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Nepal

Le mobilitazioni in Nepal, oltre i social network

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Fra il 9 e il 10 settembre sono scoppiate delle violentissime rivolte in Nepal contro il governo, la corruzione e l'ostentazione del lusso. Le immagini delle rivolte hanno fatto il giro del mondo, ministri che scappano nudi per un fiume, altri salvati da elicotteri militari. In occidente, queste proteste, se non sono state del tutto ignorate, sono state per lo più raccontate come moti che hanno visto una generazione molto giovane ribellarsi per la chiusura dei social network. 
In questo redazionale vediamo come quest'aspetto è stato sicuramente importante ma non l'unico, forse neanche il principale. Ci sono almeno altri due livelli da considerare: uno di malcontento dato dalla gestione politica interna e un'altra lente, più geopolitica, che guarda il Nepal all'interno dei movimenti globali e delle dinamiche dell'Asia meridionale. 

Ne parliamo con Emanuele Assini di ASIA ong, che vive da tanti anni in Nepal. 

Ma la storia non era finita?

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Per quanto ci dicano che dopo la caduta del muro il comunismo - almeno come strutture di governo - è finito in Asia  anzi il comunismo riguarda circa un miliardo e 600 milioni di persone, sommando la Cina agli altri paesi comunisti. Oltre a ciò in Asia esistono ancora molti processi rivoluzionari, basati su guerriglie armate, che cercano di creare governi, conquistare territorio, autodeterminare popolazioni. In questa trasmissione abbiamo cercato di mettere insieme notizie sulla situazione degli attuali movimenti armati autonomisti, o di liberazione, che si ispirano al marxismo in molti paesi dell'Asia.

Da Roma a Bangkok torna il 4 giugno parlando di Corea del Sud.