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femminismo

La Parentesi di Elisabetta del 21/01/2015 "I poveri,le povere e i cammelli"

Data di trasmissione
Durata 6m 20s
“I poveri/le povere e i cammelli”

Sembra, diciamo sembra perché le notizie dei media sono da prendere sempre con le molle, che una vecchietta di 82 anni, Giovannina, sfrattata da casa, abbia volutamente lasciata aperta la bombola del gas e scritto un biglietto in cui diceva che così l’appartamento , chi l’aveva sfrattata, non se lo sarebbe goduto. E l’appartamento è saltato in aria, provocando nel palazzo un morto e parecchi feriti.

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Al di là delle letture psicologiche, antropologiche e innatistiche, che lasciamo a chi le teorizza e le motiva, è evidente che la povertà è una condizione sociale e politica e la sua percezione è cambiata nel corso del tempo.

Nella cultura giudaico-cristiana che tanta parte ha avuto nella storia dell’Europa, i poveri trovavano conforto nel principio che le pene che pur dovevano subire in questa vita, se fossero state accettate con serenità, sarebbero state ricompensate nell’aldilà.

In pratica la traduzione del principio evangelico “..è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco vada in paradiso”.

E questo si traduceva nel “dovere” dei ricchi di essere caritatevoli e di conquistarsi il regno dei cieli attraverso le opere, soprattutto di bene.

La prima rottura con questo quadro è operata dalla Riforma protestante nella versione luterano-calvinista che, recuperando Agostino in contrapposizione a Tommaso D’Aquino, teorizzava e teorizza che la ricchezza è la manifestazione tangibile della predilezione di dio.

Non a caso la Riforma per le modalità con cui si impose, reprimendo e soffocando le istanze comunistiche di Muntzer, costituì una spinta importante per l’affermarsi della borghesia e contribuì a creare le premesse perché la stessa si imponesse come classe dirigente.

Poi, il trionfo del capitalismo negli anni della sua affermazione, cioè nella stagione vittoriana, coincise con la percezione e la lettura dei poveri/e come delinquenti e dei quartieri popolari come problema di ordine pubblico.

Fu la Rivoluzione d’ottobre, trasformando il marxismo da tema per iniziati a strumento concreto e il comunismo da utopia, uno dei tanti sogni coltivati dall’umanità, a realtà realizzata e realizzabile, a costringere la borghesia ad affrontare il problema dei poveri/e con modalità diverse.

Fu la paura del comunismo che aleggiava dopo la rivoluzione d’ottobre a spingere la borghesia ad elaborare l’idea che fosse necessario, per la propria conservazione e crescita, un rapporto diverso sia con la povertà nei paesi occidentali, sia con i popoli del terzo mondo per i quali coniò la teoria del “desarrollo”.

La venuta meno della paura del comunismo, la demonizzazione della sua stessa idea e il contemporaneo autosviluppo del capitalismo che è approdato al neoliberismo, hanno rimosso nella borghesia qualsivoglia idea di mediazione con i poveri e le povere, qui da noi e nei paesi del terzo mondo.

Il capitale si mostra ora con il suo vero volto, senza il trucco con cui si era mascherato, e si esplicita compiutamente come nella stagione vittoriana.

I poveri sono tali per colpa loro e vanno affrontati con criteri di ordine pubblico. Sono potenzialmente tutti delinquenti.

I quartieri dove si affollano vanno percepiti con preoccupazione di ordine legale-poliziesco-militare.

I popoli del terzo mondo vanno riportati alla stagione coloniale, guidati da proconsoli occidentali di estrazione locale, devono rinunciare ad ogni pretesa di effettiva indipendenza, devono cedere le loro materie prime alle multinazionali occidentali e le popolazioni locali devono essere ridotte in semi-schiavitù e accettare la nostra penetrazione economica.

In definitiva una vittoria a tutto campo dei valori della cultura capitalista, una volta veicolata attraverso il principio della superiore civiltà e ora attraverso quello della vera democrazia.

Un cocktail esplosivo, mix di alcune idee guida: l’irriformabilità della natura umana, la naturalità delle differenze sociali, la normalità dell’ accettazione delle ingiustizie non più perché lo vuole dio, ma perché questo è il destino dell’umanità e lo vuole il mercato.

