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Diritto di sciopero e libertà di sindacato: corteo a Firenze

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Durata 9m 3s

Almeno un migliaio di operai e solidali in corteo per le vie di Firenze sabato 13 maggio, una risposta forte agli attacchi a suon di fogli di via portati avanti nei confronti dei sindacalisti del Si Cobas, e allo strapotere dei brand della moda.

Meno di una settimana fa, Sarah, coordinatrice del SiCobas di Prato e Firenze, ha ricevuto un foglio di via da Campi Bisenzio, come era successo a Luca Toscano, anche lui coordinatore sindacale. Il foglio di via a Luca è stato ritirato a due giorni dal corteo di Firenze.

Come dice il SiCobas nel suo comunicato in seguito al secondo foglio di via: "Sarah e Luca a Campi Bisenzio ci vanno per un motivo: difendere i diritti dei lavoratori."

E aggiungono:

Perchè Campi, come Prato, è diventata una zona di sfruttamento selvaggio: lavoro nero, turni di dodici ore per sette giorni, lavoratori senza diritto alla malattia e alle ferie, contributi non pagati, false cooperative che vincono appalti al massimo ribasso. Nelle filiere della moda e nei magazzini della logistica.
Sarah e Luca danno fastidio, perchè dà fastidio l'attività del nostro sindacato. Diamo fastidio perchè abbiamo dimostrato che è possibile cambiare le cose, che è possibile vincere. Centinaia di lavoratori, grazie alle lotte del sindacato, in questi anni hanno conquistato un contratto regolare e si sono liberati dalla schiavitù del lavoro 12x7 e altrettanti hanno ottenuto condizioni migliori di quelle previste dai contratti nazionali. Diamo fastidio, perchè dietro a ditte e cooperative dello sfruttamento ci sono i grandi brand della moda e le grandi multinazionali della logistica i cui nomi scompaiono dietro le giungle di appalti e sub-appalti. Diamo fastidio perchè facciamo i loro nomi, come quello della LiuJo.

Giorgiana Masi: assemblea all'Università

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Collegamento telefonico per parlare dell'assemblea di domani, 20 aprile alle ore 18 sulla scalinata di Lettere all'Università La Sapienza di Roma

Giorgiana Masi venne uccisa a Roma sul Ponte Garibaldi, colpita da un
proiettile sparato alle spalle dalle forze dell'ordine, il 12 maggio del
1977 nell'anniversario della vittoria del referendum sul divorzio.
L’allora ministro dell’interno Cossiga aveva vietato la manifestazione,
sostenendo che i gruppi extraparlamentari stavano fomentando una
situazione che avrebbe messo a rischio lo Stato e l'ordine pubblico, ma
il movimento ruppe il divieto riversandosi in
massa nelle vie della capitale. Giorgiana, diciannovenne, studente del
Liceo Scientifico Luis Pasteur, era tra le manifestanti rimaste
fino all'ultimo in piazza.
All'epoca - seconda metà degli anni '70 - la partecipazione politica, la
voglia di cambiamento di studenti, operai e operaie e femministe aveva
pervaso ogni ambito della società. La lotta di classe, le mobilitazioni
di autodifesa contro governo e provocazioni fasciste, si facevano spazio
nonostante la repressione di Stato che provava ad arrestare “per
decreto” ogni forma di conflitto .
Da quel 12 maggio 1977 ogni anno le compagne scendono in strada per
ricordare Giorgiana e la violenza patriarcale e repressiva dello Stato
che l'ha uccisa.

Anche quest’anno ci incontreremo in piazza Gioacchino Belli il 13 maggio
alle ore 15 per un appuntamento di lotta femminista e transfemminista
con parole
d’ordine antiautoritarie, antimilitariste e anticapitaliste per noi
irrinunciabili.

