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Eventi fantastici e come catalogarli

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Nella puntata di oggi parliamo di quelli che facebook ci ha insegnato a chiamare "eventi", e ci guardiamo intorno analizzando i diversi modelli che troviamo in uso: se Facebook propone uno strumento che si suppone universale, i siti tematici continuano ad essere in vita; Google per ora non sembra particolarmente attivo su questo settore, pur lasciando già intendere quale sarebbe il suo approccio a riguardo. Diamo anche un'occhiata ad alcuni degli approcci tentati nel mondo anticapitalista.

Riportiamo poi la notizia che ha fatto inorridire importanti testate: l'intermediazione nel mercato - tipica in regime di libero mercato ogni volta che c'è un ampio margine tra domanda ed offerta - può essere operata in maniera automatizzata anche nel mercato al dettaglio! Si stanno quindi diffondendo bot che effettuano acquisti in maniera automatizzata, riuscendo a cogliere al volo buone offerte e prodotti molto ambiti. Per qualche motivo, la cosa desta particolare ribrezzo, tanto che gli Stati Uniti stanno valutando di fare una legge contro questa pratica.

Passiamo poi ad un breve commento su quello che succede in Kazakistan e il nesso tra le rivolte, il prezzo dell'energia e... i Bitcoin.

Roma, a rischio l'Ifest

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Durata 9m 52s

L'Ifest, il festival di musica e cultura indipendente giunto ormai alla quarta edizione e che si dovrebbe tenere fra il 28 giugno ed il 2 luglio al parco del ponte nomentano, è a rischio. L'amministrazione comunale e quella municipale infatti hanno negato l'autorizzazione per utilizzare il parco, nonostante la richiesta sia stata recapitata diversi mesi fa, adducendo oscuri motivi burocratici.

Di seguito il comunicato dell'Ifest, in ogni caso, autorizzazione o meno, il festival si farà.

 

iFEST 2017: NON CALI IL SIPARIO SULLA CULTURA INDIPENDENTE

Alla presidente del III Municipio di Roma Roberta Capoccioni e all'assessore alla Crescita Culturale Luca Bergamo,

quando quattro anni fa abbiamo dato vita alla prima edizione dell'iFEST nessuno di noi si aspettava di arrivare alla quarta. Troppo grande il sogno, troppo ardua l'impresa in cui ci eravamo testardamente cacciati per sapere come sarebbe andata a finire. Ci ricordiamo ancora chi arrivava e ci diceva "ma come avete fatto"? La risposta è semplice: con la passione e centinaia di ore di impegno, con l'aiuto di tante e tanti, amici, artisti, cittadini del quartiere che hanno creduto assieme a noi che organizzare un festival culturale che garantisse al contempo un'offerta culturale variegata e valida, e il diritto a tutti di fruirne, fosse possibile. Ah, ovviamente tutto ciò senza un euro di finanziamento pubblico.

Un festival promosso dalle realtà sociali del III Municipio, ma in grado di parlare a tutta la città. Uno spazio dove costruire una socialità bella, fatta dello stare assieme, di ascoltare musica, guardare uno spettacolo, riflettere assieme in una discussione, facendo rivivere spazi semi abbandonati come il Parco Simon Bolivar prima, e il Parco di Ponte Nomentano dopo. Erri De Luca, Stato Sociale, Colle Der Fomento, Kaos, Il Muro del Canto, Foja, 99 Posse, Punkreas. Officina della Camomilla, Adriano Bono e Reggae Circus, Dalton, Zerocalcare, Ardecore, sono solo alcuni degli artisti ospitati in questi anni.

Dalla scorsa edizione abbiamo cominciato a discutere con l'amministrazione municipale di questa quarta edizione, in questi mesi abbiamo costruito il cartellone degli artisti che parteciperanno e cominciato a lavorare al festival. Abbiamo anche chiesto i permessi per l'utilizzo dell'area. Richieste che per ora non hanno ricevuto risposta. Noi ci siamo messi in gioco, a disposizione per un percorso di dialogo. Dall'altra parte abbiamo ricevuto risposte evasive e opposizioni di natura burocratica.

Crediamo che l'iFEST non sia un evento come tanti altri, ma un importante esperimento da tutelare. Per farlo a questo punto serve una chiara volontà politica, perché l'iFEST rappresenta prima di tutto dei bisogni sociali che dovrebbero interessare a chi governa questa città: far partecipare i cittadini, dare spazio alle realtà associative e territoriali, riempire le periferie di cultura, proporre un'alternativa valida, fatta di musica, colori e parole, ad una città che si sta trasformando solo in un enorme birrificio a cielo aperto.

Noi rimaniamo a disposizione, ma siamo determinati ad andare avanti per la nostra strada e a tenere l'evento in ogni caso.