Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

femminismo

Trasmissione del 29/10/2014 "Elefanti nella stanza...."

Data di trasmissione
Durata 1h 10m 52s
Puntata del 29/10/2014

 “QUELL* CHE NON HANNO  IL GENERE; MA HANNO LA CLASSE”/……..NUMERO SPECIALE

Immagine rimossa.

Elefanti nella stanza : la discussione politica, che non c’è ma dovrebbe esserci su suicidio e disagio psichico…../ I giochi non sono finiti/L’unica via alla sopportazione è l’integrazione?”

Immagine rimossa.e oltre…..

(Photo prise sur un pont près de la Marne en banlieue…)

 

La Parentesi di Elisabetta del 29/10/2014 "I giochi non sono finiti"

Data di trasmissione
Durata 7m 46s
“I GIOCHI NON SONO FINITI”

Immagine rimossa.

Nel discorso di chiusura alla Leopolda di Firenze, Matteo Renzi, presidente del consiglio e segretario del PD, ha dichiarato”…Di fronte al mondo che cambia, il posto fisso non c’è più…”.

Questa è una dichiarazione politica.

Il neoliberismo è un’ideologia onnicomprensiva che intende ridefinire a tutto campo i rapporti di forza tra Stati e multinazionali e con gli/le oppressi/e tutti/e.

In questi anni è stata ridisegnata tutta la società, il neoliberismo ha investito tutti gli aspetti della vita, da quelli del mondo del lavoro a quelli ludici e personali, dalla sfera della sessualità a quella sociale, dai rapporti con gli oppressi/e e tra gli oppressi/e.

E’ stato un lavoro lungo, di anni, un passo dopo l’altro.

Di fronte ad un simile attacco portato avanti con pervicacia, determinazione e perfidia e di cui si è fatta carico in primis la socialdemocrazia, gli oppressi/e si sono trovati indifesi/e e spiazzati/e. Non hanno ragionato con la loro testa, non hanno nemmeno seguito l’istinto, ma hanno ascoltato le sirene del PD e della CGIL, hanno dato spazio alla “meritocrazia”, alla gerarchia…si sono prestati alla guerra fra poveri, stigmatizzando il collega che non rendeva abbastanza, che non era ligio all’azienda, l’impiegata che portava i bambini a scuola o faceva la spesa nell’orario di lavoro, come se questo non fosse lavoro….

Ora sono basiti, muti, inermi, dotati/e di strumenti inadeguati per rispondere ad un attacco così violento che investe ilmondo del lavoro….l’istruzione….la sanità…lo stato sociale..e questo attacco non ha solo valenza economica, ma è anche un attacco all’idea e alla pratica di comunità.

Il tessuto sociale ne è sconvolto: lavoratori/trici, contadini/e, donne, addette/i ai servizi….popoli del terzo mondo…sono tutti dentro un comune progetto di sfruttamento, questo sì diventato globale.

Dentro questo processo siamo tuti/e poveri/e, siamo tutti/e nelle mani di un potere che ci infantilizza, che ci plasma per uno sfruttamento in tutti i momenti della nostra vita.

Ad un attacco politico a tutto campo, la risposta non può che essere sullo stesso piano.

Le lotte devono essere immediatamente politiche, gli spazi di mediazione, di contrattazione, di richiesta sono stati rimossi dal neoliberismo.

Per ora ha vinto, ci ha tolto la parola, cambiato i riferimenti, azzerato la memoria.

Questo mondo si è convertito ai valori nazisti attraverso lo Stato etico e il suo sviluppo secondo moduli di guerra.

Le dimensioni del neoliberismo tendono ad occupare tutti gli spazi e, addirittura, a non avere niente al di fuori di se stesse.

Il mondo è, mai come oggi, minuscolo, ma hanno tolto al genere umano la fede, la speranza, la carità e la voglia di lottare. Non a caso oggi la guerra non è più la continuazione della politica con altri mezzi, ma è diventata la base stessa della politica e, pertanto, rappresenta un nuovo ordine che si riflette nei rapporti interni e nelle regole stesse della cittadinanza. Da qui il controllo sempre più serrato, la militarizzazione di intere aree geografiche, l’invasività della polizia e della magistratura. L’immigrazione non è un problema in più che si aggiunge a quelli che già ci sono nei vari paesi dell’Europa occidentale, ma è il prodotto legittimo e programmato, non solo per la soppressione delle economie di autosussistenza nei paesi del terzo mondo, non solo per le guerre interetniche e interconfessionali promosse volutamente, ma anche perché è funzionale dal punto di vista economico : disponibilità di manodopera a costo minimo, pressione sugli altri lavoratori attraverso il ricatto della facile alternativa e sostituzione, sfruttamento nel lavoro di cura a livelli di semischiavitù, come nel caso delle badanti e delle domestiche.

