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Palestina

La diplomazia ipocrita mentre continua la strage a Gaza e in Cisgiordania

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Più di cento morti nelle ultime 24 nella Striscia di Gaza dove permane la situazione drammatica rispetto alla mancanza di cibo, acqua e medicinali, ancora due assassini in Cisgiordania tra cui un uomo con cittadinanza palestinese - Usa e continui attacchi dell'esercito israeliano e dei coloni. Tutto questo avviene nel quadro delle trattative per la tregua a Doha e del viaggio di Netanyahu appena rientrato dagli Usa dove il timore è che cercasse l'appoggio dell'alleato per una ripresa dei bombardamenti contro l'Iran.

Ne parla Michele Giorgio inviato a Gerusalemme per Il Manifesto

 

Per l'immagine ringraziamenti a rawpixel.com

Milano: fuori il sionismo dalla Triennale

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Martedi 8 luglio, Galassia, Assemblea antisionista dell3 lavorator3 dell’arte e della cultura ha organizzato un’azione dimostrativa nella hall e sulla scalinata centrale della Triennale di Milano, dove è allestita l'installazione 471 Days, dedicata a Gaza. L’intento era quello di denunciare pubblicamente, all’interno degli spazi della Triennale, la complicità dell’Esposizione Internazionale Inequalities con il genocidio in corso a Gaza e con la colonizzazione sionista della Palestina. All’azione hanno preso parte circa 50 attivist3. Due striscioni verticali sono stati calati dal piano superiore, riportando le frasi: “640 giorni di genocidio + 75 anni di occupazione” – in riferimento diretto al titolo dell’opera 471 Days – e “Triennale, fuori il sionismo dalla cultura. Palestina libera”. Durante l’azione è stato letto un comunicato che ne spiegava le motivazioni, seguito da cori a sostegno della Palestina. L’iniziativa ha visto anche la partecipazione inattesa di visitatori e visitatrici dell’esposizione, oltre che di alcuni membri dello staff della Triennale, che hanno espresso il proprio supporto con applausi e unendosi ai cori. Ne parliamo con un compagno di Galassia

Aggiornamento sul processo ad Anan, Ali e Mansour

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Oggi, mercoledì 9 luglio, ennesima udienza per Anan, Ali e Mansour, e come sempre presidio solidale fuori dal tribunale dell'Aquila.

Insieme ad un compagno presente al presidio facciamo un aggiornamento sullo stato del processo.

L'udienza di domani è stata cancellata. Prossime udienze 19/09 e 26/09 sempre dalle 9:30.

Guerra alla guerra: assemblea nazionale il 27 luglio in Valsusa

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Insieme a un compagno di Zaum, collettivo universitario della Sapienza, e ad una compagna del CUA di Torino e della rete stop Riarmo parliamo dell'appello Guerra alla guerra per un'assemblea nazionale contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina che si terrà domenica 27 luglio alle ore 12:30 durante il festival del movimento NO TAV a Venaus (TO).

Riportiamo l'appello completo:

GUERRA ALLA GUERRA 

Un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina.

Facciamo appello a tutti e tutte coloro che sentono la necessità di sviluppare un percorso largo e partecipato contro la guerra, contro il riarmo dell’Europa e il genocidio in Palestina. A tutt coloro che già si mobilitano in tal senso e vogliono condividere i loro percorsi, a tutt coloro che vogliono mettersi in dialogo e che vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile.

La pace è finita da un bel pezzo, la guerra e la sua espansione non è più una possibilità ma uno scenario consolidato e con cui ci stiamo abituando a convivere. Conviviamo con migliaia di morti in tutto il mondo, con i saccheggi e i soprusi, con le occupazioni e gli espropri. I recenti avvenimenti e lerivolte scoppiate nelle principali città statunitensi contro le deportazioni dei migranti ci raccontano come la guerra sia uno stato diffuso e permanente e si dispiega su vari livelli di intensità. Come non pensare ai nostri decreti sicurezza e ai dl emergenza sulle periferie, alle zone speciali, ai siti di interesse nazionale.

