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stupro

Sul processo per lo stupro di Parma

Data di trasmissione
Durata 40m 44s

Corrispondenza con una compagna sull'ultima udienza del processo per lo stupro avvenuto a Parma nel 2010, ai danni di Claudia, una giovane compagna, agito in una sede politica da sedicenti compagni. Con questa udienza si conclude il primo grado di giudizio con le condanne degli imputati.

https://www.ondarossa.info/redazionali/2017/07/comunicato-radio-onda-rossa-sullo-stupro

Comunicato di Radio Onda Rossa sullo stupro di Parma

Data di trasmissione

STUPRATORI E COMPLICI FIGLI DELLA STESSA CULTURA

Circa un anno e mezzo fa ci eravamo trovate e trovati a commentare dai nostri microfoni una vicenda che ci coinvolge tutte e tutti: lo stupro di una ragazza dentro uno spazio "di movimento", avvenuto cinque anni prima a Parma, dentro una sede allora gestita dalla Rete Antifascista di Parma. Un fatto emerso solo dopo molto tempo, e rimasto troppo a lungo avvolto in un silenzio preoccupante che abbiamo anche noi sottovalutato.
Oggi, attraverso la presa di parola di compagne e compagni solidali con la ragazza, apprendiamo i risvolti agghiaccianti di questa storia infame.

Non c'è antifascismo senza antisessismo. come non c'è lotta di classe senza lotta a ogni forma che il patriarcato, dentro il capitalismo, assume. L'antisessismo non è uno slogan e il patriarcato non è una "cultura" ma oppressione materiale e sfruttamento; rendersene attori e complici, fino alla sua più schifosa espressione, lo stupro, significa essere complici e portatori dell'oppressione di genere e di classe.
Ma gli antifascisti e le antifasciste - o almeno chi si dichiara tale - hanno davvero assunto queste affermazioni? Di sicuro non se le sono assunte gli uomini che hanno violentato una ragazza di 18 anni, in un evidente stato confusionale, per di più filmando l'atto di violenza e facendo poi circolare il video.
Ma ci chiediamo anche se chi ha permesso che il video della violenza girasse indisturbato, di telefonino in telefonino, senza nemmeno riconoscere in quelle scene una violenza, davvero riconosce nell'antisessismo una prerogativa necessaria della lotta antifascista. E chi ha giudicato, scherzato con quelle immagini, deriso la ragazza, fatto sentire complicità agli stupratori, quelli e quelle sono antifascisti?
E ancora, chi negli anni che sono seguiti allo stupro ha isolato la ragazza additandola come "spia delle guardie", togliendole ogni agibilità, impedendole di frequentare gli spazi sociali, ha una responsabilità minore?
Ci sono vari livelli di violenza in questa storia: lo stupro di gruppo, la diffusione delle immagini, la derisione, le minacce e infine la condanna, l'isolamento, l'emarginazione della ragazza. Cerchi concentrici in cui il "gruppo" delle persone coinvolte è sempre più grande.

Abbiamo letto comunicati di dissociazione, altri di strumentalizzazione, altri che raccontavano di quanto questo "episodio" abbia distrutto la politica a Parma. Comunicati che hanno dimostrato – e continuano a dimostrare dopo cinque anni - l'assoluta incapacità di prendere una posizione chiara e inequivocabile sulla violenza maschile: troppi se e troppi ma hanno attraversato le dichiarazioni uscite negli ultimi due anni, dopo il già vergognoso silenzio dei tre precedenti.

