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Lo zio Joe e la Brexit

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L'arrivo alla Casa bianca di Joe Biden, secondo presidente di religione cattolica e di origine irlandese dopo Johm Fitzgerald Kennedy, avrà delle conseguenze sul negoziato per la brexit e sul futuro delle contee dell'Irlanda del nord? Qual è lo stato delle relazioni fra USA e Regno Unito e come si comporterà Boris Johnson orfano di Donald Trump?

Abbiamo rivolto queste domande a Paolo Perri, ricercatore presso l'università della Calabria ed esperto della questione irlandese

Bobby Sands, scritti dal carcere.

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E' uscita, per i tipi di Paginauno, l'edizione italiana (in Irlanda è stata pubblicata nel 1998) degli scritti dal carcere di Bobby Sands, una vasta collezione di testi in poesia e prosa scritti dal rivoluzionario irlandese. I curatori e traduttori sono Riccardo Michelucci ed Enrico Terrinoni, con quest'ultimo abbiamo dialogato riguardo la genesi e la qualità dei testi presenti nel libro.

Pandemia, la situazione nello Stato spagnolo

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Insieme al nostro corrispondente da Barcellona facciamo il punto della situazione per quanto riguarda l'espansione del Covid-19 oltre i Pirenei, i numeri sono sempre più preoccupanti ma le misure di contenimento, per ora, vengono prese su scala regionale. All'orizzonte, l'approvazione della legge finanziaria e le elezioni in Catalogna che si terranno il prossimo febbraio.

Spagna, una monarchia in crisi

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Tutti i re rubano - diceva dire uno che di politica se ne intendeva - i Borbone però esagerano.

Quest'estate in Spagna, in seguito a un'ennesima serie di scandali che lo vedevano protagonista, il re emerito Juan Carlos di Borbone, che ha abdicato in favore del figlio Felipe VI nel 2014, si è volontariamente esiliato ad Abu Dhabi, nel tentativo di sollevare l'istituzione monarchica spagnola dalla sua ormai ingombrante presenza. Volontariamente si fa per dire, dal momento che pare che la famiglia reale e il mondo politico abbiano dovuto sudare le proverbiali sette camici per convincere l'ex re a farsi da parte.

Ciò nonostante, la credibilità della monarchia è attualmente ai minimi storici in Spagna e l'apparato istituzionale si trova a dover fronteggiare difficoltà sempre crescenti. Con Nicola, nostro corrispondente da Bilbao, cerchiamo di capire cosa è successo e cosa potrebbe succedere.

Nuova legge sugli affitti in Catalogna

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Il parlamento regionale catalano ha approvato una legge che regolamenta  il mercato degli affitti e che, a differenza da quanto avviene a livello statale, introduce una serie di novità importanti. Ne abbiamo parlato con il nostro corrispondente da Barcellona, Victor Serri, che firma anche il seguente articolo apparso sul sito www.barcinomag.net

 

Da oggi, la casa non sarà piú a prezzo di mercato. La proposta di legge portata avanti dal Sindicat de Llogaters (il sindacato degli affittuari) alla fine è diventata realtà grazie ai voti di JuntsXCatalunya (JxCat), Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), la Candidatura d’Unitat Popular (CUP) e i comuns.

Ancora una volta il Parlamento catalano, a maggioranza indipendentista, approva una legge innovatrice sul piano sociale. Era già successo nel 2017 con la legge per la regolamentazione del Cannabis, dell’uguaglianza tra uomo e donna, e per la legge anti sfratti. Tutte queste però, vennero ricorse e bloccate dal Tribunale Costituzionale. Oggi, con questa nuova legge, il Parlament cerca di risolvere la crisi abitativa che continua ormai dal 2008.

 

La legge non sarà valida per tutta la Catalogna, ma solo per 60 comuni con piú di 20.000 abitanti che hanno maggiori aumenti dell’affitto (a causa di turistificazione e gentrification). Parliamo principalmente dei comuni dell’Area Metropolitana di Barcellona, dove, secondo dati dell’Observatori Metropolità de l’Habitatge (trad. Osservatorio Metropolitano della Casa), le famiglie investono piú del 45% delle proprie entrate nel pagamento dell’affitto.

La nuova legislazione non avrà un effetto retroattivo e solo riguarderà i nuovi contratti, i quali non potranno superare le quote medie fissate nel registro. Inoltre i contratti che verranno rinnovati non potranno utilizzare i prezzi anteriori: dipenderà dall’indice e dalla legge. Non solo: verrà anche introdotto un regime sanzionatorio per chi non rispetti la legge, come era richiesto dal Sindicat de Llogaters. Per questo verrà modificata la legge sul Diritto alla Casa aggiungendo una serie d’infrazioni che i proprietari immobiliari potrebbero compiere.

Indipendentisti contro gli unionisti

Anche se la questione dell’indipendenza della Catalogna no sembra avere a che vedere, guardando il risultato del voto si è visto chiaramente la riproduzione di due blocchi. Da una parte gli unionisti, come Populare, Ciutadans e Socialisti, dall’altre il blocco indipendentista/sovranista, composto da JxCAT, ERC, CUP e i Comuns (il partito legato ad Ada Colau a Barcellona e a Podemos nello stato spagnolo). L’opposizione a questa legge ha dato spazio a interventi molto duri: se da una parte i Populares affermavano che imporre una regolamentazione degli affitti equivalesse alla distruzione della proprietà privata, dall’altra i Socialisti hanno ricordato che per loro tutta la legge è incostituzionale. Cosa che sembra presagire l’ennesimo ricorso al Tribunale Costituzionale. A sorpresa, anche quattro deputati del PDeCat hanno rotto la disciplina di voto, allontanandosi dalla coalizione di JxCat, votando contro.

