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USA: lo scontro sta salendo

Data di trasmissione
Durata 6m 19s

Non sembra sia passato un mese dall’ultima corrispondenza. Le città americane continuano ad essere attraversate da cortei di protesta contro la violenza poliziesca (questa volta per il ferimento di Jacob Blake), mentre il corona virus continua ad uccidere una media di mille persone al giorno.

Quello che e’ cambiato e’ lo scenario in cui queste proteste si svolgono. A poco piu’ di due mesi dalle elezioni presidenziali e’ ormai chiaro che Trump e il partito repubblicano punteranno tutte le loro carte sulla questione del Law & Order.

La strategia e’ quella di terrorizzare le famiglie bianche che vivono nei sobborghi della grandi citta’ soprattutto del Midwest (dove le elezioni probabilmente si decideranno) descrivendo scenari apocalittici in cui gruppi di black blocs metteranno a ferro e fuoco le villette monofamiliari circondate da staccionate bianche.

Quello che il partito repubblicano non dice e’ che queste tensioni sono spesso alimentate dall’estrema destra. Durante il suo discorso alla convention repubblicana, il vice presidente Mike Pence ha citato l’uccisione di una guardia di sicurezza davanti ad un palazzo federale in Oakland a Maggio come esempio del caos in cui le citta’ scenderanno se I democratici vinceranno. Quello che Pence non ha detto e’ che dietro a quell'omicidio c’e’ un soldato dell’Air Force legato al movimento di destra Boogaloo.

La presenza di estremisti di destra alle manifestazioni legate al Black Lives matter sta diventando una costante. Nelle passate corrispondenze abbiamo parlato di come estremisti di destra abbiano ferito e a volte ucciso manifestanti usando armi da fuoco, macchine e pick ups. Ma nelle ultime settimane, proprio in seguito al cambiamento di strategia da parte di Trump, gli esponenti di destra hanno intensificato la loro presenza.

La riorganizzazione dell’estrema destra in America non e’ certo cominciata in queste ultime settimane. L’elezione del primo presidente americano di colore nel 2008 ha dato nuova linfa alla destra americana e l’elezione di Trump non ha fatto altro che evidenziarne la crescita.

Come si ricorderà, già nel 2017 e 2018, gruppi di estrema destra avevano cominciato ad organizzare manifestazioni in alcune roccaforti dell’estrema sinistra come per esempio Portland o Berkeley. Come anche in città strategiche del Sud. In quelle occasioni la parola d’ordine era “Free Speech.”

Ora l’estrema destra si ripresenta nelle strade delle città americane a difesa delle vetrine dei negozi. Questo cambio di slogan ha segnato un cambiamento nell’approccio che queste organizzazioni hanno quando si presentano alle manifestazioni. Come dimostra il post pubblicato su Facebook in occasione dell’evento in Kenosha, citta’ dove Jacob Blake e’ stato ferito e che si e’ concluso con l’uccisione di due manifestanti e il ferimento di un terzo da parte dell’estremista di destra Kyle Rittenhouse, il gruppo paramilitare si presentava in citta’ per “proteggere persone e cose”.

Questo cambiamento di linguaggio permette a questi gruppi di presentarsi non come antagonisti al Movimento del Black Lives Matter, come succedeva negli incidenti che abbiamo raccontato sin da Maggio, ma come cittadini americani preoccupati che queste manifestazioni sfocino in violenze contro negozi e macchine.

Ecco che allora i mass media di destra possono presentare il gesto di Kyle Rittenhouse come il gesto disperato di un 17nne che ha deciso di agire di fronte al crescente caos creato dalle manifestazioni di sinistra. Una differenza importante se si pensa agli imbarazzanti tentativi che questi stessi media avevano fatto per difendere gli estremisti di destra riunitisi a Charlottesville e alle critiche che Trump ricevette dopo la sua famosa frase in cui sosteneva di aver visto “fine people on both sides.”

