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La Parentesi doppia dell'11/5/2016 "Il neoliberismo medioevale" "La nuova aristocrazia"

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“Il neoliberismo medioevale”

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Abbiamo già parlato qui del neoliberismo fascista, cioè dei caratteri nazisti e fascisti che informano questa società. Ma questa stessa società ha anche caratteristiche medioevali.

L’agire sociale tollerato è quello che si esprime per corporazioni, associazioni categoriali spoliticizzate, a tutela di interessi specifici di gruppo. Ne sono un esempio le associazioni dei consumatori, ma anche quelle che raggruppano le minoranze sessuali, o i comitati, le organizzazioni che dovrebbero “salvaguardare” le donne come genere oppresso.

Tutto viene ricondotto ad una generica matrice culturale che dimentica la struttura della società e la divisione in classi.

Ognuno così finisce per chiedere tutele e visibilità, riconoscibilità e legalizzazione organizzandosi in un gruppo di interesse. I “centurioni” che accompagnano i turisti al Colosseo, i venditori ambulanti, le sex workers, tutti chiedono albi professionali in cui essere inseriti e riconoscibilità in un gruppo. Vengono così criminalizzate e perseguite tutte le economie marginali e tutti e tutte coloro che non possono essere inquadrate in una categoria o che non vogliono legare la propria vita ad un ambito specifico.

Tanto più questa società pretende flessibilità e capacità di adattamento sul lavoro, tanto più ha la pretesa di inquadrare, ghettizzare, definire, rinchiudere in categorie sempre più specifiche.

L’attacco portato alle classi subalterne con la precarizzazione delle esistenze e l’abbattimento dello stato sociale ha poi messo le premesse dell’impossibilità di chi appartiene alle classi sociali svantaggiate di uscire dalla propria condizione. Studiare è sempre più oneroso e difficile, i costi dell’università hanno provocato una forte diminuzione delle iscrizioni ed anche quelle/i che riescono ad iscriversi e a studiare non sono premiati con quel salto sociale che era possibile anni fa.

Ormai la platea dei laureati/e che finiscono a fare mestieri di minima, dal cameriere al fattorino, dal centralinista all’addetto alle pulizie è sempre più vasta. Pochissimi riescono a fare un salto sociale e saranno sempre di meno perché sono le stesse famiglie a non far studiare più i figli/e. A conferma dell’errore grave di chi negli anni passati si è laureato/a in prima generazione e ha attribuito alle proprie capacità e alla propria bravura l’essere passato ad una condizione di vita migliore dei nonni e dei bisnonni, come se questi non fossero stati adatti allo studio per colpa loro, dimenticandosi o facendo finta di dimenticarsi che sono state le lotte di quegli anni ad aprire a questa possibilità. I figli sono sempre più, come si diceva una volta, legati alla professione del padre.

Ma l’isolamento delle classi subalterne è fisicamente visibile anche nella struttura e nell’organizzazione della città. Le strisce blu dei parcheggi a pagamento che permettono la sosta solo a chi appartiene al quartiere, la chiusura di intere parti di città alla gente comune che ogni mattina arriva nei centri storici solo per lavoro, ricorda la gente del feudo che viene al castello solo per servire. Ma almeno, durante il medioevo, il castello era anche rifugio in caso di pericolo e tra il signore e i servi c’era un accordo di servizio ma anche, in teoria, di tutela. Qui, nessuno/a si illuda, non c’è nessuna tutela. Le porte del castello verranno chiuse. E i servi resteranno fuori. Ma non si illudano anche i “signori”, nessuno sarà al riparo dalla guerra e dalla devastazione che stanno preparando. Ora il ponte levatoio è stato sostituito da una miriade di telecamere e di sistemi di controllo che permettono o meno l’accesso, che scelgono chi ha diritto di entrare e chi no e che cosa può portare indosso o non può portare. Pagando delle gabelle si può anche ovviare parzialmente alla difficoltà di accesso e comunque si deve chiedere il permesso sempre che venga concesso. Vi ricordate Benigni e Troisi in un famoso film? “chi siete, da dove venite? Dove andate? Un fiorino! ”

E, proprio a proposito di fiorini, c’è la spinta ad abolire il contante, incentivata in ogni modo, con la propaganda alle carte di credito e ai bancomat, con l’obbligo di avere il conto corrente per il versamento dello stipendio o della pensione che non si può più prendere in contanti, con gli acquisti on line fortemente scontati, con la riduzione delle banche a sale di slot machine insieme alla riduzione drastica del personale e del contatto con il pubblico, con la persecuzione ed il controllo di tutto quello che avviene in denaro reale e non virtuale. Chi non ha un minimo di possibilità economiche ed è escluso dal circuito dei “cittadini legittimi” già ha cominciato a ricorrere al baratto per il vestiario, per il cibo, in mercatini improvvisati soggetti alla persecuzione delle forze di polizia e dei vigili urbani. Chiaramente la scusa è sempre la stessa: problemi igienici, degrado ambientale, riciclaggio di oggetti rubati.

