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Carcere

Cagliari 8 Marzo: femminismo, palestina, lotta al carcere

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Durata 11m 33s

"Nessuna è libera finchè non saremo tutte libere" recitava uno striscione l'otto marzo a Cagliari. Torniamo a parlare di quella giornata con una compagna ci racconta come sono andati i diversi appuntamenti, sia davanti al carcere ma anche per le strade della città. Una giornata densa di contenuti, l'iniziativa era quella di dare voce alle donne a cui la voce vogliono toglierla, in palestina come nelle carceri. I momenti di piazza sono stati caratterizzati per una partecipazione particolarmente coinvolgente.

Carcere e repressione: lettere da dentro, riflessioni, analisi

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Torniamo a parlare di carcere: dalle risposte al presidio del 31 dicembre sotto il carcere di Rebibbia, alle parole delle persone recluse; dalle nuove forme di repressione, alle nuove leggi che potrebbero colpire chi lotta e chi resiste dentro, ma anche fuori. Con alcune compagne della cassa di solidarietà La Lima, affrontiamo tutto questo, sempre contro ogni carcere, giorno dopo giorno.

Tabula Rasa 11.2324 letture sul carcere

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Durata 54m 36s

Per la puntata di fine anno, abbiamo scelto una serie di consigli letterari a cura della redazione di Radio Onda Rossa e di Tabula Rasa che hanno per tema "il carcere".
Un grazie anche a Paolo Persichetti e Sandro Bonvissuto per averci dato una mano con la realizzazione della puntata.
A tutte e tutti ricordiamo l'appuntamento del 31 dicembre a Roma fuori le mura di Rebibbia.

Durata 55' ca.

Lettere dal carcere: la parola alle/ai detenute/i

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Radio Onda Rossa tiene da sempre una fitta corrispondenza con le persone detenute. Riceviamo tante lettere che raccontano la quotidianità e la vita ristretta, storie di solidarietà ma anche - tante - storie di abusi. Queste ultime in particolare non hanno nessuna possibilità di emergere perché alle/ai detenute/i viene tolta la voce. Leggiamo alcune lettere che ci sono arrivate nelle ultime settimane da diversi penitenziari d'Italia. Con l'occasione, vi ricordiamo la prossima uscita di Scarceranda 2024. Inoltre presentiamo un'iniziativa che si svolgerà questo sabato (18 novembre) alle ore 19 a Logos, festival della  parola. 

I/le detenuti/e predono la parola

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Durata 16m 49s

I prigionieri e le prigioniere prendono parola.
Sono sempre poche le voci che si esprimono sul carcere, sulla sua funzione e sulle sue progressive trasformazioni indissolubilmente legate a quelle dei tempi della società in cui è inserito.
Quelle poche diventano un numero più alto quando qualcosa accade al suo interno. Quando la sua quotidianità viene, per qualche ragione, interrotta.
A quel punto, però, i mass-media riportano solo le testimonianze di chi sembra essere l’unica fonte attendibile: i sindacati di polizia penitenziaria.
E le voci di chi vive la galera sulla propria pelle? Silenziate...
Quelle devono essere alte, molto alte, per essere ascoltate.
E a volte diventano urla.
È accaduto durante le rivolte dei prigionieri e delle prigioniere negli anni ‘70, quando anche fuori quelle mura la società era in piena trasformazione, grazie alle lotte portate avanti su tanti fronti (da studenti, lavoratori, donne...) e la connessione tra “dentro” e “fuori” era intensa e costante.
È accaduto nel marzo 2020, quando la paura del contagio e l’isolamento dai propri affetti (con l’interruzione dei colloqui familiari - detenuti) hanno vinto sulla rassegnazione in cui, negli ultimi anni, sembrava fossero cadute la maggior parte delle persone detenute.
Rivolte decise, esplosioni di rabbia. Forse non paragonabili a quelle di 50 anni prima per progettualità. Ma il grido diceva “noi esistiamo!” a fronte dell’assoluto disinteresse dello Stato nei loro confronti.
Rivolte sedate con violenza inaudita, anche a distanza di mesi, come accaduto a Santa Maria Capua Vetere (perché lo Stato non dimentica) e che hanno causato la morte di ben 14 persone, di cui 9 a Modena.
Ieri come oggi?
Quale era il tessuto prigioniero degli anni ‘70 e quale quello attuale?
Perché proprio a Modena la repressione si è manifestata nel modo più violento, provocando una strage mai avvenuta prima?
Perché a Santa Maria Capua Vetere, quella che da più parti è stata definita una mattanza, è avvenuta un mese dopo quelle rivolte?
E oggi, cosa sta accadendo all’interno delle mura perimetrali che delimitano l’isolamento tra chi è fuori e chi è dentro?
Come provare a superarle per ascoltare le voci che da lì dentro provengono?
Abbiamo scelto di confrontarci e approfondire questi temi in una tavola rotonda con gli autori di tre importanti volumi che negli ultimi anni hanno trattato di questi temi:
- L’aria brucia di Antonio Susca e Giancarla Rotondi
- La Settimana Santa di Luigi Romano
- Morti in una città silente di Sara Manzoli.
Ci vediamo sabato 18 novembre ore 19 a Logos festa della parola.

