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movimenti

Trasmissione del 7/10/2015 "Lo stato dei movimenti, compreso quello femminista"

Data di trasmissione
Durata 1h 56m 1s

Questa è la prima trasmissione dell’anno politico 2015/2016, Buon ascolto!

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 7/10/2015

Lo stato dei movimenti, compreso quello femminista

“Era una notte di lupi feroci, l’abbiamo riempita di suoni e di voci”

“Dedicata a Lucia Ottobrini/la trasmissione del nuovo anno politico: cosa resta e cosa cambia/Desmonautica/Mai contro sole/Lo stato dei movimenti”

Immagine rimossa.

 

La rubrica di Denys, all’interno della nostra trasmissione cambia nome ma non solo e da “Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe” diventa “Desmonautica” e Denys ci spiega perché:

“Desmos: legame e vincolo per definizione, ma anche rapporto e relazione,
interconnessione. Legamento nei libri di medicina, controllo in quelli
di meccanica, desmologico è lo studio dei legami chimici molecolari e
atomici. Desmonautica è quaderno di appunti e diario di un viaggio nei
tendini della società, e alle sue desmopatie.

Il desmonauta che lo narra ha smesso di non avere il genere ma avere la
classe. Per meglio dire, la classe ce l’ha ancora. Il genere pure, work
in progress. Tutto sta mutando e lui non facendo eccezione si è avviato
verso nuovi sviluppi, nuovi orizzonti, una nuova storia, sua e delle sue
idee, ed è ora convinto e intenzionato più che mai ad indossare tuta
antigravitazionale, solidi scarponcini e un paio di acuti occhiali
materialisti per guardare, sviscerare, analizzare spazi e tempi. Gli
spazi sono quelli del sapere, dell’agire, del divenire e
dell’attraversare, con i soggetti e le contraddizioni che contengono. I
tempi sono quelli che corrono, e qualche volta fanno un salto in avanti.

Ogni ultimo mercoledì del mese chiama le cose col loro nome con
interventi spurii tanto quanto le sue presenze nella sua rubrica, che
rimane dov’è: ogni ultimo mercoledì del mese, solito orario, sulla
frequenza 87.9FM di Radio Ondarossa.”

 

A SS. Apostoli i movimenti per la casa

Data di trasmissione
Durata 8m 51s

A piazza SS. Apostoli, di fronte alla sede della prefettura, centinaia di militanti dei movimenti per il diritto all'abitare si sono riuniti per mobilitarsi contro sfratti, sgomberi ed articolo 5 del piano casa. Attualmente è in corso un un incontro con il prefetto di Roma Gabrielli.

 

La corrispondenza con un compagno di Degage.

10 Giugno moblitazione movimento per il diritto all'abitare alla Regione Lazio

Data di trasmissione
Durata 16m 36s

Dopo le diverse mobilitazioni delle scorse settimane, dall'occupazione del palazzo dell'acqua marcia al corteo contro lo sgombero delle case popolari a Torrevecchia, i movimenti per il diritto all'abitare hanno indetto una mobilitazione pubblica per Mercoledì 10 Marzo alle ore 15.30 sotto la regione Lazio che denuncia la gestione della tematica abitativa e lo scandalo di Mafia Capitale legato alle emergenze. Riportiamo l'audio della corrispondenza con un compagno dei movimenti.

La Parentesi del 27/05/2015 "Oggi"

Data di trasmissione
Durata 6m 12s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/28/la-parentesi-di-elisab…

 

“Oggi”

