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Carcere

DL Caivano e situazione nelle carceri

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Mentre il governo per rispondere alla violenza sulle donne e ai problemi delle periferie propone più carcere e più polizia, le notizie di suicidi, morti e proteste nelle carceri si susseguono senza sosta.

Da Luglio un gruppo di attiviste e associazioni ha costruito un "Gruppo di supporto per i familiari dei detenuti morti in carcere", insieme a loro abbiamo ragionato di morti e sanità in carcere.

Nel redazionale commentiamo l'ultimo disegno di legge del governo, approvato sull'onda mediatica ed emotiva legata ai fatti di Caivano e Palermo, e passiamo in rassegna una serie di articoli usciti sui quotidiani degli ultimi giorni che parlano dei penitenziari di Regina Coeli e Rebibbia a Roma e del Mammagialla di Viterbo.

A Rebibbia dopo l'inchiesta che ha denunciato la distribuzione di cibo per animali ai detenuti, è notizia di ieri una protesta dei detenuti, principalmente di origine marocchina per avere notizie sui propri cari colpiti dal terremoto in Marocco, mentre a Regina Coeli un ragazzo di 21 si è tolto la vita.

A Viterbo i detenuti protestano per le condizioni gravissime che vivono, e per le mancate cure ad un detenuto lasciato morire dai medici e dagli agenti della penitenziaria che non sono intervenuti per tempo.

Aggiornamenti sul detenuto Domenico Porcelli

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Durata 26m 21s

Corrispondenza co la legale del detenuto Domenico Porcelli in sciopero della fame da cinque mesi contro il prolungamento del regime di 41bis a lui applicato nel carcere di Bancali. L' avvocata ci aggiorna sulle condizioni di salute fisiche e mentale ormai gravissime del detenuto. Nessuna risposta istituzionale: il detenuto è abbandonato a sè stesso.

Aggiornamenti carcere

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Durata 22m

Torniamo a parlare di carcere. L'estate è la stagione più dura per le persone detenute: la condizione si fa ancor più afflittiva e aumentano le difficoltà a sopravvivere al regime detentivo. Notizie di suicidi: riflettiamo brevemente sul perché accade. Domenico Porcelli e Natale, detenuti in sciopero della fame nel carcere di Bancali, entrambi in condizioni gravi di salute.

Parliamo di carcere: cooperative nere e nuovi garanti

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Durata 44m 30s

Quali sono le cooperative che operano all'interno delle carceri romane? Nel penitenziario di Rebibbia spadroneggia l'associazione del fascista Luigi Ciavardini che fattura più di un milione di euro ogni anno: un po' di informazioni a riguardo. Continuiamo a parlare di carcere: rinnovo dell'organo collegiale del Garante delle persone private della libertà: da Palma, De Robert e Rossi a tre figure - ancor più di facciata rispetto al quelle uscenti - proposte dal governo Meloni. Breve riflessione sulla lotta anticarceraria, quella vera, da dentro e dal basso.

Le dichiarazioni di Alfredo e Anna all'udienza a Torino

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Insieme ad una compagna presente all'udienza di ieri al tribunale di Torino, dove si è ridiscussa la pena inflitta ad Alfredo Cospito e Anna Beniamino per i fatti della scuola ufficiale carabinieri di Fossano, discutiamo del clima che si respirava in aula e delle dichiarazioni di Alfredo e Anna.

Nelle loro dichiarazioni Alfredo e Anna hanno analizzato la funzione del 41 bis, hanno raccontato le loro condizioni di detenzione, hanno denunciato come la loro vicenda sia stata utilizzata nelle scontro fra i partiti politici al governo e all'opposizione.

La sentenza è stata rimandata al 26 Giugno,  ma per ora la procura generale di Torino ha chiesto l'ergastolo per Alfredo (confermando la pena già comminata) e 27 e un mese per Anna.

La richiesta del procuratore generale Francesco Saluzzo e del pm Paolo Scafi è arrivata al termine della requisitoria ed è rimasta in linea con le intenzioni della pubblica accusa nonostante alla scorsa udienza i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino avessero sollevato una questione di legittimità costituzionale rispetto alla norma che prevede l’ergastolo per il reato di strage politica (accusa piombata in capo all’anarchico solo al terzo grado, la Cassazione) anche quando quest’ultima non provoca morti o feriti.

28 giugno: Assemblea pubblica contro carcere, repressione, 41 bis e ergastolo

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Insieme a Flavio Rossi Albertino parliamo dell'assemblea pubblica indetta per mercoledì 28 giugno al Csoa ex snia.

