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Concerto di musica afghana all'ex Snia viscosa

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Domenica 23 giugno 2024, a partire dalle ore 18.00, l'associazione socioculturale Nawroz presenta una festa concerto con ospite d'onore il maestro Feiz Karizi. Questo evento unico nel suo genere offre un'opportunità unica per gli amanti della musica afghana di conoscere da vicino le opere e le performance di questo grande artista.

Il programma è suddiviso in due sezioni.
**Esibizione di musica dal vivo**: il maestro Feiz Karizi invita il pubblico a un mondo di emozioni e arte con una performance live di pezzi delle sue opere eccezionali.
 
**Food Festival**: Contemporaneamente a questo evento, ci sarà anche un festival gastronomico dove potrete gustare vari piatti afghani locali.

Emergenza Zero

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Puntata 22 di Entropia Massima, sesta del ciclo Emergenza Zero, parliamo di grandi terremoti. Ospite Paolo Marco De Martini, ricercatore dell’INGV e coordinatore nazionale di Emergeo. Ricordando L'Aquila, raccontiamo il recente terremoto a Taiwan le sue cause e conseguenze, e poi il terremoto in Marocco, in Afghanistan, in Turchia, confrontando i diversi contesti e le diverse risposte del territorio. Parliamo del funzionamento di Emergeo dell’INGV che si occupa della raccolta di dati geologici cosismici e della creazione di una rete di intervento geologico a livello europeo.

We defend women in Afghanistan

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INVITO ALLA GIORNATA GLOBALE D'AZIONE
CONTRO IL GENDER APARTHEID E IL GENOCIDIO DEL POPOLO HAZARA IN AFGHANISTAN: NO AI TALEBANI, DIFENDIAMO LE DONNE AFGANE
La comunità afgana e l'Associazione Nawroz rivolgono un accorato invito a tutti i cittadini per partecipare attivamente alla Giornata Globale d'Azione Contro Il GENDER APARTHEID contro le DONNE in Afghanistan e il Genocidio del Popolo Hazara in Afghanistan, che si terrà:
Domenica 21 Gennaio 2024, ore 11
Piazza dell'Esquilino
La presa di potere dei talebani in Afghanistan ha portato a una grave violazione dei diritti umani, con particolare attenzione alle donne afghane. Le donne stanno vivendo una situazione estremamente critica, con la minaccia di perdere libertà fondamentali e conquiste ottenute con fatica negli ultimi anni.
La pratica dei matrimoni forzati, il divieto di istruzione per le donne e le restrizioni imposte sulla loro partecipazione sociale stanno avendo un impatto devastante sulle vite di molte donne afghane. È fondamentale sollevare la nostra voce contro queste ingiustizie e difendere il diritto delle donne all'uguaglianza, all'istruzione e alla libertà di scelta.
Chiediamo a tutti di unirsi a noi per denunciare con forza la violazione dei diritti delle DONNE AFGANE e per sostenere un'immediata azione internazionale per porre fine a questa tragedia umanitaria.
Inoltre, la minoranza Hazara, già vittima di persecuzioni, sta subendo un'ulteriore escalation di violenze. È ora di alzare la voce e chiedere la protezione urgente della comunità internazionale per garantire la sicurezza e i diritti fondamentali della comunità Hazara.
Uniamoci il 21 Gennaio 2024 presso piazza dell'Esquilino per difendere le donne afghane e per dire "NO AL REGIME TALEBANO". È il momento di essere la voce di coloro che sono oppressi e di lottare per un futuro di libertà e dignità per tutte le donne afghane.

L'Afghanistan contro le donne sull'orlo della guerra civile

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Con Laura Quagliolo del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane), disegniamo un quadro geopolitico dell'attualità in Afghanistan che ci parla di un paese al collasso e approfondiamo la situazione delle donne e le lotte delle compagne.

La foto di Carla Dazzi dal sito CISDA e dal progetto Giallo Fiducia del 2018.

Dall’Afghanistan all’Iran: Donna Vita Libertà

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Ieri 3 gennaio a Roma, in piazza gioacchino belli si è svolta una manifestazione sotto lo slogan "Jin Jiyan Azadi", al fianco delle donne che lottano contro i Talebani e il Regime della Repubblica islamica dell'Iran.

 

Riportiamo il comunicato.

