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Statistiche e tracciamento ai tempi del coronavirus

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Partendo da una statistica presentata dalla regione Lombardia che tende a dimostrare l'ancora eccessiva mobilità della popolazione nonostante i decreti, facciamo quattro conti
per vedere quanto le conclusioni tratte siano veramente supportate dai dati statistici, e in generale quanta validità abbiano quei dati rispetto alla domanda posta. 
Il nostro risultato permette sostanzialmente di giungere alla conclusione opposta rispetto allo studio originale, facendo solo qualche assunto sulla sopravvivenza della popolazione.
 
Parliamo poi della diffusione del sistemi di sorveglianza e autosorveglianza, declinati come necessari nella lotta all'epidemia, sia in Italia sia in altri paesi, 
come Israele (che ha comunque una lunga tradizione in tema di sorveglianza della popolazione).
Questa diffusione è dovuta anche all'imitazione del modello "virtuoso" della corea del sud, che ha tracciato tutti i cittadini e reso pubblici i movimenti di quelli positivi per permettere al resto della cittadinanza di "difendersi". Un approccio non solo invadente della privacy, ma di cui non è chiara l'utilità.
 
In conclusione discutiamo brevemente altri due argomenti:
  • il "problema" della scarsità di tamponi analizzati in italia rispetto a quello che da più parti si considera il necessario (sempre chiamando in causa il "modello" corea del sud) e il contributo che il mondo scientifico potrebbe dare alla lotta contro l'epidemia.
  • come sopravvivere alla scarsità di banda in un mondo che ormai vede la rete come una delle poche forme di intrattenimento e lavoro ancora consentite? commentiamo la soluzione proposta dal sole24 ore e le promesse delle major dei video online di ridurre il consumo di banda. Recentemente avevamo dedicato un approfondimento all'insostenibilita' economica tecnica e ambientale di un sistema di intrattenimento e comunicazione basata sui video. Ascoltalo qui.

È tutto falso

Data di trasmissione
Durata 1h 37m 29s
Durata 32m 47s
Durata 18m 18s

Presentiamo un'intervista a Gabriela Coleman, antropologa e studiosa di Internet, che giovedì 25  maggio abbiamo avuto il piacere di avere in studio. Si parla soprattutto del ruolo delle "fake news" nella politica americana, allargando però ad un più generale panorama dell'informazione e del tema dell'identità della fonte.

Seguiamo con i frutti dell'iniziativa a 100celle aperte, in cui il pubblico ci faceva domande scrivendole su un bigliettino. Una delle domande più frequenti riguardava le applicazioni per chattare sugli smartphone. Parliamo quindi di alcune soluzioni possibili, e di altre ancora sperimentali.

Infine, commentiamo un recente articolo sugli IMSI catcher, una tecnologia usata per sorvegliare i cellulari in maniera particolarmente aggressiva. L'articolo presenta uno studio dell'effettivo utilizzo di questa tecnologia a Seattle, negli Stati Uniti.