Riportiamo il comunicato di indizione:

Siamo un comitato cittadino nato per dare voce alle ragioni di chi non vuole morire di carcere né vivere di questo.Ci siamo costituiti per proseguire la campagna sorta dallo sciopero della fame di Alfredo Cospito e tenere viva una critica radicale al sistema penale.
Partendo dalla ferma convinzione che il regime penitenziario di 41-bis e la pena dell’ergastolo siano moderne forme di tortura volte all’annientamento dei detenuti e alla costrizione alla collaborazione, vogliamo allargare il discorso alla funzione sociale che il carcere e il codice penale svolgono in questa società.
Riteniamo necessario e urgente un intervento sul tema della giustizia penale visto il clima repressivo sempre più preoccupante: dopo decenni di populismo giudiziario alimentato dal cosiddetto “centro-sinistra” e dai giustizialisti dei 5stelle, la destra la governo ha colto la palla al balzo introducendo (e tentando di introdurre) nuovi reati e sono state ulteriormente inasprite le pene per i reati di insubordinazione sociale o identificati come espressione delle marginalità.
Questo atteggiamento non ci sorprende affatto.Il codice penale e il carcere sono gli strumenti che chi detiene il potere politico e economico del paese impiega per mantenere gli stessi, perpetuando le diseguaglianze imposte attraverso il sistema di produzione capitalista.In breve, il sistema giudiziario serve a cristallizzare una società diseguale divisa in classi, reprimendo e disciplinando chi non vi si allinea o chi “addirittura” ambisce a trasformarlo per garantire a tutt* una vita all’altezza dei propri desideri.
Crediamo profondamente che alla società incentrata sul concetto di “punizione” debba sostituirsi quella fondata sulla rimozione delle cause che generano la commissione dei reati. Non esiste dal nostro punto di vista un concetto di “sicurezza individuale”.Pensiamo anzi che debba essere sostituito dalla categoria della “sicurezza sociale” e che alle politiche securitarie, ovvero la polizia in primis, debbano essere sostituite le politiche sociali di soddisfacimento dei bisogni materiali e immateriali.
Cosa proponiamo? Abbiamo come obiettivo quello di costruire un discorso pubblico sul tema perché anche in questo paese non sia un miraggio parlare di abolizionismo, calando il ragionamento in una prospettiva anticapitalista.Come lo facciamo? C’è l’assemblea di cui ci siamo dotati e nella quale possiamo confrontarci e organizzare i momenti di uscita pubblica.
L’obiettivo è di arrivare e intercettare più persone possibili.Tutti e tutte devono sapere che c’è un’alternativa al carcere, alla polizia, alla società del controllo, all’accumulazione della ricchezza senza alcuno scrupolo (che sia attraverso guerre, devastazioni ambientali o sfruttamento di persone) e all’iniquo sistema nel quale viviamo. La speranza che nutriamo è che sempre più singol* e strutture possano abbracciare un punto di vista anticarcerario e antipunitivo, nella consapevolezza che solo una società priva delle predatorie politiche neoliberiste e attenta al soddisfacimento dei bisogni delle persone sarà legittimata al rimproverare alcunché.
Per continuare a discutere e immaginare insieme le forme con cui attivare una campagna abolizionista e per costruire insieme dopo l’estate una due giorni su questi temi, ci vediamo il 28 giugno 2023 alle ore 17 al CSOA ex Snia Viscosa per un’assemblea cittadina.
A seguire aperitivo e proiezione di un film sulla repressione del movimento dei Gilet gialli.

Appuntamento oggi 22 maggio in Via Arenula, sotto il Ministero di Giustizia

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Non è finita

Non è finita con l’interruzione dello sciopero della fame di Alfredo durato 182 giorni. Alfredo è ancora sottoposto al regime di tortura del 41bis insieme ad altri 740 detenuti di cui 12 donne.
Uno di loro, Domenico, detenuto nel carcere di Bancali, è in sciopero della fame da oltre 2 mesi.

Non è finita per le morti di carcere, quelle etichettate come suicidi. Stando ai dati ufficiali, al 17 maggio di quest’anno già 22 persone si sono tolte la vita.
Ed è solo di pochi giorni fa la notizia della morte, per sciopero della fame, nel carcere di Augusta di Liborio e Victor e di un’altra persona, di cui non viene detto neanche il nome, ricoverata di urgenza in ospedale dal carcere di Rebibbia. La stampa parla di “massimo riserbo” da parte delle autorità. Noi la chiamiamo “omertà” dell’apparato repressivo.
E sempre della stessa omertà si tratta quando propiziamente spariscono i referti dei detenuti a Santa Maria Capua Vetere durante la mattanza del 6 aprile 2020.

Non è finita la violenza di Stato e non solo all’interno delle galere.

Non è finita la nostra lotta.

