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Alessandro Portelli

Via Rasella: questa città ribelle e mai domata

Data di trasmissione
Durata 1h 16m 34s

L'azione di via Rasella fu un'azione antifascista che fece capire ai nazisti e ai repubblichini che Roma seppur assediata, non era per niente una città aperta, ma resistente e ribelle.

La rivisitazione storica oggi delle istituzioni dei fatti di via Rasella serve a nascondere l'ignobile atto delle Fosse Ardeatine e della Repubblica di Salò da cui l'attuale partito al governo è diretto discendente.

Parliamo di questo con Guido Caldiron e Alessandro Portelli. L'audio che sentite è di Marisa Musu una delle gappiste che giovanissima partecipò all'azione.

Uno sguardo sugli USA: con noi Alessandro Portelli

Data di trasmissione
Durata 22m 15s

Alessandro Portelli, docente di letteratura angloamericana alla Sapienza, analizza con noi le implicazioni e gli scenari del Black Lives Matter. 

Sempre di Alessandro Portelli, dal Manifesto: 

"C’è qualcosa di mitologico nell’immagine del poliziotto col ginocchio piantato sul collo della vittima a Minneapolis – San Giorgio che calpesta il drago sconfitto, la divinità purissima che schiaccia il serpente, perfino il cacciatore bianco sull’elefante o il rinoceronte ucciso in safari… Sono figure della vittoria della virtù sulla bestia, dello spirito sulla natura, della civiltà sul mondo selvaggio … E del bianco sul nero. Così deve essersi sentito il poliziotto Dereck Chauvin, domatore sul corpo prostrato di George Floyd in mezzo alla strada, davanti agli occhi di tutti.

Ma in questa immagine il senso si capovolge: l’animale è quello che sta sopra e calpesta, e la vittima calpestata è quella che invoca il più umano e insieme il più simbolico dei diritti: il respiro, vita del corpo e soffio dello spirito. A Minneapolis, la civiltà è la bestia, l’ordine è selvaggio, la legge è l’arbitrio, l’umanità è soffocata e soppressa. Jack London lo chiamava il Tallone di ferro; stavolta è un ginocchio, a New York al collo di Eric Garner era un braccio; ma la sostanza è la stessa.

Anche per questo in strada non sono scesi solo i fratelli e le sorelle afroamericani, i più prossimi alla vittima, ma anche tanti di quelli – bianchi e latini, uomini e donne – che sempre più si sentono sul collo il ginocchio mortale della disuguaglianza crescente, della precarietà della sussistenza, della perdita dei diritti, dello svuotamento della democrazia. Come il drago, il rettile, la selvaggina nelle icone, questi esseri umani non hanno diritto di parola nell’agiografia vittoriosa del potere. Il respiro spezzato di George Floyd e di Eric Garner è anche una figura della loro voce negata.

E’ una parte di America senza diritto di parola, senza voto e senza rappresentanza quella che è esplosa in tutto il paese. Lo stato è in mano a forze che lo pensano come potere di dominio senza responsabilità di governo; quando il paese diventa ingovernabile sanno solo minacciare sparatorie ed evocare “cani feroci” da scagliare addosso ai manifestanti – salvo andarsi a nascondere nel bunker come di un ditta torello spaventato dai suoi stessi sudditi. Peraltro, la vigliaccheria è funzionale anche a un consapevole disegno politico: drammatizzare la situazione, accentuare il conflitto, radicalizzare le aree di consenso su cui si basa il sostegno elettorale di Trump, far dimenticare la disastrosa gestione dell’emergenza sanitaria, cogliere l’occasione per criminalizzare il dissenso. C’è un’intenzionale parallelismo fra il gesto di Trump di scendere le bunker e quello del vicepresidente Cheney dopo l’11 settembre: come dire che la crisi di adesso è la stessa di allora (e i “terroristi” sono gli “antifa”) e legittima la stessa politica securitaria, le stesse violazioni e sospensioni della democrazia di allora.

Né l’alternativa possono essere le parole flebili, convenzionali, di prammatica (e soprattutto: parole, in un momento che avrebbe bisogno di azioni, di gesti significativi) che sono venute da Biden e del partito cosiddetto democratico, che peraltro di scheletri nell’armadio ne ha fin troppi. Fino a una settimana fa, la più plausibile candidata democratica alla vicepresidenza era Amy Klobuchar, ex pubblico ministero della contea di Minneapolis, che in quanto tale aveva lasciato correre, e anzi appoggiato, l’aggressività endemica della polizia ed era addirittura accusata di aver lasciato indenne in un caso precedente lo stesso Derek Chauvin. Anche se è ormai chiaro che non sarà lei la prescelta, il solo fatto che si fosse pensato a lei per la vicepresidenza (e quindi in futuro addirittura per una possibile candidatura presidenziale) ci dice quanto questi temi fossero estranei alla visione del gruppo dirigente democratico.

La sola opposizione in questo momento sta nelle strade. La “violenza” non piace a nessuno; ma se i senza parola non avessero alzato la voce Dereck Chauvin l’avrebbe fatta franca per l’ennesima volta come tutti gli altri; e se non avessero parlato con il fuoco nelle strade le istituzioni si sarebbero limitate a licenziarlo ma non l’avrebbero, troppo tardi, incriminato. Tutti applaudivano quando un grande scrittore come James Baldwin, sugli echi biblici di un grande spiritual, ammoniva: la prossima volta il fuoco. Bene, la prossima volta è questa, il commissariato di polizia a Minneapolis brucia davvero. E adesso che le parole di Baldwin diventano fatti, tutti a stigmatizzare la violenza come se non li avessero avvertiti prima, invece di domandarsi che cosa potevamo fare perché non fosse ancora una volta inevitabile e che cosa dovremo fare, quando i fuochi sembreranno spegnersi, perché non sia necessario che tornino a divampare un’altra volta.