Ma, evidentemente, la vecchietta non si è fidata del premio nell’al di là e tanto meno della teoria del cammello. Non si è colpevolizzata per la sua condizione di indigenza pensando di meritarsi l’esclusione sociale per incapacità come teorizza il neoliberismo, ma non è neppure sprofondata in sensi di colpa e non si è vittimizzata come pretende questa società perché ha dichiarato di non essere affatto pentita.

Ma non è che forse qualcosa ha capito?

Ma se l’avessero trovata morta stecchita di freddo su qualche panchina, si sarebbe pentito qualcuno?

Ma di chi è la responsabilità di tutto questo, dello sfratto e del palazzo saltato in aria? La responsabilità è delle Istituzioni, di chi autorizza sfratti senza preoccuparsi di che fine faccia chi abitava lì, di chi gli sfratti li esegue nascondendosi dietro il comodo schermo della legalità e della legge, di chi non attiva i servizi sociali per trovare alternative abitative valide e dei servizi sociali stessi la cui unica preoccupazione sembra che sia togliere i figli/e alle madri detenute. Questo sfratto è passato attraverso diversi snodi istituzionali e tutti sono rimasti indifferenti alle conseguenze sociali delle loro scelte e dei loro comportamenti.

Il neoliberismo esplicita fino in fondo la natura del capitalismo ed è di una violenza inaudita ed è più che mai valido quello che diceva Rosa….o socialismo o barbarie.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/01/22/la-parentesi-di-elisabetta-del-21012015/

Trasmissione del 14/01/2015 "Le fasi del patriarcato nella società capitalista"

Data di trasmissione
Durata 59m 5s
 

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Puntata del 14/01/2015

 

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“Rosa Luxemburg /Le  fasi capitalistiche del patriarcato/Apprendisti stregoni e pifferai/Le modificazioni delle modalità
dell’oppressione patriarcale : dalla caccia alle streghe alle patriarche”

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/01/16/podcast-della-trasmissione-del-14012015/

La Parentesi di Elisabetta del 14/01/2015 "Apprendisti stregoni e pifferai"

Data di trasmissione
Durata 7m 1s
“Apprendisti stregoni e pifferai”

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Con riferimento all’assalto alla redazione di Charlie Hebdo e alle vicende successive si fanno tante illazioni e qualcuno ha delle certezze sugli esecutori materiali. Ma la giurisprudenza, in questo e in tutti gli altri paesi, ci dice che i mandanti sono responsabili quanto, se non di più, degli esecutori.

E i mandanti sono facilmente identificabili in quelli che hanno sdoganato il fondamentalismo islamico.

E’ una storia che parte da lontano, dal colpo di Stato contro Mossadeq in Iran, promosso dall’Inghilterra e dagli Usa e non lo diciamo noi, ma le carte desecretate proprio negli Stati Uniti.
Poi è venuto l’Afghanistan, dove per rovesciare un governo laico, tra l’altro con numerose donne che ricoprivano alte cariche istituzionali , sempre gli Usa con l’aiuto dei servizi pakistani, hanno sostenuto e appoggiato i Talebani.
Poi ancora, l’aggressione alla Jugoslavia, con relativi bombardamenti aerei, che ha disintegrato uno stato federale, multietnico e multiconfessionale, portando per la prima volta dopo il ’45, la guerra dentro l’Europa, addirittura ai confini con l’Italia, in un crescendo di crimini con l’uso dell’uranio impoverito, con il bombardamento delle fabbriche, della televisione di Stato e relativa redazione e dell’ambasciata cinese. Oggi la Jugoslavia è un mosaico di staterelli alcuni dei quali veri e propri crocevia della malavita organizzata internazionale.
Ed ancora l’Iraq, la Libia e, ultima arrivata, la Siria.
Per rimanere nel mondo arabo, gli ultimi tre paesi citati erano laici. Contro di loro sono state scatenate le forze più retrive dell’integralismo mussulmano finanziate, equipaggiate ed addestrate sempre dagli Usa con l’aiuto dei Servizi dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi.
Veri e propri apprendisti stregoni hanno evocato le forze più oscurantiste di quelle aree geografiche e, come per i talebani, sono poi loro sfuggite di mano.

Le vicende francesi presentano un altro risvolto peculiare, di dominio pubblico e sotto gli occhi di tutti, per indagare il quale non è necessario essere raffinati politologi o studiosi di geopolitica ed è rappresentato dal fatto che non solo la Francia partecipa attivamente all’aggressione alla Siria, ma ha svolto un ruolo importante in Libia e ha mandato truppe in tutta l’africa francofona in un rapporto di dipendenza e contemporaneamente di autonomia nei confronti dell’imperialismo statunitense.

