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sciopero

Mondo convenienza: tentativo di sgombero del presidio

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Dopo quasi 100 giorni di sciopero e presidio, un nuovo attacco ai lavoratori e al diritto di sciopero da parte di Mondo Convenienza con l'aiuto delle forza dell'ordine, che tentano di sgomberare il presidio di Campi bisenzio.

7 blindati e decine di agenti sono riusciti a deturpare il presidio ma non a sgomberarlo. Il pronto intervento dei lavoratori della zona, fra cui gli operai della GKN che sta a pochi km da Mondo convenienza, sono arrivati a supporto dei lavoratori in sciopero per impedire lo smantellamento del presidio.

Una lotta, quella dei lavoratori di Mondo Convenienza, che cercano di raccontare come conclusa, ma che il compagno del Si Cobas intervistato ci racconta come ancora in corso, con chiari obiettivi di lotta da raggiungere.

Il 15 ci sarà un tavolo nazionale a Roma fra l'azienda e la Cgil, senza una rappresentanza dei lavoratori in lotta. I lavoratori in lotta dichiarano rispetto al'incontro: <<Il merito di questo tavolo è tutto da verificare: che siano fatti e non vuote promesse, che si elimini dagli appalti Mondo Convenienza il contratto Multiservizi con le sue paghe misere e si applichi il contratto della Logistica come recitano le magliette stampate che i lavoratori indossano, che venga effettivamente cancellato il famigerato Regolamento Aziendale che va in deroga a tutte le normative sul lavoro e impedisce ai lavoratori di andare in malattia o in infortunio pena il taglio di un terzo dello stipendio, che l’orario di lavoro venga finalmente misurato e giustamente retribuito.>>

Dall’8 al 15 settembre invece ci sarà la mobilitazione nazionale Mondo Convergenza ai negozi a cui parteciperanno più di 15 città italiane.

 

Hollywood in sciopero

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In questi giorni, i media di tutto il mondo hanno pubblicato le foto di attrici e attori famosi in strada in supporto dello sciopero indetto dal loro sindacato. I circa 160 mila iscritti al sindacato degli attori e attrici si sono aggiunti agli oltre 11 mila membri del sindacato degli scrittori e scrittrici del mondo dello spettacolo che sono in sciopero da ormai quasi tre mesi.

Un cosa del genere non succedeva dal 1960.

Le richieste sono molto simili. Redistribuzione degli introiti derivanti dalle piattaforme streaming e una chiara regolamentazione dell’utilizzo dell'intelligenza artificiale nella produzione di film e serie TV. 

Entrambi i sindacati si lamentano del fatto che ormai le serie create appositamente per le piattaforme streaming non superano in media le 12 puntate garantendo un minor numero di settimane di lavoro per i loro iscritti. A questo si deve aggiungere che per quello che riguarda il pagamento dei diritti d’autore, i servizi streaming pagano solamente delle quote fisse senza peraltro rendere pubblici i dati relativi al numero di visualizzazioni ottenute dalle diverse serie. 

Per quello che riguarda l’utilizzo dell'intelligenza artificiale nella produzione di film e serie TV, i sindacati sono consapevoli della lentezza con cui la politica rispondera’ a questa questione. Basta guardare all'assoluta incapacità della Casa Bianca di regolamentare i social media per capire come i sindacati vedano in questo sciopero l’unica vera arma per mettere un freno all’uso indiscriminato di questa nuova tecnologia.  

Secondo il sindacato degli scrittori e scrittrici, se tutte le loro richieste venissero accettate, gli studios e piattaforme streaming dovrebbero collettivamente sborsare 600 milioni di dollari all'anno, una cifra che loro considerano eccessiva. 

Sommersi da ingenti debiti e sotto la continua pressione di Wall Street che vorrebbe vedere i profitti crescere e i costi del lavoro scendere, gli studios sostengono che accettare le richieste del sindacato significherebbe la fine dell’intero settore. Queste affermazioni, però, stonano con la generosità con cui queste stesse compagnie pagano i loro manager. Per esempio, l’anno scorso il direttore di Netflix ha ricevuto uno stipendio annuo pari a più di 50 milioni di dollari, segnando un aumento del 32% rispetto allo stipendio del 2021.

Questa disparita’ e’ stata ripetuta piu’ volte dai membri di entrambi i sindacati in lotta, riportando in auge uno slogan che non si sente spesso negli Stati Uniti: class war!

Sarebbe comunque uno sbaglio limitarsi a guardare quello che succede ad Hollywood. Tra una settimana ,infatti, più di 340 mila lavoratrici e lavoratori UPS, famosa compagnia di spedizioni, potrebbero entrare in sciopero se le loro richieste non saranno accolte.

Il sindacato chiede aumenti di stipendio, meno precarieta’ e l’introduzione di misure atte a ridurre gli effetti di un clima ormai impazzito. Come nel caso degli scioperi hollywoodiani, anche in questo caso i sindacati si trovano a dover colmare una lacuna politica.  In maniera simile a quello che sta succedendo per la regolamentazione dell'utilizzo dell’intelligenza artificiale, Il governo Biden si sta muovendo con grande lentezza anche per la stesura di nuovi standard volti a proteggere lavoratrici e lavoratori da condizioni climatiche sempre piu’ pericolose. Sono infatti passati ormai più di due anni da quando Biden aveva annunciato la pubblicazione di nuove regole per la difesa dei lavoratori e lavoratrici dalle alte temperature, e il sindacato sostiene che ne passeranno almeno altri due prima della loro applicazione. Nel frattempo, i lavoratori finiscono in ospedale, o peggio, muoiono nei loro furgoni trasformati in veri e propri forni con temperature che in Texas hanno raggiunto i 64 gradi.