Immagine rimossa. La peculiarità della nostra stagione che coincide con il neoliberismo è caratterizzata dal dato che il capitale è reale cioè totale e pertanto è un rapporto sociale globale che occupa tutto il territorio del vivere. Il movimento femminista è movimento di decolonizzazione del quotidiano patriarcale ed è un processo sociale che non può essere ristretto negli steccati dell’emancipazione. E’ un processo che non può essere arrestato né in punto né in una fase storica determinata e, per questo, è stato dato alle patriarche e alla socialdemocrazia il compito di deviarlo e rimandarlo.
Il fatto che il movimento femminista debba fare i conti con una lettura falsa e manipolata, con una promozione sociale personale, con una correità di chi questa promozione sociale l’ha ottenuta, non significa che  non abbia sempre un progetto sociale implicito.
Il patriarcato attraverso il suo Stato parcellizza nell’ambito di interessi parziali e corporativi l’esigenza di libertà che è di noi tutte e, con noi, di tutti i segmenti della società oppressi.
La sfida  è di realizzare un progetto antagonista che si misuri con la globalità dell’oppressione di genere e con la critica del vivere quotidiano perché il patriarcato, avendo sussunto oggi il neoliberismo, è diventato metabolismo sociale. Pertanto è nodale, in questa stagione, scontrarsi con il patriarcato inteso come rapporto sociale e di socializzare lo scontro e riannodare la solidarietà rivoluzionaria di noi tutte che passa, mai come ora, attraverso lo smascheramento dei ruoli e della collocazione delle soggettività colluse..
Il patriarcato è diventato più forte perché il movimento femminista non è stato in grado di smascherare e di opporsi a questo processo.
E’ necessario recuperare la critica al quotidiano, al quotidiano patriarcale, nella sua forma specifica in un mondo nel quale tutto è diventato merce.

Ciò che nel dominio formale occupava la sfera della produzione ora occupa tutta la sfera del vivere.
E, in questo contesto, le subalternità e le differenze devono confrontarsi con un codice , un unico codice totale e totalitario, in cui si stabiliscono ruoli, figure e funzioni e questo vale tanto di più per chi appartiene al genere oppresso.
Il movimento femminista è sintesi della critica alla quotidianità imposta dal patriarcato e di quella al capitale come dominio globale, è rottura con il neoliberismo patriarcale inteso come metabolismo sociale, è movimento di liberazione teso alla libertà di spazi, di tempi, di ricchezza, è un programma sociale di liberazione da questa società, dal mondo delle merci, dai ruoli assegnati, dai compiti assolti per autopromozione personale contro una società che ha realizzato la società patriarcale come seconda natura raggiungendo l’obiettivo di coinvolgere settori del genere oppresso nel processo di mantenere nell’oppressione la stragrande maggioranza degli oppressi/e tutti/e , veicolando una mmistificazione tale per cui un miglioramento personale viene spacciato per un miglioramento generale.
E’ la versione in campo femminile del teorema secondo cui questa sarebbe la società migliore e che comunque non ci sarebbero alternative e magari, per i più scettici e le più scettiche, la situazione in cui siamo immerse sarebbe un dato di fatto, un punto di non ritorno.
Occorre da subito dare espressione sistematica, organizzata, soggettivamente motivata ai principi e agli ideali del movimento femminista che lo stesso ha elaborato in modo diffuso, spontaneo, magari disorganico, ma avendo la chiarezza che la prospettiva è la distruzione, la rimozione di tutti i “ruoli sociali”, l’abolizione di tutte le classi e che la liberazione è il passaggio per la libertà.
Oggi per il movimento femminista è nodale riconoscere ed organizzare le proprie ragioni.
Oggi il neoliberismo e il patriarcato così come si è realizzato in questa stagione tendono ad affermarsi come seconda natura e pertanto portano alla morte in tutta la società, socializzano la morte nelle relazioni sociali, sentimentali e affettive.

Mai come oggi è importante una pratica storica, cosciente, organizzata della liberazione di noi tutte come conquista di una vita mai vissuta. Se non avessimo lottato in questi anni collettivamente e singolarmente, non avremmo la possibilità di leggere questo percorso, di affermare queste esigenze. Il movimento femminista è stato ed è un’allusione potente ad un’altra vita e la consapevolezza dei suoi limiti e del voluto stravolgimento da parte di alcune non rimuovono le sue potenzialità .
Oggi è necessario aprire il dibattito per definire i percorsi di liberazione e le gambe con  cui possono camminare, magari attraverso una rete soggettiva, coordinata e coerente, con la comprensione dei ruoli e della collocazione e rifiutando una sorellanza fittizia, falsa, formale e fuorviante.
Il movimento femminista in questo senso si misura con le contraddizioni prodotte dalla sua storia ma perché questa non diventi, ora e qui, la storia del patriarcato si deve riannodare ai bisogni del “genere” e alla sua aspettativa e al suo anelito di libertà.

