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Si Cobas

ITALPIZZA: COLPEVOLI FINO A PROVA CONTRARIA

Data di trasmissione
Durata 12m 28s
Oggi si è svolta l’ennesima udienza del maxi-processo Italpizza, con una prima tranche di 67 imputati, 40 dvd di filmati, 150 testimoni e un numero imprecisato di fantasiosi capi di imputazione a danno di operai e sindacalisti protagonisti di quel ciclo di lotte.
Come sempre, non abbiamo delegato la decisione sulle nostre sorti alla benevolenza delle aule di Tribunale, e in centinaia eravamo presenti in presidio fuori al palazzo di giustizia di Modena. Assieme a un folto gruppo di lavoratori di Modena, anche numerose delegazioni di altri coordinamenti provinciali, oltre a diversi solidali.
L’udienza si è risolta in un ennesimo rinvio al 20 febbraio 2024, un anno esatto, per la difficoltà tecniche del Tribunale stesso a gestire un processo di queste dimensioni, senza contare i costi e le risorse sottratte alle casse pubbliche.
Non c’è nulla da festeggiare per questo rinvio: potenzialmente questo processo potrebbe durare altri dodici anni almeno, tenendo il sindacato e i lavoratori in un limbo, senza poter dimostrare le falsità delle accuse, senza entrare nel merito delle violenze poliziesche e aziendali, senza alcuna prospettiva di giustizia.
Questo limbo giuridico ha però conseguenze immediate per i lavoratori denunciati che di fatto sono considerati “colpevoli fino a prova contraria”, con rifiuto delle domande di cittadinanza, sospensioni del permesso di soggiorno, della carta di cittadinanza e dei ricongiungimenti familiari.
Davanti a tutto questo la Modena operaia si è mobilitata con uno sciopero generale provinciale, che ha visto un’adesione altissima nel distretto carni, nelle filiere logistiche e nel comparto ceramico.
 
La nostra corrispondenza con Marcello, del SI Cobas Modena

Maxi-processo Italpizza a Modena

Data di trasmissione
Durata 17m 18s

Un compagno del SI Cobas di Modena ci spiega le ragioni dell'indizione dello sciopero provinciale a Modena lunedì 20 febbraio 2023, in concomitanza con l'apertura della nuova udienza del processo.

Di seguito il comunicato del SI Cobas.

Lunedì 20 febbraio si terrà una nuova udienza del maxi-processo Italpizza che vede coinvolti molti operai, sindacalisti e solidali. I primi 66 imputati (sui 120 complessivi)sono chiamati in tribunale per gli scioperi del 2018 e 2019.

Va ricordato che quel lungo ciclo di scioperi costrinse l’azienda a rinunciare all’uso illegittimo del CCNL Pulizie/Multiservizi, allo scioglimento delle cooperative in appalto e all’assunzione diretta della maggior parte delle lavoratrici e lavoratori: oggi gli operai di Italpizza hanno stipendi più dignitosi, un impiego non precario e hanno recuperato contributi, retribuzioni errate e TFR scomparsi con le precedenti cooperative.

Tutti fatti accertati anche dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dal Tribunale del Lavoro, dall’INPS e dall’Agenzia delle entrate, oltre che dalla stessa CGIL.

Della vertenza ricordiamo inoltre le ignobili ritorsioni contro le lavoratrici più combattive, trasferite, licenziate, mandate a spalare la neve sui tetti o umiliate dai capi-reparto con trattamenti degradanti.

Per fermare le mobilitazioni del sindacato S.I. Cobas la Questura di Modena impiegò durante 9 mesi un impressionante spiegamento di forze: ci furono decine di violente cariche, arresti, centinaia di candelotti al gas CS sparati sulla folla, fogli di via e denunce.

L’auto del nostro delegato venne data alle fiamme e molte automobili dei lavoratori vennero vandalizzate, senza contare l’uso da parte di Italpizza di picchiatori prezzolati (immortalati dalle telecamere della stessa polizia).

Non contenta Italpizza chiede agli stessi operai e al sindacato ben mezzo milione di euro di risarcimento per avergli “rovinato gli affari”.

Questo maxi-processo va mostrato per quello che è: da un lato si tratta del tentativo della Procura di giustificare lo sperpero di ingenti fondi e mezzi pubblici per difendere un’azienda che ancora oggi, nonostante la parziale regolarizzazione, sfrutta e umilia i lavoratori; dall’altro è la continuazione del disegno repressivo nazionale che punta alla messa al bando dei sindacati di base e delle realtà di lotta autorganizzate, a completo beneficio delle mafie, del sistema degli appalti e degli industriali senza scrupoli.