Ma l’aspetto più importante e che ci riguarda più da vicino è che, nel nome della patria attaccata, si è fatto appello all’unità della nazione, facendo dimenticare la divisione in classi e la lotta di classe, riproducendo il meccanismo utilizzato alla vigilia della prima guerra mondiale che aveva tanto bene funzionato in quella occasione.
A Parigi, i potenti della terra a braccetto in prima fila, quelli che affamano, bombardano, uccidono, occupano territori, devastano risorse e popolazioni, abbattono lo stato sociale, gettano sul lastrico ogni giorno gente senza lavoro e senza casa….proprio loro hanno chiamato a raccolta e i pifferai hanno suonato i loro strumenti in ogni dove chiamando tutto il paese sotto il tricolore…… tutto il variegato mondo socialdemocratico odierno si è compattato, dimenticando o facendo finta di dimenticare, non solo la lezione della storia, ma soprattutto i discorsi tanto nobili e belli quanto inconsistenti e falsi fatti fino al giorno prima.
Gli stessi discorsi pelosi che hanno consegnato vasti strati delle periferie urbane ai fascisti. La sovrapposizione, volutamente operata dal neoliberismo attraverso la socialdemocrazia di parole come “sinistra” con il politicamente corretto, con il feticcio della legalità e della democrazia occidentale, ha consegnato l’insofferenza, l’alterità nei confronti di questa società all’integralismo islamico.
E qui si smaschera il vero volto di verdi… socialisti…. socialdemocratici…. veri e propri ascari e collaborazionisti dei progetti neocolonialisti.
Le classi non esisterebbero più, non esisterebbero più oppressi e oppressori, ricchi e poveri….ma una sola minaccia, il nemico esterno e tutti/e avrebbero il dovere di rispondere in difesa della civiltà occidentale contro la barbarie.
Ma la barbarie non era il capitalismo?
In definitiva si è trattato di una vera e propria prova generale, un passo avanti verso l’aggressione alla Russia e alla Cina, una verifica della risposta della popolazione occidentale di fronte alla chiamata alla guerra che per le caratteristiche economiche e militari dei paesi aggressori e di quelli aggrediti si trasformerà in una vera e propria catastrofe per l’umanità.
A conferma che il capitalismo, nel suo naturale processo di autoespansione non può non ricorrere alla guerra, tanto più nella stagione neoliberista in cui è approdato, stagione caratterizzata da un attacco senza esclusione di colpi contro la piccola e media borghesia,i lavoratori tutti/e, i popoli del terzo mondo e tutti quei paesi che non accettano e che recalcitrano e che non vogliono diventare fabbriche a cielo aperto delle multinazionali e/o aree di penetrazione economica.
Gli stati europei si trovano nella situazione di voler esercitare il loro ruolo imperialistico e nello stesso tempo di essere vassalli dello stato del capitale, cioè gli Usa, che li chiamano all’ordine sotto la propria bandiera.
Gli Stati Uniti lavorano su un doppio binario, da una parte vogliono usare gli stati europei, e, contemporaneamente, sabotano l’Unione Europea nei cui confronti il prossimo devastante colpo sarà il TTIP.
Tempi cupi ci aspettano, non si tratta di essere pessimiste si tratta di essere realiste.
Vediamo di non fare la fine dei topi di Hamelin, recuperiamo la lotta di genere e di classe.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/01/14/la-parentesi-di-elisab…

Trasmissione del 7/01/2015 "Violenza maschile sulle donne.....ricominciamo da tre"

Data di trasmissione
Durata 1h 8m 34s
Puntata del 7/01/2015

Buon Anno a tutt* con la prima trasmissione del 2015!

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“Ovunque l’uomo soffre nella società maledetta, ma nessun dolore è paragonabile a quello della donna” Louise Michel/ Violenza maschile sulle donne…..ricominciamo da tre…” prima parte/La Parentesi di Elisabetta <Vigili e Chomsky>/ Violenza maschile sulle donne….ricominciamo da tre….” seconda parte

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/01/09/podcast-della-trasmissione-del-7012015/

La Parentesi di Elisabetta del 7/01/2015 "Vigili e Chomsky"

Data di trasmissione
Durata 6m 2s
“Vigili e Chomsky”

I/le vigili urbani/e di Roma sono oggetto di un attacco tanto insensato quanto infondato.

