Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

cie

contro il carcere e i centri di detenzione

Data di trasmissione

ultima puntata di stagione (forse seguirà l'ultimissima). ci proponiamo di fare il punto delle politiche e della situazione carceraria e penale nel nostro paese.
ci aiutano un compagno e una compagna che assiduamente se ne occupano da tempo, anche all'interno della programmazione della radio.

il carcere, metastaticamente, espande il suo paradigma anche al di fuori delle mura degli "istituti penali": nei centri di detenzione per migranti, nel cosiddetto circuito "dell'accoglienza", nella interazioni fra il "dentro" e il "fuori", nella intera complessità del corpo sociale. ed è il peggiore esempio di carcere che allarga la sua influenza: quello della deprivazione e del "41bis". occorre appoggiare ed aprire canali comunicativi con quel che si muove dietro mura, sbarre e recinzioni.

concludiamo, per "deritmare" ed esorcizzare tali dis-umane brutture, con il conclusivo mixtape anticarcerario.

Belgio: quando la polizia spara, lo Stato mente e i media rilanciano

Data di trasmissione
Durata 18m 35s

Corrispondenza con un compagno dal Belgio (Bruxelles).

Riprendiamo da Hurrya:

Il 23 settembre si è tenuto un presidio sotto le mura di recinzione del lager per migranti (CIE) di Bruxelles. Centinaia di persone hanno così commemorato i vent’anni dell’assassinio di Semira Adamu, una migrante soffocata dalla polizia durante il suo sesto tentativo di espulsione. Le persone recluse hanno risposto come potevano dalle grate delle loro celle alle grida, musica e battiture dei/delle solidali. La manifestazione sotto al lager fa parte di una serie di azioni organizzate in queste settimane e che proseguiranno anche la prossima settimana con un sit-in a Jumet (Charleroi) dove sarà costruita un’altra prigione per migranti.

Nei giorni scorsi, tuttavia, nel quartiere in cui si trova anche il parc Maximilien la polizia ha sparato a un uomo belga di origini egiziane che dormiva per strada. In molti, anche in Italia, hanno rilanciato la notizia diffusa dalla polizia che l’uomo avrebbe attaccato le guardie con un coltello. Le cose, tuttavia, non stanno affatto così. Qui di seguito la traduzione di un comunicato scritto da compagni e compagne e diffuso per le strade di Bruxelles: “Lunedì 17 settembre alle 9, nella via chaussée d’Anvers, vicino alla torre WTC (non lontano dalla stazione del Nord N.d.T). Un uomo che dormiva sul marciapiede, cade sotto i colpi da fuoco della polizia. 3 pallottole. Il “perimetro di sicurezza” circondato da teloni istallato in tutta fretta dopo il fatto rappresenta bene la non trasparenza del caso. Dal momento in cui il fatto è reso pubblico, la procura diffonde delle informazioni che mettono l’uomo, senza fissa dimora, nella posizione dell’ “aggressore” colpevole. La stampa rilancia il comunicato ufficiale, e titola già in prima pagina “un uomo pugnala un poliziotto al parc Maximilien”.

Due giorni dopo, un vicino che aveva filmato la scena dopo i tre colpi da fuoco della polizia spiega ai giornalisti di BX1 che “l’aggressore” era già immobilizzato quando i poliziotti gli hanno sparato: “Abbiamo visto tutta la scena e l’uomo era già immobilizzato quando i poliziotti gli hanno sparato addosso. Questi hanno prima usato lo spray lacrimogeno, poi gli hanno sparato. Erano dodici poliziotti attorno a lui, non due. L’uomo è stato ancora percosso dopo. Un altro uomo in borghese è arrivato dopo e gli ha fatto i primi soccorsi, ma non so se era un poliziotto”. A.E., 43 anni si trova tra la vita e la morte da lunedì, vittima delle leggi belghe, sempre più repressive contro migranti ma anche, contro tuttx i/le belgx quando hanno a che fare con il controllo sociale, il diritto al lavoro, l’accesso ai servizi, etc. Quanto accaduto è il frutto delle politiche razziste, di sfruttamento e d’oppressione condotte dallo Stato. La giustizia protegge la sua polizia. E le/i policitx, continuano ancora e sempre i loro discorsi di odio e di esclusione.