Non stiamo assistendo a qualcosa da lontano. Siamo dentro la grande bestia, quella che decide della guerra, che la finanzia che la alimenta. Le industrie italiane di armi aumentano i loro profitti intensificando la produzione, grandi porzioni di territorio sono basi militari della Nato, i nostri porti sono scali logistici di guerra, le nostre università contribuiscono a creare un sapere utile alla guerra, il nostro governo appoggia Israele e sostiene la retorica civilizzatrice dell’Occidente. Lo fa Meloni quando dichiara alla Casa Bianca che l’obiettivo comune è quello di rendere di nuovo grande l’Occidente, lo fa Valditara quando cambia le linee guida della scuola in chiave suprematista, lo fa Giuli quando taglia le risorse pubbliche al cinema perché troppo di “sinistra”. La cosa peggiore che può succedere è abituarsi a convivere con la paura e il pericolo di un mondo in frantumi. Come se la nostra guerra l’avessimo già persa.

Vi invitiamo a costruire un percorso che abbia l’ambizione di interrogarsi sul proprio agire, su quali sono le corde tese che non siamo stati ancora in grado di toccare, su come è possibile mettersi al servizio di una sfida che faccia breccia sulle persone che sentono il pericolo di quello che sta avvenendo e, quindi, che sia in grado di curvare le decisioni politiche del governo Meloni a partire dal sostegno di Israele.

Vi invitiamo a partecipare ad un processo non già dato ma che possa porsi delle domande su come nasce e cresce un movimento in Italia e in Europa contro la guerra interna ed esterna. Come si muove insieme una guerra contro la guerra, per invertire la rotta di un mondo che vede sempre più paesi arruolarsi nelle fila del pensiero di destra e conservatore in tutto il mondo. L’altra faccia del militarismo progressista di matrice liberal che ha preparato il terreno nei decenni precedenti e che oggi non tenta nemmeno più di mascherare di ipocrisia il suo bellicismo.

Vi invitiamo a proporre strumenti di condivisione, a condividere pratiche contro la guerra: boicottaggi, scioperi, mobilitazioni di piazza, sabotaggi, dibattiti nelle università e nelle scuole dando voce a chi voce non ha o non può più avere.

Vi invitiamo a puntare alla pratica dell’obiettivo comune come unica prospettiva, tutta da conquistare collettivamente per aprire spazi di possibilità che superino i confini delle forme organizzate.

Vi invitiamo ovunque siate a raggiungerci in Val Susa, a Venaus durante il Festival Alta Felicità il 27 luglio alle ore 12:30, per condividere riflessioni e prospettive, ritornare nelle nostre città e moltiplicare gli appuntamenti, guardare insieme a un momento di mobilitazione nazionale in autunno che sia il primo di tanti a venire, confidando nella capacità di cogliere con flessibilità le occasioni che si potranno aprire nell’accelerazione degli eventi. Siamo sicuri che faremo del nostro meglio per resistere e trovare il modo di curvare la linea della storia.

Contro la guerra. Abbiamo amici dappertutto!

Villaggio Palestina al Corto Circuito

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In comunicazione telefonica con Spartaco e Chiara, del CSOA Corto Circuito e del Laboratorio Sociale Largo Tappia, abbiamo presentato la tre giorni Villaggio Palestina, che si terrà dal 4 al 6 luglio al Corto Circuito, nella quale ci sarà una mostra fotografica, assemblea pubblica, concerti e proiezioni per parlare della Palestina.

Palestina: il vero volto delle smart city. Tecnologie per le guerre ai popoli

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Con un compagno dell'assemblea nogreenpass parliamo dell'iniziativa prevista per questo 6 luglio a Centocelle aperte (via delle resede 5). Iniziativa in sintonia con quelle che l’assemblea ha già svolto proprio sul tema. In questa occasione parteciperà anche la comunità palestinese dell’UDAP. Dopo la proiezione dei documentari doppiati sulle smart
city palestinesi, gli interventi e il dibattito, ci saranno un aperitivo e una cena conviviali.

