Carcere

Aggiornamenti rivolte carceri e focus Civitavecchia

Data di trasmissione
Durata 25m 57s

Torniamo a parlare delle rivolte avvenute nelle carceri del territorio italiano nel corso delle ultime settimane. L'estate del 2024 vede le persone detenute ribellarsi a condizioni di vita disumane e a un numero di suicidi tra la popolazione detenuta che non cessa di aumentare. Leggiamo notizie e comunicati di solildarietà sulle rivolte.

Ci dedichiamo poi al carcere di Civitavecchia: leggiamo le lettere che le persone detenute ci inviano per raccontarci com'è la situazione (cibo, sorveglianza dinamica) e come sia scoppiata anche lì una rivolta.

Libertà per tutte e tutti.

Buon ascolto!

Lettera dai Detenuti Liberi di Regina Coeli

Data di trasmissione
Durata 6m 58s

Cara Radio Onda Rossa,

Intanto grazie per l’attenzione e per dare voce a chi, come noi, si ritrova schiacciato da questo sistema insano e inumano. Questi giorni sono molto faticosi per noi. Il caldo amplifica le sofferenze che già erano insopportabili.

Senza troppo girarci intorno, quello che vi chiediamo è di aiutarci, di rendere trasparenti questi muri, mostrando alla gente i crimini commessi da uno stato che, ipocrita, pretende il rispetto delle leggi che esso stesso vìola sistematicamente restando però impunito. Vorremmo che tutti e tutte riuscissero a capire che non c’è nulla di rieducativo nel carcere. Vorremmo che si superasse la solita narrazione della prigione che garantisce la sicurezza dei cittadini. È falso. Il carcere è criminale, criminoso e criminogeno.

Oggi in Italia vivono migliaia di persone (uomini, donne, ragazzini, perfino neonati con le loro mamme) chiuse come le bestie, in celle piccolissime nelle quali si boccheggia, buttate su brande di ferro con un foglio di gommapiuma lercia come materasso. Vivono chiuse senza servizi igienici adeguati, senza una doccia, senza un luogo sano nel quale cucinare.
Quando vedete le immagini in TV della solita rivolta o dell’ennesimo suicidio, dovete sapere che di carcere si soffre fino a diventare pazzi, di carcere ci si ammala, di carcere si muore. Fuori si vive un’immagine che, per quanto negativa, non riuscirà mai a rappresentare l’oscenità del carcere.

Qui a Regina Coeli abbiamo quasi raggiunto 1200 detenuti (a fronte di 680 posti ufficiali). Col sovraffollamento è saltato tutto: le educatrici non si vedono più, molte attività sono sospese, l’area sanitaria è totalmente inadeguata, con mesi di attesa per una visita. Anche la magistratura di sorveglianza è intasata al punto che non vengono nemmeno concessi i benefici di legge. Il vitto è disgustoso e comunque insufficiente. I lavoranti sono costretti a ridividere, i pezzetti di pollo per farli arrivare a tutti. Servono quasi ogni sera, con questo caldo, un brodo immangiabile fatto con gli avanzi dei pasti precedenti. E quando la cucina non ce la fa (sta erogando il doppio dei pasti) arrivano ranci ridicoli, con un uovo sodo o due fettine sottili di formaggio. Le persone più giovani muoiono di fame, quelle più anziane o più fragili si ammalano. L’acqua corrente è sempre più scarsa. Con quell’unico rigagnolo che c’è rimasto dobbiamo lavarci, cucinare, bere, ecc.

Oltre la metà di chi è rinchiuso qui dentro non ha soldi, quindi non si può permettere i pochi e costosi prodotti che siamo autorizzati ad acquistare dal fornitore monopolista. Così, una massa di almeno 600 persone, ogni giorno deve trovare il modo di rimediare il cibo, il sapone per lavarsi, perfino la carta igienica! (te ne danno un rotolo al mese, le guardie). Poi ci sono gli insetti che ti mangiano. Due sezioni sono piene di cimici e scabbia. I topi sono ovunque.
E poi ci sono quelle maledette gelosie. Guardate bene in carcere: le vedete? Quelle lastre di ferro nero montate davanti alle finestre delle celle. Illegali da molti anni ma mai rimosse per i costi dei lavori. Non fanno passare l’aria, non passa manco la luce. D’estate, quando ci batte il sole, si infuocano. Impazzisci. Cerchi di stare lontano da quella finestra bollente, ma la stanza è piccola, e al lato opposto c’è una porta blindata chiusa. Ti senti in trappola, appiccicato agli altri, tutti insofferenti. Ti fai aria con quello che trovi, ma l’aria è troppo calda. Intorno a te tutto è caldo, come un forno. Anche il cibo che compri si deteriora velocemente perché non c’è un frigo. È una tortura, e nient’altro. Lo stato tortura migliaia di persone. Non lo diciamo solo noi, ma le decine di sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani.