L’amministrazione capitolina di fronte al fatto che i vigili non hanno aderito ad una prestazione straordinaria-volontaria in concomitanza con il Capodanno (ma non erano quelli/e attaccati ai soldi?) ha modificato i turni di lavoro, commettendo un palese sopruso, e ha richiamato in servizio personale in ferie o a riposo violando consapevolmente lo strumento della reperibilità che andrebbe utilizzato solo per le catastrofi e, si

ccome a buttar lì numeri fa sempre effetto ha sparato la cifra di 835 dipendenti coinvolti saltando a piè pari ferie…riposi…maternità…

Ma, d’altra parte, cosa aspettarsi da un sindaco che è dirigente del Pd, medico trapiantista e che ha nominato Alfonso Sabella assessore alla Legalità e Trasparenza che nel 2001 venne nominato “coordinatore dell’organizzazione, dell’operatività e del controllo su tutte le attività dell’amministrazione penitenziaria in occasione del G8 di Genova”. Rientravano tra queste attività anche quelle tristemente note che si svolsero a Bolzaneto. Sotto gli occhi di tutti è che il suo comportamento in quell’occasione non è stato certo irreprensibile, anzi, il Tribunale di Genova, anche se escluse il dolo, considerò tuttavia tale comportamento “gravemente colposo”. Pur emettendo una sentenza di archiviazione, il Tribunale invitò a tener conto in altre sedi della correttezza del suo comportamento, per prendere le opportune misure disciplinari. Misure che, come si sa bene, non furono mai adottate.

Ma i vigli urbani se ne facciano una ragione, sono in buona compagnia di netturbini…infermieri…insegnanti…ferrovieri…perché i veri destinatari di questo attacco sono i lavoratori pubblici/che tutti/e etichettati/e come fannulloni.Immagine rimossa.

Il metodo usato dal neoliberismo è sempre lo stesso. Si individua una categoria sociale a cui addebitare le colpe del malessere collettivo e da dare in pasto ai cittadini /e.

Quindi, di volta in volta..i pensionati sarebbero parassiti che costano troppo alla collettività….i commercianti , i liberi professionisti, i piccoli imprenditori evasori fiscali a cui addebitare il tracollo dello stato sociale…..è la traduzione nel tessuto sociale della truffa della crisi economica che serve a giustificare privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, smantellamento dello stato sociale, della sanità e dell’istruzione pubblica, svendita delle imprese statali ai privati, possibilmente alle multinazionali.

In pratica vengono adottate la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione dai problemi importanti facendo infervorare i cittadini e le cittadine su temi di volta in volta scelti allo scopo e la strategia della gradualità facendo accettare misure inaccettabili passo dopo passo. Si perde così di vista la totalità del progetto in un susseguirsi di provvedimenti sempre separati fra loro.

Il neoliberismo è riuscito a mettere giovani contro anziani, dipendenti pubblici contro dipendenti privati, il popolo della partita IVA contro i salariati, i poveri contro i miserabili….in definitiva ha rotto la solidarietà tra lavorator/trici e la solidarietà tra gli oppressi/e, compresi uomini e donne al di là di belle parole e pelose iniziative.

E’ questo che bisogna oggi ricomporre: tutti gli strati sociali e i ceti massacrati dal neoliberismo che per la loro sopravvivenza possono e devono unirsi contro il tentativo, per ora riuscito, di naturalizzare il neoliberismo nella società.

E’ questo infatti il senso della parola “riforme” e della così detta “modernizzazione”.

E’ questo il ruolo dei quisling, degli ascari, dei collaborazionisti, dei sindacati concertativi che hanno accettato il principio, assolutamente contrario allo spirito e agli scopi dello sciopero, di un’autorità, come se questa fosse neutrale e super partes, che dello sciopero stesso programmi e pianifichi lo svolgimento perché non arrechi danno, dicono loro, alla cittadinanza.

E’ questo il ruolo dei governi d’ispirazione presidenziale e piddina che si sono succeduti in questo paese a partire dal governo D’Alema.