Qui trovate il documento di analisi e presentazione più dettagliata dell'iniziativa e un trailer dei documentari:

https://nogreenpassroma.noblogs.org/post/2025/06/28/6-luglio-2025-palestina-il-vero-volto-delle-smart-city

 

La Smart City e la Città dei 15 minuti sono due teorizzazioni che applicando sul territorio strumenti altamente tecnologici non solo ridefiniscono i modi e i tempi della nostra quotidianità, non solo controllano i nostri corpi e condizionano le nostre menti spingendoci a comportamenti stereotipati, controllabili secondo algoritmi precostituiti, ma attuano anche una selezione predittiva delle azioni, individuando e selezionando buoni e cattivi, pericolosi e innocui, disponibili e indisponibili. La Smart City è la <città intelligente> perché, ci dicono, le più moderne tecnologie digitali e di telecomunicazione – compreso il 5G – vengono messe al servizio della città, dell’ambiente e dei suoi abitanti. Vorrebbero farci credere che questo costituisca un’innovazione, un bene per tutti. Si tratta di un nuovo paradigma per la realtà urbana che poggia su miriadi di sensori che raccolgono, 24 ore su 24, ingenti masse di dati, e su un elevatissimo livello di connettività. Così strade, incroci, palazzi, parcheggi e gran parte dell’arredo urbano “parlano” tra di loro, in tempo reale, grazie a quello che in gergo viene definito internet of things, l’internet delle cose, ovvero la connessione dinamica tra gli oggetti che utilizziamo quotidianamente. Intelligenza Artificiale, 5G, droni e altre innovazioni tecnologiche sperimentate reciprocamente sia in ambito militare che urbano trovano così la loro sintesi ideale.

Gaza: ancora bombe, stragi e mancanza di tutto

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Giorno dopo giorno continuano le stragi di palestinesi in fila per recuperare cibo, bombardamenti incessanti nonostante le parole di Trump che di nuovo dichiarano Israele disponibile a una tregua attribuendo di nuovo alle forze palestinesi il portrarsi del genocidio. Nel frattempo, come già sappiamo, a Gaza manca tutto, cibo, acqua, medicinali, servizi sanitari funzionanti, energia... Ne parliamo con Michele Giorgio, de Il Manifesto e Pagine Esteri che approfondisce anche la situazione di guerra costante in Cisgiordania a opera di coloni e esercito israeliano, così come a Gerusalemme, in particolare nella parte est della città.

Dialoghi dalla Sardegna ep.4 - ReteLiber*diLottare e interventi dalla piazza di Cagliari

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L’ultimo episodio raccoglie una riflessione di un compagno della Rete Liber* di Lottare riguardo gli ultimi due mesi al seguito del decreto sicurezza. Nominiamo diversi casi piuttosto allarmanti: le diverse infiltrazioni in Potere al Popolo e Cambiare Rotta, quanto avvenuto a Venezia in questi giorni, i domiciliari al compagno di Cagliari, come anche la segnalazione nei confronti dell’avvocato di Alfredo Cospito.

Infine concludiamo questo redazionale riportando 2 interventi, fra i diversi che sono stati fatti in piazza, di due compagne durante la manifestazione di mercoledì 25 giugno a Cagliari.