Noi, redazione di Radio Onda Rossa, vogliamo innanzitutto esprimere la nostra solidarietà alla ragazza e ribadire che giudicare una donna stuprata sulla base dei suoi comportamenti in merito è violenza, un'altra violenza aggiunta a quella già subita: è quello che già fanno i tribunali nei processi per stupro, che finiscono sempre per mettere sul banco degli inputati, sotto la gogna degli inquisitori, le donne che la violenza l'hanno subita.
Vogliamo ribadire, invece, che l'omertà sulla violenza maschile sulle donne accompagna da sempre il perpetuarsi della cultura dello stupro e, come antifasciste e antifascisti, vogliamo comunicare il nostro sgomento e la nostra rabbia nel vedere che la cultura dello stupro, dell'omertà, della pacca sulla spalla tra maschi permane in spazi che si ritengono antagonisti. In spazi che si vorrebbero liberati nulla si fa per scardinare luoghi comuni e atteggiamenti tipici dei "processi per stupro", anzi ci si rende complici nello svilire e isolare una donna stuprata all'interno degli stessi spazi sociali e politici.
Complice non è solamente chi difende esplicitamente lo stupratore, ma anche chi, uomo o donna, istillando dubbi, diffondendo voci, delegittimando la parola delle donne, crea un clima in cui gli stupratori continuano ad avere agibilità e a muoversi tranquilli.
Complice è anche chi, pensando di salvaguardare in qualche modo i propri spazi "politici", giustifica di fatto lo stupro lasciando inalterate le condizioni, i luoghi, le dinamiche, in cui è avvenuto.
Complice è chi, in nome di una ridicola e disonesta purezza, asserisce di condannare lo stupro ma al contempo condanna anche la ragazza in quanto sarebbe stata inaffidabile perché – sotto il torchio delle guardie – non ha protetto i suoi stupratori e le persone intorno a loro.
Oggi, ancora con sgomento e rabbia, ci chiediamo dove è stato il movimento in tutti gli anni del silenzio su questa vicenda. Come è stato possibile che un video come quello girasse senza che ci si accorgesse della gravità dell'atto compiuto o per lo meno senza che si sentisse la necessità di prendere parola? Come è stato possibile
arrivare a minacciare la ragazza stuprata fuori dal tribunale?

La nostra solidarietà va a lei e a quei pochi e poche che in questi anni non l'hanno lasciata sola.
Il nostro schifo va a tutto il resto... senza se e senza ma.

La Redazione di Radio Onda Rossa - 14 dicembre 2016

Parma: udienza processo per stupro

Data di trasmissione
Durata 25m 57s

Aggiornamento da Parma.

Si sta svolgendo oggi l'ottava udienza del processo per stupro ai danni di una compagna dentro una sede autogestita e "antifascista"  Un gruppo di compagne e compagni si sono riunite-i stamattina in presidio sotto al tribunale per portare la loro solidarietà a Claudia e ci raccontano cosa succede in quell'aula.

 

 

https://abbattoimuri.wordpress.com/2016/11/30/circa-i-fatti-di-parma-ne…

Torino: perquisizioni per scritte tribunale contro sentenza stupro

Data di trasmissione
Durata 14m 16s

Stanotte a Torino perquisizioni e sequestro di telefoni  pc di 4 compagni e compagne.

Aperta indagine per le scritte apparse sui muri del tribunale contro il giudice Minucci che assolse dall'accusa di stupro un ex commissario della Croce Rossa perchè lei non grido' abbastanza forte.

https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/04/01/basta-violenza-dei-tribun…

12 aprile: contro la violenza dei tribunali, presidi femministi in tutta Italia

Data di trasmissione
Durata 15m 27s

Mercoledì 12 aprile, alle 12, in numerose città italiane ci sono stati presidi davanti ai palazzi di giustizia contro la violenza dei tribunali penali.
La giornata di lotta, lanciata dalle rete “Non Una di Meno” di Torino e fatta propria da tante attiviste della penisola, sarà un’occasione per esprimere solidarietà femminista alle vittime della cultura dello stupro, legittimata e amplificata dagli stessi tribunali che sulla carta le dovrebbero tutelare.
In tribunale le vite delle donne stuprate vengono inquisite, umiliate, messe a nudo. Se non c’è sangue, lacerazioni, urla la donna non viene creduta. Il suo no, il suo basta non è sufficiente a condannare gli stupratori. È la storia di Laura, una dipendente della Croce Rossa di Torino, già vittima di abusi durante l’infanzia, stuprata da Massimo Raccuia collega più anziano e più potente, che il 15 febbraio di quest’anno è stato assolto in primo grado con formula piena.