 

Trasmissione del 13/05/2015 "Simboli, significati, lotte/A Giorgiana, la rivoluzione sarà di maggio e porterà il tuo nome"

Data di trasmissione
Durata 59m 56s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/14/podcast-della-trasmissione-del-13052015/

Immagine rimossa.“I Nomi delle Cose” Puntata del 13/05/2015  “ Simboli, significati, lotte”

“…..l’ipocrita ha due lacrime: una per farsi bello un’altra per lavarsi le mani
i sordi non sentono le loro stesse urla non ci riusciranno neanche domani.
Nel frattempo, se vuoi, c’è questo ombrello tienilo finché non senti caldo,
che arriva la primavera./” Simboli, significati, lotte/Per Giorgiana e per noi/ La nostra storia e la nostra memoria/L’illegalità delle lotte fonte del diritto”

 

La Parentesi del 6/05/2015"Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe..."

Data di trasmissione
Durata 4m 25s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/07/la-parentesi-di-elisabetta-del-6052015/

La Parentesi di Elisabetta del 6/05/2015
 

 

Immagine rimossa.

Ragazzi e ragazze “perbene” cancellano la scritta CARLO VIVE dai muri di Milano segnando una delle pagine più vergognose nella storia di questo paese.

“Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe….”

Il primo maggio, sugli schermi televisivi, in ogni canale possibile, sono passate le immagini dell’inaugurazione dell’ Expò 2015 a Milano. Te le trovavi davanti dovunque, anche se cercavi semplicemente le previsioni del tempo. Non c’era scampo.

Vedere quelle immagini ed essere colta da una stretta allo stomaco è stato tutt’uno.

Ho avuto pietà per quelle bambine e quei bambini che cantavano l’inno di Mameli con una mano sul cuore, gettate/i in pasto alla propaganda da genitori  senza scrupoli, al servizio di chi sta costruendo  per loro un futuro di miseria.

Ho avuto compassione, mista a conati di vomito, per quei lavoratori in fila con la bandiera italiana piegata in mano, con il casco e la pettorina da cantiere…un anziano…una donna…un nero…un nepalese…rappresentanti ognuno di una modalità specifica di oppressione e sfruttamento accomunata da quella del lavoro. Servi felici? Schiavi rassegnati? Sciocchi strumentalizzati? Non so, ma una cosa è certa: erano l’incarnazione di un asservimento volontario che è tradimento della propria classe, del proprio genere, della propria razza, intese come categorie politiche e non certo naturali.

Vergogna e rabbia per loro, ribrezzo per tutte le immagini del potere che si susseguivano all’ingresso, in platea, sul palco…magistrati…politici…poliziotti..prelati…presidenti…giornalisti..deputati…industriali…personalità straniere… penose manifestazioni canore….. una sagra di paese per la santificazione delle multinazionali e un inno all’arroganza della borghesia.

Al centro di tutto, l’ “albero della vita”, simbolo ipocrita dell’altrettanto ipocrita titolazione dell’Expò ”Nutrire il pianeta” che altro non sta a significare se non distruzione, rapina, predazione delle risorse umane e naturali, guerre neocoloniali, sfruttamento, militarizzazione…uno scenario di morte in cui si muovevano scheletri con l’ermellino come nella Camera dei Lord de “La classe dirigente”.

La vita vera stava altrove,  era fuori, nelle strade di Milano, in tutte quelle e in tutti quelli che non accettano, che non ci stanno, che vogliono riprendersi tutto…le case..le strade..le scuole..gli ospedali..i tempi e i modi della vita e del desiderio.

