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Palestina

Israele, Palestina e la storia non usata come clava

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Con il Professore Lorenzo Kamel, autore del libro Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia (cliccando sul titolo potete guardare le slide sul libro e seguirci nei discorsi che faremo) commentiamo un articolo di Angelo Panebianco uscito qualche giorno fa sul Corriere dal titolo La storia usata come clava. Sui quotidiani nazionali si continuano a scrivere inesattezze, per cui ci sembrava giusto puntualizzare sia il sondaggio dell'Istituto Cattaneo (nel link trovate i risultati del lavoro fatto di cui parliamo nel redazionale) sia le date citate da Panebianco che non sono del tutto esatte. Riportiamo l'articolo così da avere tutti gli strumenti per inquadrare il redazionale. 

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Angelo Panebianco - La storia usata come clava
Come sempre in questi casi hanno un ruolo sia i cattivi maestri che i processi imitativi. All’inizio ci sono cattivi maestri (genitori o insegnanti) che, per l’appunto, fanno uso politico della storia: essi raccontano a giovani sprovveduti che Israele e il nazismo pari sono, «la vittima trasformatasi in carnefice» eccetera. I suddetti sprovveduti, a loro volta, «fanno tendenza»: ripetono la fanfaluca di fronte a coetanei ignoranti quanto loro. Anche il coetaneo, naturalmente, nulla sa né del nazismo né di Israele ma è ostile a Israele e, soprattutto, non vuole perdere la faccia. Si auto-convince della verità di quanto gli è stato raccontato. Cattivi maestri da un lato, processi imitativi dall’altro. Una ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna condotta su un campione di studenti di corsi umanistici di tre Università del Nord, intervistati sia prima che dopo il 7 ottobre, offre conferme. La ricerca ricostruisce gli atteggiamenti degli studenti verso gli ebrei. Si trattava essenzialmente di capire se e quanto l’antisemitismo fosse diffuso fra gli universitari distinguendo fra i temi classici dell’antisemitismo e quelli di nuovo conio. Ma il punto che qui ci interessa riguarda Israele: risulta che il 46% degli intervistati condividesse, prima del 7 ottobre, l’equiparazione fra Israele e Germania nazista. Addirittura, questa percentuale cresce subito dopo il 7 ottobre (e dunque prima dell’intervento israeliano a Gaza). Ed è fatta propria dal 50% del campione dopo il 17 ottobre. Sono, plausibilmente, dopo il 17 ottobre, le notizie sulle vittime palestinesi dell’intervento militare ad aumentare (di qualche punto in percentuale) il numero di coloro che considerano valido l’accostamento fra Israele e nazismo ma è un fatto che costoro sono già tantissimi, quasi la metà del campione prima della nuova guerra e, per giunta, risultano in aumento dopo il pogrom del 7 ottobre. Commetterebbe un grosso errore chi volesse consolarsi considerando che metà del campione rifiuta di equiparare Israele al nazismo. Se in un gruppo di dieci persone cinque non credono che i terremoti siano causati dagli incantesimi della strega cattiva ciò non è rilevante. È rilevante che cinque ci credano.

Per aiutare a comprendere quanto sta accadendo in Medio Oriente occorrerebbe spiegare che si tratta di una vicenda complessa che inizia nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il conseguente «rifiuto arabo». Nessuna comprensione di quanto è accaduto e accade è possibile se non si parte da lì. Gli stessi errori di Israele (le colonie in Cisgiordania, l’illusione di potere difendere all’infinito lo status quo, ossia i precarissimi rapporti fra due popoli reciprocamente ostili) non si spiegano se non ricostruendo quel quadro generale. Ma, appunto, ciò presuppone che l’interlocutore sia disposto a riconoscere il peso e l’importanza della storia per comprendere il presente. Il che però è impedito o quanto meno reso assai difficoltoso dal clima e dalle tendenze dominanti. La sopra citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epoca dei social, la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti. L’incontro fra uso politico della storia e ignoranza della storia genera mostri. Ciò, di sicuro, non fa bene alla democrazia.