I/le vigili urbani/e, di fronte a questo accanimento violento e strumentale, dovrebbero chiedersi come si sono comportati/e quando gli attacchi sono stati rivolti ad altri settori e dovrebbero riflettere sul fatto che dal sentirsi lavoratori e lavoratrici appartenenti al mondo del lavoro e, in senso lato, di sinistra, hanno fatto un percorso per cui premono per entrare nel comparto sicurezza e hanno voluto essere armati.

Forse loro non hanno letto Chomsky e i suoi dieci punti, ma Renzi e sodali sì, e utilizzano, come è costume dell’attuale socialdemocrazia riformista, le categorie di sinistra per meglio stravolgere la comprensione dei loro obiettivi e naturalizzare anche qui da noi il neoliberismo e una società di tipo statunitense, ribadendo il modello degli USA che si presentano e propongono come Stato del Capitale.

Il neoliberismo è una società medioevale, ottocentesca e nazista ed è un crimine contro l’umanità.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/01/08/la-parentesi-di-elisabetta-del-7012015/

Trasmissione del 17/12/2014 " Terrorismo, un marchio itinerante/Incontro sul genere con le studentesse del Virgilio"

Data di trasmissione
Durata 1h 9m 43s
Puntata del 17/12/2014

Questa è l’ultima puntata del 2014, riprenderemo le trasmissioni mercoledì 7 gennaio 2015. Nei mercoledì delle feste manderemo in onda delle sintesi di argomenti che pensiamo possano essere utili alla riflessione.

Ciao!  le coordinamente

 “L’odio di classe è molto forte nelle classi dominanti e si esprime attraverso la <legalità> ma viene definito violenza solo se è esercitato dalle classi subalterne/Terrorismo: un marchio itinerante/Inventarsi la giornata/Incontro con le studentesse del Liceo Virgilio”

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/12/19/podcast-della-trasmissione-del-17122014/

La Parentesi di Elisabetta del 17/12/2014 "Inventarsi la giornata"

Data di trasmissione
Durata 6m 33s
“Inventarsi la giornata”

  Immagine rimossa.Il capitalismo nella sua essenza autoespansiva ha la necessità di distruggere le economie di autosussistenza e marginali.

La distruzione delle economie di sussistenza comporta le “guerre umanitarie”, maniera elegante per giustificare il furto delle materie prime dei paesi del terzo mondo e la strumentalizzazione del tema dei diritti civili e in particolare di quelli delle donne perché con questa scusa vengono scatenate in quegli sfortunati paesi guerre interetniche e religiose che mandano al potere governi obbedienti ed asserviti all’occidente, quasi sempre integralisti e fondamentalisti con l’affossamento dei tentativi di costruzione di società che rivendicano laicità ed indipendenza.

La distruzione dell’economia marginale, invece, viene attuata soprattutto  nei paesi a capitalismo avanzato e qui da noi si manifesta con la criminalizzazione dei lavori di risulta che servono alla sopravvivenza materiale e immediata di persone e famiglie.

Naturalmente con “nobili motivazioni” .

I parcheggiatori abusivi sarebbero violenti e vengono equiparati a quelli che chiedono il pizzo, ma, guarda caso, vengono sostituiti con società che sono “autorizzate” a gestire i parcheggi e che, a loro volta, magari, fanno parte di filiere che si occupano dei campi più disparati. I bagarini, che non si sa che danno possano fare, vengono denunciati, multati e i loro biglietti sequestrati. Lo spettatore, però, non ha nessun vantaggio, anzi non può più comprare un biglietto all’ultimo momento, bensì ha l’aggravio del costo del diritto di prevendita che viene d’autorità incluso nel biglietto stesso.

Poi ci sono i così detti venditori abusivi che non sono altro che povera gente che cerca di sbarcare il lunario mettendosi ai margini dei mercati e che sono oggetto di veri e propri raid con sequestro della mercanzia, con scene di disperato dolore che sfociano qualche volta nel suicidio anche con modalità forti come il darsi fuoco.

Queste situazioni sono molteplici e si trovano negli ambiti più disparati, ma il tratto che le unifica è la necessità, non la scelta, di mettere insieme il pranzo con la cena e magari di mangiare almeno una volta al giorno.

La lettura della società divisa in classi è espulsa dal linguaggio e dall’immaginario. La povertà è una colpa dovuta a incapacità, indolenza, indole indocile e asociale.

E l’umana pietà è stata asfaltata in nome della logica del profitto.

