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Rotti o compiacenti?

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Oggi parliamo di applicazioni che non fanno quello che ci si aspetta.

Ad esempio Telegram offre molte meno proprietà di sicurezza di quello che lascia spesso intendere. Lo sa bene la polizia russa, che in qualche modo riesce ad accedere a contenuti in teoria riservati.

Del resto sono tante le applicazioni di messaggistica che dichiarano di essere super sicure, salvo poi essere puntualmente smentite.

Raccontiamo la storia di una vulnerabilità di sicurezza di Facebook: l'impatto di questa vulnerabilità è molto piccolo, perché è stata corretta presto, ma è interessante capire come funzionava.

 

Una nuova causa riguarda il mondo dei siti che permettono di scaricare da youtube, ormai rubrica fissa di questa trasmissione. Questa volta però, i "nostri" sono quelli che denunciano. In particolare Yout.com ha denunciato la RIAA chiedendole di smettere di segnalare il loro sito a Google per ottenerne la rimozione dai risultati di ricerca. Inaspettatamente, viene in aiuto... la Microsoft.

Per chiudere, alcune storie di telemetria (nei suoi usi e abusi) e di ChatGPT (vedi sopra).

Informazione e centralizzazione: da RSS ai social... e ritorno

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Durata 2h 15m 27s
Durata 1h 0m 40s

La prima metà prende spunto dal decennale della morte di Aaron Swartz, hacktivista il cui nome è, tra le tante cose, legato ad RSS, una tecnologia che permette di raccogliere informazioni da ogni punto del web e aggregarle, il tutto senza l'ausilio di piattaforme centralizzate. Questa tecnologia precede cronologicamente l'emergere di quelli che ora chiamiamo social network, che essenzialmente traggono il loro valore dal mettersi come intermediatori di questo trasferimento di informazione, con le rendite di posizione del caso. Ripercorriamo la storia di RSS, una storia in cui le evoluzioni tecnologiche ci raccontano dei cambiamenti del panorama tecnologico circostante.
Per chi volesse sperimentare l'uso dei feed, date un'occhiata a quelli di radio ondarossa.

Nella seconda metà, rimandiamo l'approfondimento sul riconoscimento facciale andato in onda sabato mattina.

Estrattivismo dei dati

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Puntata 10 di EM, terza del ciclo Estrattivismo dei dati, presentazione del libro "Tecnologie conviviali" con l'autore. Parliamo di esseri umani ed esseri tecnici, tra adattamento e esattamento. La tecnologia in cui siamo immersi è stata creata per omologarci a masse che vengono agite e sottratte di capacità di iniziativa, con effetti psicoemotivi devastanti. Niente di nuovo sotto il sole, è il capitalismo che replica se stesso mutando forma, con i consueti meccanismi di potere gerarchizzati, nel pieno accordo tra poteri tradizionali e poteri nuovi. Non c'è spazio per il pessimismo nell'orrore in cui siamo precipitati, possiamo solo riconoscere la sostanza non neutrale della tecnologia che ci viene propinata e guardare al futuro con ciò di cui siamo capaci e che ci rende felici: convivialità. Ritrovarsi in un contesto locale a giocare con la tecnologia insieme alle persone con cui stiamo bene, senza seguire percorsi predeterminati, senza ansia da prestazioni, senza obiettivi totalizzanti, per liberarsi insieme nel mutuo appoggio e diffondere potere trasformativo.

Sorvegliamoli a casa loro

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Durata 2h 0m 19s
Durata 33m 32s
Riprende la nuova stagione delle dita nella presa! Stasera ripartiamo dai cavalli di battaglia: social network, sorveglianza, smartphone...
  • Come mai molte applicazioni utilizzano il "loro" browser invece di usare quello di sistema?
  • Qualcuno ha avuto un'ideona per scovare i pedofili: perché non mettiamo una IA che ti sorveglia _dentro_ al cellulare? Un esempio chiarisce le possibili conseguenze
  • Facebook fa di tutto per non essere trasparente riguardo alle pubblicità elettorali negli Stati Uniti. E per le prossime elezioni in Italia? Quì il problema non si pone nemmeno, perché non ci sono leggi in proposito...
  • Una azienda statunitense vende alle polizie sistemi di sorveglianza a basso costo che funzionano utilizzando dati raccolti per scopi commerciali.
  • E varie altre notiziole...

... altrimenti ci indigniamo!

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Apriamo con un riferimento alle puntate precedenti: una storia che leggiamo da wired ci conferma che i Bitcoin non sono anonimi.

Passiamo poi a commentare - prendendo spunto un articolo che prendiamo da The Atlantic - alcune dinamiche dei social network: dato che i social network privilegiano i contenuti carichi di emotività (in quanto portano a più interazioni) si viene a creare un clima violento; è questo clima violento a creare la necessità di dividersi in gruppi coesi e distanti.

Passiamo poi all'ennesimo caso di Malware in Catalogna: anche questa volta tra gli intercettati ci sono anche esponenti di primo piano della politica catalana. L'attacco è stato mostrato da Citizen Lab. I responsabili sono NSO e Candiru, due società israeliane che sviluppano Malware.