Il cambiamento di linguaggio rende anche meno compromettente la collaborazione tra estremisti di destra e polizia. Come dimostrano numerosi video circolati sui social media, a Kenosha la polizia e le forze paramilitari hanno attivamente collaborato per contenere e reprimere la manifestazione. Non solo ci sono video in cui la polizia apertamente ringrazia i paramilitari per il loro aiuto - per così dire - , ma in alcuni video gli esponenti di destra sembrano suggerire che ci sia un accordo tra loro e la polizia per contenere i movimenti dei manifestanti. 

In questi giorni la stampa americana e’ tornata a parlare di un dossier pubblicato dall’FBI nel 2006 in cui si denunciava la pesante infiltrazione dell’estrema nelle forze dell’ordine. Questo ovviamente non rappresenta nulla di nuovo se si considera che soprattutto al sud negli anni 50 e 60, la polizia era piena di membri del Ku Klux Klan. Inoltre e’ importante ricordare che il variegato universo della destra americana ha obiettivi politici diversi e conseguentemente idee diverse su come la destra si debba relazionare con la polizia.

Negli ultimi mesi sono apparsi numerosi articoli sui giornali americani riguardanti il movimento Boogaloo e su come alcuni membri di questo movimento in qualche modo appoggiassero le ragioni delle recenti manifestazioni contro le violenze poliziesche. In realtà la maggior parte dell’estrema destra e’ ovviamente contro il movimento del Black Lives Matter e pro-polizia e le recenti manifestazioni vengono viste come opportunità per intensificare lo scontro con il governo federale (vero nemico della destra americana) e normalizzare la presenza di forze paramilitari nelle città americane.

Per questo, quello successo a Kenosha e’ qualcosa di allarmante, storicamente allarmante. A questo si aggiunge il fatto che la risposta del partito democratico e’ stata quella di candidare un Biden che sin dal primo dibattito durante le primarie si e’ vantato di aver sempre trovato un accordo con Repubblicani famosi per le loro posizioni segregazioniste e una vice presidente che, al di la’ di essere una donna nera, ha sempre avuto posizioni pro-polizia e pro-privatizzazioni. Il tutto condito da una retorica che fa riferimento ad una fantomatica America Pre-Trump, come se il consenso per Trump e le sue politiche non avesse radici profonde nella società americana.

A dire il vero la strategia del partito democratico non dovrebbe essere una sorpresa. Storicamente il partito democratico ha sempre avuto difficoltà a trovare contromosse efficaci durante campagne elettorali che mettono Law & Order al centro del dibattito politico come dimostra la vittoria di Nixon nel 1968. Un anno in cui gli Stati Uniti stavano vivendo un momento molto simile a quello odierno. E da quel momento in poi, per il partito democratico e’ cominciata l’eterna gara con i repubblicani a chi era il piu’ efficace a combattere il crimine e a riportare l’ordine nelle città americane.

Oggi il rischio è che l’America post elezioni assomiglierà a Portland, una comunità progressista sotto continuo assedio da parte della polizia e forze di destra.

Sabato sera la citta’ e’ stata teatro dell'ennesimo scontro tra manifestanti pro Black Lives Matter e esponenti di destra. Questa volta a perdere la vita e’ stato un esponente del gruppo di destra Patriot Prayer anche se i dettagli su che cosa sia veramente successo non sono per niente chiari.

Al di la’ di chi abbia ucciso quest’uomo, e’ chiaro che il livello dello scontro negli Stati Uniti stia salendo in maniera esponenziale Ed e’ difficile capire come l’America affronterà questo momento, indipendentemente da chi vincera’ le elezioni di Novembre.  

Argentina: imponenti mobilitazioni e proteste contro le politiche del governo Macrì

Data di trasmissione
Durata 34m 2s

Approfondimento sulle proteste in corso in Argentina contro il governo Macrì con Tomas, compagno e giornalista di Buenos Aires.

 

Parliamo delle ragioni delle proteste, della gestione del governo Macrì, delle implicazioni del governo in sporchi affari finanziari e corruzione.

