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Brexit, a rischio l'unità del Regno unito?

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Durata 27m 28s
Durata 15m

Il referendum sulla Brexit potrebbe aprire le porte a nuove spinte indipendentiste in Scozia ed in Irlanda del nord?  Con Paolo Perri, dell'università della Calbria proviamo ad analizzare il voto britannico e l'atteggiamento delle forze politiche principali, sia a livello nazionale che locale.

Nel secondo collegamento, un nostro collaboratore residente a Loondra ci racconta che aria tira nella capitale a 5 giorni dal referendum che ha sancito, o dovrebbe sancire, l'uscita del regno dall'UE

Elezioni in Spagna, tutto come prima?

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Durata 28m 45s
Durata 12m 11s

A soli sei mesi dalla precedente tornata elettorale, il Partido Popular si conferma primo partito al Parlamento spagnolo, incrementando voti e seggi, il PSOE riesce a mantenere la seconda piazza e Podemos, nonostante l'apparentamento con Izquierda Unida, consegue un risultato tutto sommmmato deludente.

Analisi e commenti sul dopo voto da Bilbao, con Nicola, e da Barcellona, con Victor

La solidarietà con Euskal Herria a dibattito

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Durata 17m 20s
Il 17 e 18 giugno si sono riuniti in Euskal Herria tutti i comitati di solidarietà con il Paese Basco per una due giorni di incontri e iniziative per ribadire ancora una volta che Euskal Herria non cammina da sola. Una compagna di Euskal herriko lagunak Milano, presente all'iniziativa, ci racconta i contenuti del dibattito ed il calendario delle iniziative per i prossimi mesi.

Un caso basco in Svizzera, Nekane Txapartegi

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Durata 11m 47s

Ai nostri microfoni uno degli avvocati che curano la difesa di Nekane Txapartegi, militante basca rifugiata in Svizzera su cui pende una richiesta di estradizione da parte dello Stato spagnolo.

 

Nekane Txapartegi, giornalista basca e militante della sinistra indipendentista, ex consigliera comunale della città di Asteasu, è stata arrestata dalle autorità svizzere e incarcerata a Zurigo l’8 aprile 2016, a seguito di una domanda di estradizione depositata dallo Stato spagnolo.

Nel 1999, Nekane è stata arrestata e incarcerata una prima volta dalla Guardia Civil, corpo paramilitare della polizia spagnola, incaricato delle “operazioni antiterroriste”. Durante i primi giorni di detenzione, lei e un altro prigioniero sono state rinchiusi in isolamento (incomunicacion), pratica nella quale le detenute e i detenuti accusati di “terrorismo” scompaiono in un buco nero per giorni, senza poter aver contatti con l’esterno, neppure un avvocato, subendo un utilizzo quasi sistematico della tortura durante gli interrogatori. In quell’occasione Nekane è stata violentemente torturata dai militari spagnoli è ha subito uno stupro da parte dei suoi torturatori. Ciò che ha dovuto patire in carcere è stato denunciato poche settimane più tardi.

Dopo una rapida archiviazione della denuncia da parte delle autorità spagnole, gli avvocati di Nekane sono riusciti a fare riaprire la procedura qualche anno più tardi, prima che il caso fosse definitivamente insabbiato. Nonostante numerosi certificati medici che dimostrano che Nekane sia uscita dall’incomunicacion con numerosi ematomi su tutto il corpo e nonostante testimonianze di compagni di cella indicando che una volta giunta in carcere Nekane fosse in stato di shock e non riusciva né a camminare, né a muovere le mani, i magistrati spagnoli hanno rifiutato di identificare i suoi aguzzini. Solo uno di loro è stato finalmente sentito, per video conferenza e in forma anonima, senza però rispondere alle domande della difesa. Così come in decine di altri casi, che hanno portato alla condanna della Spagna da parte di organi internazionali, la denuncia è stata archiviata dalle autorità spagnole e i torturatori di Nekane sono rimasti impuniti.

 

Dopo nove mesi di detenzione preventiva, Nekane è stata rilasciata su cauzione e nel 2007 è fuggita dallo Stato spagnolo per evitare una nuova incarcerazione basata unicamente sulle testimonianze ottenuta sotto tortura. Infatti, durante il maxiprocesso contro numerose organizzazioni della sinistra indipendentista basca, denominato “Sumario 18/98”, è stata condannata a una pena di sei anni e nove mesi con l’accusa di appartenenza in prima istanza, e di collaborazione in appello, con un’ ”organizzazione terrorista” (ETA). Nel corso di questo processo Nekane ha nuovamente denunciato quanto ha dovuto subire in carcere nel 1999 (video: https://www.youtube.com/watch?v=8Y67p5TR4pM) e, come massima ignominia, ha dovuto pure confrontarsi con uno dei suoi torturatori, intervenuto in tribunale in qualità di “esperto”.

