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femminismo

Trasmissione del 8/6/2016 "La nuit francese e la notte italiana-Riflessioni femministe"

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” I Nomi delle Cose”/Puntata dell’8/6/2016 ” La <nuit> francese e la <notte> italianaRiflessioni e considerazioni femministe

 

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” Le leggi, il diritto e l’ordine sono fondamentalmente contro di noi anche se, combattendo duramente, abbiamo strappato due o  tre diritti che, comunque, dobbiamo difendere continuando a lottare. La lotta radicale femminista e l’obbedienza alle leggi sono due cose che fanno a pugni fra loro.” Rote Zora/LA “NUIT” FRANCESE E LA “NOTTE” ITALIANA.RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI FEMMINISTE/Vale la pena di morire di mille ferite per disarcionare l’imperatore. Ribellarsi è giusto”  Cjang Cjing/L’AGIRE FEMMINISTA/Dalla discussione di sabato con le compagne di Genova alla presentazione che faremo il 25 giugno del libro di Daniela Pellegrini

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Parentesi dell'8/6/2016 "Vale la pena"

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La Parentesi di Elisabetta dell’8/6/2016

“Vale la pena”

Immagine rimossa. “Vale la pena di morire di mille ferite per disarcionare l’imperatore. Ribellarsi è giusto” Cjang Cjing

Il capitalismo è metabolismo sociale e investe tutti i rapporti sociali e, pertanto, l’alienazione della coscienza sociale individuale è generale e la si recupera con la rimozione di quei rapporti sociali di produzione che l’hanno generata. Pertanto il movimento espansivo della materia sociale è, necessariamente, connesso ad un processo sociale di accumulazione di informazione extragenetica con ciò intendendo tutta quell’informazione non riferita all’essere umano, come creatura biologica, e, cioè, non trasmessa con il patrimonio genetico/cromosomico. L’accumulazione di informazioni è un processo essenziale e costitutivo della produzione e riproduzione sociale e, di conseguenza, anche dell’esistenza stessa dell‘umanità. La cultura è il processo sociale generale di questa accumulazione. La cultura è il movimento dell’informazione ed il processo di memoria dei collettivi umani: classe, genere, etnia…. Il processo sociale di informazione  è un processo semiotico e ideologico, semiotico perché si avvale di segni, è produzione/scambio di segni, ideologico perché l’informazione è un microtesto che cristallizza la dialettica vivente nei rapporti sociali che lo hanno prodotto. E’, quindi, una traduzione ideologica. Pertanto la donna viene inserita in un programma che, poi, automaticamente, sia pure inconsciamente, ne determinerà il comportamento per l’intera durata della vita. Quindi, nella formazione sociale borghese-patriarcale codici, funzioni e canali della comunicazione culturale sono controllati dalla classe dominante e dal maschio che ne detengono la proprietà “privata”. Dato il controllo che la borghesia ed il maschio esercitano sui codici, sui canali di comunicazione, sulle modalità di decodificazione e interpretazione del messaggio, sulla cultura tutta, la donna si trova spesso nella condizione di essere letta e parlata dalle sue stesse parole, di essere portavoce di una realtà e di valori di cui non comprende il fine e la funzione. Affermare il carattere storicamente contestualizzato e segnico di tutte le zone della coscienza e della cultura tutta, significa ribadirne necessariamente il carattere ideologico. Pertanto si rivela l’inconsistenza di tutte le teorie innatiste e idealiste, non solo la cultura, ma anche l’inconscio esiste come realtà materiale nella società e nella memoria collettiva. E’ il luogo dove quello che è rifiutato dall’ideologia dominante viene privato di parole, posto nell’impossibilità di comunicare. E, all’ingiunzione di regole di comportamento dettate dall’ideologia vincente si accompagnano sempre precisi divieti, stigma e punizioni. Per questo, il divieto e la paura di infrangerlo ( con relative conseguenze), soffoca il nostro presente ed il nostro futuro. Da qui, la necessità di una pratica sociale antagonista quella che ha arricchito il movimento femminista nel corso  della sua ormai lunga, diversificata e contradditoria esperienza, nella consapevolezza  che ribellarsi è giusto.