Alleghiamo una lettera scritta da Luca dai domiciliari: 

 

Per me la resistenza palestinese non ha il solo merito di non demordere anche davanti alla più brutale delle oppressioni, svelandoci la forza di un popolo fiero che si oppone alle cause della sua miseria, ma ha anche quello di aver contagiato centinaia di migliaia di persone in tutto il pianeta, dando vita ad una mobilitazione internazionale dalle varie forme ed espressioni.
Per chi, come me, è cresciuto nel nuovo millennio, gli esempi simili scarseggiano.
A fianco, una situazione geopolitica angosciante, tra conflitti aperti, continui sconvolgimenti e l’opzione di una guerra nucleare dietro l’angolo.
E così inizia a scricchiolare anche il nostro privilegio europeo, gradualmente fiaccato da un costo della vita sempre più proibitivo, mentre ci si consola con l’idea, sbiadita anch’essa, che “tanto qui le bombe non arriveranno mai”.
Anche qui, nello Stato italiano (sotto il quale siamo costretti a vivere pur essendo sardi) il quadro non è meno preoccupante. Se da un lato le condizioni della vita peggiorano e i nostri territori sono sempre più esposti alla predazione delle multinazionali (energetiche, di estrazione di materiali e così via) dall’altro le porte del carcere si aprono sempre più facilmente per chi decide di organizzarsi ed opporsi.
La Sardegna ne è esempio lampante: alta disoccupazione, stipendi da fame, scarsa assistenza sanitaria. Ad aumentare sono solo i progetti di estrattivismo energetico, gli aerei militari sulle nostre teste e le sezioni speciali nelle prigioni. E non dimentichiamoci che cosa significa, in un periodo di conflitto come quello che stiamo attraversando, vivere circondati da basi militari. Non solo per l’intensificarsi delle attività, e questi ultimi giorni ne sono una conferma, ma anche per la consapevolezza di essere sempre un “buon bersaglio”.
Io, che attualmente mi trovo agli arresti domiciliari per aver partecipato ad un corteo a Cagliari in solidarietà al popolo palestinese e contro l’occupazione militare in Sardegna, sono accusato proprio di alcuni dei reati (resistenza, lesioni e minacce a pubblico ufficiale) per i quali il decreto sicurezza prevede un aumento delle pene. Una sorte che temo toccherà a tanti e tante. Una sorte inevitabile per chi decide di non tacere davanti ai soprusi e alle imposizioni.
Mando un saluto a Tarek, con il quale ho orgogliosamente condiviso la piazza del 5 ottobre a Roma, ad Anan, Alì e Mansour, che sulla loro pelle pagano il prezzo del servilismo italiano nei confronti dello Stato d’Israele e a tutti i giovani e le giovani che in giro per il mondo rischiano la propria libertà, per la libertà del popolo palestinese e per una vita diversa.
E un abbraccio fraterno a Paolo Todde*, rinchiuso nel carcere di Uta (Cagliari), in sciopero della fame dall’8 maggio per protestare contro le condizioni detentive.
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Sardinnia libera
Palestina libera

Casteddu, 23 giugno 2025
Luca

 


*Paolo todde attualmente ha interrotto lo sciopero della fame

Dialoghi dalla Sardegna ep.2 - Boicottaggio Maersk e F35 - GiovaniPalestinesi

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In questo secondo episodio, con una compagna dei Giovani Palestinesi, daremo rilevanza alla campagna di boicottaggio contro Maersk e gli F35. È notizia di questi giorni che Maersk, azienda danese di trasporto marittimo, ha rescisso degli accordi con alcune fabbriche d’armi, le quali venivano esportate in Cisgiordania.

Durante la corrispondenza facciamo riferimento a questo link: https://www.noguerranonato.org/giovanipalestinesi/2025/06/16/dichiarazione-della-campagna-maskoffmaersk-fermare-le-spedizioni-di-f-35-a-israele-porre-fine-alla-complicita-di-maersk-nel-genocidio-porre-fine-allimpunita-per-leonardo/

 

Maggiori informazioni: https://bdsmovement.net/MaskOfMaersk


Con un compagno sempre dei Giovani Palestinesi parliamo di come le istituzioni universitarie, e non solo, si sono poste nei confronti della mobilitazione con la Palestina, fra silenzi, ambiguità e ipocrisie. Parliamo di Anan, Alì, Mansour ma anche delle persone arrestate a seguito delle mobilitazioni di piazza, come Tarek e Luca (Cagliari).