Il capitale, nella sua caratteristica principale che è quella autoespansiva,,è arrivato alla stagione neoliberista e, questa, non è tanto una tendenza quanto una necessità per garantire la propria sopravvivenza.

Per questo è necessario analizzare le modalità con cui si sviluppa e si presenta, per poterlo contrastare.

Ogni segmento della società che si confronta, sia pure da punti di vista differenti, con il sistema, nel momento in cui reclama democrazia e uguaglianza, deve fare i conti con il carattere antidemocratico di questa società.

La ripresa delle lotte sociali oggi diviene il passaggio fondamentale, tanto più in questa stagione in cui il capitale diventa sempre più parassitario e non accetta più nulla delle richieste dei cittadini/e, ma risponde con la repressione.

Ma dove c’è repressione c’è resistenza e dove c’è resistenza nasce una nuova cultura.

E, quest’ultima, smaschera la storia addomesticata e si riannoda al valore sovversivo delle lotte degli anni ’70.

E’ questo il senso del nostro impegno: costruire momenti di resistenza e di antagonismo, rimuovere un concetto di libertà tutto chiuso nell’ordinamento capitalistico e patriarcale così come oggi lo si conosce, un concetto di libertà ridotto ad emancipazionismo, a rituali vuoti e ripetitivi che si traducono in un asservimento volontario e che, perciò, diventa un concetto morto, mentre la libertà è un processo espansivo.

Per noi la liberazione significa liberare la libertà.

La libertà è un sottrarsi ai limiti dentro gli orizzonti che sono stabiliti dal capitale e dal neoliberismo, è produzione di soggettività, è un’alternativa alla colonizzazione neoliberista e patriarcale della vita, è capacità di rompere, in maniera autonoma e autofondante, con il comando.

Noi viviamo nella solitudine, nella miseria, nella paura e, invece, vogliamo vivere la nostra condizione esistenziale.

Per questo la libertà non è un desiderio o un auspicio, ma è necessaria come l’aria per vivere, è ribellione, rifiuto, è forza di dire no.

E’ una libertà che riesce a rappresentarsi nella sfera del linguaggio, nella sfera della comunicazione, nelle relazioni interpersonali, che è altro rispetto alla metabolizzazione dei valori capitalistici e patriarcali della società.

La libertà è un fondamento materiale, è lì come l’hanno creata la lotta di classe e la lotta di genere.

E’ lavoro vivo, non è concepita in termini di dono, ma di costruzione.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/30/la-parentesi-di-elisabetta-del-29102014/

Educare al genere. Incontro con Scosse

Data di trasmissione
Durata 52m 29s

Parliamo della due giorni "Educare alle differenze" promossa dalle
associazioni Scosse, Stonewall e Il Progetto Alice tenutasi a Roma il
20/21 settembre.

In studio con noi l'associazione "Scosse".
Al telefono Pina Caporaso autrice del video "Bomba libera tutti-e"
(http://www.youtube.com/watch?v=5-_BIpb-dDc)

La Parentesi di Elisabetta del 22/10/2014 "Scenari materni"

Data di trasmissione
Durata 4m 59s
“Scenari materni”

Spero che ormai sia assodato che scienza….”progresso”…tecnologia….medicina…ricerca….nulla è neutrale e asettico, ma è funzionale alle richieste e agli scopi che si vogliono ottenere. E chi ha il potere economico e politico chiaramente ne fa l’uso che gli è più confacente.
E’ altrettanto chiaro che è impossibile impedire ricerca…. sperimentazione…perché oltretutto non sono il male in sé, ma dipende da chi e come vengono usate.

Immagine rimossa.
C’è tutto un tipo di ricerca e sperimentazione che da anni e anni, ormai, si concentra sul concepimento, su tutta quella sfera che coinvolge il mettere al mondo nuovi esseri umani.

Questo ha permesso alle donne che sono quelle che poi, in effetti, ancora e per adesso, “fanno i figli/e”, di non morire più come mosche di parto, di accedere agli anticoncezionali, all’aborto ospedalizzato, perdendo, però, in contemporanea, tutto un sapere sui corpi e sulla vita che avevano posseduto per millenni. Si abortiva anche un tempo, si partoriva, si sopprimevano i figli indesiderati appena nati, si controllavano le nascite…..era un sapere di donne tra donne di cui siamo state scippate.