 

Desmonautica del 1/6/2016 "Crepare è eticamente inaccettabile"

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Da “I Nomi delle Cose” del 1/6/2016 “Desmonautica“ la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.  “Crepare è eticamente inaccettabile”

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/06/03/crepare-e-eticamente-inaccettabile/

Niente pallottole

finanzio l’industria delle armi

Niente lamette

non ho fiducia nella cosmetica

 

Non me ne andrò a nuotare al largo

affogando inquino il mare

ci sono già plastica e liquami

a strozzare le meduse

 

Niente droga

abbasso i prezzi e non va bene,

anche chi spaccia

ha bocche da sfamare

 

Non mi farò schiacciare sulle rotaie

c’è chi si lamenta del ritardo

(che l’egoismo si sa è dei poveracci

mica di chi piange un signor qualcuno.

Presto, portate i minuti di silenzio.

Scarica trecento!)

 

Chi mi vuole morto

non ha intenzione di finirmi.

Presumo che crepare

sia eticamente inaccettabile.

Trasmissione del 1/6/2016 "Il politicamente corretto: un'arma di distruzione di massa"

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” I Nomi delle Cose” /Puntata del 1/6/2016 ” Il <politicamente corretto>: un’arma di distruzione di massa

Il 2 giugno del 1946, con un referendum gli italiani hanno scelto la repubblica. A ottobre del 2016, con un referendum agli italiani sarà chiesto di restaurare la monarchia. Il risultato della controriforma renziana sarà infatti una monarchia post-democratica truccata da repubblica maggioritaria.(…) Settant’anni dopo, né il fascismo né la monarchia sono cose del passato. Settant’anni dopo, c’è da dire lo stesso NO a entrambe” Alessandra Daniele-Schegge taglienti 29 maggio 2016./IL POLITICAMENTE CORRETTO : UN’ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA/Kosovo siriano/COME SIAMO BUONE/dall’orsetto Knut alla piccola Favor”

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La Parentesi del 1/6/2016 "Kosovo siriano"

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La Parentesi di Elisabetta del 1/6/2016 

“Kosovo siriano”

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Ho sotto gli occhi le foto relative all’operazione di attacco alla città di Raqqa, foto che ritraggono mezzi militari americani e relativi soldati,  e combattenti curdi/e del Rojava.

Mi è tornata alla mente Joyce Lussu che, fervente internazionalista, qui in Italia ha portato alla ribalta e si è spesa per far conoscere la causa del popolo curdo negli anni’60, “un popolo costretto a vivere da straniero nel suo territorio”, come scriverà in Portrait. In un viaggio pieno di traversie aveva raggiunto il Kurdistan e aveva conosciuto i Peshmerga e Mustafa Barzani a cui era riuscita a fare una famosa intervista. Ma Mustafa Barzani fu tanto attivo nel condurre le lotte contro l’Iraq, quanto veloce ad allearsi agli Usa e a diventare addirittura un loro uomo di fiducia.

La memoria assume grande importanza per la comprensione del presente e del futuro, quella memoria storica, autonoma e collettiva dei movimenti antagonisti, tanto diversa da quella neoliberista e patriarcale che concepisce il futuro come un semplice prolungamento dell’adesso e che vorrebbe che ricordassimo solo quello che ci viene proposto come degno di essere ricordato e nel modo in cui vogliono che noi ricordiamo.

E allora mi sono venute in mente tante domande a cui forse sarebbe bene dare una risposta.

Le combattenti curde e i combattenti curdi ci raccontano del Confederalismo Democratico, del tentativo di costruzione di una società dal basso. Le donne curde  ci raccontano di una rivoluzione delle donne, di un cambiamento epocale del ruolo femminile nei loro territori e di una presa di coscienza senza pari nella storia mediorientale.