E, soprattutto, ricordatevi di buttarvi celermente da parte quando passa un corteo di auto istituzionali e affini, blindate e oscurate con i poliziotti o la stradale di scorta e a sirene spiegate, c’è sempre il rischio di una scudisciata di medioevale memoria.

 

 

“La nuova aristocrazia”

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Si va formando un’iperborghesia transnazionale che ha la pretesa di porsi come nuova aristocrazia, un’élite che coniuga alle posizioni di potenza alcuni segni di coesione culturale. La posizione di potenza deriva dai posti che costoro occupano all’interno dei gruppi finanziari, di consulenza o nelle industrie giuridiche, in altri termini, nelle sale di comando dei flussi monetari e delle decisioni d’autorità.

L’iperborghesia mondiale è spartizione di posti chiave e, in questi, non si giustappone alle borghesie nazionali o regionali, le sostituisce. E la borghesia tradizionale, così come noi la conosciamo, sarà ricondotta al ruolo di servizio che aveva ai tempi della nobiltà.

Tre esempi per definire le caratteristiche dell’élite emergente:

La capacità di concentrarsi, in modo concertato, su operazioni finanziarie a livello mondiale per trarne grande profitto indifferente alla rovina di centinaia di milioni di individui;

La capacità di intervenire anche militarmente in altri paesi per impossessarsi delle enormi ricchezze e riserve finanziarie utilizzando anche la polizia-Nato;

La capacità di far funzionare il teatro mediatico ottenendo il consenso delle masse, per cui un presentatore televisivo conta molto di più di un “esperto” che egli fa apparire o scomparire dal teleschermo ogni volta che serve.

L’iperborghesia occupa le funzioni di chi l’ha preceduta, ma su scala mondiale. Per questo la vecchia borghesia non riavrà il suo ruolo. Assistiamo alla riduzione delle remunerazioni e delle responsabilità delle categorie borghesi tradizionali che vedono il loro ruolo mortificato e derubricato. Nei posti chiave avviene man mano la sostituzione della vecchia borghesia con le nuove figure neoliberiste.

L’iperborghesia “nidifica” presso le borghesie nazionali che vengono trattate come reti coloniali, in una realtà che la vede sempre più distaccata non solo dalla popolazione, ma, anche, dalle sorti dei ceti medi. Si “riconosce” già nel modo di porsi, nell’ ”abito-divisa” maschile e femminile, nel tipo di carriera universitaria, nel moralismo vittoriano di ultima generazione, funzionale solamente alla soggezione ed al ricatto degli oppressi. Non ha patria, non ha dio, non ha bandiere, non è razzista, ma tutto questo non la assolve, anzi, chiarisce, ancora di più, l’oscenità dell’utilizzo strumentale che fa di queste categorie. La nascita di questa élite comporta, anche, un vero e proprio impoverimento culturale ed è, addirittura, anticulturale. E’ naturale che sia così perché il valore supremo è l’azione attraverso la quale si è capaci di trasformare tutto in merce e in ricchezza. La vita è sostanziata dal denaro e dal suo accumulo. E, questo, al di là degli schermi lessicali, in ultimo, non è altro che la capacità di provocare l’altrui rovina e la miseria dei/delle più. L’iperborghesia, quindi, porta un attacco senza quartiere, vera e propria ridefinizione della classe, alle borghesie nazionali e allo Stato Nazione attraverso la demonizzazione delle istituzioni parlamentari, delle funzioni della così detta “democrazia”, attraverso l’annullamento delle forme di mediazione, partiti, sindacati, e con lo svilimento del termine stesso di politica.

La tendenza è la trasformazione degli Stati in protettorati e colonie a seconda del ruolo e del livello, guidati da funzionari che sono nient’altro che vassalli. I partiti socialdemocratici, da noi il PD, si sono assunti questa funzione di vassallaggio.

Il rapporto di vassallaggio è fortemente gerarchizzato e basato sul servizio. Al vertice della piramide ci sono Gli USA che si pongono come riferimento statuale transnazionale. In cambio i vassalli hanno privilegi personali o di gruppo. La popolazione è costituita da servi e non ha nessuna voce in capitolo. L’annullamento dello stato sociale cammina, paradossalmente, pari passo al disfacimento delle borghesie nazionali.