Milano il primo maggio era divisa in due: la morte abitava dentro l’Expò, la vita stava fuori e troverà mille e mille modi di manifestarsi e di dimostrarlo ancora anche contro quei fantasmi, quella parvenza di umani che sono usciti dalle tane quando la manifestazione è finita e si sono messi a ”pulire Milano”.

Mi hanno ricordato la marcia dei colletti bianchi della Fiat nel 1980 e, allo stesso tempo, la maggioranza silenziosa, perbenista e reazionaria che ha mandato al potere il fascismo negli anni venti.  La sintesi tra  politicamente corretto e ipocrisia della socialdemocrazia riformista con i valori neoliberisti ha prodotto ombre di esseri umani che hanno perso qualsiasi dignità e consapevolezza e che si beano di una schiavitù volontaria. Pulite, pulite, pulite bene, togliete le tracce dei migranti affogati, dei cie, dei lavoratori caduti dalle impalcature, di chi dorme sotto i ponti, di chi non ha casa, pulite come pulivate le tracce dei campi di concentramento, pulite come quando denunciavate i partigiani…continuate a pulire bene, forse i padroni del mondo vi getteranno qualche osso spolpato come ricompensa.

 

Trasmissione del 29/04/2015 "Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta"

Data di trasmissione
Durata 1h 3m 2s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/03/podcast-della-trasmissione-del-29042015/

Puntata del 29/04/2015  “ Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta”

Immagine rimossa.

fotomontaggio: l’albero della vita a piazzale Loreto

 La vittoria del Vietnam/Marte a* marzian*/ Yankee go home!/ Il primo maggio e l’Expò: dall’arroganza del neoliberismo alla fascistizzazione dello Stato/Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta strumentalizzandotutto lo strumentalizzabile/Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe/Il calendario è bugiardo”

“I fili e le fila”   Immagine rimossa.        

Tre fili si intrecciano nello scenario dell’Expò 2015

-L’idea di esposizione universale. Che cos’è un’esposizione universale? non è altro che l’esaltazione della nazione in cui si svolge l’evento: in questo si coniugano due aspetti che caratterizzano questa società: il principio fascista della grandezza della patria e della sua immagine all’estero a cui tutti/e devono collaborare ( infatti è tutto un tagliare nastri e convocare  conferenze stampa)  e l’arroganza della borghesia  in un periodo vincente come questo neoliberista. Non è un caso che le esposizioni universali siano nate nella stagione della rivoluzione industriale. Da una parte quelle di questi anni sono epigoni di una modalità di propaganda ormai superata, dall’altra però ribadiscono una stagione di predominio forte, quello delle multinazionali e dell’iper-borghesia;

-la nuova dimensione del lavoro che il neoliberismo ha imposto per cui ha la sfrontatezza di aprire l’Expò 2015 a Milano il primo maggio quasi a dichiarare finita qualsiasi possibilità di rivendicazione di lotta di classe. Sono emblematiche le modalità con cui sono stati chiamati al lavoro tutti gli strati di addetti/e: dai/dalle giovani che dovrebbero lavorare gratis solo per la possibilità di mettere la partecipazione in curriculum, agli operai che muoiono per condizioni, modi,tempi, turni ottocenteschi, alla chiamata alle armi dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi pubblici come quello dei trasporti del Comune di Milano, entrati/e in sciopero il 30 aprile proprio per protestare contro il superlavoro che  dovrebbero sobbarcarsi senza neppure il riconoscimento dello straordinario o del turno festivo e che quindi  dovrebbero regalare durante il periodo dell’expò……..d’altra parte  non è altro che ” Il principio che l’organizzazione sindacale non deve basarsi sul criterio dell’irriducibile contrasto di interessi tra industriali e operai, ma ispirarsi alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori di lavoro e lavoratori e fra le loro organizzazioni sindacali…” (Patto di Palazzo Chigi tra Confindustria e Confederazione Generale  delle Corporazioni fasciste-21 dicembre 1923)

Le caratteristiche fasciste proprie del neoliberismo sono evidenti anche in quello che sta succedendo in parlamento: il governo Renzi emanazione diretta delle multinazionali anglo-americane, ha posto la fiducia sulla legge elettorale, un altro passo importante verso uno Stato autoritario.

