guerra

RadioAfrica:Sudan,Kenya,Uganda

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Durata 39m 28s

In questa puntata facciamo il punto sulla guerra in Sudan che continua ad estendersi dopo 16 mesi e a provocare una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni con milioni di sfollati ,profughi, stupri e violenze di massa, il collasso del sistema sanitario e carestia incombente . La guerra ormai coinvolge tutti gli stati del Sudan e il paese è diviso in due con il territorio controllato dalle RSF (le forze di  supporto rapido ) eredi dei Janjaweed comandate da Hemmetti che si estende nella parte sud orientale e controlla anche la capitale e le SAF (l'esercito sudanese) comandate da al Bhuran ,generale golpista che ha soffocato la rivoluzione che aveva defenestrato Al Bashir.  

In Kenya continuano le mobilitazioni contro il presidente Ruto ma il movimento di protesta ha individuato le responsabilità del FMI nello strangolamento dell'economia keniana con l'imposizione dei piani di aggiustamento strutturale al fine di garantire il pagamento del  debito. La protesta si estende anche contro i governatori delle varie regioni accusati di malversazioni e corruzione ,mentre vengono alla luce fosse comuni in prossimità di caserme della polizia che fanno temere che dietro gli omicidi ci sia la polizia che ha duramente represso le proteste del giugno  scorso.

Il contagio delle proteste in Kenya si estende anche al vicino Uganda dove nonostante i  divieti è state indetta una marcia verso il parlamento e contro la corruzione da un collettivo di giovani che fa riferimento all'ashtag Stop corrution .La polizia che presidiava il centro di Kampala in forze ha arrestato decine di manifestanti e  ha circondato la sede del partito di Bobi Wine ,storico oppositore del presidente Museveni.Il desposta ugandese che governa il paese dal 1986 ha minacciato i manifestanti in un discorso televisivo dicendo che stanno giocando con il fuoco e di essere al soldo degli interessi  stranieri.

Pisa: conclusa la conferenza stampa no nato

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No Camp Darby, il Comitato Pisano No Nato unitamente a realtà
politiche e sindacali del territorio indicono per Sabato 13 Luglio alle
ore 10,30 una conferenza stampa aperta davanti al Comune di Pisa in
Piazza xx settembre per denunciare

* il progetto della nuova base del Tuscania tra Pisa e Pontedera
* l'utilizzo dei soldi europei non per fini sociali e di rilancio
dell'economia a scopi di guerra
* l'allerta Charlie dichiarata dall'esercito Usa alla base di Camp
Darby
* le mancate risposte ai quesiti formulati a Navicelli Spa e Giunta
comunale sul dragaggio del fosso dei navicelli e sulla chiusura di un
capannone per ragioni di sicurezza, capannone dove hanno lavorato operai
comunali e privati

Su asilo e guerra

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Oggi il ponte radio è strato condotto da Radiodarossa. In studio la nuova trasmissione linee di fuga gestita dalla Clinica del diritto all'immigrazione e della cittadinanza. Fosus su guerra e asilo in particolare sui 3 palestinesi arrestati in Italia e tutt'ora detenuti su ordine di un mandato richiesto da Israele. 

Guerra, invio di armi e collaborazioni

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Dedichiamo questo spazio redazionale all'approfondimento delle collaborazioni di guerra e soprattutto al contesto europeo. Se da un lato tirano venti sempre più di destra in Europa, dall'altro il linguaggio bellico fa da sfondo alle politiche parlamentari. Dai microfoni parliamo del riarmo che si sta consumando in Europa, della guerra esterna e delle collaborazioni fra Stati per la guerra intera, quella che attacca chiunque prova a ribellarsi.

La guerra in classe: dalle caserme aperte alla didattica d’esecuzione

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Durata 1h 23m 29s

“La direzione intrapresa sembra sia quella di un sistema educativo
reazionario che mira al rafforzamento del binomio scuola-caserma; basi
navali, arsenali e sottomarini sono dunque messi a disposizione di
studenti-soldato.” Normalizzare la figura delle forze armate e ;”La
direzione intrapresa sembra sia quella di un sistema educativo
reazionario che mira al rafforzamento del binomio scuola-caserma; basi
navali, arsenali e sottomarini sono dunque messi a disposizione di
studenti-soldato.” Un focus sul territorio veneto di come si normalizzi
e valorizzi la presenza delle forze armate all’interno della scuola.
Contributi telefonici di Antonio, docente antimilitarista e curatore
del blog antoniomazzeoblog.blogspot.com; Giorgio e Patrizia, insegnati
di verona e provincia che ci parlano delle iniziative svolte nelle
scuole.