Per fortuna, nelle strade d’America c’è stato anche il gesto concreto di un’altra opposizione, che segna davvero una novità storica – e viene da gruppi imprevisti di lavoratori. Hanno cominciato gli autisti degli autobus di Minneapolis, rifiutandosi di potare in carcere i manifestanti arrestati. Ma il messaggio più potente viene propria da dentro quello sarebbe il campo avverso: sono i poliziotti che si uniscono ai cortei dei manifestanti, che solidarizzano con la protesta, che dicono basta alla solidarietà a priori con i propri colleghi picchiatori e assassini. Mi colpisce che gli episodi più clamorosi vengano da realtà con un forte potere simbolico: Camden, New Jersey (città di Walt Whitman, poeta della democrazia, e periferia disastrata), Flint, Michigan (la città operaia della General Motors e Michael Moore, avvelenata dagli scarichi industriali nelle acque col sillenzio del governo federale), e soprattutto Ferguson, Missouri, la città dove l’assassinio di Michael Brown e la repressione militare della protesta hanno aperto nel 2014 una nuova fase che culmina (per ora) con gli eventi di oggi. A Ferguson, la polizia era armata come un esercito di occupazione, e addestrata a pensare ai manifestanti, letteralmente, come “nemici”. Che poliziotti di Ferguson si inginocchino in omaggio a un afroamericano ammazzato da uno come loro significa che c’è un limite a tutto, che questo limite è stato oltrepassato, e che qualche coscienza comincia a cambiare. Forse non basta, ma non era mai successo prima. Forse, adesso che il drago si scuote, anche San Giorgio comincia ad avere qualche dubbio."

 

Ribelle e mai domata. Storie e canti di una famiglia antifascista romana

Data di trasmissione
Durata 9m 5s

Alessandro Portelli, più volte ospite dei nostri microfoni, presenta lo spettacolo Ribelle e mai domata. Storie e canti di una famiglia antifascista romana (Teatro Torlonia, 17 aprile 2019), in scena per il "Calendario Civile" del Circolo Gianni Bosio, con cui per anni lo stesso Portelli ha collaborato.

Lo spettacolo Ribelle e mai domata è un racconto familiare, che nasce dall'intervista di Alessandro Portelli alla famiglia Menichetti. L'intervista è tratta dal volume Ribelle e mai domata. Canti e racconti di antifascismo e resistenza (ed. Squilibri 2016), che contiene dodici interviste ad altrettante donne, che ricordano la propria esperienza sotto il fascismo, durante il conflitto e la resistenza, e propone un ampio repertorio di canti partigiani e antifascisti dell'area centro-meridionale.

 

"A Strike and an Uprising": una storia proletaria dal Texas

Data di trasmissione

Lo storico Alessandro Portelli presenta il docu-film A Strike and an Uprising in Texas, un film di Anne Lewis (Usa, 2018), che verrà proiettato mercoledì sera al cinema Apollo.

Nel 1938, Emma Tenayuca guida diecimila lavoratori delle noci Pecan di San Antonio in un massiccio sciopero. Nel 1987 invece dei lavoratori organizzano una marcia di 3.000 persone per le strade di Nacogdoches: una vera epifania per le donne nere in Texas. A Strike and a Uprising (in Texas) esplora entrambi gli eventi, utilizzando i metodi della storia orale includendo anche il mito e l’umorismo, e mettendo in relazione queste storie con idee ed eventi contemporanei, come la rimozione della statua di Jefferson Davis a UT-Austin. Il documentario recupera così le storie dei lavoratori in Texas e dimostra il potere del lavoro e dell’emancipazione.

Radio Clandestina di Ascanio Celestini

Data di trasmissione
Durata 1h 10m 1s

Martedì 26 Luglio 2011

 

ore 14
 
RADIO CLANDESTINA
 

da 'L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria' di Alessandro Portelli

scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini

musica originale di Matteo D’Agostino

 

Prima di diventare racconto pubblicato, 'Radio clandestina' è stato un fortunatissimo spettacolo teatrale, che ha fatto conoscere al grande pubblico il suo giovanissimo autore/attore. E, prima ancora, questo racconto è stato un libro, 'L’ordine è già stato eseguito', nel quale Alessandro Portelli ha raccolto e rielaborato centinaia di testimonianze. Ma ancora prima, e prima di tutto, è stata una tragedia: l’eccidio delle Fosse Ardeatine, l’episodio forse più emblematico della barbarie nazista in Italia. Il libro e il video, tratti dallo spettacolo, sono un’altra tappa di un lavoro “in progress” di ricostruzione collettiva ormai in atto da anni. Raccogliendo un’intuizione di Mario Martone, Celestini è partito dal libro di Portelli, ma è andato ben oltre: ha saputo restituire la complessità delle memorie e la molteplicità delle voci.

 

Info http://www.ascaniocelestini.it

N.B.

Lo spettacolo non verrà messo in podcast 

 


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Il progetto RadioTeatro:
 
 A Radio Onda Rossa (87.900 F.M., via dei Volsci 56 – 00185, Roma. In streaming su
http://http://www.ondarossa.info/
, cliccando su “in diretta”) stiamo organizzando rappresentazioni o letture (teatro civile, ma non solo) in diretta radiofonica che vengono registrate per essere poi scaricabili da questo sito web. Se siete interessati/e a partecipare, o volete segnalarci spettacoli, potete inviare una mail a:
visionari@ondarossa.info
 
http://lettura-giornale.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=09/04/2009
 (pg.14)
 
L'elenco completo, in podcast, dei lavori finora programmati è su:
http://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/radioteatro-118-keely-and-du-marted%C3%AC-18-maggio-ore-15