La situazione ricorda tristemente il dramma del 17 maggio passato, quando una guardia ha aperto il fuoco sul conducente di una camionetta che trasportava delle famiglie di migranti e la pallottola si conficcò nella testa di una bambina di 2 anni, Mawda. Anche su questo episodio la giustizia si tiene in un’opacità inquietante. Noi rifiutiamo la propaganda di Stato che criminalizza la vittima e riaffermiamo che svegliando brutalmente un uomo che dorme per strada e sparandogli addosso per ucciderlo, la polizia si è ancora una volta resa colpevole di una violenza di cui ha illegittimamente il monopolio. La violenza non viene affatto da un uomo che dorme per strada, ma da un governo che persevera nella sua impresa di criminalizzazione e di invisibilizzazione delle persone già marginalizzate, e il cui braccio armato può permettersi tutto senza preoccuparsi affatto”.

Fuoco alle galere!

Presentazione di Sangue Giusto di Francesca Melandri

Data di trasmissione
Durata 58m 53s

Con Francesca Melandri presentiamo il suo ultimo romanzo Sangue giusto.

Roma, agosto 2010. In un vecchio palazzo senza ascensore, Ilaria sale con fatica i sei piani che la separano dal suo appartamento. Vorrebbe solo chiudersi in casa, dimenticare il traffico e l’afa, ma ad attenderla in cima trova una sorpresa: un ragazzo con la pelle nera e le gambe lunghe, che le mostra un passaporto. «Mi chiamo Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti» le dice, «e tu sei mia zia.» All’inizio Ilaria pensa che sia uno scherzo. Di Attila Profeti lei ne conosce solo uno: è il soprannome di suo padre Attilio, un uomo che di segreti ne ha avuti sempre tanti, e che ora è troppo vecchio per rivelarli. Shimeta dice di essere il nipote di Attilio e della donna con cui è stato durante l’occupazione italiana in Etiopia. E se fosse la verità? È così che Ilaria comincia a dubitare: quante cose, di suo padre, deve ancora scoprire? Le risposte che cerca sono nel passato di tutti noi: di un’Italia che rimuove i ricordi per non affrontarli, che sopravvive sempre senza turbarsi mai, un Paese alla deriva diventato, suo malgrado, il centro dell’Europa delle grandi migrazioni.Con Sangue giusto Francesca Melandri si conferma un’autrice di rara forza e sensibilità. Il suo sguardo, attento e profondissimo, attraversa il Novecento e le sue contraddizioni per raccontare il cuore della nostra identità.

Solidarietà alle donne recluse: stamattina presidio al Cpr (ex Cie) di Ponte Galeria

Data di trasmissione
Durata 4m 33s

Stamattina, a partire dalle 10 circa, un centinaio di femministe, transfemministe e solidali si sono dati appuntamento davanti al Cpr (ex Cie) di Ponte Galeria dove sono rinchiuse decine di donne. Queste mura sono violenza sui nostri corpi. Vogliamo tutt@ libere@.

Nella tua città c'è un lager!

Brindisi: trans chiusa nel reparto maschile del CIE perché sprovvista di documenti

Data di trasmissione
Durata 8m 37s

In Italia da 17 anni, dopo aver perso il lavoro, e con esso, da tre anni, il permesso di soggiorno, Adriana è finita prigioniera al Cie di Brindisi. Adriana, trans brasiliana, è però detenuta nel reparto maschile e ha cominciato da otto giorni lo sciopero della fame per essere trasferita.

 

Grazie al MIT (Movimento Identità Transessuale) la voce di Adriana è riuscita ad uscire dalle mura del CIE. Ne parliamo con Porpora Marcasciano del MIT.

 

Nella foto: rivolta al Cie di Brindisi