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Carcere

Contro il carcere 22/6

Data di trasmissione
Durata 56m 42s

 PORTA UN FIORE per l’abolizione dell’ergastolo

Viaggio alle tombe senza nome degli ergastolani nell’isola di S. Stefano (Ventotene)

Il 26 giugno sarà la Giornata internazionale dell’ONU contro la tortura. Il 24-25-26 giugno nelle carceri italiane i detenuti daranno vita a una mobilitazione contro la tortura del carcere e nel carcere. All’esterno degli istituti di pena si mobiliteranno in vario modo associazioni, partiti, sindacati, movimenti e organizzazioni della società civile. Nel quadro di queste iniziative sollecitate dall’Associazione Liberarsi, si stanno raccogliendo le adesioni per un viaggio, proposto da Nicola Valentino verso un luogo simbolico della pena a vita.

 

“L’ergastolo di S. Stefano (1795- 1965) è noto per essere il primo carcere costruito dai Borboni secondo il moderno dispositivo panottico: gli ergastolani o altri reclusi  che vi erano rinchiusi, vivevano costantemente sotto sguardo dei loro reclusori. Ma la vera natura dell’ergastolo la si incontra  all’esterno del carcere, seguendo  un viottolo che porta al cospetto di un arco. Varcata questa soglia si scorge poggiato su un blocco di pietra, un piccolo portafiori vuoto che anticipa alcune file di tombe, ricoperte ormai da erbacce, con croci in legno senza nome. In fondo al piccolo cimitero dimenticato si scorge quel che resta di una vecchia cappella. Attualmente il cimitero è in completo abbandono, diversi anni or sono se ne prese cura un agente di custodia in pensione che scelse di vivere un po’ come un eremita a custodia di quel carcere ormai in disuso e in questa veste si preoccupò di contornare le singole tombe e di mettervi delle croci di legno. Se ne prese cura perché per quegli ergastolani la sola famiglia che era loro rimasta era S. Stefano.

Questo luogo narra al di là d’ogni equivoco la natura dell’ergastolo. Cancellati socialmente e civilmente al momento dell’ingresso in carcere, quegli ergastolani sono morti in solitudine e senza nome, esclusi dal consorzio umano anche dopo morti.

Il cimitero degli ergastolani di S. Stefano è importante da vedere e far vedere perché racconta in modo emblematico e crudo anche ciò che è l’ergastolo oggi, in particolare la tortura dell’ergastolo senza speranza, l’ergastolo cosiddetto ostativo, in base al quale, delle attuali 1500 persone condannate alla pena eterna oltre 1000 sono sostanzialmente escluse da quelle limitate possibilità giuridiche che permetterebbero la concessione dell’uscita dal carcere dopo 26 anni di pena scontata. Si configura in Italia, diversamente da altri Paesi dell’Unione Europea, un “fine pena mai” effettivo, che prevede oltre alla morte sociale e civile delle persone condannate, la loro effettiva morte in carcere”.   Nicola Valentino

 

Un piccolo gruppo di persone è già pronto a partire venerdì 24 giugno ed è in cerca di altri compagni e compagne di viaggio: Giuliano Capecchi, Beppe Battaglia, Antonio Ruffo, (Associazione Liberarsi), Nicola Valentino (Sensibili alle foglie), Salvatore Verde, Dario Stefano Dell’Aquila (Associazione Antigone Napoli)…..

Le persone che partecipano sono invitate a portare strumenti vari per restituire documentazione dell’esperienza…

Il viaggio prevede l’arrivo a Ventotene al mattino con traghetto da Formia, il trasbordo in barca nell’isola di S. Stefano. La partenza da Ventotene nel pomeriggio.  L’accesso al carcere richiede la presenza di guide autorizzate del comune di Ventotene con le quali si stanno prendendo  accordi. 