Ma i curdi siriani hanno permesso agli americani di appropriarsi e di ristrutturare ed ampliare un aeroporto a Rmeilàn al Basha, nel governatorato di Al Hasaka,  e di aprire una seconda  base sempre nella stessa zona. Sono le prime ed uniche basi americane in Siria, finora gli Usa le avevano in tutto il mondo, ma qui no. E come pensano i curdi e le curde di poter dar seguito al progetto del Confederalismo Democratico o alla rivoluzione delle donne con gli americani in casa?

Non pensano che sia una contraddizione molto forte data la superiorità senza confini degli Usa sia dal punto di vista militare che economico che dell’egemonia culturale?

O pensano veramente di poterli mandare via una volta avuta l’indipendenza della Siria del nord come si auspicano? O pensano che possa esistere con gli Stati Uniti un’alleanza solo strumentale?  L’opportunismo politico, il famoso fine che giustifica i mezzi, non paga mai, bensì trasforma chi lo mette in atto in un’altra cosa, molto lontana, se non agli antipodi, dagli ideali di partenza.

Ma se i curdi/e del Rojava e i curdi/e siriani combattono insieme agli americani contro l’Isis non si sono mai chiesti chi ha creato, foraggiato e continua a foraggiare proprio l’Isis e perché?

Ci chiedono di manifestare e di portare fattiva solidarietà alla popolazione curda e ai/alle combattenti curdi/e massacrati dal governo di Erdogan, perché che vengano  massacrati  è un dato di fatto, ma perché non chiedono agli americani con cui combattono insieme, di fermare la Turchia? La Turchia fa parte della Nato e Erdogan non si alza neppure la mattina senza il nulla osta americano.

E il fatto che la lotta di liberazione curda sia uno strumento di destabilizzazione degli Stati Nazione dell’area mediorientale in funzione soprattutto israeliana, non li interessa affatto? E la sorte dei Palestinesi non li interessa affatto?

E quando nei loro documenti parlano di imperialismo, di capitalismo, di solidarietà internazionalista… a cosa si riferiscono? Forse ce lo dovrebbero spiegare.

Leggo testualmente da UIKI Onlus

“L’Operazione Raqqa viene effettuata dalle Forze Democratiche Siriane (QSD). I maggiori costituenti delle QSD sono i combattenti delle YPG e delle YPJ. Ekrar El Raqqa e Liwa Tehrir, che comprendono combattenti di Raqqa che si sono uniti recentemente alle QSD, giocando un ruolo attivo nell’operazione. Anche le forze della coalizione stanno fornendo supporto aereo per l’operazione. I 50 soldati specializzati americani sono stati raggiunti qualche tempo fa da altri. 250 soldati specialisti americani si sono spostati nel Rojava la notte del 23 maggio.”

Il comandante del Centcom americano, generale Joseph Votel, ha fatto una visita alla base aerea costruita all’estremo Nord-Est della Siria per incontrare le forze speciali Usa e gli ufficiali curdi

La comandante delle Forze Siriane Democratiche (QSD) è  Rojda Felat. Un elemento di grande impatto e di grande valore simbolico, come d’altra parte lo sono tutte le combattenti curde dell’YPJ.

Ma come si regoleranno le donne curde quando scopriranno, al di là di una supposta sorellanza, che la lotta delle donne è prepotentemente attraversata dalla lotta di classe? Che ci saranno le donne filo-americane e quelle no? Oppure lo sanno già? E, in un’ipotetica ed auspicata assemblea dal basso, chi convincerà chi?

I curdi e le curde siriani/e hanno venduto l’anima al diavolo e realizzeranno uno staterello che sta alla Siria come il Kosovo alla Jugoslavia.

Il Kosovo è un contenitore della più grande base Nato, eufemismo per dire americana, in Europa, è un crocevia di tutti i traffici più illeciti possibile.

E’ per avere questo che i curdi/e siriani/e hanno voltato le spalle alla causa palestinese, hanno lasciato al loro destino i curdi/ turchi/e, ma soprattutto hanno affossato definitivamente la speranza di un Kurdistan unito, libero e indipendente? Di fatto tutto si risolve nella realizzazione dei progetti e delle mire statunitensi ed israeliane.