Sempre a proposito della formazione delle élites internazionali, non si può non parlare delle Ong. Queste sono il banco di costruzione del percorso formativo delle élites sovranazionali che, attraverso queste esperienze, innescano ulteriori carriere nelle istituzioni statali, nelle grandi agenzie di consulenza e nelle stesse multinazionali. L’esperienza acquisita nelle Ong, associata alla visibilità mediatica, alla pratica del “lobbying”, torna utile nella riconversione come “imprenditoria morale”. Uscire dall’Ecole Nationale d’Administration (ENA), dalla Bocconi, da Harvard è un buon viatico per diventare ministro a Parigi e a Roma. Un gruppo di privilegiati/e per nascita e censo, può, contemporaneamente, far valere la propria notorietà nazionale per esprimersi sulla scena internazionale e investire nell’internazionale per rafforzare le proprie posizioni nel campo del potere nazionale. A questo punto, le grandi istituzioni “filantropiche” private, come le fondazioni Ford, Rockefeller, Soros sono un passaggio obbligato ed un crocevia per la formazione della classe dirigente, il cui personale passa, indifferentemente, dal FMI, dalle istituzioni sovranazionali ad una carica di ministro di un governo locale. Tutto nobilitato dal fatto che le fondazioni e le Ong si presentano a tutela dei diritti della persona e dell’ambiente, saltando a piè pari che i loro valori neoliberisti sono quelli che permettono e promuovono la violazione dei diritti della persona e la distruzione dell’ambiente. E, come ricorda Pierre Bourdieu ( Raisons Pratiques- Seuil 1994), a proposito dell’imperialismo ammantato dalla bandiera dei diritti umani e della democrazia,”il richiamo all’universale è l’arma per eccellenza”.

Venendo meno il riferimento statuale e la dimensione politica dell’agire sociale, è estremamente difficoltosa per gli oppressi/e l’individuazione del nemico che è possibile identificare solo nella struttura che mette in atto il mero controllo sociale, repressivo e poliziesco. Questo è l’unico compito, infatti, che viene demandato a chi ha preso in carico il vassallaggio. Le decisioni vengono prese altrove e il contatto tra chi prende le decisioni e chi le subisce è inesistente. Il potere sembra qualcosa di inafferrabile.

Le proteste sociali perciò potrebbero prendere sempre di più l’aspetto e le caratteristiche delle rivolte, dei riots, delle jacqueries.

E’ necessario, perciò, smascherare il ruolo del PD che si pone come potere locale del governo dell’iperborghesia e ha quasi compiuto il programma di naturalizzazione del neoliberismo nel nostro paese, recuperare il concetto di lotta di classe e ripensare radicalmente le forme e le modalità delle lotte da mettere in campo.

Trasmissione dell'11/05/2016 "Il principio di guerra informa la vita - l'antimperialismo è impegno quotidiano"

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” I Nomi delle Cose” /Puntata dell’ 11/5/2016 ” Il principio di guerra informa la vita/L’antimperialismo è impegno quotidiano”

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< ” L’ordine regna a Berlino! ” Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “di nuovo si rizzerà in alto con fracasso” e a vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono, io sarò!…>Rosa Luxemburg

 

Apertura DEDICATA A GIORGIANA 12 maggio ’77/12 maggio 2016 “Era il rifiuto di dover fare sua la misura della illibertà come condizione desiderabile, in cambio della certezza che l’ingranaggio avrebbe continuato a funzionare e a dispensare anche a lei il poco che le spettava. Com’è che a volte il meccanismo tramandato si inceppa? e qualcuno dice no, io no. “Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

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La Nato alla Sapienza/ La guerra è pace! anche nei premi: il premio “Napoli città di pace” alla Ministra della Difesa Pinotti/10 maggio a Domusnovas/15 maggio a Niscemi”

 

 

” Parlavi spesso di quella guerra che io non ho conosciuto: ma i tuoi racconti non si sono mai conquistati nella mia mente una qualche verosimiglianza…..la tua guerra era stata un interminabile amministrare la continua paura che le tue creature si ammalassero, sentissero troppa fame, subissero violenze…< E ricordati che a noi poveracci non ci pensa nessuno…..Gli americani? Si, brava gente. Sono venuti con la cioccolata, le gomme da masticare, i marocchini e quei bombardieri che, tanto per non sbagliarsi, a volte ci hanno anche sparato addosso. E meno male che stavano dalla parte nostra. Comunque quando se ne sono andati sono stata contenta, perchè è meglio che ognuno stia a casa sua…> No, ma’, dammi retta, sono ancora qua. Hanno fatto solo finta. Non se ne sono mai andati.” Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

 

Collegamento con una compagna NOMUOS di Niscemi/Collegamento con una compagna dalla Sardegna su Domusnovas

Trasmissione del 4/5/2016 "Liberiamoci della Bestia-Intervista a Daniela Pellegrini"

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” I Nomi delle Cose” /Puntata del 4/5/2016 ” Liberiamoci della Bestia/ Intervista a Daniela Pellegrini

” Dedicato alle mie simili indomite resistenti nei secoli e oggi: voi siete la forza, la civiltà e la sapienza della specie,non dibattetevi tra le bestie,dissociatevi e forse si educheranno alla vostra sapienza. Non più compiacenti alla bestia, ora è il tempo di essere FIERE!/Immagine rimossa.