Le colpe principali che le sono state imputate sono quelle di aver partecipato a una riunione con degli attivisti indipendentisti baschi a Parigi e di aver consegnato due passaporti a dei membri di ETA. A partire dal momento della sua fuga, le autorità dello Stato spagnolo le hanno dato la caccia, affinché raggiungesse i 390 prigioniere e prigionieri politici baschi già incarcerati nelle prigioni spagnole e francesi, scomparendo in qualche carcere a centinaia di kilometri da dove risiedono la sua famiglia, i suoi amici e compagni.

Non è possibile che Nekane sia riconsegnata ai suoi torturatori. In Svizzera è già stato creato il gruppo di solidarietà “Free Nekane”, un gruppo aperto alle persone e ai collettivi che voglio dimostrare la propria solidarietà e sostenere Nekane e la sua famiglia. L’obiettivo di questo gruppo è impedire la sua estradizione in Spagna, sostenere Nekane e la famiglia durante la procedura e informare sulle violazioni dei diritti dei prigionieri e esiliati politici baschi.

 

Per chi volesse scrivere a Nekane può farlo a: Nekane TXAPARTEGI NIEVE, Gefängnis Zürich, Rotwandstrasse 21, 8004 Zürich

 

Per chi volesse versare dei soldi a sostegno delle spese legali di Nekane, può farlo a: Euskal Herriaren Lagunak Schweiz 3001 Bern PC: 60-397452-5 IBAN: CH27 0900 0000 6039 7452 5 BIC: POFICHBEXXX Con la nota: “Free Nekane”

Barcellona, continuano le mobilitazioni per il banc expropiat

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Durata 21m 27s

A Barcellona continuano le mobilitazioni di protesta per il banco expropiat, centro sociale attivo nel quartiere di Graçia da oltre quattro anni e sgomberato dieci giorni fa dalla polizia autonoma.

Nel frattempo, continua il dibattito all'interno della sinistra radicale catalana mentre si avvicina la data delle nuove elezioni generali nello Stato spagnolo, previste per il 26 giugno.

Barcellona, sgomberato il Banc expropiat

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Durata 11m 25s

A Barcellona, nel quartiere di Graçia, sgomberato il banc expropiat, edificio occupato e divenuto spazio autogestito a disposizione del quartiere quattro anni fa.

Lo sgombero ha avuto luogo dopo otto ore di resistenza all'interno dell'immobile mentre per le vie del quartiere ci sono stati scontri fra i solidali e le forze di polizia

Euzkadi, la nazionale della libertà

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Durata 28m 11s

Edoardo Molinelli, autore di "Euzkadi, la nazionale della libertà", ci racconta la storia della selezione di calcio basca che nel biennio 1937-1939, mentre infuriava la guerra civile spagnola, si rese protagonista di una delle più incredibili avventure mai vissute da una squadra di calcio, una lunga tournèe fra Europa e sud America per sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto alla causa basca ed alla minaccia del fascismo incarnata da Francisco Franco.

Vento di libertà? Segnali contrastanti da Euskal Herria

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Durata 48m 25s

Dopo aver salutato la liberta di Karlos, militante basco assolto dalla magistratura spagnola dopo essere stato costretto a quindici anni di latitanza e ad un anno di carcere in Italia, oggi abbiamo ospitato un compagno di Andoain, paese natale di Karlos, con il quale abbiamo parlato della vicenda del suo compaesano, della lotta per l'amnistia e delle notizie che sono arrivate dal paese Basco in questi giorni, dall'assoluzione per i compagni di Askapena alla liberazione di Aingeru, il militante basco implicato nella stessa vicenda di Lander Fernandez, il primo caso basco a Roma; dall'arresto di due burattinai imprigionati a Madrid con l'accusa di apologia di terrorismo fino ad Angela Davis, icona del movimento rivoluzionario afroamericano, a cui è stato negato di visitare il prigioniero basco Arnaldo Otegi

Ongi etorri Karlos!

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Durata 36m 20s

Karlos è finalmente libero! Dopo un'odissea giudiziaria durata oltre 15 anni Karlos Garcia Preciado, militante basco costretto a 15 anni di clandestinità e da un anno in carcere in Italia, ha ottenuto l'assoluzione da parte della magistratura spagnola.

Con Karlos ed i compagni e le compagne di "Un caso basco a Roma" abbiamo raccontato la vicenda giudiziaria e festeggiato la libertà ritrovata.

