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Palestina

Streghe autodeterminate

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Da brave streghe abbiamo centrato la trasmissione sull'autodeterminazione dei popoli e dei corpi sbugiardando le informazioni tossiche, la logica di governo fascista e patriarcale che attacca scuole, centri antiviolenza, consultori, ribellioni, pensiero critico e trasforma invece il terrorismo dello stato di Israele in "democrazia".
Con Bettelheim la favola di Biancaneve che suscita anche perplessità ad alcune di noi nelle varie interpretazioni. Decidesse chi ci ascolta!

Da Bari alla Palestina

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Un compagno e una compagna di Bari si trovano in Palestina, sentiamo la loro testimonianza.

Ciao, siamo qui in Palestina perché siamo stati invitati da una realtà diffusa su tutto il territorio della Cisgiordania. Si chiama Popola Art Center e coordina una serie di attività, di realtà locali da Ramallah, a Bethlehem, a Nablus, a Tulkarem, ma soprattutto sono presenti anche nelle campagne, nei villaggi, sono focalizzati su attività culturali, danza, musica e sulle attività agricole, e quindi forme di resistenza che nascono da lavoro sociale dal basso, che mettono insieme giovani, donne, contadini, provano a far sì che la resistenza e il radicamento sui territori palestini sia strettamente connessa al lavoro della terra, e la lavoro della terra anche come forma di sussistenza, forma di resistenza e forma di resilienza alle violenze quotidiane che si subiscono. Quindi come fuori mercato, internazionale, ma anche come solidarietà locale a Bari, abbiamo una relazione con loro da quasi due anni e mezzo, abbiamo lanciato diverse campagne di sostegno durante e dopo gli attacchi di Israele a Gaza. Ci siamo conosciuti e nata una simbiosi, un'empathia rispetto al fatto che seppur in contesti differenti ci ritroviamo nelle pratiche, ma anche nelle strategie è una visione che ha come intento quella della partecipazione nella vita quotidiana e nel lavoro quotidiano delle persone.

Per quanto riguarda la vita quotidiana dei palestinesi e delle palestinesi tutto è legato all'occupazione, e quindi orari, spostamenti, spazio e tempo dipendono da checkpoint, le colonie che si allargano, il che incide soprattutto sugli spostamenti, quindi per lavoro, scuola, eccetera. E soprattutto fanno sì che ci sia uno stato permanente di tensione. Nonostante questo, loro continuano la loro vita, non c'era assegnazione, non c'è resa, questo grazie alla vita di comunità, infatti come loro ci dicono qui, nessun si salva da suolo. Quindi sin dal primo giorno che siamo arrivati qui e per noi è stato molto impattante, vedere come convivono l'una canta all'altra poche centinaia di metri la malattia, la patologia e la cura. La cura sono tutte le pratiche comunitarie, soprattutto al di fuori dalle città e quindi attività agricole che servono ai palestinesi e alle palestinesi a non cadere nella carestia. Perché da quello che ci raccontano, l'obiettivo che ha l'entitazionista è quello di concentrare le palestinesi e i palestinesi nei cosiddetti cantoni, quindi nelle città più importanti della Cisjordania, per al fine di non dare continuità ai territori palestinesi e di conseguenza alla vita comunitaria. Quindi il loro obiettivo è proprio rompere l'idea di una palestina unita. In questi primi giorni di visita abbiamo avuto la possibilità di ascoltare, parlare con molte persone afferenti a Popular Center, loro ci raccontano che devono far fronte nella vita quotidiana a tre tipologie di occupazione.

L'occupazione israeliana tra coloni ed esercito, l'occupazione dell'autorità nazionale palestinese che se va bene si traduce nell'indifferenza nel momento in cui loro subiscono violenze e l'occupazione, o addirittura spesso c'è collaborazione dell'autorità con le forze israeliane, e poi un altro piano di occupazione che ci descrivono e raccontano è quello delle grandi organizzazioni non governative europee, ma provenenti da tutto il mondo. Ci sono un'infinità di risorse, soprattutto economico-finanziale, che arrivano qui in Palestina, ma la rigidità dell'approccio molto paternalistico del loro utilizzo non porta a percorsi di emancipazione, a percorsi che portano la soddisfazione dei bisogni, dei desideri e delle palestinesi, ma non portano a percorsi di emancipazione, a produrre attività per attività che non aiutano assolutamente, non supportano assolutamente la visione della liberazione della popolazione palestinese.

