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genocidio a Gaza

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Martedì 14 Ottobre, ore 17:30, a Udine, in piazza della Repubblica, saremo in corteo per dire NO alla presenza della nazionale di uno stato che sta commettendo un genocidio. Quel genocidio perpetrato ai danni del popolo palestinese da quasi due anni; una normalizzazione che Israele cerca di portare avanti grazie alla complicità dell'Occidente anche attraverso lo sport. 23 mesi di violenza che, nel solo ambito sportivo, hanno portato alla distruzione della quasi totalità delle strutture e infrastrutture sportive palestinesi; ridotto gli stadi a centri di detenzione e campi per sfollati; spezzato la vita di oltre 400 calciatori e costretto la Federazione Calcistica Palestinese (PFA) a sospendere a tempo indeterminato tutte le attività. Per noi lo sport - e il calcio in particolare - rappresentano uno spazio virtuale e fisico di incontro e diffusione di valori che sono inconciliabili con la violenza, l'apartheid e l’occupazione. Lo stesso non può dirsi per la nazionale di calcio israeliana che viola gli statuti FIFA e che vede i giocatori-soldato inneggiare alla distruzione totale di Gaza e dedicare i propri successi, come hanno fatto a giugno 2025 dopo la partita contro l’Estonia, all’esercito che sta commettendo un genocidio. Per questo non possiamo permettere che attraverso una partita di calcio si normalizzi l'inferno che si sta vivendo in Palestina. Non saremo mai complici di questa vergogna! Boicottiamo la partita Italia vs Israele valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026. Ci vediamo il 14 ottobre in corteo.

Per tutti i gruppi solidali che vogliono aderire https://forms.gle/wjgNd6CySKFpL9tLA

Ne parliamo con un compagno del Comitato per la Palestina - Udine

INGV. Mobilitazione dal basso per la Palestina

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Con un ricercatore dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), commentiamo la lettera aperta inviata da una buona parte del personale dell'Istituto al Presidente, al Consiglio di amministrazione e al Consiglio Scientifico dell’Ente, al fine di chiedere la condanna delle ripetute violazioni del diritto umanitario da parte di Israele, la sospensione degli accordi unilaterali di ricerca Italia-Israele e la predisposizione di forme di collaborazione scientifica con il mondo accademico palestinese. Particolarmente rilevante è anche la richiesta di istituire un comitato etnico, destinato a monitorale e a vigilare su accordi, progetti e collaborazioni nell'ottica del rispetto dei principi etici. La lettera non ha raccolto risposte ufficiali da parte dell'INGV. Nel corso della corrispondenza emerge anche la possibilità di sostenere la creazione di corridoi umanitari per favorire, anche attraverso l'erogazione di borse di studio, l'arrivo di studenti palestinesi in Italia e in altri paesi europei, mediante un coordinamento tra Università e Istituti di ricerca. Di seguito, il testo integrale della lettera:

Oggetto: richiesta urgente di presa di posizione e azione contro le atrocità del governo israeliano
nei confronti della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania.

Nella Striscia di Gaza si sta consumando una gravissima catastrofe umanitaria, segnata da
documentate violazioni dei diritti umani, dagli attacchi contro la popolazione civile e da una crisi
alimentare di proporzioni drammatiche. Le Nazioni Unite hanno condannato queste violazioni
attraverso risoluzioni che chiedono il rispetto del diritto internazionale, la protezione dei civili e la
fine delle ostilità. La comunità internazionale sollecita un cessate il fuoco immediato, il ripristino
degli aiuti umanitari e una soluzione politica duratura basata sul rispetto dei diritti e della sovranità
territoriale dei popoli coinvolti.


La storia, soprattutto quella degli ultimi due secoli, ci racconta che i conflitti non finiscono perché si
piangono i morti o si prova una silente compassione. Le guerre finiscono perché si prende
posizione, perché la comunità internazionale impone la pace agli stati che violano il Diritto
internazionale umanitario e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E lo fa usando gli
strumenti della pace, sospendendo, tra gli altri, gli accordi che prevedono o supportano lo
sviluppo e il commercio di armi e tecnologia militare.


