Sempre in piazza per un mondo senza manganelli (DDl), senza armi e senza dominio, ma per una cultura nella scuola e ovunque che alleni al pensiero critico, al rispetto, all'ascolto e al confronto soprattutto tra le persone giovani che diverranno adulte.
Poi, con il nostro Bettelheim, alcune riflessioni sulla paura della fantasia e su cosa mostra la fiaba al bambino.
Pubblichiamo la lettera scritta da Tiziano, arrestato durante la manifestazione del 5 ottobre 2024 a Roma, per mostrare solidarietà a Tarek, attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli con accuse collegate a quella stessa giornata.
Ciao a tutti/e sono Tiziano Lovisolo, il ragazzo arrestato alla manifestazione del 5 ottobre contro il genocidio palestinese e gli attacchi deliberati verso il popolo libanese e contro il ddl 1660, decreto sicurezza.
Per il momento non ho accesso ai social quindi pubblicherò queste righe tramite la mia fedele amica e compagna Yasmin.
Dopo l'uscita dai domiciliari sono progressivamente tornato alla mia quotidianità senza restrizioni e sono molto felice di godere di questa libertà dopo aver rischiato una condanna più pesante dei 2 anni. Non dico che non penso più a quel giorno, anzi, abbiamo presentato da poco l'appello per ottenere una vera giustizia, confutando le tesi presentate dalla polizia e dalla digos.
Tuttavia, lo sguardo attuale è rivolto avanti, per continuare col mio personale percorso di studi, di consapevolezza politica e di lotta. Ma poco tempo fa ho letto della notizia di Tarek che è stato pesantemente condannato a 4 anni e 8 mesi per resistenza, precedentemente portato in carcere in custodia cautelare perché è un senza fissa dimora.
Ho visto una marea di volte i video, e già prima della condanna avevo capito che fosse lui il soggetto arrestato, Tarek tuttavia, non era all'interno della piazza, non guidava i gruppi che affrontavano la polizia, non ha lanciato bottiglie verso il cordone di polizia e non ha picchiato nessun agente, al contrario di quanto le forze dell'ordine affermano, tutto ciò è verificabile dai tanti video circolati online.
È chiaro, così come nel mio caso, non è tanto la condotta personale che conta, visto che comunque le forze dell'ordine presentano le loro accuse molto discutibili che vengono prese per buone dai giudici senza troppo peso, quanto il fatto che hanno da subito voluto un caprio espiatorio che ero io, una volta che abbiamo lottato e sono riuscito a uscirne libero, hanno puntato tutto sull'unico altro elemento disponibile, ovvero il caprio espiatorio personificato in Tarek.
Ma a differenza del pregiudizio dei tribunali, noi sappiamo bene che in queste situazioni non fa differenza né la nazionalità né il ceto sociale.
Tarek ha preso a suo modo posizione così come quelle decine di migliaia di persone venute a Roma violando il divieto imposto dal questore.
Così come è stato fatto casino per me e mi è stata portata la massima solidarietà, con la Rete Liberi/e di lottare sempre in prima linea, facciamo casino e prendiamo posizione per Tarek e per tutti/e quelle che subiscono ingiustizie veicolate a tavolino.
Nessun* dimenticherà questa storia, nessun* verrà lasciat* indietro.
Il 5 ottobre c'eravamo veramente tutti/e in piazza.
Tarek libero! Palestina libera!
✊🇵🇸
Dopo la puntata di Presa Diretta del 27 aprile 2025, in cui è stata intervistata la relatrice ONU Francesca Albanese ed è stato trasmesso un reportage che documentava il genocidio della popolazione civile a Gaza, Carlo Giovanardi insieme all’avvocato Iuri Maria Prado e al semiologo Ugo Volli ha presentato un esposto al generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio. Nell’esposto, i tre firmatari hanno segnalato la trasmissione di Rai3, accusando il reportage da Gaza di condannare ripetutamente i bombardamenti israeliani “senza un minimo accenno all’attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023 “.
L’intento è chiaro: colpire e silenziare i giornalisti che cercano di fare informazione indipendente sulla carneficina in atto a Gaza; raccontare l’orrore, il genocidio e lo sterminio in atto va proibito e punito.
In una corrispondenza con una giornalista aderente alla rete #NoBavaglio, parliamo dell'appello presentato dalla rete ai vertici della Rai affinché "vengano difesi i giornalisti di Presa Diretta e che venga assicurato il diritto dei cittadini di essere informati liberamente, senza censure, dal servizio pubblico”.
Il discorso si allarga poi ad altre iniziative della Rete.
Nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio nel CPR di corso Brunelleschi di Torino c'è stata una nuova rivolta. Diverse persone si sono radunate in serata fuori le mura per portare solidarietà a chi si trovava dentro.
Con una voce di Torino raccontiamo quanto avvenuto ieri.
Il 5 ottobre a Roma si è svolta una manifestazione nazionale in solidarietà con la palestina. La manifestazione è stata accompagnata, nei giorni precedenti, da una levata di scudi della politica che voleva vietarla, un clima mediatico che ha cercato di delegittimarla e una repressione di piazza che ha militarizzato la città e non solo.
La giornata è stata lunga, ci sono stati scontri, ma la piazza è stata determinata. Solo un arresto è avvenuto nella giornata del 5 ottobre, Tiziano, il quale è stato condannato a 2 anni in primo grado. Nei giorni successivi la repressione è andata a prendere a casa un altro ragazzo, Tarek, non appartenente ad alcuna organizzazione politica. Un ragazzo che è arrivato in Italia dalla Tunisia nel 2008, una storia come se ne sentono e se ne vedono tante. Su di lui la condanna è stata più pesante: 4 anni e 8 mesi con il rito abbreviato. Più di quanto avesse chiesto l'accusa. E' una storia che trasuda colonialismo, razzismo e classismo. La giudice non ha voluto toccare neanche alcune sue carte perchè, probabilmente, troppo sgualcite.
Di questa storia abbiamo parlato in questo spazio redazionale.
Ne abbiamo parlato con l'avvocato di Tarek, con un compagno dei Giovani Palestinesi e con un compagno della Rete liberi di lottare.
Hadeer viene da una famiglia molto politicizzata che da sempre si è occupata di informazione e giornalismo. Suo nonno ha anche pagato con il carcere scrivere denunciando la realtà repressiva egiziana. Ma cosa vuol dire oggi fare la giornalista in Egitto? Di questo parliamo con Hadeer ma anche di femminismo, di Palestina, della repressione e della vita in un paese sempre più difficile da vivere. L'intervista è in arabo e italiano.
Con l'avvocata parliamo delle condanne confermate per gli agenti accusati di torture nel carcere di Ranza, a San Gimignano (SI). Parliamo anche degli effetti e della gravità del Decreto Legge entrato in vigore ieri, 4 aprile.
A sole 24 ore dalla sentenza del processo in cui è caduta l'accusa di associazione a delinquere nei confronti dei militanti di Askatasuna, questa mattina, all'alba, la questura di Torino ha deciso di notificare otto misure cautelari, di cui quattro arresti domiciliari e quattro obblighi di firma, a giovani compagni e compagne accusati di avere alzato la testa il 9 gennaio di quest'anno, quando migliaia di persone hanno deciso di scendere in piazza chiedendo verità e giustizia per Ramy. Ne parliamo con un compagno del collettivo universitario autonomo di Torino.