Traghetto-andata, Formia ore 09:15 – Ventotene ore 11:15         Euro 12.30. Aliscafo-ritorno, Ventotene, ore 16:40 – Formia,ore 17:40 Euro 17.90. Treno andata-ritorno  da Roma. Roma ore 07:39, Formia ore 08:44, Euro 14.50. Formia ,ore 18:14 – Roma. ore 19:21. Treno andata-ritorno da Napoli. Napoli , ore 07:17. Formia, ore 08:12, Euro 9.50. Formia ore 18:18. Napoli, ore 19:30

Per info: 3664937843, assliberarsi@tiscali.it 

Contro il carcere 15/6

Data di trasmissione
Durata 1h 0m

 Ancora suicidi nelle carceri italiane. Ma comincia a allargarsi la protesta. Per ora con scioperi della fame e battiture di sera alle sbarre delle finestre per comunicare alla popolazione esterna le condizioni drammatiche nelle carceri italiane.

Due militanti delle "pantere nere" sono in carcere da 40 anni nella prigione "Angola" dello Stato della Louisiana, in regime di isolamento. Notizie su di loro si possono trovare sui siti:

http://theredphoenixapl.org/2011/04/15/americas-plantation-prisons/

http://angola3action.org/nextaction/index.html 

http://www.angola3.org/default.aspx 

http://www.pmpress.org/content/article.php?story=20090214164914519 

 

 

 

Contro il carcere 8/6

Data di trasmissione
Durata 58m 2s
Alessandro Giordano, 38 anni, è morto ieri pomeriggio nel carcere “Due Palazzi” di Padova. Era originario di Salerno e stava contando una condanna per reati legati alla sua condizione di tossicodipendente. A termini di legge avrebbe potuto essere in “affidamento terapeutico”, invece era in cella - come altri 20mila tossicodipendenti - ed in cella ha lasciato la vita. Nella Casa di Reclusione di Padova è il quarto decesso negli ultimi due mesi e tutte le vittime avevano meno di 40 anni. Un detenuto si è impiccato, gli altri 3 sono morti per avere inalato del gas. Dieci giorni fa Giordano aveva visto morire uno dei due compagni di cella, anch’egli ucciso dal gas butano. Dal 2000 ad oggi sono ben 1.821 le persone decedute nei penitenziari italiani; tra loro 651 si sono sicuramente suicidate, mentre i casi analoghi a quello di Giordano (dove l’intento suicidario non è certo) solo oltre 100. Spoleto: ergastolano di 53 anni si impicca; è il 26° suicidio del 2011 nelle carceri italiane. Aversa (Ce): ancora un decesso in Opg; internato di 39 anni muore per sospetta setticemia

 

Contro il carcere 1/6

Data di trasmissione
Durata 1h 0m

 Torino: detenuto si uccide infilando la testa in un sacchetto, è il terzo suicidio in venti giorni.

Walter Bonifacio, quarantenne originario del veneziano, è morto ieri nella sua cella della Casa di Reclusione di Padova che condivideva con due altri detenuti 

“Con queste temperature, le celle di cemento armato della Casa di Reclusione diventano forni e tre persone rinchiuse in otto metri quadrati  

 

 

 

 

Bambine e bambini detenuti, il caso curdo

Data di trasmissione
Durata 15m 5s
Durata 8m 30s

L'avvocato Simonetta Crisci e la presidentessa dell'associazione "un ponte per", alla vigilia di un convegno internazionale sulla detenzione dei minori che si tiene a Roma, ci parlano delle loro esperienze a confronto con la realtà curda e quella palestinese

Contro il carcere 25/5

Data di trasmissione
Durata 58m 13s

 Proteste si stanno sviluippando in tutti i penitenziari della penisola. Si protesta contro il sovraffollamento che rende disumane le già dure condizioni di detenzione. Il Lombardia una settimana di lotta delle carceri regionali; a Marassi Genova, tre giorni di protesta; lo stesso al carcere di Brindisi, e altrove.