Continuiamo ad essere in guerra: a quelle armate dallo Stato in tutto il
mondo corrisponde una guerra interna che colpisce le persone oppresse e
chiunque scelga di lottare. Il militarismo e il nazionalismo marciano in
sincrono e la guerra rende ancora più evidente – se mai ce ne fosse
bisogno l’incapacità, intrinseca alla cultura capitalista e
patriarcale, di guardare in faccia l’altrǝ senza sottometterlǝ e
sfruttarlǝ.
Lo stesso Stato responsabile delle stragi in mare delle persone
migranti, complice della violenza capitalista che devasta e saccheggia
il pianeta, si serve strumentalmente della costruzione di nemici
pubblici per scaricare le responsabilità politiche del proprio agire e
spezzare la complicità tra oppressx e sfruttatx, nel tentativo di
mettere lx unx contro lx altrx.

Viviamo un tempo in cui la cultura reazionaria e autoritaria si mostra
in tutta la sua ferocia, rivendicando il potere di disporre dei nostri
corpi e attaccando frontalmente la nostra libertà di autodeterminazione:
cercano di impedirci di abortire, ci trasformano in imputate nei
processi per le violenze che abbiamo subito, riaffermano con forza
paradigmi eteronormativi e binari, militarizzano
i nostri quartieri in nome del decoro e del contrasto alla criminalità,
quando il vero obiettivo è criminalizzare chi è oppressx e costringerci
a rimanere chiusx in casa.
Eppure la casa e la famiglia sono spesso gli spazi in cui ci sentiamo
meno al sicuro, dove la violenza patriarcale si manifesta in modo
ancora più feroce e pervasivo.
Questo Giorgiana lo sapeva bene: lottare per il divorzio è stato il
primo passo per liberarci da un contesto di relazioni che impone ruoli,
generi e genitorialità definite.

Ieri come oggi vogliamo riprenderci la vita, rivendichiamo l’autodifesa
e l’autorganizzazione, continuiamo a costruire memoria collettiva e a
riattualizzarla perché ci parla sempre. Vogliamo riprenderci tutto e non
sarà la repressione a fermarci.

Per organizzare il corteo ci vediamo all’Università La Sapienza di Roma,
il 20 aprile alle ore 18 sulla scalinata di Lettere. Invitiamo le
studenti dei licei e delle Università a partecipare.

Commenti sul corteo di Albano e notizie internazionali

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Parliamo rapidamente della riuscita del corteo di Sabato 25 Marzo 2023 ad Albano contro l'inceneritore di Roma.

Passiamo poi a commentare il possibile uso di proiettili all'U-238 in Ucraina e la probabile svolta verso i combustibili sintetici passata in sede UE.

Corteo a Torino - Al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta!

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Corrispondenza telefonica con una compagna dalla piazza di Torino al fianco di Alfredo Cospito.

Di seguito

AL FIANCO DI ALFREDO, AL FIANCO DI CHI LOTTA!

