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cultura

Palestina: la cultura prende parola

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Con due compagne in studio parliamo di questo comunicato 

 

“La giustizia e i diritti umani non possono essere selettivi” Vittorio Arrigoni

 

Le lavoratrici e i lavoratori del Ministero della Cultura firmatari di questo documento manifestano la propria

ferma condanna rispetto al genocidio messo in atto da Israele a Gaza e in Cisgiordania, ed esprimono piena

solidarietà nei confronti della martoriata popolazione palestinese.

L’opinione pubblica è ormai in larghissima parte consapevole delle ingiustificabili violenze ai danni dei civili

che vengono perpetrate da quasi due anni: le centinaia di migliaia di persone scese in piazza in decine di

città italiane in occasione dello sciopero generale del 22 settembre scorso lo hanno dimostrato in modo

inequivocabile, smentendo la rozza e offensiva equiparazione con l’antisemitismo di ogni forma di

manifestazione di dissenso rispetto alle politiche di Israele.

Di fronte a questa formidabile mobilitazione dal basso appare sempre più urgente una presa di posizione

sui luoghi di lavoro che dia spazio a manifestazioni di dissenso, come lo sciopero, capaci di incidere

sull’andamento politico ed economico del Paese. Auspichiamo dunque che la piena convergenza in questo

senso di tutte le sigle sindacali possa essere considerata un punto fermo.

Ma soprattutto sembra necessario che gli amministratori locali e i rappresentanti del Governo superino le

imbarazzate esortazioni alla pace e le generiche dichiarazioni di intenti espresse fino ad ora e adottino

tempestivamente misure concrete, volte a isolare Israele sul piano militare, economico, diplomatico e

politico.

Chiediamo che l’Italia si allinei alla stragrande maggioranza dei Paesi mondiali riconoscendo lo Stato di

Palestina; che tenga conto dei pronunciamenti e delle risoluzioni dell’ONU e delle richieste della Corte

Penale Internazionale in merito alle violazioni del diritto internazionale e ai crimini di guerra imputabili a

Israele e ai rappresentanti del suo Governo; che vengano congelati i trattati politici e, soprattutto,

commerciali con lo Stato di Israele e che questo sia sottoposto a sanzioni; che siano immediatamente

sospese le forniture di armamenti e prodotti dual use e che sia interrotto ogni supporto logistico alle sue

operazioni militari.

Chiediamo che siano intensificate e non ostacolate le iniziative volte a garantire vie di uscita da Gaza, al

momento limitate a malati gravi e gravissimi, attraverso ogni strumento a carattere culturale, quali il

conferimento di borse di studio a studenti universitari gazawi o forme di gemellaggio.Chiediamo che nei confronti della missione della Global Sumud Flotilla il Governo si attivi in maniera

determinata per consentire la creazione di un corridoio umanitario, quanto mai urgente in questa fase, e

per fornire supporto immediato al fine di garantire la sicurezza di tutti i partecipanti e il rispetto del diritto

internazionale e del diritto della navigazione. Respingiamo ogni tentativo di presentare l’iniziativa della

Flotilla come un’operazione avventata o, peggio, come un attacco diretto al nostro Governo.

I lavoratori e le lavoratrici del Ministero della Cultura sono spesso percepiti come burocrati o custodi di una

Bellezza astratta e fuori dal tempo, quando non intrattenitori di un pubblico di visitatori e turisti. Ci preme

invece ribadire che gli Istituti del Ministero, in cui il nostro patrimonio culturale viene tutelato, studiato e

raccontato, non possono non configurarsi come laboratori di riflessione sulle dinamiche della Storia e sulla

realtà contemporanea.

Chiediamo dunque che nei nostri Istituti siano promosse iniziative di solidarietà nei confronti della

popolazione palestinese e di sensibilizzazione rispetto agli eventi in corso; che il Ministero renda pubblici

eventuali accordi in essere con Istituti della cultura israeliani e che si impegni a sospendere, sulla scia di

quanto sta accadendo in diversi Atenei, ogni collaborazione con quelli direttamente o indirettamente

coinvolti con le politiche governative di Israele.

Chiediamo infine che venga presa una posizione netta nei confronti della devastazione del patrimonio

monumentale e archeologico della Striscia di Gaza, che avviene sistematicamente da mesi ormai, in spregio

alle disposizioni della Convenzione dell’Aja del 1954 per la protezione, salvaguardia e rispetto di beni

culturali in casi di conflitto armato, di cui anche Israele è firmatario; riteniamo che questa azione delle forze

armate israeliane, per quanto “collaterale” rispetto all’immane perdita di vite umane, costituisca

un’ennesima forma di cancellazione dell’identità culturale palestinese e di attacco al radicamento della

popolazione al proprio territorio.