LIBERIAMOCI DELLA BESTIA ovvero di una cultura del cazzo” Milano, marzo  2016 Intervista in diretta a DANIELA PELLEGRINI in occasione dell’ uscita del suo ultimo libro”

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poi/ NATO= aggressione militare / TTIP  = aggressione economica MANIFESTAZIONE NAZIONALE 7 maggio a Roma

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Desmonautica del 27/4/2016 "Guida turistica al giornalismo discutibile"

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Da “I Nomi delle Cose” del 27/4/2016 “Desmonautica“ la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.  “Guida turistica al giornalismo discutibile”

 

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https://desmonautica.wordpress.com/2016/04/27/guida-turistica-al-giornalismo-discutibile/


«Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di qualcuno un giornalista» (Karl Kraus) 

 

Vorrei mostrarvi i traumi, più che altro cranici, di alcuni trend giornalistici incarnati nel decennio corrente in modo vieppiù cretino da varie tipologie presenti nell’ecosistema redazionale dei mass media. Ogni buon giornalista deve essere un pensatore critico e scettico, e loro in effetti sono araldi del dubbio.  Più specificatamente del dubbio gusto e della dubbia veridicità. Mi sono sforzato di tracciarne un’approssimata tassonomia. Vediamoli insieme.

Il benaltrista. Qualunque sia l’interrogativo posto al mondo, la rivoluzione per cui sbandierare, non sarà mai istanza seria abbastanza da conseguire la sua entusiastica approvazione. Sei gay, bisessuale, lesbica, transgender, intersessuale? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Ti batti per il benestare della sanità, dell’istruzione, della cultura in generale? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Sessismo, razzismo e molti altri -ismi ti paiono orribili mali che affliggono l’odierna società? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Pensi che esista una carenza di pratiche inclusive nei confronti delle persone disabili? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Cosa, allora? A giudicare dall’eterna filippica sulla disoccupazione che è in procinto di elargire anche quando gli si intima di farsi la barba,  si penserebbe che il welfare sia un suo interesse fondamentale. Ci si illuderà quindi che forse parlare di tematiche ad esso relative è ciò che ci vuole per accalappiarsi i suoi favori. La realtà tristissima è tutt’altra. Lottare a favore di lavoratori e lavoratrici renderà ai suoi occhi qualsiasi umano degno di nota una schifosa sanguisuga statalista. Il benaltrista è infatti la voce della piccola e media imprenditoria, e da buon borghese non si cura di nulla che non sia il proprio portafogli. A leggerlo viene da rimpiangere il caro vecchio edonismo sfrenato da milionario cocainomane, sicché quest’ultimo ha il buon pregio di fottere il prossimo suo senza annoiarlo. Non c’è suo articolo che non contenga un’invettiva esterofila contro l’inadeguatezza dello stato italiano, diretta a quelle poche cose che funzionerebbero in modo perfetto producendo ottimi risultati se non fossero state deturpate dallo smantellamento neoliberista di qualsiasi forma di supporto sociale, distruzione che egli stesso promuove. Il suo ghiribizzo autoassolutorio accoglie tenero alcuni sinistroidi sperduti, poiché questo genere di lamentele agli occhi poco attenti pare ammantarsi quasi, per via del suo materialismo, di una vaga vena socialisteggiante. E insomma, per dio: ci sono i bambini affamati in Africa, i marò, ci vuole la pace nel mondo e poi mio fratello piscia a letto. È increscioso che nessuno si preoccupi mai dei veri problemi.

Lo spargipietà. Parla di ciò che ha nel mirino nel modo più sgarbatamente patetico. I suoi sono articoli di vivace depressione di mezza età che infantilizzano i lettori e gli oggetti della discussione, proprio come se stesse facendo dono di una lezione di vita ai nipotini che lo guardano con finta ammirazione grattandosi le pudenda di fronte al caminetto. La forte vena provinciale spruzzata di voyeurismo inconsapevole provoca sbadigli tali da ammaccare la mascella e impedisce ogni volontà di disamina analitica. Negli ultimi tempi sembra essere disgraziatamente in voga presso varie femmine della specie Homo Editorialis, per via della cultura patriarcale che spesso spinge le donne a sottoporre sé stesse e le altre al tedio di farsi acute difensore del codice morale socialmente accettato (e accettabile).  Alcune tematiche predilette: la gioventù, il sesso, la droga e i bei tempi andati non corrotti dalla morale decadente, la quale pare decadere ruzzolando giù per i viottoli della modernità malvagia più o meno da quando esiste vita cosciente su questo pianeta.

L’emergenziale. Si tratta di una creatura che va a caccia nelle stagioni calde. Essendo l’estate priva di eventi particolarmente significativi che diano aria ed euro ai rotocalchi, è responsabilità impellente non esitare a impastare in prima pagina eventi sì certamente orribili ma di nessuna particolare novità, che divengono d’un tratto emergenze nazionali atte a sponsorizzare l’agenda politica del primo brontolone che passa e abbia in mano una soluzione inappropriata e inefficace. Un rimedio peggiore del problema, ovvio. Cosa pensavate?