-la strumentalizzazione delle oppressioni attuate dal neoliberismo e della sua stessa politica di rapina.  Sul fronte interno i territori vengono devastati, vengono programmati accordi economici e trattati di così detto libero scambio, come quello  del TTIP con gli USA, che decreteranno la fine di ogni autonomia dei governi nazionali in qualsiasi ambito economico, agroalimentare compreso, e sul fronte esterno il neocolonialismo attua una rapina sistematica di risorse, ricchezze, territori e esseri umani.. e, in questo panorama devastante, sotto gli occhi di tutti e tutte,  l’ Expò ha la faccia tosta di titolarsi  “Nutrire il pianeta”. La borghesia imperialista transnazionale, con i governatorati locali, compreso quello italiano, affama, distrugge, inquina, devasta ,uccide su scala industriale però  si pone come faro di civiltà strumentalizzando direttamente le oppressioni e le violenze che esercita e parlando impunemente di antirazzismo, guerre umanitarie, diritti umani, sicurezza sul lavoro, femminicidi, antifascismo, differenze sessuali…..

Anche la nostra oppressione di genere diventa così perpetuazione del dominio.
La femminilizzazione del lavoro non è altro che la trasposizione della modalità del lavoro di cura a tutto il mondo del lavoro, il nostro asservimento deve diventare la modalità del lavoro per tutti . Noi veniamo chiamate direttamente a partecipare alla nostra strumentalizzazione, oppressione, impoverimento e  a ribadire noi stesse qual’ è il ruolo che ci dovrebbe competere all’interno della nazione e della patria.

E così all’interno dell’Expò c’è “WE-Women” chiaramente rigorosamente in inglese, tanto per ribadire una sudditanza se mai ce ne fosse bisogno, e poi WOMEN FOR WATER e poi il Casato Petronilla e il Filo della Rosa e le ricette per la vita……siete spaventate? Suvvia, allora proprio non avete capito qual è il vostro ruolo!

Viene ribadito ed enfatizzato il rapporto donna-nutrimento-terra, memoria e donne attraverso il racconto delle nonne e il recupero della tradizione, concetto alquanto fascista che vede la donna come depositaria dei valori sacri della patria che legano con un filo ROSA la tradizione alla nuova donna imprenditrice.

Si punta molto alla figura della donna che si deve occupare del terzo mondo, nel solco del politicamente corretto che con i principi fascisti forma una miscela esplosiva, dello sviluppo sostenibile proprio in quanto depositaria del femminile e, quindi, più sensibile ai problemi quali salute, nutrimento e cura degli altri. Viene ribadito continuamente che noi avremmo un’innata predisposizione per la cura. Paura eh!? Chiaramente siamo debitrici di tutte queste illuminanti posizioni soprattutto a Federica Mogherini e a Marta Dassù, due esemplari tipo di patriarche. La prima viene dalla Sinistra Giovanile dei DS, come responsabile nazionale Esteri e relazioni internazionali nella segreteria di Piero Fassino ha seguito in particolare i dossier relativi all’Iraq, all’Afghanistan e al Medio Oriente….E’ stata eletta deputata nel 2008 nella lista PD, è stata rieletta nel 2013 alla Camera senza passare per le primarie e il 1 agosto 2014 è stata eletta presidente della delegazione parlamentare presso l’assemblea parlamentare della NATO, prima donna nella storia a ricoprire questo incarico. E’ stata vicepresidente della Fondazione Italia-Usa. E’ stata ministro degli Esteri nel primo esecutivo Renzi. Ora è Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica  di sicurezza.

Marta Dassù è stata consigliere per la politica estera del presidente del  Consiglio dei ministri nel governo D’Alema I, D’Alema II, e nel governo Amato II….fa parte del Comitato scientifico di Confindustria ed è componente della Fondazione Italia-Usa…..è nominata dal governo Renzi nel C.d.A. di Finmeccanica.