La sentenza emessa dalla Corte di Cassazione venerdì scorso suona come una condanna a morte: Alfredo Cospito deve stare al 41bis e lì deve morire. Si chiude anche l’ultimo piccolo spiraglio di possibilità legale e si apre definitivamente la strada che porterà alle estreme conseguenze dello sciopero della fame portato avanti ad oltranza, per lui e per “noi” . La linea della fermezza e dell’intransigenza hanno prevalso in tutti i livelli dello Stato. Il potere esecutivo e quello giuridico, non sempre sovrapponibili, hanno compattato le loro fila e fatto fronte comune. Questo allineamento d’interessi, non importa se eterodiretto o meno, risuona come una dichiarazione di guerra interna. Il messaggio è chiaro nella sua crudezza: nel prossimo futuro la tolleranza starà a zero. Con una guerra alle porte d’Europa - e che ne sta già ridisegnando gli assetti – che diventa di giorno in giorno sempre più globale, le nostre menti non possono che ritornare ai giorni cupi precedenti allo scoppio del primo conflitto mondiale, tra chiamate alla mobilitazione generale e leggi marziali. Contesti estremamente diversi ma in cui è possibile rintracciare una qualche similitudine e parallelismo. Non vedere un’intima connessione tra guerra in Ucraina e repressione interna ci sembra miope, la logica che ci deve muovere ad agire contro la guerra e la NATO è la medesima che ci deve portare in strada per Alfredo e per la sua, che poi non è solo sua, battaglia. Lotte apparentemente diverse ma che in realtà non lo sono come ampiamente dimostrato dalle azioni e dagli interventi che hanno accompagnato il grosso corteo chiamato dai portuali sabato scorso a Genova. Inutile qui soffermarsi sull’ipocrisia di uno Stato che per giustificare il 41bis bolla Alfredo come stragista mentre di stragi ne compie di continuo (e i/le mort* del naufragio di Crotone sono lì a gridare giustizia, quella con la “g” maiuscola). Più interessante crediamo sia sottolineare, ancora una volta, la strategia repressiva complessiva: chiudere sistematicamente tutti gli spazi possibili di contestazione per tentare di farla finita con le istanze di cambiamento sociale recidendo anche i fili che collegano queste esperienze (già ridotte al lumicino e molto isolate, ma non è questa la sede per approfondire queste complicate questioni) con la loro memoria. Il 41 bis per Alfredo, la riapertura del caso di Cascina Spiotta, lo sgombero di un centro sociale, sono fatti apparentemente distanti ma in perfetta continuità. Per fugare ogni dubbio, qui non vogliamo dire che ci sia una sorta di “ufficio” in cui la sequela di DDL e operazioni di polizia e giudiziarie dell’ultimo decennio siano state dettagliate e programmate ma fare notare in controluce la strategia implicita della macchina statale. Come già avevamo scritto, la vicenda di Alfredo potrebbe contribuire a spezzare e disinnescare questa spirale repressiva. Fondamentale sarà riuscire a cogliere l’opportunità di portare la lotta di Alfredo al di fuori di una logica meramente anti-repressiva e provare così a sperimentare nuove angolature di attacco. Una cosa la possiamo affermare fin da ora: esisterà un prima ed un dopo la morte di Alfredo Cospito. La possibilità che la battaglia fino all’ultimo respiro di Alfredo venga assunta da tutti e tutte come una battaglia per riprendersi degli spazi di azione e legittimità politica in un paese che continuamente reprime ogni forma di conflitto e dissenso anche solo simbolico, crediamo ci siano tutte. La speranza è che questo sussulto dei movimenti per poter continuare a vivere e ad agire si riesca a legare con istanze sociali di una popolazione sempre più colpita da crisi, ansia e guerra.

 
 
 
 

Libertà per Ocalan - interventi dal corteo

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Serie di corrispondenze e contributi dalla manifestazione nazionale di Roma per la liberazione di Ocalan
 
Manifestazione nazionale a Roma con partenza da Piazza Esquilino, indetta da Retekurdistan, Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia, comunità curda in Italia e dal comitato "Il tempo è arrivato – Libertà per Ocalan".
 
La manifestazione è stata indetta nell'anniversario della cattura del leader del popolo curdo Abdullah Ocalan avvenuta nel 1999, allo scopo di protestare contro l'isolamento e le condizioni inaccettabili a cui Ocalan e tutti prigionieri politici in Turchia sono sottoposti. Di Ocalan non si hanno notizie da ormai due anni così come non si hanno notizie degli altri tre detenuti in isolamento nello stesso carcere. Il terremoto che ha colpito i popoli di Kurdistan, Turchia e Siria la mattina del 6 Febbraio ha fino ad ora provocato più di 20mila vittime, causando una catastrofe umanitaria in un'area già duramente provata da guerra, crisi economica e sconvolgimenti politici, di cui il popolo curdo è una delle principali vittime. Il governo turco fino ad ora non è stato in grado di inviare mezzi e personale di soccorso a sufficienza per salvare le persone intrappolate sotto le macerie, di fronte alle proteste della popolazione, ha risposto limitando l'accesso ai social media e dichiarando un coprifuoco che impedisce a squadre di soccorso, volontari umanitari e giornalisti di raggiungere le aree del sisma. In questo contesto non si hanno notizie delle condizioni dei detenuti nelle numerose carceri situate nelle aree colpite dal sisma, fatta eccezione per delle rivolte avvenute nelle prigioni di alta sicurezza di Amed e Hatay, la cui la repressione ha provocato 3 vittime tra i prigionieri.
 