 

Mercoledì 20 dicembre il Parlamento Argentino ha approvato oggi la contestatissima riforma delle pensioni con 128 favorevoli e 116 contrari. Voluta dal governo del presidente conservatore Mauricio Macri che non ha la maggioranza assoluta al Congresso, è stata però votata anche da una parte dell’opposizione peronista.

Fin da giovedì scorso manifestazioni e scontri con la polizia avevano accompagnato il dibattito parlamentare fino allo sciopero generale di lunedi quando le proteste erano arrivati fino in Plaza del Congreso nella capitale Buenos Aires e in decine di altre città si erano svolte mobilitazioni imponenti, soffocate con violenza dalla polizia. Oltre 80 gli arresti in una settimana.

Sono stati documentati numerosi episodi di abusi e violenze poliziesche, come il video di una motocicletta della polizia militare che schiaccia un manifestante fermo a terra o le immagini di alcuni agenti provocatori infiltrati nei cortei.

Dopo aver represso violentemente la piazza, il Governo si appresta ora a votare un altre due riforme strettamente connesse a quella del sistema previdenziale: la riforma del mercato del lavoro e del sistema contributivo in senso ultraliberaista come indicato dal Fondo Monetario Internazionale.

Kurdistan iracheno: proteste e scontri contro il Governo Regionale ed il KDP di Barzani

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Durata 22m 34s

Approfondimento su quanto sta accandendo nella regione del Kuristan iracheno con Luigi D'Alife, reporter e regista del documentario Binxet - Sotto il Confine.

 

Non cessano le proteste nel Kurdistan iracheno, dell’euforia del 25 settembre non resta nulla. L’entusiasmo per la vittoria del referendum sull’indipendenza voluto dal presidente Barzani si è dissipata sotto i colpi delle potenze vicine contrarie a qualsiasi secessione dall’Iraq, dell’embargo aereo e delle minacce. A galla sono tornati tutti i limiti del Governo regionale del Kurdistan, le disuguaglianze socio-economiche, la corruzione dilagante e il potere incentrato in poche mani incapaci di gestire la regione.

Ieri, dopo le proteste di lunedì, nuove manifestazioni hanno portato in piazza la rabbia di migliaia di persone, tra loro tanti dipendenti pubblici senza stipendo da mesi – alcuni da anni – ma anche cittadini stanchi della doppia autorità Puk-Kdp, i due principali partiti che da decenni si spartiscono fisicamente il Kurdistan iracheno e le sue ricchezze economiche.

 

Le richieste sono precise: non solo il pagamento degli stipendi in stand by da anni e non solo la fornitura di servizi essenziali, collassati sotto la crisi economica che da tre anni attanaglia Erbil, ma anche le dimissioni immediate dell’attuale governo. E non mancano i riferimenti più politici: la folla ha gridato slogan contro l’esecutivo responsabile di aver ceduto al governo centrale di Baghdad le zone contese, durante l’offensiva lanciata dalle forze irachene post-referendum e che ha permesso loro di riprendere aree che dal 2014 i peshmerga curdi controllavano. Sinjar, parti della provincia di Nineve, ma soprattutto la ricca Kirkuk, da decenni contesa tra curdi e arabi che ne rivendicano la proprietà.

Corrispondenza verso l'iniziativa per i 40 anni dalla cacciata di Lama

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Durata 23m 1s

Per l'anniversario dei 40 anni dalla cacciata del segretario della CGIL Luciano Lama, il 17 Febbraio Sapienza Clandestina sta organizzando un'iniziativa all'interno alla facoltà di Lettere insieme ai protagonisti di quella stagione di lotta che più che mai contrappose i movimenti autonomi all'estabilishment sindacale e al Partito Comunista.

A due settimane da questo evento abbiamo intervistato un compagno presente in quelle giornate che sarà ospite all'evento del 17.

 

Venerdi 17 Febbraio ore 17:00 presso la facoltà di lettere "Giorni che valgono anni"
Evento: https://www.facebook.com/events/601553733363830/