Le patriarche sono la nuova frontiera dell’oppressione di genere, sono quelle che in cambio della propria promozione individuale, stravolgendo e strumentalizzando significati ed obiettivi dell’emancipazione si mettono al servizio dell’oppressione patriarcale e neoliberista, vendendo la propria collocazione di genere e perpetuando l’asservimento della stragrande maggioranza delle altre donne.

Come femministe tirare le fila di questi discorsi ci chiarisce una volta di più che nessuna lettura di genere può essere scissa da quella di classe e che non ci sono zone neutre o impensabili posizioni al di sopra delle parti, o si sta dentro all’EXPO’ o si sta fuori nelle strade che lo combattono.

 

Le coordinamente /Coordinamenta femminista e lesbica

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe" del 25/03/2015 "Come riconoscere un anarcomachista"

Data di trasmissione
Durata 4m 51s

” Come riconoscere un anarcomachista”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/03/27/come-riconoscere-un-anarcomachista/

 
Immagine rimossa.Illustrazione di Suzy X

L’anarcomachista è aggressivo, competitivo fino all’eccesso. Elitario, paternalista; più puro dei puri e più forte dei forti. Riesce misteriosamente ad essere dogmatico pur professando il suo odio per ogni dogma. Persegue la coerenza in maniera totalizzante e obnubilante, ignorando che in un mondo di contraddizioni sociali tale perfezione non può esistere. Insegue l’alienazione delle politiche che porta avanti nella stessa maniera in cui egli pensa di porsi di fronte all’esistente: senza compromessi.

L’anarcomachista è misogino ma può non sembrarlo. La sua pericolosità è direttamente proporzionale alla sua capacità di mimetizzarsi come “bravo compagno” o come individuo non stereotipicamente maschilista. Può essere qualunque uomo. E di tanto in tanto, persino qualunque donna.

L’anarcomachista rincorre la logica del martirio e pensa che sia giusto e necessario che chiunque faccia altrettanto. Non tutt* vogliono o possono essere picchiat* e incarcerat*, ma a lui non importa. Perché pensare all’orizzontalità e all’incolumità altrui quando si può godere di un trip testosteronico con lo scontro di piazza fine a sé stesso, tatticamente inutile? Non si pone mai il problema di aver sovradeterminato le decisioni e le voci altrui: non lo farà né per il destino di una manifestazione, né per altro.

L’anarcomachista pensa di vivere in una bolla di sapone al di fuori della società, immune alle influenze aliene dei contesti oppressivi da cui emerge, pertanto sente di non avere alcuna responsabilità nell’aumentare la consapevolezza dei suoi privilegi e oppressioni e men che meno quella di combatterli. Ove necessario, ne nega l’esistenza – o peggio ancora, si proclama fintamente suo nemico, ingannando compagne e compagni di lotta. I quali non se ne accorgeranno per molto ancora: si dice che i fatti contano più delle parole, ma se i fatti contraddicono l’immagine idealizzata che si ha dell’ambiente sovversivo e dei suoi abitanti, allora le parole pare proprio vadano più che bene.

L’anarcomachista è emozionalmente impedito, e arroccato nella sua corazza di cinismo e distanza emotiva, prova una profonda paura di ogni cosa che non sia lineare, razionale, e risolvibile con due punti sull’ordine del giorno. Non sbaglia, non si scopre e non si mette mai in discussione: la sua lotta è sempre e comunque votata alla superficialità.

L’anarcomachista non si fida di nessuno, specialmente delle esperienze delle persone su cui ha potere, alle quali risponde in maniera dismissiva e trivializzante.

L’anarcomachista è un capolavoro di narcisismo. Si sente legittimato a colonizzare ogni discorso, ogni spazio, ogni sentimento, ogni corpo. Vuole essere ascoltato, ma non è disposto ad ascoltare: non è infrequente vederlo palesemente scocciato e annoiato quando gli si parla di questioni che crede non lo riguardino. Basta una vaga avvisaglia di critica politica per farlo andare sulla difensiva.

