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Trasformazioni femministe #3: letteratura postcoloniale - le scrittrici africane italiane

Data di trasmissione
Durata 1h 0m 17s

Ascolta la terza puntata, dal titolo: la letteratura postcoloniale – le scrittrici africane italiane, in studio Caterina Romeo [dura 1h].
L’obiettivo di “Trasformazioni femministe” è di costruirci insieme una cassetta degli attrezzi per una trasformazione possibile. Ovvero, come possiamo trasformare il mondo dal nostro posizionamento specifico in quanto femministe e lesbiche? E quali trasformazioni sono oggi in atto all’interno delle teorie e delle pratiche femministe? Perché preferiamo parlare di femminismi al plurale? Come cambia la nostra percezione del mondo e del femminismo se viviamo a Roma, a Boston o al Cairo? E come possiamo costruire percorsi di lotta e alleanze politiche tra femministe che superino i confini di classe, colore, età, nazionalità o religione?

 
Qui puoi ascoltare la prima trasmissione: Femministe e lesbiche nere negli Stati Uniti: la simultaneità delle oppressioni di sesso, classe e colore

 
E qui puoi ascoltare la seconda: Femminismi nel mondo islamico: tra libertà, tradizione e autodeterminazione, con Renata Pepicelli

 

Trasformazioni femministe #2: Femminismi nel mondo islamico

Data di trasmissione
Durata 1h 1m 17s

Ascolta la seconda puntata, dal titolo: Femminismi nel mondo islamico, tra libertà, tradizione e autodeterminazione, con Renata Pepicelli [dura 1']

 
L’obiettivo di “TRASFORMAZIONI FEMMINISTE” è di costruirci insieme una cassetta degli attrezzi per una trasformazione possibile. Ovvero, come possiamo trasformare il mondo dal nostro posizionamento specifico in quanto femministe e lesbiche? E quali trasformazioni sono oggi in atto all’interno delle teorie e delle pratiche femministe? Perché preferiamo parlare di femminismi al plurale? Come cambia la nostra percezione del mondo e del femminismo se viviamo a Roma, a Boston o al Cairo? E come possiamo costruire percorsi di lotta e alleanze politiche tra femministe che superino i confini di classe, colore, età, nazionalità o religione?

 
Qui puoi ascoltare la prima trasmissione: Femministe e lesbiche nere negli Stati Uniti, la simultaneità delle oppressioni di sesso, classe e colore

 

Maratona 8 Marzo: Corrispondenze con Montréal e New Dehli

Data di trasmissione
Durata 22m 46s
Durata 15m 40s

Nell'ambito della Maratona Radiofonica per l'8 Marzo a cura di Femministe e Lesbiche, due collegamenti internazionali durante la notte.

Da Montréal Diane Hefferman, regista nella rete Vide ‘Elles – documentario sulle lesbiche anziane.

Da New Dehli Dhyvia sul Festival Femminista di Donne Asiatiche.

 

 

8 Marzo: che Storia!

Data di trasmissione
Durata 34m 40s

All'origine dell'8 marzo non c'è una trgedia dell'incendio di una fabbrica, ma una storia di lotte delle lavoratrici dal 1848 negli Usa, passando per il 1917 in Russia, fino ad oggi. La storia dell'8 marzo che ci viene raccontata ufficiamente è quindi una mistificazione e cancellazione di quella realmente avvenuta. Ricostruendo brevemente questa storia, abbiamo anche intervistato Flaminia Graziadei, cooregista del documentario TramMob, fatto di testimonianze portate in un tram sull'incendio alla Triangle Factory di New York il 24 marzo 1911.

Stelle di Polvere #7

Data di trasmissione
Durata 46m 58s

 

Settima puntata del ciclo sugli stereotipi di genere nei prodotti mediali per l'infanzia.

 

La puntata di oggi è dedicata ai cartoni animati (dura: 46'59'')

 

 

NB: Durante la trasmissione si fa riferimento a questi spezzoni audio/video

 

Qui potete ascoltare la sigla delle winx serie 1-3

 

Qui la sigla delle winx serie 4

 

Qui le trasformazioni delle winx

 

Qui le trasformazioni sailor

 

Per ascoltare le puntate precedenti di Stelle di Polvere vai su http://mfla.noblogs.org

 

La virgola di Elisabetta

Data di trasmissione
Durata 6m 50s

La puntata di oggi si intitola "Il marketing della liberazione"

 

questo il testo:

 

 

 


"La pubblicità ha sempre promesso le stesse cose: benessere, felicità, successo.

Ha venduto sogni e proposto scorciatoie simboliche per una rapida ascesa sociale.

Ha fabbricato desideri raccontando un mondo di eterne vacanze, sorridente e spensierato.

La pubblicità ha venduto di tutto a tutte/i, indistintamente, come se la società fosse senza classi.