Ricordiamo che a Modena sono oltre 500 gli operai e i sindacalisti imputati per scioperi, numeri indegni di un paese che si definisce democratico. L’attacco portato avanti a Modena si colloca nel quadro del più generale processo di criminalizzazione delle lotte sociali, nel quale il governo Meloni punta ad inasprire i già pesanti dispositivi repressivi messi in campo dai precedenti governi, in primo luogo contro i lavoratori immigrati, e teso a schiacciare preventivamente ogni protesta contro il carovita, i bassi salari e i pesantissimi tagli alla spesa sociale operati in nome dell'”economia di guerra” e dell’aumento delle spese militari (si veda ad esempio la cancellazione del reddito di cittadinanza).

È quindi evidente che il maxi-processo in Italpizza non è un attacco solo al SI Cobas, bensì all’insieme dei lavoratori, dei disoccupati e degli sfruttati.

Ed è per questi motivi che abbiamo deciso di convocare uno sciopero generale provinciale per lunedì 20 febbraio: ci troveremo sotto la Prefettura di Modena alle 9:00, per poi muoverci in *corteo fino al Tribunale, in Corso Canalgrande.

La Modena dell’orgoglio e della dignità operaia è sotto processo.

E scende in piazza.

Modena, 15 febbraio 2023

Coordinamento Provinciale S.I. Cobas

Sciopero alla lavanderia Baldini a Modena

Data di trasmissione
Durata 10m 3s

Alla lavanderia industriale Baldini di Soliera (MO) è in corso da ieri una mobilitazione di lavoratori e lavoratrici per protestare contro maltrattamenti sul lavoro e discriminazione salariale. Ci racconta quello che sta avvenendo un militante del SI Cobas modenese

Continua la lotta dei lavoratori di Iron&logistics

Data di trasmissione

I lavoratori della Iron&Logistics insieme ai sindacalisti del SI Cobas sono in presidio permanente da 40 giorni di fronte all’azienda. Il presidio è iniziato il 4 Ottobre, il giorno successivo al licenziamento dei 22 operai iscritti al sindacato. Le condizioni lavorative prima dell'inizio della lotta, con gli scioperi “8x5” (otto ore al giorno per cinque giorni a settimana ndr) erano un orario di lavoro di 14 ore al giorno per una paga di 4 euro l’ora. Da ieri è arrivata la notizia che l'azienda sta tentando di smantellare la fabbrica, smontando i macchinari presenti. Quindi da ieri l’obiettivo della lotta è anche quello di impedire lo smantellamento, volto a riprodurre il solito meccanismo del “chiudi e riapri”, con il quale più volte nel distretto produttivo toscano si è aggirato il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori. Nella corrispondenza un compagno del Si Cobas ripercorre i vari passaggi della lotta, fra cui un incontro avvenuto ieri alla Prefettura di Firenze.

Arresti SI COBAS - Scioperi, presidi e manifestazione nazionale

Data di trasmissione
Durata 6m 48s
Durata 16m 18s
Durata 3m 57s
Durata 11m 21s

UN NUOVO, PESANTISSIMO ATTACCO REPRESSIVO CONTRO IL SINDACATO DI CLASSE E LE LOTTE DEI LAVORATORI.

All'alba del 19 luglio , su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli.

Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio.

Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti "estorsivi", al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale...

Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.

Da diverse ore è partito lo sciopero generale, in realtà in numerosissimi magazzini sono in corso scioperi spontanei e presidi fuori alle Prefetture da questa mattina.

È evidente che ci troviamo di fronte all'offensiva finale da parte di stato e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato e condizioni di sfruttamento brutale.

È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell'articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.

Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.

La vera associazione a delinquere sono stato e padroni.

ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO! 

Ne parliamo al telefono con i compagni di Piacenza, Roma e Modena in seguito alle mobilitazioni di questi giorni.

L'appuntamento per la manifestazione nazionale è sabato 23 a Piacenza dalle ore 14:00, Giardini Margherita

 

 

PNRR 2: i padroni chiedono e ottengono di deregolamentare tutto il settore della logistica

Data di trasmissione
Durata 19m 54s

Grazie alle pressioni esercitate dall’associazione confindustriale Assologistica è stata inserita una norma all'interno del decreto PNRR 2 che modifica il codice civile e deregolamenta del tutto il settore della logistica eliminando la responsabilità del committente se la ditta fornitrice non paga i dipendenti. L’emendamento, presentato dal senatore di Forza Italia Nazario Pagano, è stato approvato dai ministri Cartabia e Giorgetti, sentitamente ringraziati dal presidente di Assologistica Ruggerone. La norma riguarderà un totale di un milione di lavoratori del settore, compreso l’indotto. Un modo per impedire che i lavoratori del comparto logistico possano rivalersi sulle grandi aziende – come Amazon, Dhl, ma anche porti e aeroporti -, che non saranno più responsabili del loro mancato pagamento. Ne parliamo con Enrico Semprini del Si Cobas Modena.