 

Intanto si continua a morire, ad essere uccisi dal sistema carcere. Luigi Fallico, detenuto in base ad un teorema assurdo da due anni, trasferito al carcere di Viterbo per partecipare al processo in corso a Roma, viene lasciato morire senza cure nonostante fosse in preda di un grave infarto.

Lettera per Fallico

Data di trasmissione
Durata 7m 32s

Non è stato permesso a Costantino e Manolo di leggere una lettera per Luigi Fallico morto di "infarto" in carcere, durante l'udienza che li vedeva tutti e tre coinvolti sulla costituzione delle nuove BR. A radiondarossa la loro lettura e commento.

Contro il Carcere 18/5

Data di trasmissione
Durata 54m 52s
Un suicidio e una morte per cause “da accertare” Sabato 14, Vincenzo Lemmo, 48 anni, in attesa del processo di appello nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino, si impicca alle sbarre della cella. È il terzo detenuto che si toglie la vita dall'inizio del mese: il 5 maggio nell'’Opg di Aversa si è ucciso il 33enne Salvatore Pepe, mentre ancora a Torino il 6 maggio si è impiccato Luciano B., di 62 anni. Domenica 15, Enrico Brera, 53 anni, detenuto nel carcere di Porto Azzurro, viene ritrovato cadavere nella sua cella. Era da poco rientrato da un permesso premio. Un decesso al momento misterioso: anche se i primi accertamenti farebbero pensare a un malore, il magistrato ha disposto l'’autopsia. Dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane si sono tolti la vita 24 detenuti, altri 40 detenuti sono morti per cause “"da accertare"” (in 17 casi sono state aperte inchieste, volte all'’accertamento dei fatti): nel complesso le “ vittime” del sistema penitenziario sono state finora 67. Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti, di cui 650 per suicidio.

 

“Procedere alla chiusura dei 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani, come previsto dalla legge, e farlo velocemente. Si è perso già troppo tempo e il numero degli internati è costantemente lievitato. Fino all’ultima escalation, con 4 decessi in poco più di 4 mesi nell’Opg di Aversa, l’ultimo per soffocamento, un ragazzo meno che trentenne.

Contro il carcere 11/5

Data di trasmissione
Durata 1h 0m

Nell'ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Aversa si è consumata l'ennesima tragedia. Un giovane quasi trentenne è morto per soffocamento. Si aggiorna così il triste bollettino del 2011, che registra ben 4 decessi in poco più di 4 mesi, tre dei quali per suicidio.

Campagna Stop Opg e abolizione del "controllo psichiatrico".
Varie testimonianze critiche dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Letture dal libro: Mimmo De Simone, I due volti dell'innocenza. Edizione Sensibili alle foglie, 2006

Contro il carcere 4/5

Data di trasmissione
Durata 56m 42s

Il controllo psichiatrico diventa sempre più pervasivo a favore dei poteri forti al fine di controllare i comportamenti delle persone. La paura del "diverso" la sua espulsione dal gruppo sta diventando una sottocultura devastante che permea tutti gli ambienti di questa società.

Gli «ospedali psichiatrici giudiziari» OPG,  hanno sostituito i vecchi manicomi criminali, potrebbero in molti casi essere sostituiti dall'affidamento ai servizi di salute mentale e altre misure alternative. Ma i servizi mancano, e l'inerzia è forte. Così restano sovrappopolati gli Opg. Rinchiudere è più facile che curare. Una buona metà  degli internati negli Opg ha commesso reati insignificanti, ma la «misura di sicurezza» viene reiterata e si prolunga all'infinito molto più della carcerazione corrispondente. Sono persone sottoposte all' "ergastolo bianco".

Essere dichiarati «non imputabili» per incapacità mentale è una condanna a vita.
Gli OPG sono "buchi neri" che possono risucchiare un detenuto per il resto della vita.