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Che succede nel Paese Basco? Note sulla finanziaria e non solo.

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Durata 26m 38s

Il mese scorso il governo spagnolo capitanato da Pedro Sanchez, che capeggia una coalizione di centrosinistra fra socialisti e Podemos, ha ottenuto sulla legge finanziaria il voto favorevole dei deputati di EH Bildu, la coalizione della sinistra indipendentista basca erede dell'antica Herri Batasuna. E' la prima volta, nella storia dello Stato spagnolo, che questo accade e in molti, dalle nostre parti, hanno voluto leggere questo voto favorevole come una sorta di scambio per ottenere una modifica della politica carceraria spagnola nei confronti delle oltre 200 persone che rimangono in galera per reati politici legati al conflitto fra Paese Basco e Stato spagnolo.

In realtà, come ci spiega il nostro interlocutore, un militante di EH Bildu e di Sortu, il principale partito politico della sinistra indipendentista basca, non esiste alcun tipo di accordo con il governo per ottenere miglioramenti della situazione delle prigioniere e dei prigionieri politici. Il voto favorevole sulla finanziaria (cui si è arrivati dopo un elaborato processo di condivisione con la propria militanza) viene spiegato con la necessità di impedire qualsiasi spazio di agibilità alle destre più o meno neofranchiste, senza che questo mitighi in nessun modo l'impegno nei movimenti sociali, in particolare per quanto riguarda le attività di solidarietà con detenute e detenuti

Il rapper Pablo Hasel in galera

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Durata 12m 54s

Il rapper catalano Pablo Hasel è stato condannato a nove mesi di carcere per i suoi brani contro la monarchia spagnola, un suo collega maiorchino, Valtonyc, protagonista di una vicenda simile, si trova esiliato a Bruxelles con una condanna a tre anni e mezzo di carcere che lo attende in caso di ritorno in patria.

Abbiamo parlato di queste vicende con Marco Santopadre, che oggi ha firmato questo articolo sul manifesto.

A different border, l'Irlanda dopo la Brexit

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Durata 47m 33s

Il confine fra Irlanda del nord e repubblica d'Irlanda, dopo la brexit, non è stato ripristinato, come era stato paventato da molti. Gli accordi di pace di Stormont sono stati salvaguardati e il pericolo di un ritorno della guerra civile nelle sei contee pare dunque scongiurato, ad essere messa a repentaglio però sembra essere l'unita statuale del Regno Unito, dal momento che si è resa necessaria la costituzione di una vera e propria barriera doganale fra l'Irlanda del nord e la rimanente parte del territorio britannico. A Gibilterra, territorio britannico nella penisola iberica, si è attuata un'operazione simile. Quanto si è avvicinata la possibilità di una riunificazione dei territori irlandesi sotto l'egida di Dublino? E quanto è a rischio la stessa esistenza di uno Stato britannico in considerazione delle sempre più forti spinte indipendentiste che agitano la Scozia?

Ne abbiamo parlato con Paolo Perri, dell'università della Calabria

Lo zio Joe e la Brexit

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Durata 36m 34s

L'arrivo alla Casa bianca di Joe Biden, secondo presidente di religione cattolica e di origine irlandese dopo Johm Fitzgerald Kennedy, avrà delle conseguenze sul negoziato per la brexit e sul futuro delle contee dell'Irlanda del nord? Qual è lo stato delle relazioni fra USA e Regno Unito e come si comporterà Boris Johnson orfano di Donald Trump?

Abbiamo rivolto queste domande a Paolo Perri, ricercatore presso l'università della Calabria ed esperto della questione irlandese

Bobby Sands, scritti dal carcere.

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Durata 17m 55s

E' uscita, per i tipi di Paginauno, l'edizione italiana (in Irlanda è stata pubblicata nel 1998) degli scritti dal carcere di Bobby Sands, una vasta collezione di testi in poesia e prosa scritti dal rivoluzionario irlandese. I curatori e traduttori sono Riccardo Michelucci ed Enrico Terrinoni, con quest'ultimo abbiamo dialogato riguardo la genesi e la qualità dei testi presenti nel libro.

Pandemia, la situazione nello Stato spagnolo

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Durata 14m 35s

Insieme al nostro corrispondente da Barcellona facciamo il punto della situazione per quanto riguarda l'espansione del Covid-19 oltre i Pirenei, i numeri sono sempre più preoccupanti ma le misure di contenimento, per ora, vengono prese su scala regionale. All'orizzonte, l'approvazione della legge finanziaria e le elezioni in Catalogna che si terranno il prossimo febbraio.

Spagna, una monarchia in crisi

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Durata 34m 17s

Tutti i re rubano - diceva dire uno che di politica se ne intendeva - i Borbone però esagerano.

Quest'estate in Spagna, in seguito a un'ennesima serie di scandali che lo vedevano protagonista, il re emerito Juan Carlos di Borbone, che ha abdicato in favore del figlio Felipe VI nel 2014, si è volontariamente esiliato ad Abu Dhabi, nel tentativo di sollevare l'istituzione monarchica spagnola dalla sua ormai ingombrante presenza. Volontariamente si fa per dire, dal momento che pare che la famiglia reale e il mondo politico abbiano dovuto sudare le proverbiali sette camici per convincere l'ex re a farsi da parte.

Ciò nonostante, la credibilità della monarchia è attualmente ai minimi storici in Spagna e l'apparato istituzionale si trova a dover fronteggiare difficoltà sempre crescenti. Con Nicola, nostro corrispondente da Bilbao, cerchiamo di capire cosa è successo e cosa potrebbe succedere.

