Contro il carcere 29/6
Bari: detenuto di 28 anni si impicca in carcere dopo il colloquio con la famiglia.
Bari: detenuto di 28 anni si impicca in carcere dopo il colloquio con la famiglia.
PORTA UN FIORE per l’abolizione dell’ergastolo
Viaggio alle tombe senza nome degli ergastolani nell’isola di S. Stefano (Ventotene)
Il 26 giugno sarà la Giornata internazionale dell’ONU contro la tortura. Il 24-25-26 giugno nelle carceri italiane i detenuti daranno vita a una mobilitazione contro la tortura del carcere e nel carcere. All’esterno degli istituti di pena si mobiliteranno in vario modo associazioni, partiti, sindacati, movimenti e organizzazioni della società civile. Nel quadro di queste iniziative sollecitate dall’Associazione Liberarsi, si stanno raccogliendo le adesioni per un viaggio, proposto da Nicola Valentino verso un luogo simbolico della pena a vita.
“L’ergastolo di S. Stefano (1795- 1965) è noto per essere il primo carcere costruito dai Borboni secondo il moderno dispositivo panottico: gli ergastolani o altri reclusi che vi erano rinchiusi, vivevano costantemente sotto sguardo dei loro reclusori. Ma la vera natura dell’ergastolo la si incontra all’esterno del carcere, seguendo un viottolo che porta al cospetto di un arco. Varcata questa soglia si scorge poggiato su un blocco di pietra, un piccolo portafiori vuoto che anticipa alcune file di tombe, ricoperte ormai da erbacce, con croci in legno senza nome. In fondo al piccolo cimitero dimenticato si scorge quel che resta di una vecchia cappella. Attualmente il cimitero è in completo abbandono, diversi anni or sono se ne prese cura un agente di custodia in pensione che scelse di vivere un po’ come un eremita a custodia di quel carcere ormai in disuso e in questa veste si preoccupò di contornare le singole tombe e di mettervi delle croci di legno. Se ne prese cura perché per quegli ergastolani la sola famiglia che era loro rimasta era S. Stefano.
Questo luogo narra al di là d’ogni equivoco la natura dell’ergastolo. Cancellati socialmente e civilmente al momento dell’ingresso in carcere, quegli ergastolani sono morti in solitudine e senza nome, esclusi dal consorzio umano anche dopo morti.
Il cimitero degli ergastolani di S. Stefano è importante da vedere e far vedere perché racconta in modo emblematico e crudo anche ciò che è l’ergastolo oggi, in particolare la tortura dell’ergastolo senza speranza, l’ergastolo cosiddetto ostativo, in base al quale, delle attuali 1500 persone condannate alla pena eterna oltre 1000 sono sostanzialmente escluse da quelle limitate possibilità giuridiche che permetterebbero la concessione dell’uscita dal carcere dopo 26 anni di pena scontata. Si configura in Italia, diversamente da altri Paesi dell’Unione Europea, un “fine pena mai” effettivo, che prevede oltre alla morte sociale e civile delle persone condannate, la loro effettiva morte in carcere”. Nicola Valentino
Un piccolo gruppo di persone è già pronto a partire venerdì 24 giugno ed è in cerca di altri compagni e compagne di viaggio: Giuliano Capecchi, Beppe Battaglia, Antonio Ruffo, (Associazione Liberarsi), Nicola Valentino (Sensibili alle foglie), Salvatore Verde, Dario Stefano Dell’Aquila (Associazione Antigone Napoli)…..
Le persone che partecipano sono invitate a portare strumenti vari per restituire documentazione dell’esperienza…
Il viaggio prevede l’arrivo a Ventotene al mattino con traghetto da Formia, il trasbordo in barca nell’isola di S. Stefano. La partenza da Ventotene nel pomeriggio. L’accesso al carcere richiede la presenza di guide autorizzate del comune di Ventotene con le quali si stanno prendendo accordi.
Traghetto-andata, Formia ore 09:15 – Ventotene ore 11:15 Euro 12.30. Aliscafo-ritorno, Ventotene, ore 16:40 – Formia,ore 17:40 Euro 17.90. Treno andata-ritorno da Roma. Roma ore 07:39, Formia ore 08:44, Euro 14.50. Formia ,ore 18:14 – Roma. ore 19:21. Treno andata-ritorno da Napoli. Napoli , ore 07:17. Formia, ore 08:12, Euro 9.50. Formia ore 18:18. Napoli, ore 19:30
Per info: 3664937843, assliberarsi@tiscali.it
Ancora suicidi nelle carceri italiane. Ma comincia a allargarsi la protesta. Per ora con scioperi della fame e battiture di sera alle sbarre delle finestre per comunicare alla popolazione esterna le condizioni drammatiche nelle carceri italiane.
Due militanti delle "pantere nere" sono in carcere da 40 anni nella prigione "Angola" dello Stato della Louisiana, in regime di isolamento. Notizie su di loro si possono trovare sui siti:
http://theredphoenixapl.org/2011/04/15/americas-plantation-prisons/
http://angola3action.org/nextaction/index.html
http://www.angola3.org/default.aspx
http://www.pmpress.org/content/article.php?story=20090214164914519
Torino: detenuto si uccide infilando la testa in un sacchetto, è il terzo suicidio in venti giorni.
Walter Bonifacio, quarantenne originario del veneziano, è morto ieri nella sua cella della Casa di Reclusione di Padova che condivideva con due altri detenuti
“Con queste temperature, le celle di cemento armato della Casa di Reclusione diventano forni e tre persone rinchiuse in otto metri quadrati
L'avvocato Simonetta Crisci e la presidentessa dell'associazione "un ponte per", alla vigilia di un convegno internazionale sulla detenzione dei minori che si tiene a Roma, ci parlano delle loro esperienze a confronto con la realtà curda e quella palestinese
Proteste si stanno sviluippando in tutti i penitenziari della penisola. Si protesta contro il sovraffollamento che rende disumane le già dure condizioni di detenzione. Il Lombardia una settimana di lotta delle carceri regionali; a Marassi Genova, tre giorni di protesta; lo stesso al carcere di Brindisi, e altrove.
Intanto si continua a morire, ad essere uccisi dal sistema carcere. Luigi Fallico, detenuto in base ad un teorema assurdo da due anni, trasferito al carcere di Viterbo per partecipare al processo in corso a Roma, viene lasciato morire senza cure nonostante fosse in preda di un grave infarto.
Non è stato permesso a Costantino e Manolo di leggere una lettera per Luigi Fallico morto di "infarto" in carcere, durante l'udienza che li vedeva tutti e tre coinvolti sulla costituzione delle nuove BR. A radiondarossa la loro lettura e commento.
“Procedere alla chiusura dei 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani, come previsto dalla legge, e farlo velocemente. Si è perso già troppo tempo e il numero degli internati è costantemente lievitato. Fino all’ultima escalation, con 4 decessi in poco più di 4 mesi nell’Opg di Aversa, l’ultimo per soffocamento, un ragazzo meno che trentenne.
Nell'ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Aversa si è consumata l'ennesima tragedia. Un giovane quasi trentenne è morto per soffocamento. Si aggiorna così il triste bollettino del 2011, che registra ben 4 decessi in poco più di 4 mesi, tre dei quali per suicidio.
Campagna Stop Opg e abolizione del "controllo psichiatrico".
Varie testimonianze critiche dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Letture dal libro: Mimmo De Simone, I due volti dell'innocenza. Edizione Sensibili alle foglie, 2006