Oggi, ha mutato pelle. Oggi, ogni prodotto, dalla macchina alle scarpe, passando per le bibite e altro, tutto è presentato come un elemento distintivo per una gioventù ribelle.

Ci sono le pubblicità che vogliono ridare il potere al popolo, altre che vogliono sovvertire le leggi del mercato, tutte inneggiano alla rivoluzione.

Oggi, la cultura commerciale è “ribelle”.

La rivoluzione passa attraverso le scarpe che porti, la bibita che bevi. Il nuovo, solo perché tale, è “rivoluzionario” e, come tale, il comprarlo e l’usarlo sostituisce le pratiche di lotta.

Il meccanismo è semplice.

Si identifica una convenzione sociale, che non metta in discussione lo status quo,, né i rapporti di classe , né la società e la si destruttura e, grazie a questa destrutturazione, le ditte vendono e la società rimane sempre la stessa.

La sconfitta della lotta di classe, in questo paese, e la dimensione “ buonista “ e conservatrice della sinistra socialdemocratica, ha schiuso ai pubblicitari la porta delle nicchie culturali che erano proprie della sinistra e il cui carisma e la cui forza evocativa vengono ora utilizzati per altri scopi.

C’è la ditta che lotta contro il razzismo, quella che si presenta come il simbolo del non conformismo, l’altra della rivolta adolescenziale e ancora quella della rivoluzione sessuale.

Le marche hanno, ormai, sostituito i movimenti.

Siamo al trionfo del marketing della liberazione.

Secondo questa filosofia, per liberarci da questa società, dobbiamo andare a mangiare nei ristoranti etnici, comprare nei negozi equosolidali, comprare i dischi di Lady Gaga e, magari, aderire a questa o quella lettura della sessualità e delle pratiche esistenziali, presentate come liberatorie e rivoluzionarie.

Il trionfo del capitale: rabbia,insoddisfazione,ricerca di altro, li ha saputi mettere al servizio dei propri interessi, creando un bisogno di identificazione con nuovi stereotipi culturali.

Il capitale attraverso la pubblicità riesce a riplasmare la realtà sociale secondo una visione immaginaria della società.

I giovani disoccupati delle periferie urbane impersonano una sorta di lotta tra una marca e l’altra di scarpe da ginnastica.

Pubblicità, stereotipi culturali vincenti, diventano uno strumento di trasformazione della coscienza sociale.

Donne e uomini che, nei messaggi pubblicitari e nelle rappresentazioni mediatiche, vediamo, senza distinzione gerarchica, al lavoro e a casa e, magari, nelle nuove inclinazioni sessuali, in realtà nascondono la fine del lavoro a tempo determinato, l’apologia della precarietà, il rilancio dei ruoli.

Le aziende che vivono sfruttando il lavoro minorile o producono materiali bellici o distruggono l’ambiente nei paesi del terzo mondo, omettendo bellamente questi aspetti e rappresentandosi come altro, concorrono alla schizofrenia di questa società che dice di essere sensibile a questi temi, ma li disattende quotidianamente nella pratica. Contemporaneamente, il tabù del sesso viene largamente sfruttato da quando si è scoperta la correlazione tra desiderio sessuale e pulsione all’acquisto, e il legame tra pratiche sessuali non usuali e malinteso concetto di rivoluzione e liberazione. Allo stesso tempo, resta fermo lo stereotipo della donna che è oggetto di piacere o soggetto domestico che, anche quando è emancipata e lavora fuori casa, è lei stessa che sorveglia la sua abbronzatura, l’odore delle sue ascelle, i riflessi dei suoi capelli, la linea del suo reggiseno o il colore delle sue calze.

Il mondo è quello che è ,pieno di ogni bruttura, ma noi ci possiamo “autoassolvere” perché beviamo un prodotto che è sinonimo di libertà, perché vestiamo casual o perché facciamo sesso fuori dal coro.

Facciamo pure quello che ci pare, perché quello che ci piace, proprio perché ci piace, è buono, ma lo è, naturalmente, per noi che lo facciamo e ci piace, ma,  non parliamo di libertà, di rivoluzione, di cambiamento della società.

Questa configurazione sociale si caratterizza nella preminenza progressiva della merce su ogni altro elemento e nella mercificazione di tutti i rapporti, compresi quelli sociali ed affettivi, nella cultura che viene ridotta a mode che si susseguono, con l’apparire esibizionistico che prende il posto dell’autonomia individuale, nell’appiattimento della storia stessa sull’evento immediato e l’informazione istantanea, nella fuga dal conflitto sociale e nella disaffezione dalla politica, nella strumentalizzazione delle lotte di liberazione  e delle diversità.

E, allora, ricordiamoci sempre,che ,se la borghesia è in grado di appropriarsi di parole, contenuti e sogni  che ci dovrebbero appartenere è il caso che ci chiediamo dove stiamo sbagliando."

Elisabetta