Ci spostiamo in Ucraina, dove - come abbiamo segnalato già da tempo - Facebook sta prendendo parte attiva nel conflitto adattando le proprie policy sull'hate speech e sui video che contengono violenza accogliendo, almeno in parte, le richieste del governo di Kiev. Stiamo assistendo alla famosa nazionalizzazione di Facebook?

Chiudiamo con notiziole varie.

Trump scaricato: la censura che non è di Stato

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Durata 1h 42m 9s
Durata 22m 30s
Durata 35m 1s
Durata 20m 37s

Dopo il tentato colpo di stato, Trump viene bannato da molti social network e da varie aziende, i contenuti che invocano la frode elettorale bloccati da Facebook. È in questo modo, e non attraverso ordinanze federali, che Trump sta venendo estromesso dalla scena politica statunitense. Senza in nessun modo difendere Trump, dovremmo tuttavia chiederci come mai discorsi complottisti, autoritari e oppressivi siano così floridi sui social network; una riflessione che potrebbe portarci a scoprire che la censura non è il modo più efficace di affrontare il problema, e che forse è la forma della comunicazione online odierna ad essere problematica.

Dopo ciò, Trump si sposta su Parler, social network assai amichevole con gli utenti di estrema destra. Probabilmente il più usato dai suoi supporter che hanno tentato il coup kux klan. Questo ha scatenato molte reazioni contro Parler: l'app di Parler è stata eliminata dall'app store di Apple e dall'omologo di Google; Amazon ha revocato i servizi di cui Parler si avvaleva attraverso AWS; Twilio gli ha revocato l'account che utilizzavano per verificare gli indirizzi email degli iscritti. Ancora più importante, vari hacker attaccano Parler e riescono ad ottenere un dump piuttosto corposo contenente tutti i dati della piattaforma. Si scoprono così informazioni personali sugli iscritti, i luoghi da cui parlavano, si possono recuperare anche messaggi che gli utenti avevano apparentemente cancellato. Se vuoi approfondire l'argomento anche nei dettagli tecnici, ascolta il podcast di StakkaStakka su RadioBlackout. Noi facciamo invece delle riflessioni su come un servizio possa (o no) essere soggetto alla censura da parte delle aziende a cui si affida, più che a quella di Stato.

Cambiando argomento, parliamo di WhatsApp, che aggiorna i suoi termini di servizio con una mossa comunicativa poco riuscita. La verità è che non cambia moltissimo, che WhatsApp ha alcune pratiche antipatiche, ma che le aveva anche prima.

Dalla censura alle statistiche farlocche, passando per la discriminazione

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Apriamo con due episodi di censura: il primo riguarda la censura di servizi legati anche alle VPN sui treni ad alta velocità di Italo; il secondo riguarda il progetto Gutenberg, un sito dove è possibile - in maniera del tutto legale - scaricare libri privi di copyright.

Dall'esplosione delle rivolte negli USA, Signal - una app di messaggistica sicura - ha messo a disposizione uno strumento in più: la possibilità di oscurare i volti quando si fanno delle foto. Se la fotocamera è uno strumento utile per denunciare il razzismo della polizia, non possiamo dimenticare che il razzismo è un fenomeno ben più ampio. Un esempio che vogliamo ricordare è quello del razzismo codificato negli algoritmi, in cui le visioni oppressive dominanti vengono trasformate più o meno volontariamente in un programma che poi arriva a prendere delle decisioni operative. Parliamo quindi di una sentenza negli USA che dimostra che - contrariamente a qualche interpretazione passata - studiare gli algoritmi ricercando eventuali discriminazioni insite in essi è sempre consentito dalla legge.

Passiamo ad alcune novità sulla responsabilità delle piattaforme social riguardo ai contenuti che ospitano, guardando ad una sentenza australiana e alla difficile gestione del copyright delle immagini caricate su Instagram.

Chiudiamo tornando a parlare di COVID19 e statistiche: uno studio che ha ricevuto molto credito  a livello  internazionale si è dimostrato basato su dati inventati;  gli Stati Uniti seguono invece un approccio "data driven", in cui i vari Stati guidano i dati con alcuni classici sotterfugi (tutta roba già vista in Europa comunque!).

Domenica 14 giugno le dita nella presa NON andrà in onda: al suo posto troverete una replica!

Trump contro Twitter: peccato non possano perdere entrambi

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Durata 2h 15m 47s

Twitter considera alcuni tweet fatti da Trump come delle fake news o delle esaltazioni della violenza; Trump si arrabbia e promette vendetta. Cerchiamo di inserire questa bagarre nella cornice del passaggio delle piattaforme di social network ad un ruolo sempre più attivo: filtri sui contenuti, contestualizzazione, pagine esplicative... questi strumenti servono a creare un ambiente "moralizzato" secondo l'etica della piattaforma.

In Italia, il Tar del Lazio conferma le sanzioni Antitrust contro Apple: il modo in cui proponeva gli aggiornamenti induceva gli utenti ad aggiornare, ma questo creava dei rallentamenti. Gli utenti, non potendo tornare indietro, erano così esortati a comprare un nuovo modello di iPhone. Del resto la politica di Apple contro le riparazioni e gli upgrade è molto aggressiva: vendita di componenti vietata, contratti proibitivi con i riparatori indipendenti, oltre a soluzioni tecniche che rendono il riutilizzo di hardware perfettamente funzionante particolarmente oneroso.