I lavavetri sono letti come assillanti scansafatiche, chi chiede l’elemosina come partecipe di fantomatici racket malavitosi con quantità di denaro nascoste sotto il materasso, i Rom come ladri, asociali, sfruttatori di bambini. Ma pensate veramente che a qualcuno/a faccia piacere andare in giro tutto il giorno con la pioggia e con il sole a prendersi gli insulti della gente?

Gli africani/e, scappati/e dai loro paesi, dove la piccola proprietà agricola è stata smantellata dalla rapacità delle multinazionali occidentali, dove le bidonvilles delle città si sono ingrandite a dismisura per la fuga da campagne ormai incoltivabili, approdano da noi nella speranza di trovare occasioni per sopravvivere e magari per aiutare la famiglia, anche perché abbiamo fatto loro credere che siamo paesi felici, buoni e ricchi. E, invece, trovano rastrellamenti, detenzione amministrativa, rimpatri forzati e guerra fra poveri.

Ma in un crescendo, non rossiniano, ma osceno e violento, si dà una vera e propria  caccia ai falsi invalidi o a chi continua a riscuotere la pensione della nonna morta, come se ci fosse qualcuno che non preferirebbe un vero lavoro al vivere di espedienti.

Ma, guarda un po’, la maggior parte di questi casi si trovano al sud, come se questo fosse dovuto ad una caratteristica propria della gente meridionale. Si introduce, così, oltre alla condanna sociale anche un forte connotato di razzismo e si dimentica che tutto ciò è legato al ritardo economico di quelle aree geografiche nato in concomitanza con l’unità d’Italia che ha ridotto e trattato quei luoghi come colonie interne.

E allora? Una volta smascherati e tolto il sussidio dell’invalidità civile, di cosa campano?

Andranno a ingrossare la schiera di quelli/e che non hanno casa, che sono costretti a vivere nelle roulotte, nei campi di accoglienza che tanto accoglienti non sono?

Le economie marginali vengono perseguitate come vere e proprie forme delinquenziali e il neoliberismo instaura business sugli emarginati attraverso onlus e ong, associazioni e centri studi…… perché tutto viene perseguito, inglobato, controllato e messo a profitto. Ma i veri delinquenti sono quelli che dirottano le ricchezze del paese, che pure ci sono, verso gli apparati industriali-militari…..le forze di sicurezza…. le missioni all’estero ….. il mantenimento delle truppe americane nascoste dietro la sigla Nato….

Il neoliberismo è metabolismo sociale e si è infilato in ogni anfratto della vita…..ha destrutturato la capacità di indignarsi…attraverso il linguaggio politicamente corretto, legalista e violento dei sindaci del Pd che hanno la responsabilità maggiore nell’ aver introdotto la cultura poliziesca del sociale. La maggior parte della gente non si domanda più perché tante/i si rifugiano nelle stazioni, dormono negli aeroporti o negli ospedali, non si chiede perché, vuole soltanto non vedere, non essere disturbata da questa umanità dolente e non si rende conto che il crinale che divide emarginati e cittadini/e legittimi/e si assottiglia sempre più.

Solidarietà affettuosa e partecipe alle povere e ai poveri, a chi è costretto a sfidare tutti i giorni la miseria e ad inventarsi la giornata.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/12/18/la-parentesi-di-elisabetta-del-17122014/

Trasmissione del 10/12/2014 "Tecnologia e controllo"

Data di trasmissione
Durata 1h 2m 38s
Puntata del 10/12/2014

 ” La tendenza è quella di far diventare ognuna/o guardiana/o di se stessa/o e delatrice/tore nei confronti delle altre/i” 

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” Tecnologia e controllo/ Emancipazione, liberazione, libertà/Il corpo”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/12/12/podcast-della-trasmissione-del-10122014/

 

La parentesi di Elisabetta del 10/12/2014 "Emancipazione, liberazione, libertà"

Data di trasmissione
Durata 6m 5s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/12/11/la-parentesi-di-elisabetta-del-10122014/

 

“Emancipazione, liberazione, libertà”