Il narcisista. Il suo articolo è tipicamente incentrato sulla critica feroce di fenomeni di costume di  scarsa rilevanza che, tuttavia, procurano diversi pruriti cerebrali e talvolta intimi al suo autore. Esso opporrà il suo antidiluviano spirito del tempo a quello di tutte le generazioni successive, alternando nostalgici panegirici della bellezza di ciò che fu e stizzite missive di damnatio eterna. Lo farà nella lamentosa speranza di continuare a ricoprire un ruolo di rilievo nel mondo che cambia, ammesso e non concesso che l’abbia mai ricoperto. In tutti i casi, propone tesi ridicole con arrogantissima sicumera, lasciando intendere che la sua sia in primo luogo un’opinione necessaria, in secondo luogo un’opinione legittima, e in terzo luogo l’unica realmente concepibile da primati di media intelligenza. Poco propenso all’uso delle infinite potenzialità del testo argomentativo, depone tutta la forza delle sue ragioni nei suoi parametri anagrafici, nel suo titolo di studio (meglio se privato), in ricerche che ha male interpretato o esplicitamente manipolato, nelle opinioni dei suoi amici, parenti, lacché e così via. Questo lascia intendere che non abbia nemmeno mai provato a cercarla nella sua intelligenza. Non proprio. È che si arrangia, proprio come tutti quelli che cercano qualcosa e non la trovano.

Il tuttologo. In genere è una personalità esperta in un preciso campo del sapere, dove fa valere conoscenze ed esperienze acquisite negli anni. Il dramma è che si azzarda imprudente, figliol prodigo, a vergare prose perniciose a ciel sereno su questioni di palpabile estraneità rispetto alle sue competenze, e quando ciò accade rimbecillisce esponenzialmente fino a generare potenti vortici dapprima di insensatezza, poi di sconcerto e delusione in coloro che a tale figura riconoscevano un certo estro intellettuale magari anche gloriosamente meritato, ora messo in disparte da un altrettanto meritato imbarazzo imperituro. Il che può anche sembrare ingiusto, ma ci solleva dal peso immane di dover sopportare intere tonnellate di opinionismi irrilevanti da parte di qualunque balzano professionista logorroico che abbia mai conseguito qualche credito formativo universitario in vita propria.

Mi pare di aver qui racchiuso, pur non esaustivamente, i profili di particolare rilievo. Tenevetene alla larga di persona, digitalmente, a mezzo stampa. L’uso di un antiparassitario e la disdetta degli abbonamenti dovrebbe tenervi al sicuro

Trasmissione del 27/4/2016 "Il parto è un atto politico/riflessioni femministe sul lavoro riproduttivo"

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” I Nomi delle Cose” /Puntata del 27/4/2016

” Il parto è un atto politico/ riflessioni femministe sul lavoro riproduttivo

Immagine rimossa.Manuale femminista-AED Femminismo 1977-

“Lo chiamano amore. Noi lo chiamiamo lavoro non pagato. La chiamano frigidità. Noi la chiamiamo assenteismo. Ogni volta che restiamo incinte contro la nostra volontà è un incidente sul lavoro.” <Il punto zero della rivoluzione>Silvia Federici/IL PARTO E’ UN ATTO POLITICO/Il lavoro riproduttivo: approccio riformista e approccio di classe/ Hannover/Collegamento con le compagne di Milano  dello “SFASCIATOIO/DESMONAUTICA-la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese” Guida turistica al giornalismo discutibile”

 

“La maternità è un’istituzione, intangibile e invisibile, di cui dobbiamo continuare a parlare, perché le donne non dimentichino mai più che i nostri molti frammenti di esperienza vissuta appartengono a un tutto che non è di nostra creazione(…)L’istituto della maternità deve essere annullato(…)Distruggere l’istituto  non significa abolire la maternità. Significa portare la creazione e il mantenimento della vita sullo stesso piano di decisione, lotta, sorpresa, immaginazione e razionalità di qualsiasi altro compito arduo ma liberamente scelto.” Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, 1996

Qui il documento delle compagne dello “Sfasciatoio “Maternità, cura e femminismo radicale”https://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/11/02/maternita-cura-e-femminismo-radicale/

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La Parentesi del 27/4/2016 "Hannover"

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"Hannover”

 

Immagine rimossa. Il 24 aprile Obama è volato da Angela Merkel: Visita alla Fiera dell’Industria evitando accuratamente il padiglione della Volkswagen, Incontro bilaterale al castello di Herrenhausen. Conferenza stampa.

Obama ha dichiarato: “Il mondo e gli Stati Uniti hanno bisogno di un’Europa forte, prospera e democratica…L’Ue-ha spiegato-era un sogno per pochi ed è diventata una speranza per molti. Ad ogni suo passo ha difeso la libertà e gli Stati Uniti sono al suo fianco. Io credo nell’Europa unita”. “Questo continente-ha aggiunto il presidente americano-nel ventesimo secolo era in costante conflitto, la gente moriva di fame, le famiglie venivano separate; ora la gente vuole venire qui esattamente proprio per quello che avete creato. Vi sono genitori pronti ad attraversare il deserto, il mare per dare ai propri figli quelle cose che noi non dobbiamo dare per scontate”. “Dobbiamo credere-ha detto ancora Obama-nella nostra capacità di forgiare un futuro migliore”. E poi ancora ad Angela Merkel “Sei dalla parte giusta della storia”, esprimendo più volte la totale fiducia degli USA in una partner come Merkel per tutte le sfide da affrontare.