Tra noi c’è chi reagisce con forza, sbatte sulla porta, cerca di uscire almeno nel corridoio. Chi invece si lascia andare e decide di imbottirsi di psicofarmaci, dormire e non pensare (quasi il 40% dei detenuti), chi urla, chi piange, chi prega. Potremmo raccontarvi ancora tanto, ma non basterebbe un quaderno interno! Non si tratta più di riforme, decreti o disegni di legge. Qui, ora, si stanno commettendo crimini contro l’umanità. Le persone sono sottoposte a torture, trattamenti degradanti. Qui, proprio ora c’è gente che sta morendo. E non parliamo solo dei 54 suicidi dall’inizio dell’anno, di quelle 54 vite spezzate che oggi sono un numero sui giornali, ma ieri erano reali, avevano un nome, una storia, legami affettivi polverizzati dalla galera. Parliamo anche degli oltre 300 tentativi di suicidio dichiarati dal DAP, sventati il più delle volte da altri detenuti. Parliamo anche degli altri 72 morti per malattie o cause considerate naturali, ma anche quelli sono morti in carcere e di carcere.
Qui con noi c’è un anziano nordafricano. Ha 78 anni, cammina a fatica, gira spaesato. Dopo quasi 2 mesi ancora si confonde e non ricorda la sua cella. Dobbiamo aiutarlo per tutto, ha un’autonomia molto ridotta. Abbiamo fatto di tutto per segnalarlo, non può stare qui! Siamo molto preoccupati per lui. Non vogliamo che diventi l’ennesima “morte naturale”, conteggiata cinicamente tra i numeri che non contano!

Ci sentiamo soli, esclusi da una società cieca, ma capace di catalogare, marchiare ed escludere. Non si riesce a non pensare almeno una volta a farla finita. Non vuoi soffrire più. Qualche volta reagiamo, lottiamo, cerchiamo di unirci. Ma ogni protesta è sedata, repressa. In tanti hanno paura. Dopo la prima rivolta in sesta hanno spedito 15 capri espiatori nelle carceri più remote (perfino in Sardegna) facendo perdere loro la possibilità di vedere i familiari. Nonostante ciò, e nonostante il DL sicurezza, in sole 3 settimane ben 4 sezioni sono insorte, per disperazione. Ci sono stati incendi, lanci di oggetti. Almeno una volta a settimana il carcere è invaso dal fumo acre e tossico dei roghi. Dalla settima, dove stanno chiusi 23 ore su 24 (con l’ora d’aria spesso negli orari più caldi) quasi ogni sera si sentono battiture e grida di aiuto. Sentiamo ogni giorno notizie da altri penitenziari. Viterbo, Firenze, Milano, Trani, Trieste. Stesse storie, stesse proteste. A volte siamo costretti ad urlare, fare rumore, accendere fuochi. Vogliamo farci sentire, vogliamo essere considerati vivi perché, per quanto ci vogliano zitti, fermi, passivi, noi non siamo ancora morti!

Siamo esseri umani come voi. Alcuni hanno sbagliato, altri sono innocenti, altri ancora li hanno resi “sbagliati” con leggi liberticide che hanno creato reati dove non ce ne sono.

Siamo qui, davanti a voi, dentro Regina Coeli, dove subiamo torture, maltrattamenti, umiliazioni, trattamenti degradanti. Questo succede davanti a voi, proprio adesso. Il nostro è un grido d’aiuto, aiutateci a resistere e ad esistere!


Detenuti Liberi Regina Coeli

GIOVEDI 11 LUGLIO GIORNATA DI MOBILITAZIONE PER ANAN, ALI, MANSOUR

Data di trasmissione
Durata 23m 58s

LA RESISTENZA NON SI ARRESTA! LA RESISTENZA NON SI PROCESSA!

Libertà per Anan, Ali e Mansour - Palestina libera!

In occasione dell'udienza in Cassazione sono stati indetti presidi per giovedì 11 luglio in diverse città italiane. Di seguito i dettagli:

Roma - H9:30 - Piazza Cavour (Corte di Cassazione)

Firenze - H9:30 - Palazzo Medici Riccardi in Via Cavour (Prefettura)

Modena - H18:00 - Via Martiri della Libertà (Prefettura)

Como - H18:00 - Via Volta 50 (Prefettura)

Bergamo - H18:30 - Largo Rezzara

Milano - H19:00 - Corso Monforte 31 (Prefettura)

Con la resistenza palestinese! Contro il genocidio! Anan, Ali e Mansour liberi!