Vogliamo tutt'altro: 8 settembre assemblea nazionale

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Intorno alle parole IMMAGINARE/ORGANIZZARE/CONVERGERE/INSORGERE lunedì 8 settembre le/i lavorat_ dello spettacolo convocano un'assemblea nazionale, una grande giornata di mobilitazione e pensiero collettivo, a La Pelanda, piazza O. giustiniani, 4 dalle ore 9 alle 18. A seguire programma dello Short theatre e cena palestinese e festa all'Angelo Mai.

Due attivist* di Campo Innocente e Vogliamo tutt'altro presentano i lavori dell'assemblea e riattraversano i percorsi di lotta del movimento Vogliamo tutt'altro che in questi ultimi due anni ha costruito una mobilitazione locale e nazionale per contestare dal basso il porgretto di occupazione sistematica da parte del governo Meloni delle strutture di produzione e diffusione culturale del paese.

Qui il documento e il programma

Vogliamo tutt'altro

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In questo redazionale abbiamo avuto come ospit* nello studio di via dei Volsci a Valerio e Margherita, membri del collettivo Vogliamo tutt'altro, l'assemblea di lavorat* dello spettacolo. Con loro abbiamo parlato dell'occupazione temporanea dell'ex Circolo degli Artisti, a Roma, come forma di protesta e denuncia contro la situazione di precarietà e abbandono di chi lavora nel settore della cultura, l'arte e lo spettacolo dal basso e di forma autonoma.

 

Milano: fuori il sionismo dalla Triennale

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Martedi 8 luglio, Galassia, Assemblea antisionista dell3 lavorator3 dell’arte e della cultura ha organizzato un’azione dimostrativa nella hall e sulla scalinata centrale della Triennale di Milano, dove è allestita l'installazione 471 Days, dedicata a Gaza. L’intento era quello di denunciare pubblicamente, all’interno degli spazi della Triennale, la complicità dell’Esposizione Internazionale Inequalities con il genocidio in corso a Gaza e con la colonizzazione sionista della Palestina. All’azione hanno preso parte circa 50 attivist3. Due striscioni verticali sono stati calati dal piano superiore, riportando le frasi: “640 giorni di genocidio + 75 anni di occupazione” – in riferimento diretto al titolo dell’opera 471 Days – e “Triennale, fuori il sionismo dalla cultura. Palestina libera”. Durante l’azione è stato letto un comunicato che ne spiegava le motivazioni, seguito da cori a sostegno della Palestina. L’iniziativa ha visto anche la partecipazione inattesa di visitatori e visitatrici dell’esposizione, oltre che di alcuni membri dello staff della Triennale, che hanno espresso il proprio supporto con applausi e unendosi ai cori. Ne parliamo con un compagno di Galassia

Tre giorni di assemblea a Roma per Mi riconosci?

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Cambiamo il lavoro culturale, insieme
Assemblea Nazionale di Mi Riconosci? al Casale Alba 2

Da venerdì 15 a domenica 17 novembre l'associazione Mi Riconosci? si incontrerà per la consueta Assemblea Nazionale, che si tiene a Roma nuovamente al Casale Alba Due (nel Parco di Aguzzano a Rebibbia).
Alle discussioni e ai confronti interni, si affiancheranno alcuni momenti aperti al pubblico.

Sabato 16, ore 16:00, si terrà un dibattito sulle pratiche di mobilitazione alla luce del ddl Sicurezza e sulle possibilità e presupposti di uno sciopero generale del settore culturale italiano, aperto a tutte e tutti, associazioni, collettivi, gruppi e persone. A seguire, dalle ore 19:00, ci sarà aperitivo e cena sociale a sostegno di Mi Riconosci? e del Casale Alba
2. Potremo parlare, presentarci, scambiarci informazioni sul mondo culturale, conoscere la realtà che ci ospita e le battaglie che porta avanti.

Un ritratto del neo ministro della cultura

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Con Luca Casarotti, autore di questo articolo molto interessante sul neo ministro della cultura Giuli (https://jacobinitalia.it/un-evoliano-al-ministero/) abbiamo fatto un ritratto politico-idelogico del suddetto personaggio, cominciando proprio dalla figura di Evola, tanto caro al nuovo ministro. Proviamo a ripartire dal discorso fatto tempo fa nella trasmissione "da Colle Oppio a palazzo Chigi" che trovate qui ---> http://www.ondarossa.info/redazionali/2022/11/colle-oppio-montecitorio