Stucchevole, eccessivo, sopra le righe. Barack blandisce Angela.

Anche perché queste parole sono in contraddizione con gli obiettivi ed il ruolo che gli USA, che si pongono come Stato del capitale e come depositari del dominio imperiale, hanno destinato all’Europa, vale a dire quello di un polo imperialista regionale e subalterno alla loro politica unilaterale di dominio. L’attacco che gli Stati Uniti stanno portando all’Europa da molti anni ha le radici profonde nel disprezzo della democrazia e dello stato sociale inscritti nei paesi europei. Già Kissinger consigliava agli europei di esercitare le loro “responsabilità regionali” nel quadro mondiale di un “ordine globale” determinato dagli Stati Uniti.

Chiaramente uno dei nodi è quello del TTIP, il Trattato per lo scambio commerciale Usa-Ue, trattato assolutamente devastante per l’Europa e che dichiarerebbe la fine di ogni autonomia e indipendenza politica, territoriale, economica dei paesi europei. Praticamente il governo diretto delle multinazionali, un passaggio epocale, la fine della borghesia così come l’abbiamo conosciuta e l’instaurazione di un’ iperborghesia transnazionale con i connotati di una nuova aristocrazia, per cui i paesi sono colonie e i cittadini sudditi.

In Germania la resistenza al TTIP è forte, ci sono state manifestazioni di massa. La Germania perderebbe ruolo, economia, ricchezza, indipendenza…ma anche noi. Speriamo che il prossimo 7 maggio, alla manifestazione nazionale che è stata chiamata a Roma, ci sia consapevolezza e partecipazione.

Obama è partito da qui  ”Dobbiamo andare avanti nel negoziato sul TTIP-ha detto-conveniamo nel voler rendere più forte l’accordo nella zona euro” “E’ indiscutibile-ha aggiunto-che il libero commercio abbia rafforzato l’economia americana e portato enormi benefici ai Paesi che vi sono coinvolti. Capisco chi teme la globalizzazione perché vede le fabbriche chiudere e i posti di lavoro trasferiti altrove. Ma è necessario restare competitivi nel momento in cui aree come Asia e Africa stanno sviluppando le rispettive economie..."

Poi, banalità sulla questione climatica e ambientale….bla, bla, bla sui migranti….

Angela Merkel ha risposto con frasi di circostanza…il TTIP? Non ci abbiamo ancora pensato….il ministro tedesco dell’economia Sigmar Gabriel ha detto che il trattato è destinato “a fallire” se gli Stati Uniti non faranno delle concessioni.

Ma Barack Obama non è andato a parlare a quattr’occhi con la Cancelliera per questo. Sa che il Partito socialdemocratico tedesco all’ultimo Congresso ha dato il suo pieno assenso al TTIP.

Obama è volato da Merkel per la guerra. Chi dovrebbe arginare e subire un eventuale conflitto con la Russia  e la Cina se non l’Europa? Le scelte della Germania sul fronte orientale sono importantissime per gli USA perché ,in effetti, la Germania è l’Europa.

L’Europa dovrebbe votare a giugno sulle sanzioni alla Russia.

Gli interessi europei e, per parlare di casa nostra, quelli italiani non coincidono con quelli statunitensi, eppure sono state adottate sanzioni che di fatto si riflettono pesantemente sull’economia dei paesi europei, Italia compresa. In Ucraina c’è stato un colpo di Stato, al governo ci sono i nazisti, ma l’obiettivo è la Russia. La guerra mondiale è messa in preventivo, è, addirittura, data per scontata, perché il capitale, per sua natura, dalla guerra non può prescindere, tanto meglio se è mondiale, perché è un volano dell’economia, perché permette di ridefinire gli assetti geopolitici, perché trasformerebbe la Russia in un fornitore di materie prime e la Cina in una grande fabbrica a basso costo e l’una e l’altra in un mercato per le tecnologie occidentali.

Gli Usa annullerebbero così il loro enorme debito e i paesi occidentali dirotterebbero le istanze sociali, le lotte di classe nella fornace della guerra.

Per fare questo, lo strumento privilegiato è la Nato, sigla magica dietro alla quale si nasconde l’esercito statunitense, mentre gli eserciti nazionali sono chiamati ad un ruolo di supporto e a diventare polizia interna agli Stati. Questo è il senso della richiesta sempre più pressante degli Stati Uniti perché gli eserciti nazionali si modernizzino, naturalmente acquistando materiale bellico statunitense e perché con una volontaria sottomissione, partecipino alle varie alleanze aggressive e alle avventure militariste promosse dagli stessi Stati Uniti.