Il capitalismo ha dato la gestione della vita alla scienza e ai maschi…ai medici…agli specialisti. Adesso ci sono anche le mediche…le specialiste…l’emancipazione quindi…..ma lo scenario è sempre capitalista e patriarcale.
Non per questo è auspicabile un ritorno al passato, questa potrebbe essere una società del benessere se non fosse improntata sul profitto per cui le ricchezze sono in mano ad una classe che ha il potere ed il resto del genere umano ne ricava solo briciole, qualche briciola in più se si sa vendere e sa servire, qualche briciola in meno se non si sa vendere, nessuna briciola se si ribella a questo stato di cose. Profitto che impedisce una vita economica e sociale in sintonia con le possibilità del nostro pianeta, profitto che ha la necessità senza fine di incrementare se stesso, profitto che ha la guerra come normale momento di evoluzione del suo percorso.

Ora, scienza e tecnologia sono capaci di indurre la produzione di ovuli, di congelarli, di conservare il seme in appositi luoghi, di catalogare tutto per caratteristiche, bianchi, neri, verdi, gialli, occhi azzurri, a pallini, capelli striati o arcobaleno, di metterli insieme in provetta, di far nascere qualcun* senza malattie o con malattie, con tre gambe o con una gamba solo, basterebbe volerlo. Possono clonare un essere vivente da un pezzetto di DNA, noi non siamo nemmeno in grado di distinguerlo da uno vero e non sappiamo cosa veramente stiano architettando.
C’è chi dice che questi siano scenari apocalittici. Veramente questo è solo quello che ufficialmente stanno facendo e quindi non è uno scenario apocalittico, ma solo reale. O pensiamo che chi è privo di ogni scrupolo ed è guidato solo dal profitto, in questi casi diventi più saggio?

Ma, io volevo parlare di maternità.

Ora quello che questo sistema economico neoliberista e patriarcale ci sta chiedendo è di saper conciliare carriera e maternità. Se serviamo nel campo del lavoro possiamo congelare i nostri ovuli e tirarli fuori a tempo debito, leggi quando il mercato non avrà più bisogno di noi, se invece non serviamo da subito, per motivi svariati che il mercato decide, bè allora dobbiamo tornare a casa a fare i figli in maniera tradizionale.
Gli scenari futuri saranno i figli fatti completamente al di fuori dell’essere umano, in vitro e con una gravidanza in incubatrice, come i pulcini, anche perché in questo modo si potranno fare esseri umani come servono : docili, obbedienti, forti o delicati, alti o bassi ….da mandare in guerra o da mettere al lavoro…..i principi illuministi si sono persi ormai nella notte dei tempi, l’iper-borghesia, la nuova aristocrazia, vuole nuovi schiavi.
La maternità non apparterrà più alle donne. La questione maternità si sta completamente spostando, non riguarda più quando, come, se voglio o se non voglio, se posso o se non posso, diventare madre, la maternità ce la stanno scippando. Ora, come femministe, ci interessa o non ci interessa? E cosa significa per noi?

 

 

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/24/la-parentesi-di-elisabetta-del-22102014/

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/24/podcast-dell-parentesi-del-22102014/

Ovuli e carriera.....

Data di trasmissione
Durata 1h 6m 52s
Durata 15m 21s

“I Nomi delle Cose”

Puntata del 22/10/2014

  Non ho voluto essere razione di carne per l’uomo né dare schiavi ai Cesari” Louise Michel/Ovuli e carriera……/ Scenari materni / Chi sdogana chi?….ovvero sabato 25 ottobre “


http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/24/podcast-della-trasmissione-del-22102014/

Immagine rimossa.

e collegamento con una compagna della Rete O.G.O. sulla giornata di sabato 25 ottobre

 

Immagine rimossa.

 

 

La Parentesi di Elisabetta del 15/10/2014 "Il male minore?"

Data di trasmissione

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/17/la-parentesi-di-elisabetta-del-15102014/

 

“Il male minore?”

Immagine rimossa.

Una notizia divulgata ieri, 14 ottobre, racconta la vicenda di un ragazzino di Firenze, di nove anni, con genitori separati.

“Picchia la mamma, non voglio vederlo” così dice il bambino che non vuole incontrare il padre nelle ore previste dal tribunale una volta alla settimana e il suo rifiuto è così netto che, certe volte, è stato letteralmente trascinato agli incontri dagli/dalle assistenti sociali. “E’ inutile che urli, hai il cervello come un bambino di due anni, mi fai pena,” gli ha gridato il padre la scorsa volta..