Convinti che l'INGV, Ente Pubblico di Ricerca, abbia una responsabilità nella costruzione di una
società civile democratica che rispetti i diritti umani, il principio di autodeterminazione dei popoli e
la tutela delle vite umane, il personale INGV firmatario del presente documento, chiede al
Presidente, al Consiglio di Amministrazione e al Consiglio Scientifico di impegnarsi fattivamente e
in tutte le sedi a portare avanti le seguenti azioni, in funzione del rispetto dell’art.11 della
Costituzione Italiana e in ottemperanza alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e
dell’Assemblea Generale dell’ONU:

- Condannare le ripetute, gravissime e documentate violazioni compiute dallo Stato di Israele nella
sua politica di aggressione e occupazione nella Striscia di Gaza, tra cui: utilizzo della fame come
tattica di guerra, distruzione del sistema scolastico e accademico, bombardamento delle strutture
di assistenza sanitaria, frequente uccisione di giornalisti e operatori umanitari, interruzione
unilaterale della tregua faticosamente raggiunta a marzo, deportazione della popolazione in una
escalation di pulizia etnica dei territori palestinesi;

- Aderire formalmente alle risoluzioni ONU che chiedono la sospensione immediata del conflitto, il
rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili, l’accesso umanitario garantito, il rispetto del diritto
internazionale, il sostegno ad UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine
refugees in the near east) e le prospettive di pace concrete e durature;

- Recepire, in particolare, la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del settembre
2024 e le proposte della Società Italiana di Diritto Internazionale e Diritto dell’Unione Europea
(SIDI, 07/06/2025), sospendendo accordi di cooperazione o collaborazione, anche informali, con
istituzioni, enti e aziende che contribuiscono anche indirettamente al perpetrarsi delle gravissimeviolazioni del diritto internazionale e al mantenimento dell’occupazione illegale del territoriopalestinese;
- Sospendere gli accordi bilaterali in corso ed evitare rinnovi e nuove stipule fino a quando il
governo israeliano non manifesterà esplicitamente l’intenzione di rispettare i diritti fondamentali
del popolo palestinese, il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite;
- Non aderire al bando 2025 del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
(MAECI) per la raccolta di progetti di ricerca congiunti Italia-Israele, come già dichiarato dalle
Università di Pisa e Palermo, dai Dipartimenti di Fisica dell’Università la Sapienza di Roma e
dell’Università di Roma Tor Vergata, come richiesto dalla comunità studentesca e dal personale
docente, di ricerca, tecnologico e tecnico-amministrativo di altre Università (Bologna, Calabria,
Firenze, Padova, Sapienza) e da 1350 membri della comunità accademica e personale universitario
in una lettera aperta inviata al MAECI e alla CRUI il 25 aprile 2025;
- Sostenere iniziative e collaborazioni con il mondo accademico e della ricerca israeliani che
chiedono la fine della guerra a Gaza denunciando i crimini di guerra contro l’umanità commessi dal
proprio governo;

- Predisporre collaborazioni con studenti/esse, gruppi di ricerca e corpo docente palestinesi, cosi
come programmi di mobilità per studio, ricerca e percorsi di specializzazione;
- Introdurre ed implementare all’interno dell’INGV, anche nel “Codice Etico e Codice di
Comportamento”, i principi e le pratiche dell’ethical procurement e della due diligence, al fine
di tutelare l'Ente da rapporti di complicità e connivenza con realtà coinvolte in aggressioni e
conflitti bellici condannati dalle Nazioni Unite;

- Costituire un Comitato che si occupi di monitorare e vigilare su accordi, progetti e collaborazioni
affinché i principi etici indicati nel punto precedente siano rispettati. Il censimento di accordi e
contratti in essere consentirà la sospensione, immediata e cautelativa, in attesa della necessaria
ricognizione documentale che attesti non ci sia alcun coinvolgimento in attività contrarie al diritto
internazionale.
Le azioni sopra elencate rappresentano un percorso indispensabile per garantire che l'INGV operi
in piena coerenza con i valori costituzionali e le risoluzioni internazionali. Chiediamo al Presidente,
al Consiglio di Amministrazione e al Consiglio Scientifico di prendere una posizione inequivocabile
e di tradurre queste richieste in un piano d'azione immediato. Riteniamo che l'inerzia non sia
un'opzione per un Ente che si riconosce nei principi della pace e della giustizia. In attesa di un
riscontro, confermiamo la nostra piena disponibilità a collaborare per la loro attuazione."