Questa ondata di scioperi non dev’essere considerata un’eccezione. Sono ormai anni infatti che i lavoratori e lavoratrici americane si stanno organizzando e ribellando. Basta pensare ai successi ottenuti all’interno di Starbucks e Amazon, compagnie che si erano sempre distinte per la loro impermeabilita’ a qualsiasi attivita’ sindacale. 

Anche i dati confermano questa tendenza. Prendendo in considerazione gli ultimi dieci anni, il 2022 e’ il terzo anno per numero di scioperi che coinvolgono almeno mille tra lavoratrici e lavoratori subito dietro solamente al 2018, caratterizzato dalle grandi mobilitazioni nella scuola, e il 2019, anno in cui il sindacato che rappresenta il settore automobilistico si era mobilitato per il rinnovo del contratto. 

Il 2023 quindi sta continuando questa tendenza, con la speranza che gli scioperi hollywoodiani rendano la class war ancora più glamour.










 

Diritto di sciopero e libertà di sindacato: corteo a Firenze

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Durata 9m 3s

Almeno un migliaio di operai e solidali in corteo per le vie di Firenze sabato 13 maggio, una risposta forte agli attacchi a suon di fogli di via portati avanti nei confronti dei sindacalisti del Si Cobas, e allo strapotere dei brand della moda.

Meno di una settimana fa, Sarah, coordinatrice del SiCobas di Prato e Firenze, ha ricevuto un foglio di via da Campi Bisenzio, come era successo a Luca Toscano, anche lui coordinatore sindacale. Il foglio di via a Luca è stato ritirato a due giorni dal corteo di Firenze.

Come dice il SiCobas nel suo comunicato in seguito al secondo foglio di via: "Sarah e Luca a Campi Bisenzio ci vanno per un motivo: difendere i diritti dei lavoratori."

E aggiungono:

Perchè Campi, come Prato, è diventata una zona di sfruttamento selvaggio: lavoro nero, turni di dodici ore per sette giorni, lavoratori senza diritto alla malattia e alle ferie, contributi non pagati, false cooperative che vincono appalti al massimo ribasso. Nelle filiere della moda e nei magazzini della logistica.
Sarah e Luca danno fastidio, perchè dà fastidio l'attività del nostro sindacato. Diamo fastidio perchè abbiamo dimostrato che è possibile cambiare le cose, che è possibile vincere. Centinaia di lavoratori, grazie alle lotte del sindacato, in questi anni hanno conquistato un contratto regolare e si sono liberati dalla schiavitù del lavoro 12x7 e altrettanti hanno ottenuto condizioni migliori di quelle previste dai contratti nazionali. Diamo fastidio, perchè dietro a ditte e cooperative dello sfruttamento ci sono i grandi brand della moda e le grandi multinazionali della logistica i cui nomi scompaiono dietro le giungle di appalti e sub-appalti. Diamo fastidio perchè facciamo i loro nomi, come quello della LiuJo.

Attacco poliziesco al picchetto di Pieve Emanuele (MI)

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Durata 6m 12s

Da 14 giorni i lavoratori della C.L.O./Coop di Pieve Emanuele, in provincia di Milano, sono in sciopero e in picchetto fuori dai magazzini, per chiedere il rispetto del CCNL, l'adeguamento dei livelli, l'introduzione dei tickets (buoni pasto) e l'introduzione dell'indennità di malattia.

Ieri c'è stato un violento intervento da parte della polizia, con 14 camionette, che ha tentato di sgomberare il picchetto. Alcuni lavoratori sono rimasti feriti nello scontro, ma il presidio resiste e prosegue.

Non sono ancora stati ottenuti risultati rispetto alle rivendicazioni nei confronti dell'azienda. Domani si terrà un tavolo con la prefettura.

Ai nostri microfoni una sindacalista del Si Cobas di Pavia che sta seguendo la vertenza.

Foglio di via per un sindacalista del Si Cobas

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La Questura di Firenze ha colpito il coordinatore provinciale del SiCobas con un foglio di via da Campi Bisenzio. Come denuncia il sindacato, si tratta di un gravissimo attacco alle libertà sindacali e al diritto di sciopero.

Le lotte nei magazzini della logistica, nel distretto tessile di Prato, nelle pelletterie dei brand di lusso in Toscana, hanno acceso i riflettori sulle condizioni di sfruttamento gravissime che lavoratori e lavoratrici, quasi sempre migranti, subiscono per ingrossare i conti bancari degli amministratori delegati delle aziende del settore.

Gli scioperi, le rivendicazioni di un'orario di lavoro che non vada oltre le 40 ore settimanali, hanno ottenuto in diversi posti di lavoro condizioni migliori per i lavoratori e le lavoratrici.

Insieme al compagno colpito dal foglio di via analizziamo le ragioni politiche di questo provvedimento, e facciamo una panoramica delle vertenze in corso.

Sciopero nel settore del doppiaggio

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In collegamento con una compagna parliamo dello sciopero nel settore del doppiaggio.
Iniziato il 21 febbraio e sospeso il 15 marzo, i doppiatori e dialoghisti italiani restano comunque in stato di agitazione. La loro richiesta è semplice e sembrerebbe anche ovvia: dopo 14 anni un rinnovo del contratto nazionale con conseguente aumento dei salari. Aumento che dovrebbe essere scontato vista la crescita della mole di lavoro in questi anni, dovuta alla nascita delle varie piattaforme di streaming che pubblicano senza pausa nuovi contenuti.