5 febbraio 2024, 21:49 - modifica il 5 febbraio 2024 | 21:49

Licenziamento e a rischio asilo politico per post sul genocidio a Gaza

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Durata 32m 20s

Seif, dipendente assunto a tempo indeterminato al Liceo francese Chateaubriand, algerino in Italia da molti anni come rifugiato, viene prima interrogato e la sua casa perquisita  (l'intervento dà esito negativo secondo la dichiarazione rilasciata dalle stesse forze di polizia), viene sospeso dal lavoro e deve presentarsi davanti alla Commissione per il diritto d'asilo e poi la scuola lo licenzia... Perché? Due post sul suo profilo instagram (un profilo privato) dove esprime il suo scoramento per il genocidio in atto nella striscia di Gaza e la complicità occidentale.

Ne parliamo con lui

La "guerra interna" nelle scuole

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Torniamo a parlare con l'educatore del Liceo francese "Chateaubriand" che per due post sul suo profilo Instagram privato, in cui esprimeva il suo sgomento per la situazione in Palestina, è stato prima sospeso e poi licenziato dal lavoro e si è dovuto presentare davanti alla commissione per il diritto di asilo che dovrà valutare la sua situazione di rifugiato.

Corrispondenza con Giuseppe Follino, docente di Grosseto, sulla repressione e sulle attività dell'osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.

Corrispondenza con Davide Zotti: presentiamo il seminario "IL PERSONALE SCOLASTICO LGBTQI+:DIRITTI, VISIBILITÀ E BENESSERE": giovedì 15 febbraio 2024 dalle 9 alle 14. Roma – Sede CESP – viale Manzoni, 55. Qui le iscrizioni

Ricordiamo: Domenica 11 alle ore 11 "Vado a scuola! Si ma quale? Microfoni aperti sulla scuola"

 
 
 

 

Notizie dalla Palestina

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Durata 25m 30s

Nel 117° giorno Israele, con l’appoggio militare e politico di Stati Uniti ed Europa, continua a massacrare la popolazione della Striscia di Gaza. Gli attacchi e le stragi di civili si sono addirittura intensificati, dopo la decisione della Corte internazionale di giustizia , che ha ordinato ad Israele di agire per “prevenire atti di genocidio”. Tra lunedì e martedì, le forze di occupazione israeliane hanno commesso 13 massacri contro famiglie palestinesi nella Striscia di Gaza, causando la morte di 114 persone e ferendone più del doppio. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato martedì che le sue forze armate hanno ucciso centinaia di palestinesi nella Cisgiordania occupata dal 7 ottobre, come riporta l’Agenzia Anadolu.

Ne parliamo con una compagna che sta in Palestina.

No alla chiusura di consultori e consultoria

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Durata 57m 4s

Per fare della lotta su consultori e consultoria un fulcro per il diritto alla salute, al benessere e alla prevenzione: resoconto call nazionale su problematiche, progetti, mobilitazioni future e  per ridare vita e concretezza a queste realtà territoriali, sociosanitarie, gratuite, laiche e universali. 
La memoria è di tutti e la giornata mondiale del 27 gennaio deve fare i conti col genocidio palestinese, con tutte le guerre e l'odio che la violenza capitalista e patriarcale diffonde. 
Assemblea nazionale a Bologna il 4 e il 5 febbraio di NUDM.

No al pinkwashing di Israele

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Durata 1h 16m 40s

"Il pinkwashing fa riferimento a quando uno Stato o un'organizzazione si appella ai diritti lgbtiq+ per sviare l'attenzione dalle proprie pratiche nocive": questa è la definizione di pinkwashing che possiamo leggere su "Decolonizzare la Palestina. La Palestina attraverso la storia e il rainbow washing di Israele", un'autoproduzione di Anarcoqueer Edizioni. Da questa pubblicazione partiamo per parlare di delle politiche e delle retoriche di Israele che tentano di usare le persone lgbtiq per giustificare l'occupazione, il colonialismo, l'apartheid e il genocidio in atto.

Nel redazionale voci di Radio Ondarossa, Cecilia Dalla Negra e compagn* di Queer for Palestine e Laboratorio Smaschieramenti di Bologna.

L'appello letto in apertura lo trovate al seguente indirizzo: https://queersinpalestine.noblogs.org/italiano/