Andrea Sceresini, giornalista freelance, ci racconta come insieme ad altri giornalisti sia stato costretto a lasciare l'Ucraina perchè iscritto in una black list di giornalisti considerati filo russi. Andrea segue la situazione in Ucraina e nel Donbass dal 2014. Facciamo con lui un punto sulla situazione attuale.
E' morto Gleb Pavlosky, intellettuale e politico russo dalla particolare traiettoria culturale e ideologica che ha contribuito non poco alle fortune iniziali di Vladimir Putin.
Abbiamo chiesto a Giovanni Savino di tratteggiare brevemente i momenti principali della sua carriera. Di seguito quanto scritto sul canale "Russia e altre sciocchezze".
È morto Gleb Pavlovsky, un nome che dirà purtroppo poco a molti, ma la cui biografia racconta molto della tarda Unione Sovietica e della Russia di oggi. Pavlovsky è stato tra gli artefici di quel che vediamo oggi, da Putin alla popolarizzazione del concetto di Russkij mir, per poi essere allontanato dal Cremlino per la sua indipendenza di giudizio: la sua "caduta" l'ha trasformata in una possibilità per capire e studiare il regime putiniano, fenomeno a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita.
Nato a Odessa, Pavlovsky aderisce alla dissidenza di sinistra e marxista (fenomeno su cui ancora oggi si scrive poco, in Italia quasi totalmente ignorato), ma viene arrestato e confessa. Dopo tre anni di confino nella repubblica dei Komi, va a Mosca dove diventa tra i protagonisti delle iniziative di base della perestrojka.
Ma la sua carriera inizia con la fine dell'Urss: vicedirettore delle edizioni del Kommersant, fonda nel 1995 la Fondazione per la politica efficiente, che viene coinvolta nelle presidenziali dell'anno dopo. È Pavlovsky uno dei principali strateghi della vittoria di Eltsin, ottenuta con ogni mezzo necessario, come spiegato anni dopo da lui stesso. Ma è soprattutto l'ascesa di Putin il suo lavoro più importante: è Pavlovsky a ideare il sondaggio su quale eroe dei film i russi avrebbero voluto come presidente e ad individuare nella figura di Putin, allora direttore dell'Fsb, il successore di Eltsin.
Pavlovsky dirige la campagna elettorale di Putin, e diventa una delle figure chiavi dell'amministrazione presidenziale: nel 2004 viene inviato in Ucraina a dirigere la campagna di Viktor Janukovyč. Diventa tra i principali consiglieri di Medvedev, e questa sarà la ragione della sua svolta: nel 2011 il contratto con l'amministrazione presidenziale viene risolto, perché Pavlovsky era contrario al ritorno di Putin al Cremlino. "Putin non è più il garante personale dell'unità in Russia (...) (l'elettore) si aspetta garanzie da una politica chiara, da un solido schema statale e del diritto", dichiarò all'epoca.
Sempre attivo in nuove iniziative, è l'ideatore della rivista online Gefter, chiamata così dal suo maestro, lo storico Michail Gefter, ed è autore di varie pubblicazioni. Si era dedicato, dal 2020, alla Libera Università (Svobodnyj universitet), dove teneva corsi molto seguiti.
Nei giorni scorsi in Russia il campo nazionalista è stato agitato da uno scontro dialettico molto acceso, ai limiti dell'insulto personale e delle minacce, tra Evgenij Prigozin, patron della compagnia di contractor Wagner, e Igor Strelkov Girkin, esponente molto in vista della destra nazionalista. Abbiamo chiesto a Giovanni Savino, storico, esperto di storia della Russia e dell'Europa orientale e animatore del canale "Russia e altre sciocchezze" un parere su quanto avvenuto.
Giovanni Savino, esperto di storia e cultura russa e attualmente ricercatore presso l'università di Parma, presenta ai nostri microfoni il suo ultimo libro, frutto di una ricerca durata diversi anni in cui i fili del passato si intrecciano con quelli del presente. Al termine, un piccolo apologo russo-partenopeo, "Gogol ad Aversa".
Da Aleksandr Dugin e il suo ruolo come "simbolo ideologico" della prima Russia ex sovietica, in questa descrizione fatta da Guido Caldiron del Manifesto, il suo impatto nelle destre europee fino ai 30 anni dai fatti di Rostock quando il quartiere Lichtenhagen di Rostock, in Germania, venne scosso da una rivolta di matrice xenofoba. Al centro dei disordini c'è il rifugio per richiedenti asilo della Sonnenblumenhaus: vi sono ospitate circa 120 persone provenienti dal Vietnam, lavoratori a contratto dell'ex Repubblica Democratica Tedesca, assaltato da centinaia di fascisti mentre gli abitanti del quartiere assistevano applaudendo. Una sorta di atto di nascita del razzismo contemporaneo europeo nei confronti della popolazione migrante.
Un ritratto di Aleksandr Dugin e della figlia Daria Dugina, morta in un attentato pochi giorni fa, punto di riferimento di un pezzo delle destre radicali e non europee. Quali sono state, se ce ne sono state, conseguenze in Russia e se e quanto quest'attentato sia stato usato come arma di propaganda da parte del governo Putin.
Ne abbiamo parlato con il prof. Giovanni Savino.
Insieme a Giorgio Ferrari, esperto di problemi dell'energia, trattiamo il tema della transizione energetica e degli scenari di guerra attuali. Oggi, dalle 18, all'Archivio dei Movimenti in Via di Torpignattara 124 si terrà un dibattito proprio su queste tematiche.
Sasha Skochilenko è stata arrestata in San Pietroburgo per aver messo dei cartellini nel supermercato sulla guerra a Mariupol. Secondo la legge federale russa rischia dai 5 ai 10 anni per false informazioni sulle politiche del governo russo riguardo all'operazione speciale condotta in Ucraina. Aleksandra è stata tratta in arresto preventivo in attesa del processo. Aleksandra però è celiaca quindi ha un grosso problema ad alimentarsi in carcere, motivo per cui è stata avviata una campagna per la sua liberazione.
Con il giornalista Murat Cinar facciamo il punto sulla posizione della Turchia nel conflitto russo-ucraino. Membro NATO con importanti e forti legami economici e strategici sia con Mosca che con Kiev, Ankara sta affrontando la sfida dell'aggressione russa all'Ucraina con estrema prudenza, nel tentativo di minimizzare i rischi, ma anche sfruttare le possibili opportunità.
Con una compagna della radio parliamo degli aiuti che si stanno portanto alla popolazione ucraina sul confine romeno e moldavo. E della grande solidarietà da parte della Romania anche di voler controllare meno i confini.