Ma il giudice impone gli incontri con il “papà”, per il suo bene, perché “vanno garantiti i rapporti con i due genitori”.

Sul momento una persona qualunque è portata a pensare ad un’esagerazione o ad un caso limite. Invece non è così. Tutto questo è più comune di quanto si creda.

Questa impostazione è il frutto di diverse concezioni che si intrecciano.

In primo luogo, la tendenza alla patologizzazione dei comportamenti e alla colpevolizzazione personale conduce a delegittimare qualsiasi desiderio o scelta che non sia in sintonia con quello che è stato decretato “giusto”. La PAS, la così detta “sindrome da alienazione genitoriale”, è uno degli esempi più illuminanti. Se un figlio/a non vuole incontrare il genitore violento, la colpa viene addebitata alla madre che instillerebbe odio nei confronti del padre. Le sensazioni, i sentimenti, le esperienze, la sensibilità di un bambino/a non contano, sono relegate nella sfera del patologico e come tali trattate. La PAS, pur essendo una teoria che non è stata accolta ufficialmente nelle sedi mediche e legali, viene di fatto usata come riferimento in sede giuridica, penale e amministrativa con conseguenti danni gravissimi.

Poi, l’impostazione ideologica neoliberista confonde volutamente l’aggredito e l’aggressore, nello specifico facendo finta di dimenticare la natura strutturale dell’oppressione di genere, e passa sotto silenzio i rapporti di forza, allo stesso modo con cui vorrebbe far dimenticare il conflitto di classe riportandolo ad un “sereno confronto” fra le parti sociali, ad una convivenza civile in cui tutto si annacqua e si diluisce. Le persone sono spinte all’autocolpevolizzazione e la miseria e l’infelicità vengono ridotte ad un fallimento personale o a un problema psicologico. La società sarebbe sana, sarebbero gli individui incapaci di valorizzarsi e di saperla vivere.

Quindi, partecipa al gioco il così detto “politicamente corretto” e la visione socialdemocratica per cui lo Stato agisce sempre per il bene dei/delle cittadini/e.

Ne deriva la cultura della legalità e l’infantilizzazione degli individui….delle donne.. delle diversità….dei popoli del terzo mondo…..

Infine entra in ballo il concetto di “male minore”. Non importa se il padre è violento. Secondo questa lettura il padre è sempre il padre e una figlia/o non ne può fare a meno, pena il crescere disturbato/a.

Tutto sommato qualche difficoltà nel rapporto genitoriale ci sarà sempre, che diamine!, ma è il male minore rispetto all’importanza della figura maschile per la crescita!

Tutto ciò ricorda tanto anche l’impostazione che questa organizzazione socio-politico-economica attua rispetto ad una variegata gamma di situazioni, per esempio nei confronti delle cittadine e dei cittadini che entrano in crisi rispetto al voto. Tutto sommato votare, votare comunque, è il male minore.

E ricorda anche l’impostazione di una certa sinistra per cui, in fin dei conti, certi partiti, leggi PD, sono il male minore rispetto alla destra, mentre sono i principali portatori del verbo neoliberista e non sono altro che la destra moderna.

La cultura del male minore non è il frutto di tolleranza…comprensione….senso della misura….tentativo di mediazione…bensì una cultura profondamente coercitiva che mira al mantenimento delle attuali gerarchie nella società, da quelle familiari a quelle sociali, quindi, fondamentalmente, è uno strumento reazionario.

La Parentesi di Elisabetta del 8/10/2014 "Ebola"

Data di trasmissione
La Parentesi di Elisabetta dell’8/10/2014

“Ebola”

Immagine rimossa.

Non sapremo mai la verità su ebola per quanto riguarda il numero dei decessi e dei contagiati. Forse la verità la conosceremo soltanto fra venti o trent’anni.

Però una cosa è sicura: ebola è un virus micidiale, una malattia estremamente contagiosa che nasce e si sviluppa in condizioni di degrado ambientale e igienico, frutto della povertà estrema e diffusa.

Guinea, Liberia, Sierra Leone, Nigeria, i paesi più colpiti, destabilizzati economicamente, socialmente, militarmente dalle potenze occidentali che hanno importato il neoliberismo a forza di colpi di Stato, guerre neocoloniali, fittizie rivolte interne artatamente provocate, conflitti interetnici….per lo sfruttamento spietato e di rapina delle risorse locali con la distruzione di ogni economia di sussistenza, attraverso governi compiacenti e corrotti mandati appositamente al potere.