Dopo alcuni giorni a Ramallah e nei villaggi che la circondano, adesso stiamo andando verso Nablus, dove visiteremo alcune cooperative agricole, composte soprattutto da donne, che ci stanno raccontando di come, ad esempio, non possono più accedere ai loro terreni, di come hanno subito il rogo dei propri ulivi da parte dei coloni, e che qui hanno l'obiettivo di coinvolgere e favorire la partecipazione in questi percorsi di autodeterminazione, soprattutto di giovani e delle donne, anche perché, come ci raccontano, non possiamo illudere la matrice patriarcale della società palestinese. E da qui proseguiremo le nostre visite tra i villaggi, quindi le campagne e le città, grazie alla rete di cooperative presenti su tutti i territori palestinesi, affiliate a PAC, proprio l'Art Center, che, come si raccontano, si vedono come un corpo unico, con tante diramazioni.

Diario di uno chef sotto assedio

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"Diario di uno chef sotto assedio" è un viaggio attraverso le parole e gli occhi di Alamarin, chef pizzaiolo professionista gazawi, volontario nella cucina da campo gestita da @a.c.s. Negli ultimi due anni, insieme a un team di altrx volontarix, ha sfamato ogni giorno circa 10.000 famiglie. E se credete che sia impossibile aprire un ristorante e mettere su un foodtrack nel mezzo di un genocidio, vi presentiamo Mohamed Alamarin.

Qualche giorno dopo il 7 ottobre 2023, Mohamed inizia a scrivere una corrispondenza in cui descrive 100 giorni del genocidio in cui gli interlocutori sono non solo amici e amiche ma anche il mondo che resta a guardare inerme dietro gli schermi. 

Un'analisi politica lucida e impietosa delle infami atrocità che rimarranno nella storia, vissute in prima persona sulla propria pelle. Inchiodando l'Occidente alle proprie responsabilità, senza perdere mai una sensibilità narrativa che è nell'anima palestinese. La parola si fa resistenza, sumud. Oggi come ieri. 

Il podcast è la trasposizione di questa corrispondenza: leggeremo una pagina del diario nello stesso due anni dopo, prima in italiano e poi nella lingua originale, l'arabo. 

Ci auguriamo che le parole di Mohamed possano arrivare a più persone possibile e che i suoi sogni, le sue passioni, come quelle di ogni palestinese, possano concretizzarsi e che Mohamed possa infine essere riconosciuto come un grande chef. 

Caro Mohamed sappi che per noi colleghx chef, e per tutto il mondo, lo sei già! Grazie per la fiducia e per aver condiviso le tue parole con noi!

Dal fiume al mare Palestina libera!

Il podcast va in onda su Radio Onda Rossa alle ore 10 e su Radio Quar alle ore 16.

Illustrazione di Marta Mosca (Collettivo BandaGialla)

Come Dub me

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Quinta puntata, della Stagione 25/26, di Militant Dub Area sul 87.9 di Radio Onda Rossa.

Con la ciurma composta dai soliti tre, abbiamo proposto una puntata nella quale, durante la prima ora, abbiamo parlato del così detto "accordo di pace" a Gaza, che di accordo e pace ne ha veramente nulla.

Nella seconda metà abbiamo fatto un collegamento telefonico con il Jojo Fest, che si svolgeva ad Acrobax, per parlare con Tezetà, regista e parte del festival in ricordo di Josef Yemane Tewelde, che ci ha raccontato come è trascorsa la giornata dedicata a Jojo. Poi abbiamo presentato una freash release: Come pick me up, del cantante e Dj francese Young Kulcha.

Buon ascolto!

 

La Playlist:

The Skatalites - Coconut rock
Ken Boothe - You are no good
Marina P & The Cooperators - Moonlighting
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Yami Bolo - Conspiracy
Trinity - Phsams
Natural Black - It's a joy
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Skycru & Kingsley - Heavy load
Blackrose - Who do you think you are
Kandee meets Noah Wadada & Pijule - Falso testimonio
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Young Kulcha - Come pick me up
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Dub Judah - Unity strength
Ramon Judah - Signs
Ranking Joe - Conscious
Mikey Dread - Roots & Culture (Lion T remix)
Roots Masashi - Yuugen
Mr. Zebre meets Rebel I - Run come

24 ottobre: Mobilitazione dall’ambasciata di Israele alla Festa del Cinema di Roma

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Con una compagna parliamo della mobilitazione di domani 24 ottobre a Roma. Continuiamo lo stato di agitazione permanente, fino alla liberazione della Palestina. 