Per queste ragioni rinnoviamo l'invito a tutti i singoli, le associazioni e le organizzazioni solidali con il popolo curdo a scendere in piazza domani per chiedere la fine dell'isolamento per Abdullah Ocalan e amnistia per i detenuti politici, per arrivare ad una pace giusta per il popolo curdo.
 
La Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia, che da anni lavora per garantire assistenza sanitaria e sociale in Kurdistan, sarà in piazza per sostenere queste rivendicazioni e per permettere alle persone che vogliono contribuire, di informarsi sui numerosi progetti che la mezzaluna porta avanti in Nord Kurdistan/Turchia, Shengal e in Rojava, nonché di donare per sostenere la raccolta fondi d'emergenza lanciata per portare immediatamente aiuti alle popolazioni colpite dal sisma
 

Manifestazione nazionale contro guerra, carovita e governo

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Corrispondenze dalla manifestazione nazionale di Roma indetta dai sindacati di base in seguito alla giornata di sciopero di ieri.

Contro la guerra, il carovita e il governo il corteo è stato molto partecipato ed eterogeneo con varie realtà che abbiamo sentito nelle corrispondenze telefoniche e con gli audio dalla piazza.

 


 

Corrispondenze dai cortei

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Corrispondenze dai vari cortei di oggi a Roma, Napoli e Monza:

1) Aggiornamento dal corteo di Napoli con un compagno della GKN con il quale abbiamo ripercorso le tappe della negoziazione con la proprietà fino ad arrivare all'ultima minaccia: da lunedì mattina alle 8 la proprietà intende iniziare a portare via i "rifiuti" dallo stabilimento. "Il nostro lavoro viene definito così", commenta il compagno.

2) Corrispondenza corteo Roma

3) Corteo Napoli, corrispondenza con studenti

4) Corteo Monza, corrispondenza con compagne dalla piazza

Lotte Antimilitariste in Sardegna - verso il 22 Maggio e il 2 Giugno

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La Sardegna è da moltissimi anni territorio di scontro, conflitto con l'occupazione militare che invade la terra sarda. In questo podcast sentiamo le voci di chi, ultimamente, si oppone alla presenza militare. Ripercorrendo alcuni passaggi dell'Operazione Lince arriviamo al 19 dicembre del 2021 che è stata una data di lotta, in cui si è tornati a tagliare le reti militari ed entrare in massa nel poligono di Capo Frasca. Caratteristica del corteo è che la pratica è stata condivisa da tutti e tutte coloro che hanno partecipato. In questi 30 minuti circa ascoltiamo il racconto di chi quel giorno ha sentito l'aria cambiare, un respiro di lotta che non si viveva da tempo, un respiro di quell'aria acre che solo i gas lacrimogeni sanno restituire. 
In questo momento storico le basi militari svolgono un ruolo non indifferente per la guerra in Ucraina. 

I compagni e le compagne in Sardegna continuano la lotta contro le basi e rilanciamo i prossimi appuntamenti: 
 
- mercoledì 30 marzo ci sarà il terzo presidio all'aeroporto militare di Decimomannu. Appuntamento alle 15:00 in piazza Trento per andare tutte e tutti insieme, o direttamente alle 16:00 davanti ai cancelli dell'aeroporto.
- giovedì 31 marzo presidio al tribunale di Cagliari in sostegno agli imputati e imputate nell'operazione Lince. Sarà presente una colazione benefit per l'iniziativa contro la guerra del 22 maggio.
 
- sabato 9 aprile manifestazione contro la guerra che si terrà a Decimomannu organizzata da A Foras
- sabato 16 aprile, passeggiata attorno alla polveriera di Serrenti alle ore 11. A breve i dettagli.
- 22 maggio corteo alle basi. 
- 2 Giugno manifestazione. 
 
Contatti:
canali telegram:
A Foras - contra a s'ocupatzione militare http://t.me/aforas
CONTRO LE BASI https://t.me/controlebasi