Decreto Caivano: di vero solo le divise

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Corrispondenza con una docente precaria di Milano per raccontare la protesta contro la procedura dell'algoritmo che anche quest'anno sta producendo molti errori nel reclutamento delle e dei docenti nella scuola.

Riflessione sul cosiddetto "decreto Caivano" con repressione e propaganda, minacce di galera e pochi reali interventi contro la dispersione scolastica

DL Caivano e situazione nelle carceri

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Mentre il governo per rispondere alla violenza sulle donne e ai problemi delle periferie propone più carcere e più polizia, le notizie di suicidi, morti e proteste nelle carceri si susseguono senza sosta.

Da Luglio un gruppo di attiviste e associazioni ha costruito un "Gruppo di supporto per i familiari dei detenuti morti in carcere", insieme a loro abbiamo ragionato di morti e sanità in carcere.

Nel redazionale commentiamo l'ultimo disegno di legge del governo, approvato sull'onda mediatica ed emotiva legata ai fatti di Caivano e Palermo, e passiamo in rassegna una serie di articoli usciti sui quotidiani degli ultimi giorni che parlano dei penitenziari di Regina Coeli e Rebibbia a Roma e del Mammagialla di Viterbo.

A Rebibbia dopo l'inchiesta che ha denunciato la distribuzione di cibo per animali ai detenuti, è notizia di ieri una protesta dei detenuti, principalmente di origine marocchina per avere notizie sui propri cari colpiti dal terremoto in Marocco, mentre a Regina Coeli un ragazzo di 21 si è tolto la vita.

A Viterbo i detenuti protestano per le condizioni gravissime che vivono, e per le mancate cure ad un detenuto lasciato morire dai medici e dagli agenti della penitenziaria che non sono intervenuti per tempo.

Aggiornamenti sul detenuto Domenico Porcelli

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Durata 26m 21s

Corrispondenza co la legale del detenuto Domenico Porcelli in sciopero della fame da cinque mesi contro il prolungamento del regime di 41bis a lui applicato nel carcere di Bancali. L' avvocata ci aggiorna sulle condizioni di salute fisiche e mentale ormai gravissime del detenuto. Nessuna risposta istituzionale: il detenuto è abbandonato a sè stesso.

Aggiornamenti carcere

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Durata 22m

Torniamo a parlare di carcere. L'estate è la stagione più dura per le persone detenute: la condizione si fa ancor più afflittiva e aumentano le difficoltà a sopravvivere al regime detentivo. Notizie di suicidi: riflettiamo brevemente sul perché accade. Domenico Porcelli e Natale, detenuti in sciopero della fame nel carcere di Bancali, entrambi in condizioni gravi di salute.