 

 

 

Parlami di Gaza

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Con un compagno di Perugia, parliamo delle mobilitazioni in programma in Umbria in solidarietà con la causa palestinese. In particolare, Sabato 19 luglio, insieme a "Umbria per la Pace", All eyes on Palestine - Perugia ha organizzato una giornata di arte, musica e spettacolo dal titolo "Parlaci di Gaza", dedicata a testimoniare la Palestina di ieri, di oggi e del futuro. La manifestazione si svolgerà nella Casa dell'Associazionismo, presso Cinema Méliès, in via della Viola 1 - Perugia ed avrà inizio alle ore 17.00, con l'inaugurazione di una mostra fotografica allestita da un giovane fotografo, sopravvissuto al genocidio. Anche nei giorni scorsi, in Umbria, hanno avuto luogo manifestazioni di solidarietà con la Palestina, a Terni e a Perugia; la seconda, nel corso della quale si è svolto un volantinaggio con materiali di BDS - Italia,  è stata realizzata in occasione dell'inaugurazione dell'Umbria Jazz Festival.

Gaza: bombe sul centro di distribuzione dell'acqua

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In una corrispondenza con Wasim, raccontiamo quanto accaduto domenica 13 luglio 2025, nel campo nuovo di Nuseirat, allorché l'esercito israeliano ha bombardato il punto fisso di distribuzione dell'associazione Gazzella onlus, dove viene quotidianamente distribuita acqua con camion-cisterna alimentati da combustibili di fortuna (in questo caso si trattava di plastica liquida) o, sino a quando è stato possibile, con mezzi di trasporto trainati da animali. Sono stati uccisi il volontario che stava gestendo la distribuzione e 10 minori che erano in fila per prendere l'acqua.  E’ stato ucciso anche il fratello di una delle volontarie che fanno il pane, che si trovava lì per caso. Lunedì 14 luglio la distribuzione dell'acqua è stata sospesa ma è ripresa nei giorni successivi.

Il discorso si allarga, poi, ad altri tragici aspetti del genocidio israeliano a Gaza e in Cisgiordania, alla straordinaria resistenza dimostrata dalla popolazione palestinese e a un'analisi più generale sulle diverse forme del colonialismo di insediamento. La corrispondenza termina nell'auspicio di una grande manifestazione nazionale di solidarietà con la Palestina alla fine dell'estate.

Fuori le armi da porti, ferrovie e aeroporti italiani

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Con un compagno di BDS Italia parliamo della campagna "Fuori le armi da porti, ferrovie e aeroporti italiani", una petizione per l'embargo militare nei confronti di Israele. Di seguito, il testo della petizione, diretta a UAMA (Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento) presso il MAECI, al Ministero della Difesa e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che chiede la cessazione di ogni transito di armi e componentistica militare nei porti italiani, soprattutto "di quelle destinate a Israele e ad altri paesi che opprimono e brutalizzano altri popoli commettendo crimini contro l’umanità, il crimine di apartheid e di genocidio".

"Nella Relazione governativa del 2025, l’Agenzia delle Dogane riporta, per l'anno 2024, 212 operazioni di esportazioni di materiali militari a Israele per un valore complessivo di 4.208.757 euro che sono da riferirsi a licenze rilasciate in anni precedenti. Inoltre, nel 2024, sono continuati gli interscambi di materiali militari tra Italia e Israele: sono state rilasciate 42 nuove autorizzazioni di importazione di armamenti per il nostro Paese per 154.937.788 euro e, sempre nel 2024, ne sono state effettivamente importate per 37.289.708 euro. 

Inoltre continua in Italia la produzione di droni "munizioni circuitanti" (detti anche "droni kamikaze") Hero 30. Sono prodotti dalla RWM Italia su licenza della israeliana U Vision, non solo per le nostre Forze Armate ma anche per l'esportazione:  il primo destinatario è stata nel 2023 l'Ungheria verso cui l'Italia (governo Meloni) ha autorizzato l'esportazione di 160 droni Hero 30 e relativo materiale per un valore di circa 150 milioni di euro.