Di seguito il comunicato:

IL GENOCIDIO E' ANCORA IN CORSO!
Quale Pace in Palestina se Giustizia non verra fatta? Non ci sarà pace finchè la Palestina non sarà libera dal Fiume al Mare, finchè le catene coloniali sioniste non verranno spezzate una volta per tutte.

VENERDI' 24 OTTOBRE ORE 18:00 - PIAZZA VERDI - MOBILITAZIONE DALL'AMBASCIATA DI ISRAELE FINO ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA.
Accendiamo i riflettori della Festa del Cinema di Roma sulla Palestina, sul rispetto dei Diritti Umani, sul rispetto del Diritto Internazionale, davanti all'Auditorium, nel cuore simbolico di questo evento. Partiremo da piazza verdi, accompagnati dalle bandiere della Palestina e insieme arriveremo davanti all'Auditorium Parco della Musica dove si svolge in questi giorni la Festa del Cinema di Roma, perchè non possiamo restare a casa mentre in Palestina si continua a morire. Accendiamo i riflettori sulla Palestina insieme a tutte coloro che con il loro lavoro rendono possibile questo festival, a tutte coloro che sono state nelle scorse settimane equipaggio di terra della Global Sumud Flotilla. A tutte coloro che nel profondo credono che la loro arte abbia il dovere morale di occupare spazi e passerelle per portare il proprio sostegno al popolo palestinese.

Una tregua fragile a Gaza e ripetutamente violata non può fermare la marea che in questi giorni ha inondato le piazze e le strade delle nostre cittá. Non resteremo a guardare mentre in West Bank aumentano le prepotenze dei coloni e l'Occupazione e l'Apartheid assumono decisamente anche qui il tono del Genocidio e mentre proseguono incessanti bombardamenti sul Libano. Non resteremo a guardare mentre in tutto il Mondo i governi soffiano venti di guerra sul fuoco della povertá e l'unica soluzione proposta è quella dell'economia del riarmo per alimentare guerra, genocidio, sfruttamento e sopraffazione. 

CONTINUIAMO A BLOCCARE TUTTO PER CAMBIARE TUTTO!
Al fianco della popolazione palestinese perchè Palestina Libera vuol dire Liberare Tutt3

 


 

Notizie dal Libano alla Siria

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In studio, con Elisa Gestri, giornalista free lance e fotoreporter, appena tornata da un viaggio in Libano e in Siria, riflettiamo innanzitutto sulle tregue insanguinate che sono state imposte sia in Libano che, più recentemente, a Gaza. In particolare, la tregua in Libano, garantita da Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita, viene costantemente violata dagli attacchi e dai bombardamenti quotidiani dell'IDF, che hanno provocato in media una trentina di morti al mese a partire dal 27 novembre 2024. Attualmente, la popolazione libanese vive in una situazione di autentico terrore, che paralizza tutti i settori della società, mentre Tom Barrack, emissario di Trump per la Siria e il Libano, nonché ambasciatore USA in Turchia, continua a agitare la minaccia di una nuova aggressione militare israeliana in caso di mancato disarmo di Hezbollah da parte dell'esercito libanese. In sostanza, tanto la tregua in Libano, quanto quella a Gaza, sembrano funzionali a permettere a Israele di portare avanti una guerra a bassa intensità, finalizzata alla costruzione della "grande Israele". 

In Siria, invece, l' "affare" della ricostruzione del paese sta suscitando interessi sempre più vasti, anche italiani, nel totale disinteresse del problema del rispetto dei diritti umani da parte del regime siriano; nel settore costiero del paese, in cui è stanziata un'importante comunità alawita, ad esempio, sono ancora in corso epurazioni con  sterminio di civili, soprattutto donne e bambini. Nel paese si respira, nel complesso, un clima di paura e diffidenza generalizzate.

Anan libero: la resistenza non si arresta

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In comunicazione telefonica con Francesco, della Rete per la Palestina di Basilicata, abbiamo parlato delle condizioni di detenzione di Anan Yaeesh, processato in Italia a richiesta dello Stato sionista d'Israele per esercitare il diritto alla resistenza, nella carcere di Melfi e del presidio in solidarietà con Anan che si terrà la domenica 26 ottobre davanti al carcere dove è detenuto.