Speciale Sorveglianza: contro la richiesta di Sorveglianza Speciale a Cosenza
Corrispondenza con un compagno di Cosenza sulle richieste di Sorveglianza Speciale contro tre attivitst* della città calabrese.
Qua la campagna di solidarietà
Corrispondenza con un compagno di Cosenza sulle richieste di Sorveglianza Speciale contro tre attivitst* della città calabrese.
Qua la campagna di solidarietà
Il Tribunale di Palermo si è espresso: n anno di sorveglianza speciale per Chadli Aloui, giovane studente universitario, attore teatrale e istruttore sportivo palermitano.
Ne parliamo con una compagna di Palermo.
Oggi pomeriggio si svolge in piazza dei Sanniti a San Lorenzo un'assemblea per dire no alla sorveglianza speciale, una misura restrittiva delle libertà personali di genealogia monarco-fascita, imposta dal tribunale di Torino, a una compagna, Eddi in quanto combattente delle YpJ e in quanto donna attiva nelle lotte sociali e nei movimenti nel nostro paese.
Una corrispondenza da una compagna dalla piazza e un intervento di Eddi.
Giovedì 1° aprile è stata notificata da parte della questura e della procura di Torino una nuova richiesta di sorveglianza speciale.
Negli ultimi anni questa misura preventiva di fascista memoria è stata applicata più volte a chi per anni si è speso nelle lotte.
A tutte queste persone con l’applicazione della misura è stato o è tutt’ora impedito di condurre liberamente la loro esistenza, in una cornice di divieti che impongono la cancellazione delle proprie relazioni, amicizie, e affetti, ma anche l’autorinchiudersi in un limbo in cui la propria vita viene snaturata, privata della possibilità di confronto con altre individualità e di instaurazione di nuove relazioni, il tutto motivato dalla cosiddetta “pericolosità sociale”.
E si, perché in questo caso specifico, il fulcro della richiesta di sorveglianza è l’essere un militante di lunga durata, un noto esponente del movimento anarchico torinese, che sotto le molteplici spoglie ora di occupante di El Paso, ora di redattore di radio blackout (“voce ufficiale degli ambienti anarchici cittadini”) o di antagonista non ha mai smesso di contribuire alle lotte, nonostante i diversi periodi di di detenzione.
La refrattarietà a piegare la testa, è prova di pericolosità sociale.
Non è sufficiente scontare le proprie condanne, ma è anche necessario abiurare la propria identità, la propria appartenenza, e dimostrare di avere assorbito un’altra ideologia, che ci vuole silenti, laboriosi, onesti e rassegnati.
E se poi hai pure scritto un romanzo in cui il protagonista è “riconosciuto” come tuo alter ego, ecco che i pensieri del personaggio ti vengono in qualche modo ascritti, limitandosi a riportare nelle carte quanto scelto dall’editore per la quarta di copertina, per dimostrare il pensiero nichilista , violento ed irriducibile dell’autore del romanzo stesso, e la sua conseguente pericolosità oggettiva.
Il libro in questione è Io non sono come voi, di Marco Boba, Eris edizioni, e quanto segue è quanto riportato nelle carte: “Io odio. Dentro di me c’è solo voglia di distruggere, le mia sono pulsioni nichiliste. Per la società, per il sistema, sono un violento, ma ti assicuro che per indole sono una persona tranquilla, la mia violenza è un centesimo rispetto alla violenza quotidiana che subisco, che subisci tu o gli altri miliardi di persone su questo pianeta”
La gravità nel considerare l’essere stato per anni un redattore di una radio libera e l’avere scritto un romanzo come prova dello status di “deviante” socialmente pericoloso è la dimostrazione mai celata che in questo paese esiste il reato d’opinione. La libertà è concessa solo se si resta obbedienti e proni, chiunque sviluppi un pensiero critico viene sanzionato, secondo gli inquirenti l’appartenenza all’ideologia anarchica è motivo per essere messi al bando, malgrado la “loro” Costituzione affermi esattamente il contrario.
La futura libertà di Marco verrà discussa alle 9,30 del 21 aprile in aula 7 del tribunale di Torino. Sarà un’occasione per stargli a fianco con amore e rabbia
Solidali con chi lotta e resiste
Libertà per tutti e tutte
da: https://ilrovescio.info/2021/04/03/richiesta-sorveglianza-speciale-alla…
In collegamento telefonico con un compagno parliamo del rigetto della sorveglianza speciale richiesta per un compagno e una compagna di Milano, già accusati per l'inchiesta "Robin Hood" di due anni fa.
Buon Ascolto!
Oggi a Torino si tiene l'udienza per la sorveglianza speciale nei confronti di 5 fra compagne e compagni che sono stati in Siria a sostenere l'esperienza della rivoluzione confederale.
Al telefono con un compagno ripercorriamo le vicende che dagli anni '80 hanno portato gli stadi ad essere un laboratorio politico di repressione. Dal daspo nominale a quello collettivo fino ad arrivare alla sorveglianza speciale, sono diversi i dispositivi utilizzati dallo stato italiano per controllare e gestire quello che avviene dentro e fuori gli stadi. Strumenti che oggi vengono utilizzati anche in diversi contesti di lotta.
Buon ascolto!
La procura di Torino il 3 Gennaio ha consegnato a 5 compagni torinesi che sono stati negli ultimi 2 anni in Siria a sostenere a vario titolo la rivoluzione confederale la pericolosità sociale e la richiesta di sorveglianza speciale, una misura che limita fortemente le libertà di chi la subisce. Inoltre la richiesta sarebbe giustificata soltanto dalla presunta pericolosità che l'esperienza in guerra di questi compagni gli avrebbe dato per la loro conoscenza dell'utilizzo delle armi, ma non si basa su nessun fatto specifico. Il 23 Gennaio si terrà l'udienza dove verrà discussa questa misura, ed è stato indetto un presidio alle 9 di fronte al tribunale di Torino.
Finisce l'udienza per Paolo di Vetta (BPM): il tribunale deciderà a giorni sulla richiesta di aggravamento; è stata fissata al 9 maggio la nuova udienza per la revoca della misura di sorveglianza speciale.
Con una compagna della redazione di "Roma si barrica", in diretta dal presidio di solidarietà convocato a piazzale Clodio alle ore 9.
Nella seconda corrispondenza, l'intervento di un compagno del SI Cobas a ribadire la solidarietà verso Paolo e tutti quei soggetti ritenuti dallo Stato "socialmente pericolosi".
L'affollamento nelle carceri torna a salire, quali i motivi? Come mai non funzionano le leggi cosiddette "svuotacarceri" approvate nel 2014? Intanto si incrementano le "misure di sorveglianza" e colpiscono le realtà in lotta.