Per che cosa sono morte Andrea Wolf e Barbara Kistler?

 

Parentesi del 25/5/2016 "Andare ai resti"

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“Andare ai resti”

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Il mondo che noi conosciamo è sull’orlo del precipizio. Le guerre neocoloniali si susseguono ad un ritmo sempre più serrato, la povertà estrema dei popoli del terzo mondo si accompagna ad un impoverimento sempre crescente di vasti strati delle popolazioni occidentali, l’arroganza degli Usa, degli alleati e dei sudditi con il braccio armato della Nato, diventata polizia internazionale, è senza confini.

La strumentalizzazione di ogni sentimento, lotta, diritto, oppressione, disagio….. delle diversità, dei subalterni/e, degli sfruttati/e, delle donne…dei territori …..per il mantenimento del potere, per il controllo e la repressione , è pane quotidiano…il neoliberismo ha fatto strame delle conquiste di tanti anni di lotte, ha stravolto le parole, ha distrutto riferimenti e sogni attraverso l’operato cosciente del riformismo e della socialdemocrazia, principali artefici della sua naturalizzazione nella nostra società.

Il Femminismo annaspa, è basito, muto.

Alcuni gruppi femministi, soggettività, voci, si levano isolate, a denti stretti, contro tutto questo, ma il movimento femminista è nel pantano.

Tante le iniziative, i convegni, gli incontri…tante, svariate, continue e inutili: parlano di femminicidio, della violenza contro di noi, di razzismo, di omofobia, di diritti negati, di patriarcato….. ma è come se tutto fosse sospeso in un limbo.

Non sanno, non vogliono, non possono dire la verità.

Non si capisce da dove vengano le oppressioni, da chi siano esercitate. Il patriarcato è un’entità inafferrabile che sembra vivere di sé.

I conflitti sembrano eventi tragici, apparentemente senza autori, guerre scatenate senza colpe, per autogenesi. Eventi rievocati per suscitare la commozione, ma non la mobilitazione.

Ma il patriarcato affonda le radici nella società in cui viviamo e nel neoliberismo assume i connotati specifici che questa configurazione sociale fornisce, è qui che si esprimono le oppressioni e la violenza, hanno volti, nomi, cognomi, luoghi, mani, menti e armi.

Il femminismo sta andando ai resti, si sta giocando tutto.

Riconoscere l’inscindibile legame fra oppressione di genere e di classe e chiamare le cose con il loro nome sono le uniche strade percorribili.

Trasmissione del 25/5/2106 "Riflessioni femministe sulla militanza/Che cos'è per te la militanza?"

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” I Nomi delle Cose” /Puntata del 25/5/2016

 

” Riflessioni femministe sulla militanza

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” Una generazione per anni si è riconosciuta chiamandosi  compagna e la parola sugellava un patto di appartenenza e solidarietà, qualche cosa ben oltre i gruppi politici e i loro programmi, qualcosa di difficilmente verbalizzabile proprio per la ricchezza della sua estensibilità. Compagna e femminista ancora ieri provocavano vibrazioni che penetravano fin dentro gli abissi del disagio e della solitudine che pure c’erano anche allora. Ma, se sono le parole che fanno le cose, disfare quelle parole che sono, allo stesso tempo, categorie di rappresentazione e strumenti di mobilitazione, ha contribuito alla smobilitazione di quello, che un tempo, si chiamava femminismo” Atti “Il personale è politico, il sociale è il privato” Roma 2012/ RIFLESSIONI FEMMINISTE SULLA MILITANZA!”Andare ai resti/CHE COS’E’ PER TE LA MILITANZA?”

Trasmissione del 18/5/2016 "La violenza sulle donne nella società neoliberista-dallo stupro di via Teano alle dichiarazioni di Christine Lagarde alla nomina di una donna Prefetto di Roma""

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” I Nomi delle Cose” /Puntata del 18/5/2016 ” La violenza sulle donne nella stagione neoliberista

“Dallo stupro di via Teano, alle dichiarazioni di Christine Lagarde, a una donna Prefetta di Roma/Campanello d’allarme/Risposte?”

