia borghese, non è più perseguita anzi è perseguitata e demonizzata come frutto del comunismo e con questa parola magica relegata nell’ambito delle cose obsolete e dannose..
E sempre all’interno del modello parlamentare borghese, è necessario ribadire il livello minimo di difesa, vale a dire la salvaguardia della Costituzione, colmando quel ritardo che c’è sempre stato tra la Costituzione scritta e quella materiale, il ritorno al proporzionale puro, l’immunità parlamentare da sempre garanzia per la minoranza e per gli oppositori ed il fatto che qualcuno ne faccia cattivo uso non toglie nessuna validità al principio.
Le liste dei candidati e la composizione delle camere non possono e non devono essere decise dalla magistratura e non ci deve essere nessun ostacolo alla candidabilità o alla eleggibilità di qualunque cittadino.
L’accettazione dell’esistenza di uno Stato si basa sulla rinuncia a porzioni di libertà in cambio della garanzia di servizi sociali, sanità, istruzione, pensioni, liquidazione… se il patto sociale si rompe, si rompe su tutti i piani. Oggi sono attaccati emessi in discussione i valori della Resistenza espressi nella Costituzione e addirittura i principi nati dalla Rivoluzione Francese e dai moti del 1848. Questo a conferma che è nata e si sta imponendo una borghesia transnazionale o iper-borghesia che ha assunto tratti di aristocrazia che è guidata dai valori neoliberisti.
Per sperare di bloccare la realizzazione del progetto neoliberista dobbiamo lottare, qui da noi, contro il PD che questo progetto ha il compito di naturalizzare nel nostro paese. Non è Renzi che deve andare a casa, ma il PD tutto con le sue associazioni contigue, colluse, comunque si chiamino. E tutto il discorso politico culturale che da quell’area viene portato avanti.

 

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