Nuova legge sugli affitti in Catalogna

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Durata 17m 37s

Il parlamento regionale catalano ha approvato una legge che regolamenta  il mercato degli affitti e che, a differenza da quanto avviene a livello statale, introduce una serie di novità importanti. Ne abbiamo parlato con il nostro corrispondente da Barcellona, Victor Serri, che firma anche il seguente articolo apparso sul sito www.barcinomag.net

 

Da oggi, la casa non sarà piú a prezzo di mercato. La proposta di legge portata avanti dal Sindicat de Llogaters (il sindacato degli affittuari) alla fine è diventata realtà grazie ai voti di JuntsXCatalunya (JxCat), Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), la Candidatura d’Unitat Popular (CUP) e i comuns.

Ancora una volta il Parlamento catalano, a maggioranza indipendentista, approva una legge innovatrice sul piano sociale. Era già successo nel 2017 con la legge per la regolamentazione del Cannabis, dell’uguaglianza tra uomo e donna, e per la legge anti sfratti. Tutte queste però, vennero ricorse e bloccate dal Tribunale Costituzionale. Oggi, con questa nuova legge, il Parlament cerca di risolvere la crisi abitativa che continua ormai dal 2008.

 

La legge non sarà valida per tutta la Catalogna, ma solo per 60 comuni con piú di 20.000 abitanti che hanno maggiori aumenti dell’affitto (a causa di turistificazione e gentrification). Parliamo principalmente dei comuni dell’Area Metropolitana di Barcellona, dove, secondo dati dell’Observatori Metropolità de l’Habitatge (trad. Osservatorio Metropolitano della Casa), le famiglie investono piú del 45% delle proprie entrate nel pagamento dell’affitto.

La nuova legislazione non avrà un effetto retroattivo e solo riguarderà i nuovi contratti, i quali non potranno superare le quote medie fissate nel registro. Inoltre i contratti che verranno rinnovati non potranno utilizzare i prezzi anteriori: dipenderà dall’indice e dalla legge. Non solo: verrà anche introdotto un regime sanzionatorio per chi non rispetti la legge, come era richiesto dal Sindicat de Llogaters. Per questo verrà modificata la legge sul Diritto alla Casa aggiungendo una serie d’infrazioni che i proprietari immobiliari potrebbero compiere.

Indipendentisti contro gli unionisti

Anche se la questione dell’indipendenza della Catalogna no sembra avere a che vedere, guardando il risultato del voto si è visto chiaramente la riproduzione di due blocchi. Da una parte gli unionisti, come Populare, Ciutadans e Socialisti, dall’altre il blocco indipendentista/sovranista, composto da JxCAT, ERC, CUP e i Comuns (il partito legato ad Ada Colau a Barcellona e a Podemos nello stato spagnolo). L’opposizione a questa legge ha dato spazio a interventi molto duri: se da una parte i Populares affermavano che imporre una regolamentazione degli affitti equivalesse alla distruzione della proprietà privata, dall’altra i Socialisti hanno ricordato che per loro tutta la legge è incostituzionale. Cosa che sembra presagire l’ennesimo ricorso al Tribunale Costituzionale. A sorpresa, anche quattro deputati del PDeCat hanno rotto la disciplina di voto, allontanandosi dalla coalizione di JxCat, votando contro.

Il blocco e l’accordo

Inizialmente, la proposta di legge venne accettata da tutti i gruppi parlamentari che oggi l’hanno votata. Ma poche settimane dopo JxCat aveva presentato una serie di cambi alla legge, che modificavano profondamente la sua natura, secondo l’opinione del Sindicat de Llogaters. Settimane di pressioni e proposte, fino ad arrivare a una quadra. Non tutti i locatori dovranno seguire la legge, ma se hanno entrate tra 1.300 e 1.900 euro per unità familiare ne saranno esenti (sempre e quando la famiglia affittuaria non guadagni meno di valori tra i 2.140 e 3.200 euro). Un modo per permettere a chi ha pochi guadagni ma ha una casa in eredità di poterla affittare a un prezzo di mercato e poter quadrar meglio il proprio bilancio. una piccolissima fetta della popolazione.

La Catalogna scende in piazza a Perpignan

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Durata 16m 32s

Sabato 29 febbraio una folla immensa (fra le centomila e le duecentomila persone) ha sfilato nelle strade di Perpignan, capitale della Catalogna francese, per una grande manifestazione indetta da diverse strutture politiche indipendentiste catalane. Una prova di forza riuscita che testimonia però anche la divisione, all'interno del campo indipendentista, fra le tre forze principali, ERC, CUP e Junts per Catalunya. Con Andrea Lapponi, autore di Diario dalla Catalogna,  proviamo a fare il punto della situazione e a capire quali prospettive si potrebbero aprire nel corso dei prossimi mesi.

Aggiornamenti dalla Catalogna

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Durata 20m 52s

Insieme a uno dei nostri corrispondenti da Barcellona facciamo il punto sulla situazione generale in Catalogna e nello Stato spagnolo. Due le questioni principali affrontate nella nostra chiacchierata. La cancellazione del Mobile world congress a Barcellona, una delle più importanti fiere internazionali del settore, dovuta al timore per il corona virus, mostra come il dibattito sull'adozione di un nuovo modello di sviluppo per la città si sia arenato e il controllo dell'amministrazione sia sempre più nelle mani dei socialisti, a scapito delle forze legate alla sindaca Ada Colau; la libertà condizionata ottenuta da alcuni prigionieri politici catalani desta le ire della destra spagnola mentre i movimenti progressisti catalani continuano a essere attivi, pur in una situazione decisamente più tranquilla rispetto al periodo del referendum.