LA RISPOSTA E’ UNA SOLA:AUTODIFESA MILITANTE FEMMINISTA

“Non possiamo sapere ed è difficile immaginare
quali sarebbero i valori, i tratti della personalitàe la cultura di una società non gerarchica.
Ma per immaginarlo bisogna pensare che sia possibile.
Che è possibile.“Christine Delphy


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La Parentesi del 18/5/2016 "Campanello d'allarme"

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“Campanello d’allarme”

Immagine rimossa. Il New York Times ha pubblicato qualche giorno fa una notizia piuttosto inquietante. E’ stato organizzato un summit segreto in USA, alla Harvard Medical School di Boston, per valutare la creazione di un genoma umano sintetico. La riunione a porte chiuse fra gli scienziati coinvolti si è occupata della possibilità di usare componenti chimici per produrre tutto il DNA contenuto nei cromosomi umani. Il genoma sintetico potrebbe essere usato per creare esseri umani senza genitori.

L’incontro aveva caratteristiche estremamente riservate e i 150 partecipanti avevano l’obbligo di non parlarne e di non divulgare la notizia.

Abbiamo detto e ridetto tante volte che la scienza non è neutra, ma che è funzionale  alle richieste e agli scopi che si vogliono ottenere e che chi ha il potere economico e politico chiaramente ne fa l’uso che più gli è confacente. Ed è altrettanto chiaro che è impossibile  impedire  ricerca e sperimentazione perché oltre tutto non sono il male in sé, ma dipende da chi e come vengono usate.

Ora, scienza e tecnologia sono capaci di indurre la produzione di ovuli, di congelarli, di conservare il seme in appositi luoghi, di catalogare tutto per caratteristiche, di metterli insieme in provetta, di far nascere qualcun* con malattie o senza malattie, con tre gambe o una gamba sola, a seconda dei desideri.. Possono clonare un essere vivente da un pezzetto di DNA e noi non siamo neanche in grado di distinguerlo da uno vero. Sono passati venti anni dalla nascita di Dolly, la prima pecora clonata e negli Usa è permessa la macellazione, il commercio e la vendita addirittura di animali clonati.

Tutto questo è sempre avvenuto mascherato da nobili intenti: per poter permettere di avere figli anche a chi non può averli, per poter identificare e curare precocemente le malattie, per poter far nascere  individui sani e privi di malattie ereditarie…il capitalismo nella sua versione neoliberista  in particolare si muove così. Sfrutta le esigenze, i desideri, le paure e le speranze di noi tutte e tutti per metterle non solo a profitto, ma per poter portare avanti il suo progetto di dominio con il nostro consenso.

Al di là delle belle parole che ci diranno è chiaro che l’intento e la speranza mai venuta meno di questo sistema è di produrre l’essere umano addomesticato, docile, disponibile, mai conflittuale e sempre asservito, da mettere al lavoro o da mandare in guerra o semplicemente da tenere da parte per ogni evenienza.

Finora avevano individuato le zone del cervello dove si “annida”, a detta loro, il dissenso o l’insoddisfazione di vita, il ribellismo o l’alterità a questa società chiaramente con l’intento di controllare le reazioni umane a piacimento, ma dicendoci  che in questo modo si possono curare facilmente stress e depressione e spoliticizzando così ogni tentativo di uscire da questa società.

Ora la possibilità di creare l’essere umano in maniera completamente artificiale darebbe loro la possibilità di fare schiavi su misura. Una volta creati, chiaramente, le chiese faranno convegni per discutere se hanno o meno l’anima e la socialdemocrazia li manderà dagli esperti della mente e del comportamento per far loro superare il trauma di essere nati dal niente, senza passato, senza riferimenti, senza storia né personale né collettiva.