 

Ne parliamo con l'Avvocato Flavio Rossi Albertini

 

Maja, compagn antifa non binary, deportata dalla polizia tedesca in Ungheria

Data di trasmissione
Durata 12m 41s

In seguito al pronunciamento della corte d’appello tedesca, Maja, compagn non binary che era stata tratta in arresto lo scorso dicembre per l'accusa relativa a supposte aggressioni  a neonazisti a Budapest nel febbraio 2023, durante la giornata dell'onore, è stata prelevata nella notte tra il 27 e il 28 giugno dalla cella in cui era in custodia a Dresda in vista della traduzione in carcere in Ungheria che è avvenuta nella mattina del 28, poco prima del pronunciamento della corte federale che avrebbe rallentato l’estradizione.

L’assenza di tempestività della corte costituzionale federale non ha impedito alla polizia penale di intervenire immediatamente dopo il parere della procura berlinese e bypassare le istanze di tutela giuridica di una persona non binaria. Su questo meccanismo pendono forti sospetti di illegittimità considerata la sollecitudine delle istituzioni repressive nella consegna dell’imputat* nelle grinfie dello stato retto da Orban, in contraddizione con i principi di garanzia per l’imputat*.

Ora Maja si trova in regime di isolamento in un carcere maschile ungherese, con la possibilità di pochi minuti di telefonate e senza la possibilità di ricevere posta.

Ne parliamo con un compagno di Milano del gruppo informale riunito intorno al blog https://freeallantifas.noblogs.org che si propone di mantenere l'attenzione su Maja e coordinare azioni di solidarietà.

Approfondisci su

Maysoon Majidi e Maryam Qaderi ancora detenute

Data di trasmissione
Durata 27m 11s

Con due compagne del Comitato free Maysoon e Maryam, un aggiornamento sulla situazione di Maysoon Majidi e Maryam Qaderi, due donne in fuga dal regime iraniane, arrestate come scafiste, come migliaia di persone che si muovono con la speranza di una vita migliore.

Maysoon Majidi è stata trasferita nel carcere di Reggio Calabria e avrà la prima udienza del processo contro di lei il 24 luglio, Maryam Qaderi , l'8 luglio a processo, è agli arresti domiciliari

Regina Coeli: la mobilitazione dei detenuti continua! Lettere e testimonianze da dentro.

Data di trasmissione
Durata 1h 10m 52s

Torniamo a parlare del penitenziario di Regina Coeli e della coraggiosa mobilitazione che i detenuti stanno portando avanti da ormai due mesi. Leggiamo scritti ricevuti da un gruppo di detenuti organizzati che trattano vari temi: testimonianze sulla situazione materiale della quotidianità, resa ancor più faticosa dall'arrivo delle alte temperature, racconti di lotta all'interno del penitenziario nei giorni scorsi e pesanti episodi repressivi.

Esprimiamo solidarietà a tutti i detenuti in mobilitazione a Regina Coeli e a tutte le persone private della propria libertà.

Buon ascolto!

 

Presidio contro il CPR di Ponte Galeria

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Corrispondenza telefonica per parlare del presidio contro il CPR di Ponte Galeria, tenuto la domenica 16 giugno e organizzato dall'Assemblea Solidarietà e Lotta , per denunciare le condizione di detenzione e la violazione ai diritti umani che soffrono le persone detenute in queste luoghi che rappresentano il razzismo istituzionalizzato.

Aggiornamenti sullo sciopero della fame di Maysoon

Data di trasmissione

Aggiornamenti sul processo che vede coinvolte due compagne curde iraniane rinchiuse nelle carceri italiane e accusate di scafismo. In particolare nel carcere di Castrovillari, in Calabria, da diverse settimane, l''attivista e regista curdo-iraniana, Maysoon Majidi, detenuta in Italia da circa cinque mesi con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ha iniziato uno sciopero della fame, di cui nessuno parla. 

Bilancio presidio/saluto Regina Coeli e prossimi appuntamenti

Data di trasmissione
Durata 30m 1s

Con una compagna dell'Assemblea di solidarietà e lotta tiriamo le somme del presidio/saluto ai detenuti del carcere di Regina Coeli e lanciamo i prossimi appuntamenti di lotta:

- domenica 16 giugno, presidio davanti il CPR di Ponte Galeria. Appuntamento alle 16:00 alla fermata Fiera di Roma del treno per Fiumicino

- domenica 16 giugno, manifestazione: portiamo in strada le lotte delle persone recluse nei centri di espulsione. Appuntamento alle ore 19:30 in piazza della Marranella - Torpignattara

- giovedì 20 giugno ore 16:30, università La Sapienza, aula 6: secondo incontro su DNAA organizzato dalla cassa di solidarietà La Lima. Per approfondire: http://www.ondarossa.info/redazionali/2024/05/ruolo-e-strategie-repress…