 

Dall’Afghanistan all’Iran: Donna Vita Libertà

Roma 3/1/2023 - Lo slogan Jin Jiyan Azadi è uno slogan delle nostre sorelle
combattenti curde.
Durante le proteste contro l'uccisione di Jina Amini in Iran, tre mesi fa, già dai
primi giorni del suo utilizzo, lo slogan ha intrapreso un cammino rivoluzionario.
Ha attraversato tutte le città iraniane, e in poche settimane, è arrivato in
molteplici paesi del mondo compreso l'Afghanistan, dove le nostre coraggiose
sorelle, lo hanno gridato davanti all'ambasciata della Repubblica Islamica
dell'Iran a Kabul. Le donne in Afghanistan stanno lottando a mani nude nelle
strade delle città da oltre un anno contro i Talebani armati.
La rivoluzione "Donna, Vita, Libertà" ci è entrata rapidamente nei cuori, perché
noi ci identifichiamo l’unə con l'altrə e perché il nostro dolore è comune.
Noi donne, così come tutte gli altri generi emarginate e le etnie oppresse in
Afghanistan e in Iran, siamo statə sottopostə all'oppressione e alla violenza da
troppo tempo. In molti casi, la nostra popolazione ha subito dei veri e propri atti
di genocidio come quello degli Hazara in Afganistan.
In altri casi stupri e pestaggi hanno portato alla morte. Infatti, ragazze adolescenti
in iran sono state stuprate dalle forze repressive del regime fino alla morte, la
popolazione Balouchi è stata massacrata e i manifestanti iraniani sono stati
catturati e impiccati.
Sia in Afghanistan che in Iran, siamo costantemente sottopostə all'apartheid di
genere.
Non possiamo rimanere indifferenti davanti a questa violenza e discriminazione
strutturale e sistematica. Vogliamo tenerci per mano in sorellanza e unire le
forze per distruggere questo ordine misogino.
Fuori dai nostri confini, pensiamo che i paesi occidentali, compresa l'italia,
abbiano delle responsabilità rispetto a quanto sta accadendo nei nostri paesi.

 

In Afghanistan dopo l'invasione militare della Nato, le donne e le etnie oppresse
sono state abbandonate in mano ai Talebani, che ora, grazie alle politiche
occidentali, sono diventati più potenti che mai.
Con l'arrivo dei Talebani al potere, il terrorismo internazionale ha trovato un luogo
sicuro per svolgere le proprie attività. Il rischio dello sviluppo del terrorismo nel
mondo è aumentato più che mai e l’Occidente continua, purtroppo, a intrattenere
rapporti commerciali e diplomatici con i Talebani.
Gli stessi rapporti si sono intrattenuti e consolidati nel corso di quarant’anni tra
l’Iran e il suo regime criminale e i paesi UE, compresa l’Italia.
Riteniamo che tali relazioni rafforzino politicamente e economicamente i nostri
oppressori e che li aiutino a reprimerci ulteriormente.
Pensiamo che un paese come l'Italia non possa avere degli stupratori, degli
assassini e dei misogini come interlocutori in nessun caso.

Pertanto, le nostre richieste al governo italiano sono chiare:
1. chiediamo di interrompere tutte le relazioni diplomatiche e commerciali con
i Talebani e con il regime della Repubblica Islamica dell'Iran.
2. chiediamo azioni urgenti e immediate, attraverso le organizzazioni
internazionali, al fine di tutelare i diritti umani, ora violati, nei nostri paesi.
Ci teniamo a sottolineare che Donna Vita Libertà è una rivoluzione che non si
limita al rovesciamento del regime iraniano e del regime Talebano, ma va oltre ai
confini dei nostri paesi. È una rivoluzione che punta a sradicare tutte le forme di
discriminazione compresa quella di genere, di classe, di etnia o razza ovunque
nel mondo.
Per vincere l’unica scelta che abbiamo è quella di unirci e chiedere alle nostre
sorelle italiane di condividere i privilegi ottenuti nel corso della loro storia con noi,
in modo da poter far sentire le nostre rivendicazioni in tutta l'italia.
Teniamoci per mano in questa lotta contro la discriminazione e gridiamo insieme
ad alta voce: Donna, Vita, Libertà!

 

L'afghanistan brucia. La situazione nel paese oggi.