Appuntamento in Via Arenula, sotto il Ministero di Giustizia - Lunedì 22 maggio alle ore 16.00

70 indagati per i presidi al carcere di Bancali in Sardegna

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70 fra compagne e compagni indagati per i presidi tenuti fra Novembre e Gennaio fuori al carcere di bancali, dove era detenuto Alfredo Cospito in regime di 41bis. Le accuse sono per manifestazione non autorizzata. Inoltre nelle settimane scorse è uscito un articolo di giornale, firmato dalla giornalista Nadia Cossu, con elencati i nomi e i cognomi di tutti e 70 gli indagati.

I compagni sardi proseguono, nonostante le denunce, a portare avanti presidi sotto le carceri e i cpr sardi, dove proseguono le lotte di alcuni detenuti come Alessio Attanasio in sciopero del vitto, o di un altro detenuto in 41bis che è in sciopero della fame da 2 mesi e ha perso 13 kg.

10 maggio Ex Snia: perché di carcere non si debba morire né vivere

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Durata 1h 21m 56s

In studio con un compagno del comitato promotore, sentiamo varie voci sull'assemblea indetta per

MERCOLEDI’ 10 MAGGIO ALE ORE 18:00 AL CSOA EX SNIA VISCOSA 

via Prenestina 173 

per rilanciare la lotta anticarceraria.

Intervengono compagn* di alcune realtà  (Quarticciolo, collettivi universitari, Esc, Dinamo press) e singol*

Segue il comunicato d'indizione:

PERCHE’ DI CARCERE NON SI DEBBA MORIRE – PERCHE’ IN CARCERE NON SI DEBBA VIVERE 

Appello per la costruzione di una assemblea cittadina che aderisca e concorra a realizzare la campagna nazionale su carcere e repressione, 

contro 41 bis ed ergastolo 

La lotta intrapresa negli ultimi mesi con coraggio, coerenza e determinazione dal prigioniero anarchico Alfredo Cospito ha permesso la riemersione di temi rimossi dall’agenda politica, anche, di molti dei movimenti politici e sociali protesi al superamento dell’esistente. 

Il prolungato sciopero della fame di Alfredo, le mobilitazioni dei compagni e delle compagne e il chiasso mediatico conseguitone ha riportato alla luce questioni come l’ergastolo, il 41 bis, l’ostatività penitenziaria, il carcere nonché l’ingiustizia sociale, vero substrato dei feroci strumenti repressivi statuali. Parole come “rieducazione e trattamento individualizzato” hanno mostrato l’ipocrisia della società divisa in classi da cui queste espressioni provengono. 

Negli scorsi mesi, nel tentativo di fornire una prospettiva di lunga durata alle ragioni poste da Alfredo al centro del dibattito pubblico è stata lanciata la campagna ”morire di pena” a cui hanno aderito numerosissime realtà organizzate di tutto il territorio nazionale, oltre a singole soggettività. Per non disperdere il patrimonio di lotte, riflessioni, visibilità che la campagna di adesione, sostegno e solidarietà con Alfredo ha espresso in questi mesi è necessario iniziare a strutturare un intervento articolato sul territorio nazionale. Riteniamo che ciò sia possibile creando una ossatura territoriale alla campagna che, partendo dalle singole realtà locali, promuova la costituzione di assemblee unitarie intorno alla tematica del carcere, della repressione e contro ergastolo e 41 bis. Assemblee che non inseguano la pretesa di omogeneizzare differenze, anche incolmabili, presenti tra coloro che hanno espresso adesione alla campagna o che si sono mobilitati con generosità e passione, e che non tarpino le ali alle molteplici forme espressive al dissenso politico e sociale proprio delle diverse 

appartenenze. Una assemblea dove trovino spazio, esclusivamente, le porzioni di ragionamento condiviso, le pratiche comuni, le prospettive unitarie (contro carcere, repressione, 41 bis e ergastolo). Le restanti tipicità, connotanti i diversi contesti, potranno e saranno praticati dai singoli gruppi con le modalità ritenute più consone, spendendo la propria soggettività senza alcun coinvolgimento del contesto comune. L’ipotesi, che si sottopone alla riflessione collettiva da avviare nella prima assemblea, è quella di individuare diversi piani di intervento: scuola-università, mondo del lavoro, territorio, carcere, cultura. 

Consapevoli che la battaglia “per non morire di carcere e non vivere in carcere” è un anelito politico, uno slancio, una tensione che potrà raggiungersi soltanto con la trasformazione radicale del sistema politico sociale imperante. 

Per intraprendere il primo momento di discussione ci incontriamo tutti e tutte 

MERCOLEDI’ 10 MAGGIO ALE ORE 18:00 AL CSOA EX SNIA VISCOSA 

via Prenestina 173 

Il comitato promotore