E’ uno scenario fantascientifico? Beh! il summit a Boston l’hanno fatto e in gran segreto.

Non è un caso che gli USA siano trainanti in tutte queste sperimentazioni, sono loro lo Stato del capitale, sono loro a proporsi come riferimento mondiale, è loro il progetto di dominio del mondo. L’egemonia culturale che esprimono fa sì che molte delle migliori intelligenze, specialmente in campo scientifico e tecnologico, siano attirate dalla possibilità di lavorare negli Stati Uniti. Si assiste ad una migrazione spontanea e compiaciuta di giovani ricercatori/trici, specialisti vari, tecnici, scienziati  verso gli USA nella speranza di poter dimostrare le proprie capacità ed essere riconosciuti e premiati. Così lo Stato del capitale si assicura idee fresche e variegate, disponibilità massima, li sfrutta per cinque,dieci anni finché hanno qualcosa di nuovo da dare e poi li getta sostituendoli con altri arrivi.

Mi sono sempre chiesta cosa spinga uno scienziato/a a portare avanti ricerche che sono estremamente pericolose per il destino dell’umanità e mi vengono in mente le parole di Thomas Eliot “Metà del danno compiuto in questo mondo è dovuto a gente che vuole sentirsi importante. Essa non ha intenzione di recare danno, ma il danno non le interessa.. O non lo vede o lo giustifica poiché è immersa nell’incessante lotta per l’autostima”

In ogni caso quello che sta avvenendo dimostra una volta di più la natura nazista del capitalismo neoliberista e la necessità di uscire da questa società prima che sia troppo tardi.

 

Venerdì 20 maggio: donne in piazza contro la violenza maschile e le strumentalizzazioni a fini razzisti

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Con una compagna in studio presentiamo la manifestazione di donne indetta per domani 20 maggio alle 18 (partenza alle 19) nel quadrante est, concentramente a Largo Agosta.

 

Segue comunicato di indizione

 

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Unite per gridare

La violenza contro le donne la fanno gli uomini

Non ha confini, non ha passaporto, non ha classe.

Per la nostra libertà e autodeterminazione


 

Dopo lo stupro di una donna avvenuto pochi giorni fa nei pressi di via Teano e il vile tentativo di strumentalizzarlo a fini razzisti e securitari, scendiamo in strada per esprimere la nostra solidarietà a lei e tutte le donne che hanno subito e subiscono violenza ogni giorno nelle case, nei posti di lavoro, nelle strade, nei C.I.E. e in ogni dove.

La violenza maschile contro le donne è sistemica, le offende, le molesta, le percuote, le stupra, le tratta come oggetti identificandole esclusivamente nelle funzioni sessuale e riproduttiva. E’ la violenza del femminicidio e colpisce tutte.

Mentre politica e istituzioni sbandierano slogan a difesa delle donne, si rende di fatto inapplicabile la legge sull’aborto, si chiudono i consultori e si tagliano i fondi ai centri antiviolenza, si precarizzano le vite.

Il corpo delle donne strumentalizzato e abusato, è da sempre terreno di conquista economica, politica e sociale.

La violenza maschile non è un’emergenza, come vorrebbero farci credere per approvare leggi come il pacchetto sicurezza: è strutturale e quotidiana. Le strumentalizzazioni securitarie sono un’ulteriore violenza contro le donne perché spostano l’attenzione dissimulando un problema molto più profondo: il patriarcato.

L’obiettivo è sempre lo stesso: il controllo sul corpo delle donne agito da uomini che, sia che propagandino una fede sia che indossino una divisa, vorrebbero privarci della nostra autodeterminazione.


 

Nessuna delega: la prima parola e l’ultima sul corpo delle donne è delle donne.


 

Le strade libere le fanno le donne che l’attraversano.


 

Rivendichiamo l’autodifesa e la solidarietà femminista.

 

 

CORTEO DI DONNE VENERDI’ 20 MAGGIO ORE 18 DA LARGO AGOSTA

 

 

FEMMINISTE ANTIFASCISTE E ANTIRAZZISTE