L’anarcomachista dimostra spesso, nelle sue interazioni sociali, una propensione a battute e linguaggi sessualizzanti (nei confronti delle donne) e omotransfobici. I gruppi, collettivi, organizzazioni a cui partecipa sono caratterizzati da un altissimo ricambio di persone, le quali fuggono esauste e infastidite da lui, dai suoi comportamenti e dai silenzi collettivi che ne consolidano la posizione. Talvolta i componenti di questi gruppi, collettivi, organizzazioni si domandano il perché di questi esodi, ma sembrano non accorgersi del fatto che essi sono compiuti principalmente da persone svantaggiate in qualche asse di privilegio.

L’anarcomachista prende posizione: o sei la soluzione o sei parte del problema. Questo soltanto finché il problema è fuori dalla sua portata. Se un suo amico, parente, compagno abusa verbalmente, emozionalmente, psicologicamente, fisicamente o sessualmente di qualcun*, questa sua capacità improvvisamente sparisce e lascia il posto a una silenziosa, pacifica, violenta equidistanza. Non comprende che non credere alla vittima significa in automatico abbracciare la versione di chi l’ha resa tale.

L’anarcomachista riesce a riempire intere ore assembleari di lotte intestine, discussioni inutili e lunghe digressioni inappropriate piene di fuffa. Parla di teoria quando serve agire, e di azione quando serve pensare.

Riconosci ed estirpa l’anarcomachista che è in te e negli altri!

Denis/Frantic

 

 

Trasmissione del 3/12/2014 "Angela Davis e Ferguson/ Liceo Manara Occupato"

Data di trasmissione
Durata 1h 1m 59s

Puntata di mercoledì  3 dicembre 2014 

 ” Una donna viene sempre annunciata dal termine <donna> mentre è estremamente raro per un uomo venir designato con il termine <uomo>  ” Colette Guillaumin

 

” Strumenti di controllo: razzismo, autodisciplinamento,socialdemocrazia,fascismo”

Immagine rimossa.

 ” Dal regime disciplinare a quello del controllo”

 Approfondimento 
“Incontro di genere e sul genere con le studentesse del Liceo Manara occupato”

Roma: ore 18.30 presidio per la liberazione di Nunzio e Marco a Regina Coeli

Data di trasmissione
Roma, 24 Settembre 2014 Questa mattina due attivisti romani, Nunzio D’Erme e Marco Bucci, sono stati sottoposti ad arresto cautelare. Entrambi da anni svolgono attività sociale nella città di Roma, aprendo spazi di democrazia, difendendo i diritti “di chi non ha diritti”, sempre dalla parte delle lotte sociali e per un reale diritto alla città, il primo addirittura con il ruolo di Consigliere Comunale per 10 anni. I fatti di stamattina si riferiscono a quanto avvenuto lo scorso maggio nella sede del VII municipio durante un convegno istituzionale sull’educazione alla diversità, alla quale hanno preso parte anche i movimenti sociali del territorio. Nel corso dell’evento alcuni esponenti di Militia Chirsti hanno aggredito i partecipanti ribadendo così la loro posizione omofoba e la loro contrarietà all’iniziativa. Marco Bucci, incensurato, si trova ora agli arresti domiciliari, mentre per Nunzio D’Erme è stata disposta l’immediata traduzione in carcere a Regina Coeli. L’intento repressivo è evidente dalla pretestuosa applicazione di queste misure cautelari, giustificate dalla “notorietà e capacità di mobilitare”. Invitiamo quindi coloro che hanno partecipato all’assemblea pubblica del 17 settembre a Piazza dei Sanniti ad aderire al presidio di giovedì 25 settembre alle ore 18.30 sotto Regina Coeli per gridare tutta la nostra solidarietà e pretendere la libertà di Marco, Nunzio ma anche degli altri attivisti arrestati negli ultimi mesi a seguito delle lotte sociali per il diritto alla città e all’abitare. Confluiremo poi tutti all’Assemblea pubblica a Piazza dei Sanniti perciò posticipata alle ore 21. Rete Spazi Autogestiti e Occupati