Un esempio per tutti quello della Liberia dove nel 2005 è stata eletta la prima donna presidente in Africa, Ellen Johnson Sirleaf, rieletta nel 2012. Un governo tra i più corrotti dell’Africa Occidentale, spietatamente neoliberista, lei economista della Banca Mondiale e della Citibank.

Ellen Johnson Sirleaf viene chiamata con l’appellativo di “Signora di ferro” di ben trista memoria e, non a caso, nel 2011 ha vinto il premio Nobel per la pace ( Obama docet) con la seguente motivazione ”per…la battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace.”

Per non farci dimenticare mai che le oppressioni di genere e di razza sono inscindibilmente legate a quelle di classe.

Da dieci anni il livello di vita liberiano è assolutamente crollato, mancano acqua corrente ed elettricità nella stragrande maggioranza delle case, disoccupazione e analfabetismo sono altissimi, la popolazione vive sotto i livelli minimi di sussistenza.

L’ONU invierà in Guinea, Liberia e Sierra Leone uomini e mezzi, dice, per arginare l’epidemia, ma non facciamoci ingannare.

La risposta non è umanitaria, bensì strumentale: è l’occasione per mandare in quegli sfortunati paesi migliaia di soldati. E’ evidente che i militari non servono a combattere ebola, bensì a stabilire l’ennesima base statunitense.

Usa, Inghilterra, Francia e i loro reggicoda vari, affamano, bombardano, distruggono le infrastrutture civili, gettano nella disperazione, nella fame, nella morte i cittadini e le cittadine di tanti paesi e poi mandano le ONG, le Associazioni sanitarie, culturali, umanitarie e di supporto logistico, intercambiabili e sovrapponibili alle Agenzie di spionaggio.

Ottengono così un triplice scopo. Passano per democratici e sensibili, collocano le loro Agenzie di Intelligence, studiano gli effetti delle nuove armi e i possibili usi di quelle batteriologiche.

Ebola, non avendo ancora nessuna cura o vaccino certo, è un’arma batteriologica nel senso più preciso del termine.

E gli USA sono fuori controllo.

 

La Parentesi di Elisabetta del 1/10/2014 "Andare ai resti"

Data di trasmissione
“Andare ai resti” http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/03/la-parentesi-di-elisab… Il mondo che noi conosciamo è sull’orlo del precipizio. Le guerre neocoloniali si susseguono ad un ritmo sempre più serrato, la povertà estrema dei popoli del terzo mondo si accompagna ad un impoverimento sempre crescente di vasti strati delle popolazioni occidentali, l’arroganza degli Usa, degli alleati e dei sudditi con il braccio armato della Nato, diventata polizia internazionale, è senza confini. La strumentalizzazione di ogni sentimento, lotta, diritto, oppressione, disagio….. delle diversità, dei subalterni/e, degli sfruttati/e, delle donne…dei territori …..per il mantenimento del potere, per il controllo e la repressione , è pane quotidiano…il neoliberismo ha fatto strame delle conquiste di tanti anni di lotte, ha stravolto le parole, ha distrutto riferimenti e sogni attraverso l’operato cosciente del riformismo e della socialdemocrazia, principali artefici della sua naturalizzazione nella nostra società. Il Femminismo annaspa, è basito, muto. Alcuni gruppi femministi, soggettività, voci, si levano isolate, a denti stretti, contro tutto questo, ma il movimento femminista è nel pantano. Tante le iniziative, i convegni, gli incontri…tante ,svariate, continue e inutili: parlano di femminicidio, della violenza contro di noi, di razzismo, di omofobia, di diritti negati, di patriarcato….. ma è come se tutto fosse sospeso in un limbo. Non sanno, non vogliono, non possono dire la verità. Non si capisce da dove vengano le oppressioni, da chi siano esercitate. Il patriarcato è un’entità inafferrabile che sembra vivere di sé. I conflitti sembrano eventi tragici, apparentemente senza autori, guerre scatenate senza colpe, per autogenesi. Eventi rievocati per suscitare la commozione, ma non la mobilitazione. Le militanti curde diventano donne che sorridono, il femminile che con la gentilezza e la solarità sconfigge il patriarcato. Il loro essere combattenti non compare, il loro lottare per un ideale, men che meno. Ma il patriarcato affonda le radici nella società in cui viviamo e nel neoliberismo assume i connotati specifici che questa configurazione sociale fornisce, è qui che si esprimono le oppressioni e la violenza, hanno volti, nomi, cognomi, luoghi, mani, menti e armi. Il femminismo sta andando ai resti, si sta giocando tutto. Riconoscere l’inscindibile legame fra oppressione di genere e di classe e chiamare le cose con il loro nome sono le uniche strade percorribili.