 

Di seguito il comunicato reperibile su uncasobascoaroma.noblogs.org

 

 

Karlos è stato assolto! Karlos Garcia Preciado, il nostro compagno, condannato in spagna nel 2000 a 16 anni di carcere per il presunto danneggiamento di una banca, e costretto a lasciare il paese basco e a vivere in clandestinità in Italia, con un altro nome, fino a febbraio dello scorso anno quando l’interpol e la digos italiana l’ hanno arrestato. Il tribunale supremo di madrid, nell’udienza del 21 gennaio ha finalmente deciso per l’assoluzione; Non conosciamo ancora le motivazioni ma poco ci importano, l’abbiamo detto per mesi e Karlos l’ha gridato ancora più forte, era una sentenza assurda come le tante che nel sistema giuridico spagnolo perseguitano la popolazione di Euskal Herria. Giustamente, per questo e per la sua libertà Karlos si era sottratto all’arresto in Spagna dove avrebbe dovuto scontare anni di carcere senza nessuna ragione e fondamento. Nelle prossime ore Karlos potrà finalmente uscire dal carcere di Rossano Calabro dove è recluso da più di due mesi, dopo 10 mesi in isolamento nel carcere di Rebibbia. Siamo stupiti e increduli per l’esito di questa sentenza, che si conclude con un’inaspettata assoluzione, perchè nessuna fiducia abbiamo nei tribunali, né in quelli italiani, né in quelli spagnoli. Ricordiamo che l’Italia a dicembre ha servilmente avallato le richieste del regno spagnolo, concedendo l’estradizione, e solo per la determinazione degli avvocati e dei compagni di Andoain, il paese di Karlos, questa storia è riuscita ad arrivare dopo tanti anni nell’aula del tribunale supremo di madrid, dove finalmente ha trovato la conclusione. Nonostante questo non possiamo non pensare ai 14 anni di latitanza cui Karlos è stato costretto a vivere. Non possiamo non pensare all’arresto nel febbraio del 2015, in presenza di suo figlio piccolo e a un anno intero di reclusione in italia, in isolamento a Roma e poi nel carcere di Rossano Calabro, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici. Non possiamo non pensare alle centinaia di dissidenti baschi che ad oltre 4 anni dalla fine del conflitto armato continuano a scontare pene assurde nelle carceri spagnole e francesi con sentenze che li condannano per reati dimostrabili solo con prove costruite ad arte dai servizi spagnoli o con testimonianze estorte sotto tortura. Vento in poppa per i fuggiaschi! Tutti e tutte libere! Presoak eta hieslariak kalera! Amnistia eta Askatasuna! Daje karlos ti aspettiamo a Roma..è tempo di festeggiare!

Con ventiquattromila baci. L’influenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia (1955-1965)

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Durata 40m 34s

Insieme a Francesca Rolandi, autrice di "Con ventiquattromila baci. L’influenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia (1955-1965)", analizziamo la storia dei rapporti fra Italia e Jugoslavia alla luce dell'impegno delle autorità jugoslave nella costruzione di una cultura popolare e di massa, fra suggestioni occidentali e canoni autoctoni. Una storia affascinante ed ancora in buona parte da scrivere, molto più vicina a noi di quanto comunemente si pensi.

 

Di seguito, una scheda dell'opera tratta dal sito www.balcanicaucaso.org

 

Con ventiquattromila baci. L’influenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia (1955-1965)

 

di Francesca Rolandi
casa editrice: Bononia University Press

anno di pubblicazione: 2015
collana: DISCI_Scienze del Moderno
 

La sistemazione provvisoria della questione confinaria, avvenuta con il Memorandum di Londra del 1954, fu la premessa per una fioritura di rapporti culturali tra Italia e Jugoslavia, due paesi caratterizzati da diversi sistemi politici e fino ad allora divisi da un aspro scontro territoriale. In particolare, l’influenza della cultura di massa italiana nel paese confinante rappresentò un filtro che permise il trasferimento di fenomeni culturali di matrice occidentale, rendendoli meno controversi e più accettabili agli occhi delle autorità jugoslave. I crescenti contatti, resi possibili dall’apertura di quello che era stato uno dei confini più caldi del dopoguerra, contribuirono in modo determinante alla formazione di una cultura di massa jugoslava, specialmente in un decennio, come quello dal 1955-1965, di grande apertura per la Jugoslavia socialista. Fu così che il festival di Sanremo, le canzoni di Adriano Celentano e Rita Pavone, le coproduzioni cinematografi che, le trasmissioni Rai riprese dalla nascente televisione locale, oltre alla popolare pratica dello shopping a Trieste, permisero al pubblico jugoslavo di familiarizzare con l’Italia, fino a costruire un senso di vicinanza culturale, pur non privo di problematicità. Un’Italia immaginata che poco aveva a che fare con quella reale, ma che rispecchiava le aspettative che gli jugoslavi avevano per il proprio futuro e che collocavano temporaneamente al di là del confine.

 

Francesca Rolandi ha conseguito il dottorato di ricerca in Slavistica presso l’Università degli studi di Torino nel 2012 con una tesi incentrata sull’infl uenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia, vincitrice nel 2014 del premio Vinka Kitarović. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Lubiana, il Centro per gli studi sul Sud Est Europa di Graz e presso l’Istituto per gli studi storici di Napoli. Attualmente è research fellow presso l’Università di Fiume nell’ambito del programma Newfelpro.