A siglare ancor più il legame Italia-Israele, c’è un Memorandum che dura da 20 anni e implica collaborazione militare e condivisione di strategie anche coperte da segreto militare. Si rinnova ogni 5 anni automaticamente, se uno dei due stati non lo “rigetta” (denuncia in gergo tecnico). Venti anni macchiati da stragi di civili e gravissime violazioni di diritti umani, scadranno l’otto giugno. Tra pochi giorni. Undici giuristi hanno indirizzato al Governo una diffida sostenuta da Bds. Il memorandum è la “madre” di tutti gli accordi di cooperazione militare con Israele tuttora attivi, a partire dalle esercitazioni congiunte nell’aeroporto di Amendola per testare i caccia F35, fino all’acquisto di tecnologie israeliane per dotare aerei spia in dotazione all’aeronautica italiana. I nostri governanti che sono senza vergogna hanno già detto che sosterranno ancora questo memorandum. Il 21 giugno, in coincidenza con la manifestazione a Roma contro il riarmo europeo, si terrà una giornata internazionale contro lo spyware di Israele, che nel settore è leader mondiale.

La tecnologia di sorveglianza è ampiamente venduta in tutto il mondo ed è utilizzata dall’esercito israeliano per trovare e selezionare obiettivi da bombardare. Basta che l’IA esamini innumerevoli filmati di sorveglianza per identificare l’obiettivo da colpire, non importa se in mezzo ad altre persone che verranno pure uccise. Israele ha dato all’IA il controllo diretto di armi letali: è la prima volta nella storia che i computer sono autorizzati ad uccidere esseri umani. La sorveglianza è diventata un’arma letale, essenziale per il genocidio di Gaza".

E' possibile sottoscrivere la petizione qui

Roma, dibattito in piazza Sempione: fermiamo il genocidio

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Venerdì 27, dalle ore 18:00, in Piazza Sempione, dibattito pubblico sulla Palestina. Di seguito, il comunicato di lancio dell'iniziativa.

"Abbiamo lavorato in questi due anni, dal 7 ottobre in poi, per costruire nel nostro municipio un comitato di solidarietà con la Palestina. Siamo partit*, sin da subito, con la convinzione che era in atto un genocidio, ci siamo ritrovat* insieme partendo dal solo desiderio di fare il possibile per raccogliere la voce e la lotta dei palestinesi. Abbiamo mediato le nostre differenze non con inutili appelli all'unità ma direttamente sul terreno delle iniziative e delle proposte. Abbiamo partecipato a decine di manifestazioni e iniziative varie sulla Palestina. Abbiamo assistito all'indifferenza di molti e piano piano ci siamo accorti che il messaggio di libertà che arrivava dalla Palestina cominciava a penetrare la coscienza di tant*. Abbiamo fermato il genocidio? No, ma nel nostro piccolo, insieme ad altri milioni di persone nel mondo, abbiamo smascherato il disegno sionista e siamo riuscit* tutt* insieme ad isolare, nelle coscienze popolari, Israele. Siamo riuscit* a crescere nel tempo ed adesso siamo arrivati a costruire un'assemblea territoriale di solidarietà con la Palestina. Pensiamo di essere la soluzione ai mille problemi che abbiamo? No di certo! Pensiamo, però, di essere una possibilità e proprio per questo lanciamo questo dibattito in piazza e non nel chiuso di qualche aula. Abbiamo assistito, dopo 20 mesi di assordante silenzio, al risvegliarsi di alcune forze politiche nazionali, qualcuna ha cominciato a riconoscere il genocidio in atto, qualcun’altra ha balbettato parole tipo massacro. Abbiamo visto qualche bandiera apparire sui, troppo pochi, balconi istituzionali (ne regaleremo una più grande al nostro municipio). Alcun* hanno detto "meglio tardi che mai" altr* (la maggioranza) l'ha letta come un tentativo tardivo di recuperare il terreno perso sul genocidio in corso. Va chiarito che parlare di genocidio non è un problema linguistico ma è avere il coraggio politico e umano di riconoscere quello che sta avvenendo e chi non lo fa dovrà fare i conti con la storia e con se stesso. Tutt* però ci siamo posti una domanda: “e adesso che faranno i nostri municipi e soprattutto che farà il Sindaco di Roma”? Noi qualche idea in proposito l'abbiamo e vogliamo capire con chi e come poter andare avanti per provare, in tutti i modi possibili, a fermare il tentativo di fare scomparire i palestinesi dalla Palestina.