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C’è una domanda fra le tante che occorre porsi, senza giochi di parole, in forma diretta.
Perché un decennio di lotte femministe negli anni ’70 permettono ad alcune di accettare il presente omettendone la violenza e la miseria e magari tessendone le lodi?
Sicuramente influisce l’aver ripudiato il materialismo storico, il materialismo dialettico, la lotta di classe, la lotta di genere, oggi ritenute obsolete, per cui il punto di approdo è un emancipazionismo liberale, un liberalismo umanitario che santifica lo stato delle cose presenti e, quindi, la vittoria della cultura della stanchezza, della ripetitività e dell’asservimento quando non del silenzio e della complicità.
Si potrebbe disegnare una topografia di questo magma, ma sicuramente spiccano le figure di quelle che dichiarano superato il patriarcato e la società divisa in classi. Magari attraverso il politicamente corretto , la presunta incorreggibilità della natura umana, l’impossibilità antropologica della felicità, per concludere, in ultima istanza, che le donne stanno bene e che ,comunque, sono in un continuo progredire.
In definitiva la profondità del genere si è capovolta in un’estrema banalità.
Per rispondere alla domanda che ci siamo poste possiamo dire senza se e senza ma che la responsabilità non esclusiva, ma principale, è delle socialdemocratiche e riformiste, il cui pensiero e le cui azioni camminano con le gambe delle patriarche.
Anziché prendere consapevolezza della complessità sociale, delle fratture che, per certi versi, si sono accentuate mascherate dietro un cambio di abito di scena, interiorizzano i valori di questa società e ci vorrebbero far girare a vuoto cercando di sopprimere in tanti modi le alternative.
Si prestano, così, a perpetuare il dominio di classe e di genere e sono approdate a colonizzare amministrativamente la vita privata, l’esperienza individuale e collettiva. Disoccupazione, precarizzazione, lavoro sempre più monotono, servile, disumano è il paradosso della realtà.
E’ qui il carattere propriamente tragico degli anni che viviamo che ha le radici dentro le condizioni sociali nei rapporti fra gli esseri umani e che, nella sua ultima versione, si manifesta con la femminilizzazione del mondo del lavoro.
La violenza, la gerarchia, l’alienazione che era propria della famiglia, oggi viene proiettata e fatta vivere alla società tutta.
E’ il principio guida del neoliberismo. Siccome alcuni non hanno dei diritti, questi si tolgono a chi ce l’ha.
Il loro impegno è avere legittimazione abrogando il conquistato e rimuovendo e demonizzando il nuovo. Vogliono toglierci quello che è l’assunto fondante del femminismo, il sogno , l’ipotesi, la costruzione di un mondo in cui autorealizzarsi.

L’emancipazione è lo strumento, la liberazione il progetto, la libertà il soggetto.
La libertà, solo la libertà, è l’esplicitazione del sapere , delle possibilità intellettuali ed affettive e, quindi, di una vita completamente alternativa al plus-valore capitalistico e alla società patriarcale.
La libertà è il presupposto, la condizione di una vita degna di essere vissuta e occasione della costruzione dell’essere.
La libertà si afferma, dunque, dentro il rapporto dialettico tra lavoro materiale, lavoro immateriale, lavoro vivo e attività sociale. E’ liberarsi dal peccato, dalla pesantezza del reato e del reale, è sottrarsi agli orizzonti stabiliti dal potere, è produzione di soggettività, è costituzione di nuove realtà, è alternativa totale alla colonizzazione neoliberista della vita.
E’ la capacità, il desiderio di rompere con il comando patriarcale e di dispiegare una vita affettiva, autofondante, insieme autoappagante ed autonoma.
Questa società dà per scontate e ci fa interiorizzare la solitudine, la miseria, la paura, la rassegnazione, l’idea che non ci può essere niente di meglio, in definitiva naturalizza tutto questo e rompere con tutto questo è il primo atto di libertà.
La libertà è ribellione, è forza di dire no, è rifiuto della negatività che impregna i valori dominanti, passa attraverso una figura che riesce a rappresentarsi in tutte le sfere del divenire dell’essere. E’ un elemento positivo della costruzione di un essere che si cala nella sua singolare esistenza.
Le difficoltà, gli ostacoli creati dalla struttura del potere neoliberista e patriarcale non cancellano e non sminuiscono l’affermazione della libertà come elemento essenziale della vita. Una libertà che è quella dei corpi, della costruzione materiale di una vita possibile e degna.
La libertà ha ed è un fondamento materiale. Essa è lì, come l’hanno creata le lotte di classe e di genere, è produzione di soggettività, è lavoro e vita viva.
La libertà si presenta immediatamente come potenza costruttiva, positiva, come costituzione alternativa, come potenza materiale,
In definitiva la libertà significa liberare la liberazione.