Il blocco e l’accordo

Inizialmente, la proposta di legge venne accettata da tutti i gruppi parlamentari che oggi l’hanno votata. Ma poche settimane dopo JxCat aveva presentato una serie di cambi alla legge, che modificavano profondamente la sua natura, secondo l’opinione del Sindicat de Llogaters. Settimane di pressioni e proposte, fino ad arrivare a una quadra. Non tutti i locatori dovranno seguire la legge, ma se hanno entrate tra 1.300 e 1.900 euro per unità familiare ne saranno esenti (sempre e quando la famiglia affittuaria non guadagni meno di valori tra i 2.140 e 3.200 euro). Un modo per permettere a chi ha pochi guadagni ma ha una casa in eredità di poterla affittare a un prezzo di mercato e poter quadrar meglio il proprio bilancio. una piccolissima fetta della popolazione.

La Catalogna scende in piazza a Perpignan

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Sabato 29 febbraio una folla immensa (fra le centomila e le duecentomila persone) ha sfilato nelle strade di Perpignan, capitale della Catalogna francese, per una grande manifestazione indetta da diverse strutture politiche indipendentiste catalane. Una prova di forza riuscita che testimonia però anche la divisione, all'interno del campo indipendentista, fra le tre forze principali, ERC, CUP e Junts per Catalunya. Con Andrea Lapponi, autore di Diario dalla Catalogna,  proviamo a fare il punto della situazione e a capire quali prospettive si potrebbero aprire nel corso dei prossimi mesi.

Aggiornamenti dalla Catalogna

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Insieme a uno dei nostri corrispondenti da Barcellona facciamo il punto sulla situazione generale in Catalogna e nello Stato spagnolo. Due le questioni principali affrontate nella nostra chiacchierata. La cancellazione del Mobile world congress a Barcellona, una delle più importanti fiere internazionali del settore, dovuta al timore per il corona virus, mostra come il dibattito sull'adozione di un nuovo modello di sviluppo per la città si sia arenato e il controllo dell'amministrazione sia sempre più nelle mani dei socialisti, a scapito delle forze legate alla sindaca Ada Colau; la libertà condizionata ottenuta da alcuni prigionieri politici catalani desta le ire della destra spagnola mentre i movimenti progressisti catalani continuano a essere attivi, pur in una situazione decisamente più tranquilla rispetto al periodo del referendum.

Elezioni in Irlanda, trionfa lo Sinn Fein

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Le elezioni di sabato scorso nella repubblica d'Irlanda hanno visto il trionfo dello Sinn Fein, la formazione politica della sinistra repubblicana che finora era stata maggioritaria solo nelle contee del nord sotto amministrazione britannica. Il partito, capitanato attualmente da Mary Lou McDonald, ha sbancato grazie ad una proposta politica basata sulla richiesta di un servizio sanitario pubblico universale e gratuito e di una politica sugli alloggi incentrato sulla costruzione di centomila abitazioni da affittare a prezzi calmierati. Anche le altre formazioni progressiste, dai verdi ai laburisti, hanno ottenuto buoni risultati, mentre sullo sfondo incombe la Brexit e la possibilità di nuove tensioni sul confine fra la repubblica irlandese e le contee del nord sotto controllo britannico.

Abbiamo chiamato ad analizzare il risultato elettorale Adriano Cirulli, ricercatore presso Uninettuno, e Paolo Perri, ricercatore all'università di Firenze

Diario dalla Catalogna

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Esce giovedì 30 gennaio, per i tipi di paginauno, "Diario dalla Catalogna", un racconto di quanto avvenuto a Barcellona e dintorni a partire dal 2017. Con l'autore, Andrea Lapponi, abbiamo parlato della genesi di questa opera, delle cause alla base dello scontro fra Catalogna e Stato spagnolo e dell'atteggiamento dell'opinione pubblica italiana di fronte alle notizie provenienti da oltre i Pirenei.

Il Paese basco di fronte al nuovo governo spagnolo

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Nello Stato spagnolo la formazione del nuovo governo di coalizione PSOE-Podemos è stata resa possibile non solo dall'astensione della più importante formazione progressista catalana, ERC, ma anche da quella di Bildu, la sigla che raccoglie le forze della sinistra indipendentista basca, oltre che dall'appoggio esplicito dei nazionalisti moderati baschi.

Cosa ha spinto la sinistra indipendentista basca (guidata da un personaggio come Arnaldo Otegi, che a causa delle politiche portate avanti anche dai socialisti spagnoli ha trascorso diversi anni della sua vita in carcere) alla decisione, per la prima volta nella sua storia, di astenersi e non votare contro sulla formazione del nuovo governo? Quali prospettive si aprono e quali sono i rischi di fronte ad uno scenario che vede, fra gli altri aspetti, anche un rinnovato protagonismo delle forze politiche e istituzionali che più si richiamano al passato franchista? Di questi temi abbiamo discusso con Nicola, militante di Askapena e nostro corrispondente da Bilbao.