Occupazione temporanea del MAXXI: dal mondo dell’arte pro Palestina

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ROMPERE IL SILENZIO
Occupazione temporanea del MAXXI – mobilitazioni dal mondo dell’arte
in sostegno della Palestina
Siamo artist^ e lavorat^ dell’arte e dello spettacolo, registe, sceneggiatrici e operat^ del
cinema, siamo musicist^, lavoriamo nell’editoria e nel settore letterario, facciamo ricerca,
insegniamo nelle università e nelle scuole. Oggi siamo qui con i nostri corpi, seguendo
l’esempio dell^ student^ italian^ e di tutto il mondo. Occupiamo un’istituzione artistica perché
l’arte e la cultura non sono neutrali, ma vengono ogni giorno arruolate per sostenere e
giustificare i discorsi e le relazioni di dominio, di oppressione, di apartheid.
Occupiamo un’istituzione artistica e culturale perché a Gaza istituzioni del genere sono state
annientate: scuole, università, musei, teatri, siti storici e archeologici… La occupiamo per
solidarietà con artist_, intellettual_, scrittrici/* e giornalist_ palestinesi, pres^ deliberatamente di
mira dalle forze armate israeliane proprio perché testimoni del genocidio in corso. Una scelta
politica di epistemicidio, che mira a cancellare, oltre che un’intera popolazione, i saperi, le storie
e un cultura collettiva, che tuttavia resistono.
Vogliamo rompere il silenzio delle istituzioni artistiche italiane sul genocidio in corso a Gaza.
Denunciamo come alcune di queste istituzioni – tra cui il MAXXI, un museo pubblico statale,
che ha la missione di sostenere la libertà d’espressione e la libera diffusione di conoscenze – si
siano fatte promotrici di iniziative apertamente filosioniste, appoggiando un’ideologia razzista,
suprematista, coloniale e tentando di ripulirsi la coscienza a colpi di pinkwashing e rainbow
washing. Questo non deve accadere: non in nostro nome, non con il denaro pubblico.
Lo facciamo in un momento in cui, in Italia e non solo, la cultura critica e l’arte si trovano
sotto attacco e vengono sottoposte a vera e propria censura. La destra occupa i posti chiave
del potere simbolico, e le istituzioni artistiche e culturali in genere diventano sempre più luoghi
di abuso, scene di comportamenti sessisti e razzisti, fucine di precarietà lavorativa ed esistenziale,
mentre nel Paese garanzie sociali e welfare rapidamente scompaiono. Da molti mesi ci
mobilitiamo per affermare a gran voce che VOGLIAMO TUTT’ALTRO.
Vogliamo istituzioni realmente decolonizzate, liberate, accessibili e democratiche. Vogliamo
che la propaganda a favore delle azioni genocide e la violenza della polizia e dei reparti
antisommossa non tocchino i luoghi della cultura e le università. Rivendichiamo il diritto alla
lotta e alla contestazione come espressione di democrazia reale e non solo formale.
Vogliamo che le istituzioni pubbliche interrompano subito ogni sostegno finanziario e ogni forma
di collaborazione con lo Stato di Israele, e con industrie e soggetti che producono armi e
foraggiano guerre. Vogliamo che le nostre istituzioni culturali garantiscano voce alle artist^ e alle
intellettuali palestinesi.
Rifiutiamo il doppio standard e l’empatia selettiva con cui le istituzioni politiche e i media più
diffusi rendono invisibile, negandolo, il genocidio della popolazione palestinese e censurano ogni
critica alla brutalità dei governi di Israele.
Respingiamo come infondate le accuse di antisemitismo rivolte a chiunque critichi il progetto
coloniale israeliano. Denunciamo risolutamente ogni forma di antisemitismo come di
islamofobia, e così ogni altra forma di discriminazione razzista, sessista, religiosa e culturale.

Esprimiamo solidarietà incondizionata alla popolazione palestinese, alla sua lotta per la giustizia,
la liberazione e l’autodeterminazione.
Chiediamo un immediato cessate il fuoco e la fine dell’occupazione sionista a Gaza e nei
territori.
In Italia, la precarietà e la fragilità del lavoro culturale ci espone all’intimidazione e al ricatto.
Vogliamo reagire e invitiamo la comunità artistica e culturale a prendere pubblicamente e
liberamente la parola e a fare pressione, uscendo dalla subalternità e rivendicando la
propria autonomia. Abbiamo la responsabilità di pronunciarci, di promuovere la critica, di
alimentare contronarrazioni. Proprio perché lavoriamo con le parole, con i corpi e
l’immaginazione, rimanere in disparte significa essere complici. Invitiamo tutte a rompere il
silenzio in ogni modo possibile e a gettare i propri corpi nella mischia.
FINE DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA A GAZA
CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO
NO ART WASHING!
NO BUSINESS AS USUAL!
Vogliamo tutt’altro
assemblea costituente dell_ lavorat_ dello spettacolo e della cultura (Roma

Genocidio a Gaza: silenzi, censure e prese di parola

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Da quando è iniziato il bombardamento israeliano sulla Striscia di Gaza, in Italia, abbiamo assistito a informazione distorta e embedded, criminalizzazione del dissenso, forme latenti di censura e molti silenzi, mancate prese di parola da parte del mondo della cultura e dello spettacolo e dalla categoria degli/delle intellettuali di cui è in discussione addirittura l'esistenza. Negli ultimi giorni, Sanremo e la Rai sono stati messi in discussione per l'atteggiamento censorio.

Ne parliamo con in studio la sceneggiatrice Francesca Manieri e interventi di Silvia Ballestra, scrittrice, Michela Occhipinti, regista, documentarista, Chiara Bersani, performer e attivista, Ilenia Caleo, performer, ricercatrice e attivista di Campo Innocente.