Per questo abbiamo indetto il dibattito in piazza, dibattito che non riguarda ovviamente solo il nostro municipio. Noi, sicuramente, non ci accontenteremo di prese di posizioni verbali ma vogliamo vedere i fatti. Abbiamo invitato tutte le rappresentanze palestinesi della città, la giunta del municipio e le realtà di lotta con cui abbiamo costruito le tante iniziative nella città. La situazione in medio oriente da tragica è diventata ingovernabile, a Gaza continua incessantemente l'opera genocidaria e in Cisgiordania continua l'opera di espulsione e massacro dei palestinesi, i rischi di un conflitto nucleare sono sempre più palpabili, il governo Meloni si inchina sempre di più agli interessi degli USA e di Israele. Il mondo è a un passo dal baratro e noi non vogliamo e non possiamo più vedere solo piccoli passi dettati da necessità di convergenza politica. Per questo ci aspettiamo un dibattito franco e soprattutto che porti ad atti concreti. I confini del conflitto si stanno allargando, il rischio che si ricorra ad ordigni nucleari sempre più incalzante. La scesa, a fianco di Israele, di Trump determina un salto in avanti di tale possibilità. Non è più di balbettii, il tempo stringe, il genocidio del popolo palestinese prosegue indisturbato."

Ne parliamo  con un compagno del "Comitato di solidarietà con la Palestina in terzo - Roma".

Una terra in comune: soliderietà alla popolazione di Gaza

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Con una ricercatrice della Rete Universitaria per la Palestina (RUP), presentiamo il progetto “Una terra in comune - Un sostegno diretto a famiglie di Gaza”, una campagna partita dal basso per iniziativa di un gruppo di docenti universitari, ricercatrici, ricercatori e personale tecnico-amministrativo di diverse università, italiane e straniere, aderenti alla rete. Si tratta di un progetto ispirato al desiderio di sostenere la popolazione civile di Gaza, ormai ridotta allo stremo, in una situazione umanitaria gravissima e ormai completamente priva di acqua,  cibo ed elettricità. Il progetto mira a fornire sostegno diretto a un gruppo di famiglie, attraverso donazioni ricorrenti e messaggi di solidarietà e vicinanza. E' possibile aderire qui. Il discorso si allarga poi alla altre iniziative di solidarietà con la popolazione di Gaza portate avanti dalla Rete Universitaria per la Palestina tra cui mobilitazioni per la sospensione degli accordi di ricerca con le università israeliane.

 

La brutalità delle politiche trumpiane tra guerra interna ed estera

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In studio con Silvia Baraldini riflettiamo sulle molteplici implicazioni della politica interna ed estera della seconda amministrazione Trump: politiche migratorie e raid dell'ICE con relative mobilitazioni di protesta; manifestazioni pro-Gaza e repressione all'interno delle Università; sostegno a Israele nel genocidio a Gaza e frizioni tra componenti MAGA e NeoCon nell'attacco all'Iran. Donald Trump, però, non costituisce un'eccezione ma rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso, che ha visto il conflitto razziale e le discriminazioni negli USA come il sintomo più evidente delle crisi cicliche del sistema capitalista.

Notizie da Gaza

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Un breve audio da Gaza documenta la situazione gravissima che persiste nella striscia, nel silenzio quasi totale dei media. Si susseguono nuovi crimini brutali da parte dell'occupazione sionista, una cruda espressione della  guerra genocida contro la popolazione palestinese. Questo mentre gli israeliani cercano anche loro di scappare e lasciare un paese che è ormai solo un fronte di guerra. Per uscire da Israele lo stato chiede addirittura dei soldi.