Angela ha risposto denunciando le violazioni del cessate il fuoco in Ucraina e ribadendo la necessità che siano rispettati gli accordi di Minsk. Le sanzioni contro Mosca dovranno essere rimosse con una soluzione politica-ha detto-e non armando la parte occidentale del paese.

E’ questa la questione di fondo. L’Europa è al centro di uno scontro che deciderà il suo destino.

Il vertice a cinque del giorno dopo con David Cameron, François Hollande e Matteo Renzi è stata pura routine perché la Gran Bretagna è la quinta colonna americana in Europa, la Francia ha ridicole velleità neocoloniali, l’Italia è già un governatorato, è la Germania l’ago della bilancia. Un indizio di quanto si siano spostati gli equilibri in Europa dall’inizio della presidenza Obama al suo ultimo viaggio ora in Germania è che l’incontro a cinque si sia tenuto qui e non a Londra, dove Obama era appena stato.

Oggi, collaborazionisti miopi non si rendono conto che un’eventuale guerra non riguarderebbe più solo i militari o alcune aree geografiche ma coinvolgerebbe tutto il paese compresi quelli che pensano di essere al sicuro. L’Europa ha solo da perdere in un conflitto mondiale. La guerra potrebbe essere la fine della nostra storia.

Trasmissione del 20/4/2016 "Riflessioni femministe sul neoliberismo fascista"

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Puntata del 20/4/2016 ” Riflessioni femministe sul neoliberismo fascista Immagine rimossa.

 

“….RESISTI RESISTI RESISTI../RIFLESSIONI FEMMINISTE SUL FASCISMO/L’ideologia fascista/Il fascismo neoliberista/Richiamare gli ambasciatori/ ANTIFASCISMO MILITANTE”

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“….RESISTI RESISTI RESISTI…Resistenza è quando faccio in modo che ciò che non mi sta bene non accada più”  REFE,Relazioni Femministe-Digitalis Purpurea-dicembre 2012-Liberamente ispirato a “Disoccupate le strade dai sogni” di Alois Prinz

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La Parentesi del 20/4/2016 "Richiamare gli ambasciatori"

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https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/04/21/la-parentesi-di-elisa…

 

 

“Richiamare gli ambasciatori”

Immagine rimossa. Qualche giorno fa la Corte d’Assise di Varese ha assolto “perché il fatto non sussiste” due carabinieri e sei poliziotti dall’accusa di omicidio preterintenzionale, abuso di autorità su arrestato, abbandono di incapace e arresto illegale in relazione alla morte di Giuseppe Uva, deceduto la mattina del 14 giugno 2008 all’ospedale Circolo di Varese dopo aver trascorso parte della notte in caserma. Il procuratore di Varese Daniela Borgonovo, nelle scorse udienze aveva chiesto l’assoluzione, richiesta che è stata accolta.

Giuseppe Uva aveva trascorso la notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 in alcuni bar di Varese insieme all’amico Alberto Biggiogero Ubriachi, stavano spostando delle transenne per chiudere al traffico una strada quando furono fermati dai carabinieri e portati in caserma. Nel corso della notte, Uva fu trasportato con trattamento sanitario obbligatorio all’ospedale di Circolo di Varese, dove morì la mattina del 14 giugno. Come Stefano Cucchi, Giuseppe Uva era nelle mani dello Stato e come loro due era nelle mani dello Stato la ragazza che, nella caserma del Quadraro a Roma, arrestata per aver tentato di rubare una maglietta all’Oviesse, fu stuprata da tre carabinieri e un vigile urbano.

Tra gennaio e febbraio di quest’anno, al Cairo è stato ucciso Giulio Regeni, una storia che tutti conoscono e ancora aperta.

Salta agli occhi la solerzia, la precisione e l’acume con cui la stampa italiana ha “smascherato” le varie versioni delle fonti egiziane, le comunicazioni dello Stato egiziano, le informazioni che sono state fornite dalla polizia locale.

Certo è difficile credere che gesù cristo sia morto di freddo, come dice un noto detto popolare, i segni di tortura sono difficilmente contrabbandabili con gli effetti di un incidente stradale. I nostri acuti politici e giornalisti non ci sono certo cascati.

Ma è altresì difficile pensare che Stefano Cucchi o Giuseppe Uva si siano picchiati da soli e dato che erano nelle mani dello Stato e non c’era nemmeno la possibilità di un “incidente stradale” siano morti di freddo.

Allora perché rispetto a quello che succede a casa nostra giornalisti, magistrati, donne comprese, dato che il procuratore di Varese è una donna e non mi pare che le tendine rosa nella magistratura portino un qualche benefico effetto, diventano improvvisamente così poco intuitivi, così strabiliantemente creduloni e poco critici?