 

Ne abbiamo parlato con una compagna di Torino, presente al presidio di stamattina.

Per Laura le giudici del collegio, composto da Minucci, Florio, De Luca, hanno disposto il rinvio degli atti alla procura, perché valuti se procedere per calunnia. Laura rischia di diventare imputata.

Torino: assolto da stupro perchè lei non urla

Data di trasmissione

Un commento alla sentenza di Torino che assolve lo stupratore perchè lei non urla ma dice solo basta.

Previste delle mobilitazioni di nonunadimeno per il 12 aprile davanti ai Tribunali e per il 2 aprile a Torino. Di seguito comunicato.

Ci basta il basta di Laura
ASSEMBLEA ANTISESSISTA - TORINO·MARTEDÌ 28 MARZO 2017

Il 15 febbraio 2017 il Tribunale di Torino ha assolto Massimo Raccuia, ex commissario della Croce Rossa, accusato di molestie e stupro da una dipendente interinale della Cri. Nel procedimento, avviato nel 2011, il pm Marco Sanini ha chiesto 10 anni per l’imputato, credendo alle parole della donna. La donna invece è passata da parte lesa a imputata per calunnia, poiché il suo racconto è stato giudicato inverosimile e il fatto non sussiste. Ora, prima di ogni analisi, il nostro pensiero va a Laura a cui noi crediamo. Le sue parole e il suo gesto ci danno forza e da ora in poi non la lasceremo sola. Se toccano una toccano tutte! I processi per stupro li conosciamo in tutta la loro violenza, per questo motivo alcune avvocate richiedono un cambiamento sostanziale nel modo in cui vengono affrontati. La prassi è che la donna, parte lesa, venga obbligata a ricordare e raccontare nei particolari i momenti della violenza subita di fronte all’accusato. Inoltre vengono assunti particolari irrilevanti quali le abitudini e lo stile di vita della donna che influenzano la valutazione dell’attendibilità della parte lesa. Ma veniamo alla sentenza del collegio presieduto dalla Giudice Diamante Minucci: non ci stupisce ma ci ricorda l’arroganza dei tribunali. Questa volta però per quanto ci riguarda si è passato il limite del ragionevole. Basterebbe poco a confutare la base stessa della sentenza, secondo cui “se non ha urlato non c’è stata violenza”: molto spesso chi subisce violenza non è in grado di reagire. Ma quello che più ci interessa non è la mancanza di logica e l’evidente ignoranza di questo collegio, ma la precisa responsabilità politica e sociale che si assume con questa pronuncia. Trattando il caso senza il dovuto approfondimento ripropone, perpetua e rafforza un modello culturale sessista e violento, e si rende complice delle violenze future. Qui infatti non si parla di lettura dei fatti ma di ragionamento fondato sul non riconoscimento della violenza perché la reazione ad essa è stata giudicata debole. È evidente che questo impianto non segue alcuna logica, perché la reazione non misura la veridicità della violenza agita. Inoltre la giudice per sostenere la sua tesi sentenzia che dire Basta non Basta e prosegue affermando che il racconto della donna è inverosimile poiché non è accompagnato da condotte tipiche riscontrabili durante uno stupro. Questa posizione del tribunale oltre che assurda e illogica è di una gravità inaudita; non siamo di quelle che chiedono pene e aggravanti ma di certo riconosciamo il portato che queste sentenze hanno sulla nostre vite: rafforzano il potere di chi stupra e indeboliscono chi reagisce. Ora poniamo noi delle domande: La violenza c’è solo se chi la subisce urla? Lo stupro sussiste solo se c’è il test di gravidanza che lo prova o altre condotte tipiche? Se la reazione non è forte vuol dire che c’è consenso? Una donna che racconta uno stupro deve essere lucida e chiara? Ci basta il basta di Laura per dire che se non c’è consenso è stupro. Questa sentenza ci coinvolge tutte per questo la nostra lotta sarà più forte e più determinata.

Il 2 aprile 2017 ore 16, piazza Castello, Torino Casserolata per dire “Basta alla violenza dei tribunali” della Rete Nudm Torino: