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Frontex

Cartografia e potere: l'accordo tra Politecnico di Torino e Frontex

Data di trasmissione
Durata 38m 44s
Durata 10m

Parliamo con Michele Lancione, professore ordinario di geografia politico-economica presso il Politecnico di Torino che ha denunciato l'accordo per la produzione di mappe e cartografie siglato tra la sua università e Frontex.

A seguire ci confrontiamo con un compagno sul coinvolgimento delle università italiane nei programmi militari-industriali partendo dal caso specifico dell'Università di Tor Vergata di Roma.

Il corpo-confine.Tecnologie biometriche e controllo delle frontiere.

Data di trasmissione
Durata 28m 33s

I confini europei si sono trasformati da tempo ormai in confini digitali: raccolta e analisi di impronte digitali, immagini facciali, lettura dell’iride, movimenti del corpo. Molteplici le applicazioni finanziate dall’UE per aumentare l’efficacia dei controlli ai confini esterni. E in questo processo la tecnologia non è ovviamente neutra – e non lo è mai – quanto piuttosto uno strumento attraverso cui i corpi delle persone vengono posti al centro di pratiche di sorveglianza e identificazione attraverso la proliferazione di tecnologie biometriche.In questo senso i confini biometrici sono luoghi di lotta politica. La conseguente depoliticizzazione del controllo dei confini derivante dall’utilizzo delle tecnologie digitali - la rappresentazione cioè del controllo delle frontiere come mero problema tecnico che può essere risolto attraverso tecniche innovative di controllo e sorveglianza - porta alla depoliticizzazione delle pratiche e degli effetti prodotti. L’attuale dibattito sul tema è in gran parte limitato a un approccio tecnologicamente deterministico che riduce l'attenzione a un mero problema di privacy e di uso improprio dei dati, tenendo fuori dal quadro nodi fondamentali e ricadute politiche sulla pelle delle persone. Ne parliamo questa mattina con Andrea De Georgio, giornalista freelance.

 

3 ottobre, Stato e migranti: non basta il ricordo!

Data di trasmissione
Durata 35m 23s

Tre anni fa, il 3 ottobre del 2013, una imbarcazione libica utilizzata per il trasporto di migranti è naufragata a poche miglia dal porto dell'isola di Lampedusa. Le vittime di quel naufragio furono circa 386 (tra morti accertate e dispersi); numeri che fanno di questa tragedia una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo.

 

Lo Stato Italiano celebra la "giornata della memoria delle vittime dell'immigrazione" ma de fact​o agisce una guerra contro i migranti, una guerra edulcorata dalla melensa retorica del ricordo. Non basta piangere e ricordare le stragi, occorre evitarle.

 

Ne abbiamo parlato con l'attivista e artista lampedusano Giacomo Sferlazzo (qui il suo blog).

 

Qui trovate le nostre corrispondenze effettuate subito dopo la tragedia del 3 ottobre 2013: 

 

 

Sabato 10 presidio al Cie di Ponte Galeria

Data di trasmissione
Durata 20m 40s
L’appuntamento è per Sabato 10 Ottobre ore 16 a stazione Ostiense per andare e tornare insieme con il treno. Dalle 17 in poi presidio solidale sotto le mura del CIE di Ponte Galeria. Venerdì 9 Ottobre serata a sostegno delle lotte contro i CIE ore 19 sala da the Fronte del Porto, via del Porto Fluviale 18 Sono stati/e chiamati/e rifugiati/e, clandestini/e, profughi… sono oggetto di calcoli politici ed economici, numeri da piazzare qua e là nei vari paesi europei. Oggetti da sbattere in prima pagina per raccontare una storia commovente e soprattutto oggetti su cui è possibile speculare, politicamente per attirare un pò di consenso, o economicamente, perchè per molti i flussi migratori sono una gran bella fonte di profitti. Per noi sono delle persone, con delle vite, delle storie, dei corpi. Persone che per diverse ragioni, che non sta a noi sindacare, decidono di intraprendere un viaggio. A volte per scelta, spesso perchè costrette. In questi giorni abbiamo visto le forze dell’ordine comandate dal governo, sgomberare il campo autogestito alla frontiera italo-francese a Ventimiglia. Lo sgombero ha comportato anche il trasferimento forzato di 20 persone nel Cara di Bari, campo d’internamento etnico per chi fa richiesta d’asilo in Italia. Questa ennesima violenza di stato è avvenuta mentre come compagni/e impegnati/e nella lotta contro i CIE a Roma, abbiamo sentito l’urgenza di una discussione sulla violenza di genere nelle comunità in lotta, a seguito delle dichiarazioni, a firma del Presidio No Borders di Ventimiglia, sullo stupro di una donna nel campo autogestito. Riteniamo inaccettabile l’isolamento prodotto nei confronti della donna e la delega alle istituzioni di “fare giustizia” e determinare la veridicità della denuncia di stupro. In Italia sono tanti i centri per la detenzione amministrativa in cui vengono sbattute queste persone, con varie sigle e diversi regolamenti. Per noi sono semplicemente prigioni. Il CIE di Ponte Galeria a Roma è uno di questi. Un luogo dove quotidianamente vengono rinchiuse ragazze e ragazzi, dove avvengono pestaggi, deportazioni. Nell’ultimo mese ne abbiamo viste tante, individuali e di massa, come abbiamo ascoltato i racconti di chi, lottando per la propria esistenza e la propria dignità, è stato/a pestato/a e umiliato/a da guardie e operatori che all’interno di questi centri lavorano con disumana impassibiltà. Ma il CIE di Ponte Galeria, come altri, è anche un luogo dove nascono complicità e solidarietà, sia dentro che fuori, dove si lotta, dove si resiste. É per queste persone e per le relazioni ù create nel tempo che continuiamo ad andare sotto quelle mura, con regolarità e determinazione. E continueremo a farlo finchè ognuno di questi posti non verrà distrutto. https://romattiva.wordpress.com/2009/08/19/controic-i-e-portofluviale-910/ https://romattiva.wordpress.com/2009/08/18/presidioc-i-e-pontegaleria-1010/