Non è che vale lo stesso principio che vale per le lotte di liberazione, per le proteste nelle piazze, per i militanti politici di altri paesi? Vale a dire che se ne parla in maniera positiva, si elogiano e si analizzano positivamente solo se sono altrove o in un altro tempo? Così ci si può far belli e belle senza sforzo e senza rischio e si possono pretendere patenti di democraticità e di rigore.

L’area della comunicazione sociale è un vero e proprio terreno di scontro. La declinazione e la traduzione delle notizie assume un’importanza enorme. A seconda di come si parla di un evento, questo può essere falsificato, rimosso, sostituito e i processi di stravolgimento provocano una codificazione fuorviante e fraudolenta.

Mentre, un tempo, esisteva una comunicazione apertamente di parte ed ognuno/a leggendo e ascoltando, inseriva  le informazioni nella collocazione che queste rivendicavano, ora i media mainstream e collaterali non sono più di parte, non sono più neppure asserviti al sistema di potere, ma ne sono parte integrante. Scelgono sempre e remano sempre in coro nella direzione che la scala di valori neoliberista esige.

Questo processo di integrazione neoliberista è accaduto per tutti i gangli dello Stato, ognuno al suo livello ed ognuno per la sua parte e nello svolgimento del suo specifico compito.

Per questo non possiamo che rifiutare a tutto campo il carattere alienato della comunicazione dell’ideologia vincente perché la posta in gioco è la nostra stessa sopravvivenza come individui e come esseri sociali.

Qualche giorno fa si è chiuso il vertice tra italiani ed egiziani sul caso Regeni. La collaborazione tra le autorità giudiziarie dei due Paesi può considerarsi di fatto interrotta. Gli inquirenti e gli investigatori italiani si sono detti delusi, non hanno ottenuto quanto richiesto agli omologhi egiziani. La delusione della delegazione italiana che ha preso parte alla due giorni di confronto è legata, come emerge anche da un comunicato emesso dalla Procura, dalla mancata consegna, tra l’altro, dei tabulati telefonici di una decina di utenze riconducibili ad altrettanti cittadini egiziani. Inoltre, secondo quanto si apprende , non sono state consegnate anche le richieste “relative al traffico di celle”. Tutti elementi ritenuti indispensabili dalla Procura di Roma .

Immediata la reazione del governo italiano. Il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, ha disposto il richiamo a Roma per consultazioni dell’Ambasciatore al Cairo Maurizio Massari.

In base a tali sviluppi – comunica la Farnesina – si rende necessaria una valutazione urgente delle iniziative da prendere per accertare la verità sull’ omicidio di Regeni.

E noi, per Giuseppe Uva, per Stefano Cucchi, per la ragazza del Quadraro, per tutti gli altri e le altre a cui è stata fatta violenza o sono morti nelle mani dello Stato, quando richiamiamo gli ambasciatori per prendere iniziative urgenti per accertare la verità?

 

Trasmissione del 13/4/2016 "Non lasciamole sole"

Data di trasmissione
Durata
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 13/4/2016 ” Non lasciamole sole!

“Collegamento dalla Sardegna con una compagna di <Nobasinequinealtrove>/Facciamo il punto  sulle lotte antimilitariste /Presidio al tribunale dei Minori di Cagliari per le compagne che saranno processate il 21 aprile” “Catania NO FRONTEX 16 aprile/Dogma/ABORTO LIBERO E GRATUITO”

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/04/14/podcast-della-trasmissione-del-1342016/

 

PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ PER LE ANTIMILITARISTE

 

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21 APRILE 2016  ORE 09.00

TRIBUNALE DEI MINORI –CAGLIARI

Il tre novembre scorso nel poligono di Teulada è stata bloccata la più grande esercitazione Nato degli ultimi 15 anni, la Trident Juncture!

Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni denunciate

per ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato.

NON LASCIAMOLE SOLE! 

La Trident Juncture coinvolgeva 30 Stati, 36.000 militari, 60 tra navi e sottomarini e 140 tra aerei ed elicotteri ed era ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia. Un’esercitazione che si inseriva nella strategia generale del riarmo e dell’aumento generalizzato della spesa militare con una programmazione che prevedeva di testare nuovi strumenti aggressivi entro il 2016.

Nei paesi coinvolti non sono mancate le mobilitazioni contro questa devastante esercitazione e in Sardegna un migliaio di persone hanno partecipato alla manifestazione per bloccare la macchina bellica. Dentro il poligono è entrato un gruppo di persone riuscendo a interrompere l’esercitazione per un paio di ore.

Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni, denunciate secondo l’articolo 682 c.p, per “Ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”.

E’ evidente che dove inizia l’interesse militare dello Stato finisce la libertà delle persone che  vogliono opporsi alla violenza, alla devastazione del proprio territorio, all’occupazione militare e al blocco militare delle frontiere.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio di solidarietà per rivendicare ancora una volta la libertà di contrastare chi lavora, finanzia e si mette al servizio di un Stato che progetta nuovi crimini di guerra.

A FORAS SA NATO DE SA SARDIGNA E DE SU MUNDU

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA

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