Ispirazioni e letture:
La scuola va alla guerra, di Antonio Mazzeo, Manifestolibri, 2024;
Per un futuro senza eserciti, Zeroincondotta, 2018;
La transizione alla guerra in casa, opuscolo del 2022/2023, anonim*.

Racconti dal Tigray

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In questo redazionale abbiamo avuto come ospite nello studio di Via dei Volsci a un compagno della diaspora tigrina a Roma che, tornato da un recente viaggio nella sua regione, ha raccontato come ha trovato la zona del Tigray, attraversata dal conflitto bellico con il governo federale etiope e dalla conseguente crisi umanitaria. 

Con lui abbiamo fatto un riassunto della situazione attuale del conflitto e abbiamo fatto anche l'invito per la giornata di solidarietà con il popolo tigrino e per aiutare ai bambini sfollati del Tigray che si svolgerà a Spin Time Labs il 21 aprile a partire dalle ore 12:30.

Le Università contro la guerra

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In questo redazionale abbiamo affrontato il tema della collaborazione da parte delle Università italiane con le industrie belliche. Da mesi si susseguono mobilitazioni da nord a sud, oggi abbiamo sentito una compagna di Milano che ci racconta la situazione del Politecnico, della Bicocca e della Statale; successivamente abbiamo avuto contatto con una compagna della Sapienza di Roma dove oggi si svolgerà un presidio dalle 15.30 in attesa della risposta da parte del Senato accademico riguardo la questione palestinese.

Università Federico II, Napoli: solidarietà alla Palestina

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Continua la solidarietà per la Palestina, in particolare qui sentiamo la voce di uno studente della Federico II di Napoli che ci parla direttamente dall'incontro pubblico con il rettore, ci aggiorna sull'occupazione di questi giorni del rettorato e della grande partecipazioni da parte degli\delle studenti. Una solidarietà sempre più forte e concreta che individua anche le Università come complici delle guerre.

DI seguito il loro comunicato:

Siamo |* student* in occupazione al Rettorato della Federico II. Sono quattro giorni che blocchiamo l'ufficio del rettore dell'università più importante del Sud Italia, mantenendo un'azione di lotta contro gli accordi che la nostra università e il nostro rettore intrattengono con Israele, attraverso attività di ricerca e cooperazione scientifica e tecnologica internazionale strumentalizzata dallo Stato assassino e sionista per finalità militari e per perseguire il genocidio del popolo palestinese. Sono quattro giorni che il rettore non vuole ricevere |* student* dell'università che dovrebbe invece rappresentare e ascoltare, chiuso nel suo silenzio complice del massacro palestinese e nei suoi palazzi del potere, fa orecchie da mercante davanti a chi tutti i giorni fa vivere e vive i luoghi del sapere. Poiché la più alta carica universitaria ha deciso di non prendere parola neanche una volta in merito all'occupazione e alle sue rivendicazioni, poiché non si è mai presentato di fronte a* ver* protagonist* di questa universita, abbiamo deciso di andarlo a cercare per la città....e lo abbiamo trovato. leri una delegazione di student* ha seguito il rettore in fuga ad una sua iniziativa, che comodamente teneva a due passi dalla sede Centrale, per pretendere una dichiarazione istituzionale che ratificasse un incontro pubblico con il Rettore e la calendarizzazione di un senato accademico pubblico in cui si discutano gli accordi che la Federico Il intrattiene con aziende belliche (come la Leonardo) e in generale con Israele. Quando diciamo solo la lotta paga non stiamo evocando uno slogan vuoto.

Instagram: https://www.instagram.com/retestudentescapalestinanapoli/

Università e guerra: 9 aprile sciopero

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Durata 14m

Sono settimane che la mobilitazione al fianco della Palestina accende i riflettori sulla complicità fra le università e la ricerca bellica. Ne parliamo con uno studente dell'università La Sapienza di Roma, che ci ricorda in particolare lo sciopero di martedì 9 aprile, e con una studente dell'università di Cagliari, che ci racconta la mobilitazione fino a questo momento.