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coronavirus

Riconoscimento facciale: riuscirà a distinguere il tipo di mascherina?

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Sulle app
 
Apriamo parlando delle famose app per il contact tracing: non avendo notizie chiare sull'app Immuni, ci rivolgiamo all'estero e andiamo a guardare il caso australiano. Lì hanno presentato un'app con spiegazioni dettagliate: con una grossa componente centralizzata e che punta sullo pseudonimato più che sull'anonimato, quindi meno "rispettosa" della privacy rispetto al modello scelto in Italia. Tuttavia, è stata accompagnata da una legge che chiarisce molto nettamente cosa non si potrà fare con l'app e i dati, proibendo esplicitamente molte pratiche di sfruttamento dei dati e di imposizione sociale dell'app stessa.
In Israele invece il parlamento interviene contro il sistema di tracciamento ideato dal governo e dai servizi segreti, giudicandolo inutilmente lesivo della privacy.
Andando negli USA, chi domina il discorso sulle app è il progetto di infrastruttura Apple-Google, che però è criticato dai governi di alcuni stati perché senza il GPS è giudicato inefficace, cioè non raccoglie tutte le informazioni che i suddetti governi vorrebbero.
Parlando di questa infrastruttura, facciamo notare che il fatto che provenga da Apple e Google è una necessità a volte dimenticata che deriva dal modo in cui funzionanno i sistemi operativi che girano sugli smartphone. 
 
Sul riconoscimento facciale
 
Parliamo di riconoscimento facciale, ovvero quella tecnologia capace di associare un nome ad una foto di un volto. L'emergenza coronavirus ci regala alcune chicche divertenti - come  e altre preoccupanti. Ma il riconoscimento facciale non nasce certamente per il coronarvirus: già da tempo le polizie di mezzo mondo cercano di usarlo in modo estensivo. Vediamo alcuni esempi.

Russia: Putin tra Coronavirus e rivolte in Nord Ossezia

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Durata 23m 7s

Nella Federazione Russa, dopo un trend inizialmente contenuto, i casi di contagio da Coronavirus stanno crescendo in maniera esponenziale nelle ultime settimane. Il premier Vladimir Putin ha disposto il lockdown e l'obbligo di restare in casa, ma le misure di sostegno al reddito sembrano per ora insufficienti rispetto a una situazione economica già in grande difficoltà prima dell'emergenza Covid-19.

Intanto in Ossezia settentrionale, regione della Federazione Russa al confine con la Georgia, si sono scatenate proteste popolari. Epicentro la città di Vladivkavkaz, dove i residenti locali hanno interrotto il regime di autoisolamento e si sono recati nel centro della città per una manifestazione spontanea non autorizzata, chiedendo le dimissioni delle autorità dell’Ossezia del Nord. Duri scontri si sono registrati tra migliaia di manifestanti e parte della polizia, mentre altri agenti si sarebbero rifiutati di caricare la folla. L’accusa al Governo locale è quella di non dare risposte alle problematiche sociali diffuse nel paese, pregresse alla diffusione del virus, ma acuite dal lockdown, con migliaia di persone senza lavoro, reddito e ora in difficoltà anche a mangiare.

Ne parliamo con Giancarlo, compagno che da anni si occupa da anni di politica e informazione in Federazione Russa.

Lombardia: migliaia di aziende e magazzini aperti in deroga

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Durata 12m 25s

Nonostante il blocco di molte categorie di attività produttive, in Lombardia come nel resto del Paese migliaia di aziende continuano a produrre in deroga. La richiesta di deroga viene effettuata presso le Prefetture territoriali con procedure poco chiare che finora hanno sostanzialmente assunto la forma di un'autocertificazione. Nel frattempo nei magazzini e nelle fabbriche lombarde si continua a morire di Covid-19 senza prevenzione nè dispositivi di sicurezza adeguati.

Ne parliamo con Gino, compagno del Si Cobas Lombardia.