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A quattro mesi dalla presa della capitale, l'Afghanistan si trova in una delle peggiori crisi umanitarie a livello mondiale: distrutta dal punto di vista economico e sociale a causa dei 20 anni di occupazione militare, da un repentino rialzo dell’inflazione e dalla preoccupante scarsità dei beni di prima necessità, ad aggravare il tutto ci sono servizi minimi non garantiti, stipendi per i dipendenti che non arrivano anche per mesi e le casse dello Stato ormai vuote. A ottobre la Fao aveva lanciato l’allarme su quello che sarebbe successo a partire dal mese di dicembre: con l’arrivo dell’inverno il 55% della popolazione, ovvero quasi 23 milioni di persone, si sarebbe trovato ad affrontare pesantissime carenze alimentari, oltre al fatto che circa 3 milioni di minori sotto i cinque anni soffrono già di malnutrizione acuta. A questo si aggiunge il dramma delle donne afghane che stanno perdendo tutto ma che continuano a lottare. Ne parliamo con Patrizia Fiocchetti.

11 settembre 2001 - 2021

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Con Antonio Mazzeo, a partire dall'anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle di New York l'11 settembre 2001 e l'abbandono dell'Afghanistan da parte delle truppe USA e degli altri paesi nell'estate 2021, si tenta una ricostruzione di questi 20 anni: i cambiamenti geopolitici, le guerre, la crescita della militarizzazione, i "fronti interni", primo fra tutti la guerra quotidiana contro le migranti e i migranti.

In Afghanistan continua la resistenza sociale per le strade contro i talebani

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"Gli ultimi 20 anni hanno portato in Afghanistan solo delusioni e lacrime", scrivono le compagne di RAWA, l'Associazione rivoluzionaria delle donne dell'Afghanistan, organizzazione politica femminista basata a Quetta, in Pakistan, e fondata nel 1977 con l'intento di supportare le donne nella lotta per l'emancipazione e i diritti civili e per sostenere la resistenza in seguito al colpo di stato organizzato dall'Unione Sovietica nell'aprile del 1978. A partire dagli anni '90 poi, quando al potere arrivano i talebani, RAWA ha condotto attività clandestine nel Paese per aiutare le donne e la loro emancipazione. Attività che sta continuando a portare avanti senza il supporto delle forze occidentali che mai hanno sostenuto le organizzazioni democratiche del Paese e all'interno di una situazione disastrosa. Le realtà democratiche, condotte in particolare da donne come il RAWA, sono target dei talebani e devono nascondersi. La repressione talebana alla resistenza sociale scesa in strada in questi giorni a Kabul, Herat e in altre città è sotto gli occhi di tutti. Ne parliamo con Laura Quagliolo del CISDA, il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane Onlus, nato nel 1999 su iniziativa di una serie di associazioni e realtà italiane impegnate sui temi dei diritti delle donne, contro i fondamentalismi e le guerre e al fianco da tempo di organizzazioni e associazioni democratiche del Paese come RAWA e il Partito afghano della solidarietà (HAMBASTAGI).

Di imperialismo e patriarcato in Afghanistan: un'analisi sulla situazione attuale

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L'occupazione dell'Afghanistan si sta concludendo con un fuggi fuggi generale. I talebani hanno preso il controllo di Kabul e il presidente Ashraf Ghani è fuggito all'estero ricomparso in un videomessaggio dagli Emirati Arabi. L’Afghanistan in mano ai taliban non è novità degli ultimi giorni ma inevitabile conseguenza della decisione degli Stati Uniti di un anno e mezzo fa di abbandonare il paese e consegnarlo scientificamente agli studenti pashtun. Con la conquista della capitale Kabul il 15 agosto, si conclude così l’operazione "Enduring Freedom" iniziata il 7 ottobre 2001, che ha utilizzato strumentalmente la parola libertà e "i diritti delle donne" come cavallo di troia utile a invadere un paese. La guerra ha prodotto 241 mila vittime, oltre 5 milioni di sfollati destinati inevitabilmente ad aumentare. Le responsabilità della comunità internazionale sono enormi e sotto gli occhi di tutti. Ma in tutto questo fuggi fuggi generale del personale delle varie ambasciate e dei collaboratori afghani ci sono forze e donne che hanno deciso di rimanere, resistendo e continuando nella loro lotta per la libertà e l'autodeterminazione, proseguendo un lavoro a volte clandestino come la Rawa. Ne parliamo con Patrizia Fiocchetti.